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Autore: Oducchan    06/07/2014    2 recensioni
Abe comincia a dubitare di riuscire a mandare in porto quell’impresa quando Mihashi assume una colorazione che rasenta quella di un pomodoro maturo.
[AbeMiha]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan_OfTheLowerCourt 
Titolo: The perfect perspective
Personaggi: Abe Takaya, Mihashi Ren
Pairing: AbeMiha
Genere: generale, romantico, introspettivo, ahem... erotico? (son nudi e stan per fare qualcosa che non gli faccio fare ù.ù)
Avvisi: OOC (essendo il primo tentativo)
Rating: giallo (saranno nudi, ma più che gambe e braccia non si vede ù.ù)
Note:
Ahem... ciao Fandom? ^^''' 
Sono all'episodio 9 dell'anime. Sono innamorata? Forse sì, forse no, sicuramente lo finirò anche solo out of curiosity. Intanto scrivo cose di dubbia morale sui due pulcini (dovrebbero incarcerarmi).

 

The perfect perspective

Abe comincia a dubitare di riuscire a mandare in porto quell’impresa quando Mihashi assume una colorazione che rasenta quella di un pomodoro maturo. Sgrana gli occhi chiari, quegli occhi che si fanno così grandi e spalancati da dargli l’impressione di poterci cascar dentro, se non fa attenzione, e tra un battito di palpebre e l’altro li vede riempirsi si lacrime fin troppo famigliari. Contemporaneamente si appallottola su sè stesso, chiudendosi come un riccio per coprire quel corpo magro e snello prima che possa depositarvi un solo sguardo.
Abe sospira, forzandosi a non tirarsi una manata in viso o a non assumere un cipiglio contrariato. Lascia scivolare le mani giù dalle sue spalle a scomparire nelle pieghe della coperta, e si solleva quel tanto che basta a dar l’idea che non sta imponendo il proprio peso su di lui. Gli lascia spazio e Mihashi pigola, letteralmente, ansia e agitazione che sgorgano a fiumi da ogni poro e lo fanno tremare come una corda di violino troppo tesa e mal sollecitata. Lo vede battere le palpebre, perplesso, prima che le lacrime trabocchino giù dalle ciglia e gli innaffino il viso.
Perfetto. Ci mancava pure questa.
-Mihashi...- borbotta, vagamente esasperato; si corregge in un –Ren-, prima di rimangiarselo a vederlo sobbalzare come se lo avesse punto con un ago particolarmente acuminato. Ma non demorde –Ren- prosegue, perché non stanno parlando di baseball, qui, non stanno parlando di lanci e prese e strike out, stanno per fare qualcosa di molto, molto più intimo e delicato e non vuole altre barriere che non siano il preservativo che si è arrotolato goffamente sul membro alla prima erezione.
-Ren- e abbassa la voce, lascia che sia solo un sussurro, e per miracolo Mihashi smette di piangere e lo guarda, le sclere arrossate e le ciglia impastate, la bocca schiusa a metà di un singulto che diventa una piccola “o” di meraviglia –Ren- e ora osa sfiorarlo ancora, le dita che risalgono i suoi fianchi talmente piano che il suo tocco pare lo sbattere delle ali di una farfalla, e Mihashi sobbalza ancora ma almeno non trema più.
-A-A-Abe-kun?- balbetta, per poi deglutire, e Abe deve concentrarsi per non seguire il moto del piccolo pomo d’Adamo che saetta nella carne della sua gola. Si sforza di non smettere mai di guardarlo, anche quando gli prende il viso tra le mani.
-Ti fidi di me?- chiede, e forse è una carognata, far questo a Mihashi, spingerlo ad arrendersi premendo sui bottoni della fiducia e dello spirito di squadra e sul loro rapporto speciale, forse non dovrebbe farlo, ma Mihashi lo guarda, con occhi per una volta asciutti, e annuisce piano, e pure Abe sente l’ondata di affetto e tranquillità che lo investe. Mihashi rilassa la schiena, ed emette un lungo sospiro.
-Allora... lasciami entrare. Ti prego- e spera che le sue parole abbiano senso, perché non vuole suonare aggressivo, non vuole mettergli altra ansia, non vuole spaventarlo ancora, vuole solo stare con lui –Apriti per me-
Mihashi inspira così bruscamente che Abe riesce a sentirlo perfettamente, il suo fiato che si incastra in gola e viene risucchiato tra i denti, e per un istante è terrorizzato dall’idea di aver sbagliato tutto, di averlo perso per sempre. Invece Ren ingoia un’altra boccata di saliva, e piano, pianissimo, si rilassa. Distende le gambe e allarga le braccia, e Takaya è pronto a giurare che quella visione finirà per marciarsi a fuoco nelle sue retine, perché non riesce più a togliergli lo sguardo di dosso. È come un miracolo, lasciar scorrere le mani sul suo corpo, avvertire l’incresparsi del suo respirare e il contrarsi dei muscoli sotto la pelle. È strano e bellissimo assieme, e anche se sente il battito del proprio cuore incespicargli, giù nel petto, e i polmoni fare una gran fatica a seguire la frenesia dei suoi pensieri, riesce a trovare la coerenza di allungare il collo e di baciarle, quelle labbra socchiuse, di baciarlo e toccarlo ancora, ancora, e ancora, le mani che vagano senza una meta solo per avere la certezza di trovare il calore che irradia il suo corpo.
E quando Mihashi geme –la bocca che si allontana dalla sua e le palpebre che si serrano arricciandosi in una cascata di pieghe e quel suono, quel suono che gli rovescia una cascata di brividi giù per la schiena, e lo rende improvvisamente consapevole di quanto fantastico sia stare così vicini- allora è tutto veramente perfetto.
   
 
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