Fanfic su artisti musicali > VIXX
Ricorda la storia  |      
Autore: Woonie_cutest    06/07/2014    7 recensioni
Si svegliò all'improvviso. Era tutto sudato, aveva un respiro affannato, le mani che facevano male per averle strette troppo, gli occhi gonfi, le guance segnate dalle lacrime di quel sogno maledetto che lo accompagnava ogni notte.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ken, Leo, N, Ravi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si svegliò all'improvviso. Era tutto sudato, aveva un respiro affannato, le mani che facevano male per averle strette troppo, gli occhi gonfi, le guance segnate dalle lacrime di quel sogno maledetto che lo accompagnava ogni notte.
Era nello stesso letto di sempre. Quello che ormai condivideva con lei da settimane. E lei era lì, che dormiva tranquilla nella parte destra del letto, un sorriso da angelo si stampava sul suo viso. Lui la guardò e sospirò. Di nuovo quel sogno. Di nuovo quel maledettissimo sogno. Non lo sopportava più. Non sopportava più di svegliarsi nel pieno della notte con la paura di non trovarla accanto. Le prese la mano e gliela strinse, per poi addormentarsi di nuovo.



-Buonasera a tutti! Eccoci di nuovo al nostro amatissimo show "Memories", che ultimamente ha riportato un ampio pubblico televisivo, anche grazie agli ospiti dell'ultima puntata, i mitici Shinee! Le loro rivelazioni sono state preziosissime per noi, come le cattive abitudini di Taemin... Eheheh...
Ebbene, oggi abbiamo un altro ospite con la O maiuscola. Vedete, si tratta di un gruppo che ha iniziato da poco tempo la sua carriera, ma che presenta già una larga popolarità tra i giovani e che non smette mai di stupire con i suoi concept sempre originali e diversi dagli altri. Fate un grande applauso ai VIXX!-

Entrarono sei ragazzi alti, tutti con i capelli scuri, molto belli, affascinanti, particolari, le giacche che avevano le cuciture a forma di "X", sembravano quasi delle bambole Voodoo... Erano perfettamente in sintonia con il concept del loro album... Uno dei concept migliori di tutti i tempi, a quanto disse il conduttore dello show.
-Benvenuti ragazzi!- Il conduttore, Lee Minseong, li fece accomodare nelle poltroncine color pesca accanto alla sua scrivania -Tutto bene? Questo comeback è stato molto intenso... Soprattutto dopo il vostro Milky Way tour, che vi ha portato molta stanchezza, ma anche sensazioni indimenticabili... Parliamo prima di questo: cosa avete trovato negli altri paesi che vi ha impressionato, che vi ha lasciato il segno?-
-Beh- iniziò Hakyeon - ogni paese in cui siamo stati ci ha colpiti... Non pensavamo di avere così tante fan, che in particolare fossero disposte a farsi ore di coda solo per vedere noi... È una cosa che mi ha molto emozionato... Mi sono sentito amato. E di questo sono riconoscente...-
-Sì, è stato bellissimo vedere che la nostra musica è arrivata in paesi in cui non avremmo mai pensato potesse arrivare, come la Svezia o l'Italia... Ci hanno mostrato davvero tanto amore... E spero che noi abbiamo trasmesso loro la nostra passione per la musica e la nostra riconoscenza per tutto il loro affetto- concluse il rapper del gruppo.



-Mmm... Passiamo a un'altra domanda... Io e il pubblico siamo davvero molto curiosi... Ci sono molti rumor su di voi, che affermano che siete tutti fidanzati, che c'è qualcuno che vedete e che amate... È davvero così?-
Tutti arrossirono a questa affermazione. Il primo a parlare fu il leader, il quale, sistemandosi i capelli accanto all'orecchio e increspando leggermente le sue labbra delicate, disse: -Abbiamo sempre problemi a parlare di questo... Ecco... A me è successo una sola volta di innamorarmi, ma non ero ancora un idol e non immaginavo che lo sarei diventato di lì a pochi mesi. La amavo davvero... La mia piccola Jinnie... - sembrò rattristarsi pur mantenendo quel filo di sorriso che si era riproposto di tenere per non destare troppa curiosità -Beh, lei è andata a studiare lontano e io non potevo raggiungerla. Tutto qui. Il nostro addio è stato straziante, considerato il mio amore per lei...-
Wow, aveva davvero iniziato a confessare tutto? Non l'aveva mai fatto prima, per paura di quello che avrebbe potuto dire la gente sul suo conto. E ora si trovava in uno show televisivo a parlare di Jinnie e di quanto l'amasse... L'amava ancora, non l'aveva mai dimenticata. Il suo ricordo era ancora più chiaro, più nitido, caloroso. Un brivido gli percorse la schiena e gli annunciò che era meglio smettere di parlare, perché diversamente sarebbe crollato, probabilmente scoppiando a piangere.
-In realtà noi abbiamo fatto un patto- esordì Won Shik -Nel nostro periodo da cantanti non dovremo innamorarci affatto. La musica dovrebbe venire prima di tutto per trasmettere al meglio le nostre emozioni e i nostri sentimenti alle fan che ci seguono e ci amano. Ci basta il loro amore...- si fermò all'improvviso senza più continuare: davvero era quello che si erano ripromessi di fare? Davvero avrebbero rinunciato all'amore per la musica? Won Shik sapeva perfettamente che Hakyeon aveva rotto con Jinnie perché riceveva continue pressioni dalla casa discografica. Non era andata a studiare all'estero... E sapeva anche che le mancava... E tanto...

All'improvviso Jaehwan scoppiò in un pianto copioso.
-Jae tutto a posto?- Chiese il conduttore guardandolo preoccupato.
-I... Io amo una persona-
-Cosa?? E chi?- Minseong iniziò a essere più pressante -Chi ami?-
-La mia ragazza-
-La tua ragazza?-
-Sì... La mia ragazza... E la amerò per sempre...- fece una pausa inspirando forte e poi buttò fuori l'aria, tornando a parlare: -Era iniziato tutto quattro anni fa. Shinui... La mia Shinui... Un nome così bello... Anche lei era bellissima... Una pelle soffice e delicata come fosse una nuvola al cui primo tocco si sarebbe dissolta in centinaia di goccioline d'acqua, invisibili a occhio nudo. I suoi capelli castani, lisci e morbidi, gli occhi grandi, coperti da un paio di occhiali che la rendevano ancora più perfetta... Le labbra a forma di cuore, carnose, rosee, le dita lunghe, da pianista, alta, non troppo magra, ma fragile... Forse in fondo troppo fragile...
Adorava leggere... Leggeva di tutto, dai gialli, ai fantasy, ma le sue preferite erano le storie d'amore... Sognava in un amore come quello dei libri... E io gliel'ho dato.
Ci incrociammo per la prima volta in biblioteca. Lei stava cercando Romeo e Giulietta, ma non lo trovava, così, vedendola in difficoltà glielo portai.
"Grazie mille Oppa" Come faceva a sapere che ero un Oppa? Beh per la targhetta della scuola... "Grazie davvero... Ecco, adoro Shakespeare e adoro Romeo e Giulietta, ma da quando hanno risistemato la biblioteca, non trovo più nulla..."
Io fui subito stregato da lei... Notai i suoi lineamenti così fini, i capelli, le mani... "È un piacere" e sorrisi "Io lavoro qui, quindi se hai bisogno di qualche libro, chiedi pure". Mi allontanai, ma poco dopo la incontrai di nuovo, nella sezione 4, scaffale 2, fila 6... Voleva ancora un libro, mi sembra fosse La Storia Infinita... Sì, decisamente era quello. Io dovevo sistemare due libri qualche fila più su, quindi arrivandole da dietro, mi allungai sulle punte dei piedi e misi i libri a posto, lei si alzò all'improvviso e quasi persi l'equilibrio. Mi afferrai a un ripiano, avvicinando involontariamente la testa ai suoi capelli. Sapevano di pesca... E il suo profumo... Ancora lo posso sentire... Era delicato come i petali delle rose, perfetto per lei, sembrava fosse stato creato apposta come suo marchio di riconoscenza. Bastava che sentissi il profumo che anche bendato avrei saputo che il mio angelo si era poggiato da qualche parte nella stanza. Ovviamente mi scusai e mi allontanai tutto rosso in faccia.
Pensavo che dopo questa figura non l'avrei più rivista. Invece il giorno successivo la trovai al solito tavolo, intenta a leggere un giallo.
"Hai cambiato genere" le dissi sorridendo e avvicinandomi con una tazza di thè "Ti piace?"
"Sì, Agatha Christie mi piace tanto, ha un modo di scrivere davvero coinvolgente!"
"Per ieri, scusami... Sono stato sbadato" e dicendo queste parole abbassai la testa arrossendo di nuovo.
"Non devi scusarti" rise un po' "Sei simpatico"
Per poco non mi andò di traverso il thè: "S-simpatico?"
"Ahahah sì, simpatico... Grazie ancora per il libro. Ora vado... Ehm... Ciao!" Se ne andò lasciandomi lì come uno stupido, ripensando a quello che aveva detto.
Il giorno seguente non la vidi, e nemmeno quello successivo. Pensavo che si fosse fatta una cattiva idea di me, che non voleva più vedermi o sentirmi. Così continuai con il mio lavoro e con gli studi, fino alla fine dell'anno scolastico.
Avevo organizzato con i miei amici di andare al mare tutti insieme, e così facemmo. Arrivammo verso le cinque del pomeriggio e andammo subito a fare la spesa. E chi incontrai? Lei, Shinui, che lavorava come cassiera nel supermercato in cui eravamo entrati. Subito divenni rosso, come lei d'altronde, ma cercai di mostrarmi calmo. Passavo dal supermercato praticamente tutti i giorni, facendo finta di aver dimenticato qualcosa il giorno prima. Iniziammo così a parlare, a raccontarci del più e del meno, anche creando code enormi dietro di me, ma non ci importava. Lentamente diventammo amici, e poco dopo più che amici. Aspettavo che finisse il turno, lei usciva e io subito la prendevo per mano e camminavamo sul lungomare, a osservare il sole che tramontava, spesso facendo anche picnic sulla spiaggia, da soli. Avevo ancora i miei amici, ma avevo anche lei, e loro lo sapevano benissimo e in fondo erano contenti di me, perché finalmente ero innamorato. Innamorato, sì, della più bella e tenera ragazza del mondo.
Fu quando capii cosa provavo che mi confessai. Fu una delle serate più belle della mia vita. Il cielo era particolarmente colorato, variopinto, da favola, con le nuvole che facevano i capricci, alcune rosa, altre gialline, altre ancora bianche, ma perfettamente in tono con lo sfondo arancio tipico del tramonto. Il rosso acceso all'orizzonte, ogni sfumatura di rosso, di giallo, di arancione. Era un sinfonia di colori, una vista da puzzle, per cui ogni pezzo aveva il suo posto, e non poteva essere scambiato con nessun altro. Si vedevano degli uccelli volare, lontani, piccoli piccoli, quasi delle macchie nel cielo che rompevano la perfezione dell'insieme, aggiungendone però un tocco distintivo, più particolare e realistico. Era il momento perfetto per dirglielo. Mi portai dietro un cestino con della frutta, in cui avevo messo anche un anello, uguale a quello che porto sempre al dito, e l'avevo aspettata al ponte, vestito elegante, con la camicia bianca che tanto le piaceva. Lei arrivò con un po' di ritardo, ma senza dubbi l'ansia dell'attesa si perse nell'aria quando la vidi. Era bellissima, sembrava davvero un angelo. Il vestito rosa chiaro, quasi bianco, i sandali che avevano un fiocco davanti, gli orecchini in tessuto, a forma di cuoricino, i capelli sciolti, che cadevano leggiadramente sulle sue candide spalle. Perfetta, era perfetta. Compresi perfettamente il motivo per cui l'amavo. La feci sedere sulla coperta che avevo appoggiato sulla sabbia, la seguii giù e la guardai dritta negli occhi, prendendole la mano e mettendogliela sul mio cuore: "Lo senti?"
"S-sì"
Avevo deciso di non aspettare, dovevo dirglielo, non riuscivo più a resistere: "Shinui... Non so cosa sia successo esattamente tra noi, ma dal primo momento in cui ti ha vista, il mio cuore ha iniziato a battere più forte, e non ha intenzione di rallentare. Potrà sembrarti presto, o stupido, ma devo dirtelo, devo farlo perché non posso tenermelo dentro..."
Annuì poco e mi fece segno di continuare.
"Shinui... Io... Ti amo"
Lei mi guardò con il sorrido più dolce che avessi mai visto, come volesse dire 'Scemo, ci hai messo così tanto a capirlo?', poi mi abbracciò e appoggiando la testa sulla mia spalla mi disse: "Anch'io ti amo, Romeo..."
Ero diventato il suo Romeo e lei la mia Giulietta. Quel capolavoro di lettere, suoni, luci, colori, sensazioni, rime e passioni di Shakespeare era diventato il nostro emblema, la nostra opera, il nostro simbolo. La gente aveva una canzone, noi una tragedia. Dopo esserci dichiarati aspettammo che la luna fosse alta nel cielo per tornare a casa, mano nella mano, con le nostre dita intrecciate, ogni tanto ci guardavamo e facevamo un sorriso, un timido sorriso di due innamorati che ancora non credevano di aver attraversato lo scoglio della dichiarazione, quello scoglio che molti non riescono a superare, vivendo in un mondo di fantasie e rimorsi, e rimpiangendo il giorno in cui sarebbero potuti essere felici. Noi ce l'avevamo fatta e la mia dolce metà era lì accanto a me, tenendomi la mano e sussurrandomi parole dolci.
Il giorni seguente i miei amici notarono che qualcosa era cambiato. Ero molto più allegro, e tutti ne furono contenti.
La nostra storia d'amore era perfetta. Anche tornati a scuola, io l'aspettavo al suo armadietto, pranzavamo e cenavamo insieme, la accompagnavo nella sua stanza e spesso mi fermavo a leggerle di fate, maghi, sirene e polvere magica fino a quando non tornava la sua compagna di stanza. Credo mi odiasse per starle così tanto accanto. Anche perché era la sua migliore amica e negli ultimi tempi non erano più state molto unite perché non avevano più avuto nemmeno un momento da sole... E gran parte della colpa era mia...
A volte andavamo anche al karaoke a fare gli scemi e a cantare le nostre canzoni preferite, solo noi due. Ci divertivamo un sacco e a lei piaceva il modo in cui riuscivo ad esprimere i miei sentimenti attraverso le note, attraverso la mia "angelica voce", così la chiamava, attraverso la musica. Per questo mi disse un giorno che avrei dovuto fare un provino, anche in un'agenzia minore, che non fosse grande quanto la Sm o la Yg... Iniziare dal piccolo per poi diventare grande e brillare come una stella. Me lo propose una sera mentre stavamo sulla terrazza di casa sua a fissare proprio le stelle: "Secondo me dovresti farlo... Hai la voce più bella che io abbia mai sentito... A-amore... Devi farti valere e dimostrare al mondo le tue capacità. Hai capito? Sei una stella. Fai parte di quel mondo. Devi farti sentire. Devi brillare". E mi abbracciò nell'abbraccio più dolce che mi avesse mai dato.
Quello mi determinò a impegnarmi per cercare di entrare in una compagnia e per sopportare tutte le fatiche che pensavo avrei dovuto affrontare.
Era una giornata di primavera. Shinui era venuta con me per sostenermi e prima che io mi presentassi davanti ai giudici per la mia performance, lei mi baciò e mi disse che sarebbe andato tutto bene. In quel momento, amai il suo volermi incoraggiare; ora lo odio... Anche perché forse è stato proprio questo che ha fatto sì che passassi la selezione e che diventassi un trainee alla Jellyfish.
Ma come tutti sanno, la vita da trainee è uno strazio, un problema dietro l'altro, una lotta di tutti contro tutti in cui tu devi arrivare primo se vuoi davvero diventare qualcuno. Diversamente rimarrai sempre nell'ombra.
È stato il periodo più brutto della mia vita. Dovevo allenarmi dal mattino alla sera, sudavo venti camicie al giorno, tornavo a casa alle due del mattino e alle cinque ero in piedi per andare di nuovo in sala prove. I momenti di pausa erano davvero pochi e a volte dovevamo provare anche alla domenica, e questo riduceva la possibilità di vedere Shinui. Odiavo quel periodo, ma speravo che tanta fatica mi avrebbe ricompensato in qualche modo. E così fu. Tutti infatti notavano il mio impegno, la mia voglia di diventare qualcuno, e la apprezzavano, tanto che mi fecero partecipare a un programma che avrebbe determinato se tutto questo sforzo era davvero servito a qualcosa.
In pratica, Mydol era una competizione, perché sei dei partecipanti debuttassero come gruppo di lì a poche settimane. Eravamo dieci concorrenti, e, beh, come può vederci oggi, siamo Hakyeon, Taekwoon, Won Shik, Hongbin, Sang Hyuk e io, Jaehwan. Abbiamo combattuto fino all'ultimo per arrivare al top, e ce l'abbiamo fatta. Siamo diventati i VIXX. Siamo diventati le meteore delle nostre fan. Abbiamo acquisito popolarità, fama, successo, grazie anche ai nostri concept diversi dal normale, che io adoro. Abbiamo una nota particolare, siamo diversi, diciamo, dagli altri gruppi, perché ci distinguiamo dai concept che vanno di moda in un certo periodo. Eravamo felici quando abbiamo debuttato, tanto felici.
Eppure a me mancava qualcosa... Ogni pausa che avevo, la passavo con Shinui. Ci potevamo vedere pochissimo, ma ci bastava, perché eravamo innamorati e nulla avrebbe potuto mettere in pericolo il nostro amore. Almeno così pensavo...
Avevo iniziato a vedere Shinui più stanca del solito, meno vivace, meno attiva. Preferiva stare in terrazza a guardare le stelle piuttosto che uscire, e siccome io ero sempre stanco morto, accettavo di rimanere lì. Le facevo vedere nuove costellazioni, la stupivo sempre con curiosità e leggende sulle stelle, poi le facevo vedere due passi per il nuovo album, la coccolavo un po' e poi tornavo a casa, non prima di averla baciata come si deve, promettendole che il giorno dopo sarei passato.
Ma la vita da idol divenne sempre più difficile e sempre più spesso l'occasione di vederla sfumava in puri desideri e speranze irrealizzabili. Ormai i nostri incontri erano rari, lei si allontanava progressivamente da me e io non potevo impedirlo. Stavo male per questo motivo e anche Won Shik lo capì. In realtà lo sapevano tutti, ma lui fu quello che cercò di fare qualcosa di diverso per me: scrisse una canzone, I Don't Want To Be An Idol, che cantai insieme a Taekwoon hyung. Era una canzone principalmente per lei, volevo spiegarle le mie ragioni, volevo dirle che ancora la amavo, che l'avrei sempre amata e che avrei fatto di tutto per starle accanto. E lei mi chiamò un giorno a casa sua. Io con una scusa riuscii ad arrivare in tempo, portandomi dietro un regalo. Mi fece entrare e mi portò sul terrazzo come al solito, sistemò sul tavolo dei cupcakes e del thè e si sedette accanto a me.
"Amore... Mi dispiace per quello che stiamo passando... Mi dispiace... E non ho neanche il coraggio di impormi... Amore, dammi ancora un po'... Qualche settimana per far calmare tutto e ti prometto che potremo stare di nuovo insieme come prima"
"Me l'hai detto per cinque mesi... Io non so più che cosa credere..." E scoppiò in un pianto copioso, tanto che anche il cielo iniziò a piangere, portando un temporale come mai si era visto in quella zona. La portai in casa e la feci sdraiare sul suo letto, la stringevo forte a me, la accarezzavo, le dicevo parole dolci per calmarla, senza sapere quello che le stava succedendo. Si addormentò tra le mie braccia, ma io non dormii, no. Rimasi sveglio per vederla dormire. Io sapevo che un corpicino così non avrebbe potuto reggere ancora tanto. Era dimagrita un sacco, credo avesse perso almeno sei chili nelle ultime tre settimane. Mi spaventava l'idea di perderla, di non poterla più amare... All'improvviso iniziò a sudare e a tremare tutta, così chiamai i suoi genitori in preda al panico e insieme la portammo all'ospedale, ma non mi fecero entrare, bensì mi costrinsero a tornare a casa, senza dirmi nulla. E non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte, dato che facevo avanti e indietro per la casa come un pazzo... Avevo bisogno di sentire la sua voce, avevo bisogno di stare accanto a lei e di curarla con il mio amore. E qualche ora più tardi fu lei a chiamarmi e a dirmi che andava tutto bene. Credo di non essere mai stato così preoccupato per qualcosa... Per qualcuno... E il giorno seguente fu peggio, perché a ogni messaggio che le mandavo, o rispondeva a monosillabi, o non rispondeva proprio. Mi spiegò poi che era stata male per la pressione e mi pregò di non darne troppa importanza.
Il problema è che lentamente ci stavamo allontanando davvero, senza però che ce ne accorgessimo. E più passavano i giorni, più la distanza aumentava, creando tra di noi un varco sempre più profondo... E più freddo...
Il punto di rottura fu il giorno in cui annunciammo il Milky Way Tour. Ero corso a casa sua per dirle che saremmo partiti a fare concerti in giro per il mondo e che non vedevo l'ora di visitare tutte le bellissime città sulla lista. Ero contentissimo e pensavo che anche lei lo fosse, ma ad un certo punto mi interruppe e mi disse direttamente che era finita, che non voleva vedermi più perché non mi importava più di lei e perché era solo il mio giocattolo. Pensava davvero tutte queste cose? Io non potevo credere alle mie orecchie. Perché lo stava facendo? Perché voleva farmi soffrire? Me lo meritavo davvero?
Mi spinse fuori di casa con gli occhi in lacrime senza che io potessi ribattere, senza che potessi dirle che l'amavo più di qualunque cosa al mondo. Non rispondeva più alle mie chiamate, ai miei messaggi, quell'uno su Kakao mi faceva impazzire... Ero triste, mi sentivo solo come un cane, nonostante gli altri membri cercassero di tirarmi su. Per una settimana non feci altro che bere e starmene a letto. Dissi al manager che ero tanto raffreddato e che dovevo conservare la voce per il tour. Così mi lasciò in pace a casa, mentre gli altri si allenavano ogni giorno più duramente. Quando poi tornai in sala prove, tutti mi accolsero a braccia aperte e mi aiutarono a rimettermi in forma per la partenza.
Non passava giorno che non controllassi se mi aveva scritto o no. Io continuavo a mandarle messaggi in cui le raccontavo la mia giornata e la pregavo di rispondermi, ma niente. E il mio cuore gridava e piangeva da quello straziante dolore che non aveva la minima intenzione di svanire.
Poco dopo iniziammo il tour e fu così che trovai un po' di pace, dato che pensavo solo a dare il meglio per le fans, perché era grazie a loro se avevamo successo e dovevamo ripagarle del loro amore.
Ogni paese che visitavamo era una sorpresa e un'emozione e in un mese abbiamo praticamente girato il mondo. Ci siamo divertiti così tanto e siamo stati davvero soddisfatti di ogni nostra esibizione. Sapevamo però che la più importante era sicuramente quella di Seoul. L'ultima, il 17 Novembre.
Ci stavamo riscaldando la voce e tutti erano impegnati a pettinarci e a truccarci, quando il mio telefono fece Katalk. Mi colse di sorpresa e subito andai a controllare chi fosse. Non ne avevo davvero idea, anche se il mio cuore sperava fosse lei... Presi il telefono: "KakaoTalk- Shinui ti ha inviato un messaggio". Il mio cuore per un attimo si fermò. Aprii il messaggio, le mani mi tremavano, il respiro si fece più profondo e lento. Avevo paura, paura di quello che avrebbe potuto scrivere dopo così tanto tempo.
"Amore... No, Jae. Aspetta ricomincio... Jae, credo tu sia piuttosto agitato e questo messaggio non aiuterà più di tanto. Voglio solo che tu sappia che sono certa che andrai benissimo, perché sei il migliore e la prima delle tue Starlight lo sa perfettamente. Credo in te, spacca tutti e fatti valere. Hai faticato tanto, impegnati e non mollare. Balla e canta, non pensare ad altro. Fai quello che ti piace davvero. Continua questo sogno che avevi da piccolo e non pentirti di nulla. Io ci sarò sempre nel tuo piccolo cuoricino. E tu sarai nel mio. Ti amo mio piccolo grande Jae❤️"
Avevo le lacrime agli occhi senza sapere perché. Non riuscii nemmeno a rispondere, perché il manager arrivò dicendoci che dovevamo andare in scena. E fu così che iniziammo il nostro ultimo concerto del Milky Way Tour. Un insieme di emozioni inspiegabili attraverso parole. Era il nostro sogno. Stare su un palco lì, davanti a centinaia di fan... Non lo dimenticherò mai... Eppure l'idea di quel messaggio non era svanita. Erano ancora lì quelle parole, quel ti amo detto dopo settimane... E come in tutte le esibizioni almeno una canzone la dedicavo a lei... Quella sera toccò alla canzone che più mi sembrava adatta... Lei amava Love Letter, per quello prima di iniziare a cantare chiusi gli occhi e dissi muovendo appena le labbra, per non essere visto dalle fan, "Questo è per te piccola mia*. Ci misi tutta la passione possibile. Speravo che mi vedesse... Magari era al concerto, tra il pubblico... Magari mi stava ascoltando... Dovevo cantare bene, solo per lei. Quella era la sua canzone. Il "saranghae" della fine era detto sinceramente, pensando ancora a lei. Avrei voluto dirglielo in faccia, avrei voluto che fosse lì davanti a me per cantarle la canzone e farle capire che l'amavo davvero e che senza di lei la vita era uno strazio.
Dopo una decina di minuti finimmo il concerto e subito presi il telefono e risposi al messaggio con un “Anch’io ti amo, Giulietta❤️”, chiedendo a uno degli hyung che avevano registrato il concerto se fosse stato possibile riguardare un pezzo, per controllare la mia parte in Love Letter. Passai in rassegna l'intera canzone e quando arrivai al "saranghae", notai che l'avevo detto alle 21.30 esatte. Risi, facendolo vedere anche a Hakyeon hyung. Non ero mai stato così preciso.
Dopo che ci fummo cambiati, salimmo in macchina e tornammo a casa. Shinui ancora non aveva risposto, quindi tenevo il telefono costantemente accanto per essere pronto a leggere il messaggio e rispondere a mia volta. Ma quel messaggio continuava a non arrivare... E poco dopo mi addormentai sul divano con il telefono in mano.
La mattina successiva mi svegliai verso le nove, nonostante fosse lunedì. Feci colazione e mi vestii, quando ricevetti una chiamata. Era la madre di Shinui, conoscevo il numero perché Shinui me lo aveva dato in caso di emergenza. All'improvviso fui assalito da una strana paura. Paura di rispondere. Paura di sapere che Shinui era stata male di nuovo e che io non ero lì con lei. Paura che fosse qualcosa di più grave. O paura che mi stesse lasciando definitivamente, ma, non avendone il coraggio, attraverso la madre. Paura che la perdessi per sempre. Paura di non avere più la possibilità di dirle che l'amavo.
Risposi.
Lei sospirò. E in un attimo tutte quelle che erano paure si trasformarono in una cosa sola. Un unico dolore, un'unica sofferenza. Lo avevo capito. Lo avevo capito dalla fatica con cui sua madre accennava a qualche parola dall'altra parte della cornetta. Lo avevo capito dal respiro affannoso di una persona che non aveva fatto altro che piangere per ore e ore. Lo avevo capito dai miei presentimenti. Lo avevo capito dalle mie mani che tremavano. Lo avevo capito dalle gambe che stavano per cedere. Lo avevo capito dallo sguardo triste di Hakyeon hyung sulla soglia della porta. In quel preciso momento capii tutto. Tutto quello che era successo nei mesi precedenti. Gli occhi non trattennero più il dolore che il mio cuore stava provando in quel momento. La mia Shinui. La persona che più amavo a quel mondo... No... Non poteva essere vero... Non potevo crederci. Non volevo crederci.
Riattaccai in preda alla disperazione. Hyung mi prese in braccio e mi strinse forte a sé- e lentamente delle lacrime iniziarono a cadere di nuovo sul suo viso - Mi portò fino al mio letto e mi fece sdraiare, Taekwoon hyung mi diede una camomilla per tranquillizzarmi, ma nulla riusciva a calmarmi. Volevo andare a vederla. Volevo toccarla ancora una volta prima di dirle addio. Volevo dirle che l'amavo, volevo che si svegliasse gridando "sorpresa" e baciandomi. Volevo andare da lei.
Mi liberai dalla stretta di Won Shik e mi misi a correre per la strada, sotto un temporale estivo, con il sole alto nel cielo. Con le lacrime che andavano a mischiarsi alle grandi gocce d'acqua che cadevano dal cielo, quasi volessero impedirmi di raggiungere la mia amata. Le mie guance erano solcate dalle lacrime che continuavano a scendere a fiotti e che non avevano intenzione di fermarsi. Non vedevo quasi niente davanti a me, l'unico scopo era arrivare. Passavo accanto alle persone, le strattonavo, cercavo in ogni modo di evitarle, mi facevo piccolo piccolo contro un marasma di gente che sembrava fare di tutto per impedirmi di raggiungerla.
Dopo una ventina di minuti vidi una grande scritta, che mi annunciava che ero arrivato a destinazione... Stavo per rivederla... Stavo per accarezzarla di nuovo... Stavo per salutarla.
Entrai. Era lì. Ferma. Immobile. La pelle candida, come la neve. I suoi capelli castani che le accarezzavano le spalle. Le sue labbra a forma cuore. Le sue dita, intrecciate l'una all'altra. Il suo corpicino. I suoi occhi, non più coperti dagli occhiali, ma chiusi. Chiusi perché aveva perso una battaglia di cui io non sapevo nulla, perché non aveva voluto permettermi di lottare al suo fianco. Chiusi perché aveva deciso di lasciarsi andare al destino, chiusi perché le parole “Ti amo” facevano troppo male per essere dette ancora una volta. Nonostante tutto era bellissima. Aveva come un’aura che la illuminava da capo a piedi. Sembrava stesse dormendo. Sembrava pronta per svegliarsi e dire: “Sorpresa!” 
Ma ogni mia speranza cessò nel momento in cui appoggiai i polpastrelli della mia mano destra sul dorso della sua. Tremando le afferrai quella fredda mano e gliela strinsi forte; le ginocchia cedettero e caddi per terra piangendo, stringendo ancora di più la sua mano, baciandogliela, pregando che fosse tutto un sogno, un incubo, a dire la verità, l’incubo peggiore di tutti. A malapena riuscii a rialzarmi, aiutato dal padre di Shinui e mi accasciai sul suo viso. Le baciai più volte la fronte, bagnandola con le mie lacrime che non finivano più. Le accarezzai il viso per almeno dieci minuti, fino a quando mi costrinsero ad allontanarmi perché era già tardi e la camera ardente stava chiudendo. Riuscii ad offrirle un ultimo bacio, l’ultimo. Non potei fare altro se non andare a stringere tra le mie braccia la madre di Shinui, che era stata adagiata su una poltrona dall’altra parte della sala, perché aveva avuto un mancamento. La stringevo e cercavo di confortarla, ma io in primis avevo bisogno di qualcuno che mi confortasse, perché tutto quello che avevo costruito con lei era improvvisamente crollato in un insieme di ossa e polvere. 
Uscendo, tentai di scambiare almeno due parole con suo padre, per saperne di più, per capire cos’aveva avuto Shinui e come era morta. Mi stavo facendo del male da solo, era ovvio, ma avevo bisogno di sentire ancora pronunciare il suo nome, come se potesse rivivere ancora almeno nelle parole. Mi disse che furono attimi strazianti, lei piangeva e ripeteva continuamente il mio nome, come se volesse avermi accanto, ma sapeva che ciò non era possibile. I suoi genitori sapevano del messaggio che mi aveva mandato: sua madre l’aveva aiutata a scrivere perché ormai era impossibile per lei fare qualunque cosa fosse manuale. Aspettò la mia risposta, che però arrivò troppo tardi… Mi disse che, dal momento in cui mi aveva mandato il messaggio, le sue condizioni peggiorarono e in un’ora, una maledettissima ora, lentamente si spense. Alle 21.30. Io quell’ora l’avevo già sentita prima… Ma non riuscivo ad associarla a niente… Ero troppo scosso per poter ragionare, per trovare l’incognita che mi tormentò per tutta la notte. Ma la soluzione arrivò il giorno seguente, mentre mi dirigevo al cimitero per il funerale. Hakyeon hyung mi stava accompagnando e all’improvviso si ricordò di quell’ora. Le nove e mezza. Un forte brivido percorse il mio corpo; non poteva essere. No, non poteva essere. Non era possibile… Non doveva essere possibile… Il mio “saranghae” era davvero il mio addio per lei?- Hakyeon si alzò dal suo sgabello e lo abbracciò forte.
-Piccolo forse dovresti fermarti-
-No… Glielo devo…-
-Sicuro?-
-Certo… E’ giusto che lo racconti… Allora… Dov’ero rimasto? Ah, sì. Quel giorno faceva freddo. C’era il sole, ma l’aria che si poteva respirare era gelida, avrebbe potuto gelare anche il più caldo dei cuori… Ma certamente non il mio. Niente avrebbe potuto corrompermi, niente avrebbe potuto frenare il mio dolore, niente… 
Seguivo a piedi il carro funebre, Hakyeon hyung accanto a me, mi sosteneva fisicamente. Ogni volta che le mie gambe volevano lasciarsi andare, lui era lì a tenermi e a tirarmi su. Non mi lasciava un attimo. Dietro vidi che erano arrivati anche gli altri membri, con le corone di fiori, tristi e con lo sguardo basso. E con una lentezza incredibile arrivammo alla sua tomba. Sulla lapide c’era un’epigrafe: “Qui giace la bella Shinui, nata il 13.02.1993 e morta il 17.11.2013”. Alla vista dell’epigrafe scoppiai a piangere. Non ce la facevo, non riuscivo a vederla così. Non poteva essere successo a lei, alla mia piccola Shinui. Subito scese un’atmosfera cupa. Tutto si fermò. Nessuno fiatava, se non il parroco che pregava accanto alla bara. Nella mia testa ripetevo tutte le preghiere e pregavo a mia volta che fosse felice dovunque si trovasse. Notai come un leggero venticello faceva muovere le foglie più esterne degli alberi in lontananza, mentre nelle vicinanze della lapide di Shinui, c’erano solo altre lapidi, tutte uguali, ma con incisioni diverse. Tutte ordinate. Come se la morte portasse un ordine impossibile da avere in vita, come se la pace davvero si potesse sentire solo una volta che la vita è spirata e nonostante ciò il tuo cammino prosegue in un’altra realtà, lontano da tutto quello che avevi guadagnato e in cui avevi sperato in vita. 
Caddi in ginocchio accanto alla fossa, quando la bara venne sistemata al suo posto. Caddi e non mi rialzai. No. Aspettai che ne fossero andati tutti per lasciarle una parte di me: presi dalla tasca interna della mia giacca un foglio, su cui c’era scritto il testo di “I Don’t Want To Be An Idol”, arrotolato e fermato dall’anello che le diedi quel giorno d’estate al mare. Baciai il foglio e lo deposi sulla bara, per poi alzarmi malamente e allontanarmi sempre sorretto da Hakyeon Hyung, fino al nostro van, parcheggiato accanto alla macchina dei suoi genitori, i quali, prima di partire, mi fecero segno di avvicinarmi. Lo feci e mi inchinai per salutarli, ma entrambi mi tirarono verso di loro e mi abbracciarono, dicendomi che sapevano quanto stessi soffrendo e che se avessi voluto qualcosa di Shinui come “ricordo”, non avrei dovuto esitare a chiederlo. E prima di salutarmi di nuovo, sua madre mi passò una busta, che avrei dovuto aprire una volta solo. Di nuovo mi inchinai e di nuovo loro mi abbracciarono, come se fossi stato loro figlio. In fondo lo ero… Così tornai al van e per tutto il tragitto non feci altro che girare e rigirare la busta tra le mie mani, pensando a quello che ci sarebbe potuto essere scritto. 
Una volta arrivati a casa, io fui il primo ad andare in camera, cambiarmi, sistemarmi nel letto per stare da solo, e in pace, per poter finalmente aprire quella busta. E quando tutti furono andati a dormire, io la aprii-
Caro Oppa,
Come stai? Non ci siamo visti per un po’, lo so… E so anche che se stai leggendo questa lettera, significa che sono già morta e che sei nel tuo letto con il tuo peluche preferito, il pigiama con i pantaloni pieni di angurie e la maglietta bianca con la macchia della fragola con cui l’avevi sporcata al mare. E so che ti stai chiedendo il perché di questa lettera. In realtà me lo sto chiedendo anch’io… Ahahahah… Siamo proprio uguali, vero amore? Ecco… Questa è una lettera di scuse. Forse non avrei dovuto allontanarti da me, forse avrei dovuto tenerti accanto a me, perché stessi con me nei momenti peggiori della malattia. Sicuramente mamma te lo ha già detto. Il tumore alle ossa è difficile da sopportare. E’ difficile trovare una cura e capita spesso che le persone affette muoiano dopo pochi mesi. Io scoprii di essere malata il giorno in cui ti dissi che dovevi diventare una stella e brillare, perché te lo meritavi. In fondo l’ho fatto per te… So che stai soffrendo per colpa mia. Ma se fossi rimasto al mio fianco, sarebbe stato tutto più difficile. L’idea di farti diventare un idol era meno dolorosa, perché ti saresti dedicato ad altro e non a questa povera ragazza malata… E piuttosto che soffrissi per me perché malata, preferivo che soffrissi perché tra noi non aveva funzionato. Almeno ti sarebbe rimasta la tua vita da idol, che ero sicura avresti continuato per non deludere le aspettative delle fans. Piangevo ogni sera prima di andare a dormire, sia per il dolore dal tumore, sia per quello nel mio cuore. E spesso tenevo il telefono in mano per ore perché speravo di avere il coraggio di chiamarti e dirti di tornare a casa da me, perché ti aspettavo a braccia aperte con una voglia matta di dirti che ti amo e che senza di te la mia vita è uno strazio. Ora non c’è più niente da fare, no? E’ tutto finito… Ma ti prego, non dimenticarti di me… Io, dovunque il mio spirito sarà portato, penserò sempre a te e mi ricorderò di te come la persona che ha reso la mia vita migliore e che mi ha insegnato ad amare veramente. Oppa, mi mancherai tanto. E’ stato bello conoscerti, mio Romeo… Ti ho amato. Ti amo. Ti amerò per sempre amore. Per sempre.
Shinui”




Si svegliò all'improvviso. Era tutto sudato, aveva un respiro affannato, le mani che facevano male per averle strette troppo, gli occhi gonfi, le guance segnate dalle lacrime. Era stato troppo vero quel sogno. Troppo reale. Troppo doloroso. Troppo.
Girò il viso verso la parte destra del letto. Non era lì. Non c’era più. E quello non era stato solo un sogno. Una fitta al cuore lo colpì, ricordandogli che l’aveva persa e che era di nuovo solo. Solo come un come un cane. 
Le lacrime continuavo a scendere. Strinse i pugni, andando a colpirsi il cuore, fino ad accasciarsi sul letto, portare le ginocchia al petto, circondandole con le braccia, e chiudere gli occhi, facendo cadere un’ultima lacrima sul lenzuolo e addormentandosi di nuovo nella speranza di poter incontrare di nuovo Shinui almeno nei suoi sogni.
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > VIXX / Vai alla pagina dell'autore: Woonie_cutest