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Autore: Molly182    06/07/2014    3 recensioni
Cara Lisa,
Come stai?
Piuttosto banale iniziare una lettera così, lo so.
[...]
Rilessi mille volte quella lettera, quelle parole scritte con l’inchiostro su quel pezzo di carta. Mi sembrava una mossa totalmente stupida. Chi più utilizzava le lettere?[...]
(Fan Fiction ispirata dalla canzone "La Lettera" dei Vanilla Sky)
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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N/A: Ehilà. Premetto che questa FF è stata ispirata dalla canzone "La Lettera" dei Vanilla Sky. Diciamo che non è esattamente opera mia, ma sentendo le parole è scattato qualcosa in me e sembrava ideale per una Fan Fiction, e per questo la maggior parte delle parole scritte sono tratte dalla lyric.
Spero che vi possa piacere.
 

Cara (E)Lisa

 

Londra, 6 Luglio 2009

Cara Lisa,
Come stai?
Piuttosto banale iniziare una lettera così, lo so. Dovrei essere un maestro con le parole, ma ogni volta che provo a scriverti, tutte le frasi che scarabocchio su questi inutili fogli di carta, mi sembrano così vuote e banali. Non so neanche se avrò il coraggio di mandartela, ma è un modo come un altro per esprimere quello che provo per te, nonostante sia passato del tempo, i miei sentimenti non sono cambiati.
Inutile dire che mi domando a cosa stai pensando in questo momento. Dove tu sia adesso.
Mi chiedo se ricordi mai quei momenti trascorsi insieme a me, o i miei continui scherzi e il tuo caffè…
So che perdonare non è semplice e che la mia scelta fosse difficile: perdere te o venir meno all’onestà per paura di decidere, ma so che quando mi rincontrerai, mi guarderai negli occhi e sorriderai. Per quanto possa essere sbagliato quello che ho fatto, in fondo, l’ho fatto anche per te. Sarebbe stato troppo devastante per entrambi che siamo così bravi a dare così tanto amore.
È passato già un anno ed eccomi ancora qui a ricordare come sei, come ti vorrei, semplicemente semplice. I tuoi capelli biondi, i tuoi occhi chiari, il tuo sorriso che illuminava tutte le mie giornate.
Sono di nuovo a Londra. Tu ami questa città. Ami Oxford Street piena di negozi. Ami Piccadilly Circus e il suo casino. Ami il London Eye di notte. Ed io amo te.
Mi sento un idiota!
Quel che ho perso non lo saprai mai, ma ti prego, promettimi che quando stringerai un altro non ti distrarrai. Che non mi penserai mai.
Sarai più forte.
Sarai più forte di me e la tua rabbia con il tempo passerà.
Lisa, non voltarti mai, corri e non fermarti mai. Devi credermi.
Prova a credermi.
Forse un giorno capirai e mi perdonerai.
Ora, queste parole mi sembrano così stupide e spero che tutto quello che ci sia stato tra di noi non lo dimenticherai mai, quindi…
Cara Lisa dimmi come stai.
Spero presto mi risponderai 

Alex

 

Rilessi mille volte quella lettera, quelle parole scritte con l’inchiostro su quel pezzo di carta. Mi sembrava una mossa totalmente stupida. Chi più utilizzava le lettere?
Avrei potuto chiamarla. Avrei decisamente dovuto chiamarla.
Un anno era sicuramente poco tempo, ma troppo per me.
Ero stato così stupido a lasciarla andare soltanto per inseguire un mio sogno. Semplicemente non ero stato in grado di gestire la fama e l’amore.
Eppure, c’è questa vocina nella mia testa che mi ripete costantemente che se non l’avessi lasciata, tutto questo non si sarebbe mai realizzato. La band, i tour, gli album e i video non sarebbero esistiti ed io probabilmente mi sarei ritrovato a fare un noioso lavoro seduto davanti a una noiosa scrivania, ma forse ero ancora in tempo. Forse, ora che tutto si era stabilito potevo tornare da lei strisciando e sperare che mi amasse ancora. Sperare che mi riprendesse con sé e che cancellasse l’ultimo anno.
«Cinque minuti ragazzi!», annunciò un uomo entrando nel camerino tutto vestito di nero con un walkie-talkie appeso alla cintura che continuava a emettere strani rumori d’interferenza.
«Come ha detto lui…», disse Matt comparendo dietro a quell’uomo e intrufolandosi all’interno del camerino.
Rilessi un’ultima volta la lettera e la piegai con cura. La infilai dentro una busta e scrissi quell’indirizzo che conoscevo a memoria.
«Jack!», chiamai il ragazzo moro stravaccato sul divano vicino a Rian. «Posso chiederti un favore?»
«Cosa c’è Alex?», domandò alzandosi dal suo posto e avvicinandosi al tavolo dove ero seduto.
«Potresti spedirmi questa lettera?», gli chiesi porgendogli la busta. La guardò attentamente rigirandosela tra le mani e lesse il nome sulla busta.
«Alla fine ti sei deciso a spedirla?»
«Ecco perché l’ho chiesto a te», dissi passandomi nervosamente una mano tra i capelli. «Se fosse per me la butterei di nuovo in valigia e cercherei di dimenticarmi di averla scritta»
«È passato più di un anno Alex, perché proprio adesso?»
«Perché solo ora mi sono accorto di quanto non riesca a stare senza di lei» 

   
 
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