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Autore: I_S_Acquamarine    06/07/2014    3 recensioni
questa è la prima favola che scrivo, spero di aver fatto un lavoro almeno decente.
non l'ho scritta con l'intenzione di scrivere una favola, ma è uscita da sola, come se avesse avuto vita propria. direi che forse è stato meglio così.
questa storia partecipa anche ad un concorso. qui il link per chi fosse interessato: https://www.facebook.com/groups/267183746796676/
passando alla trama della storia:
esiste un posto dove i sogni sono trasportati sulle ali del vento finché qualcuno non li realizza. se non vengono realizzati, il vento li trasforma in stelle. ma se tutti smettono di credere nei loro sogni il cielo notturno diventa pieno di stelle, troppe per essere ancora così bello da guardare.
però, forse, con un po' di dedizione, un po' di passione e restando ancora un po' bambini, i sogni si possono realizzare.
una lezione sia per il custode, sia per chi affida i propri sogni a qualcuno o a qualcosa.
la dedizione richiede una vita, i sogni durano solo una notte.
ma con un po' di dedizione i sogni possono durare un po' di più, no?
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa ad un concorso indetto su facebook e spero che i risultati arrivino presto.

È nata così, non pensavo di scrivere una favola all'inizio, quindi, visto che è la prima vi chiedo di essere clementi.

Spero possa piacervi e spero veramente che vogliate dirmi cosa ne pensate.

Buona lettura!

Iaele






IL VENTO DEI SOGNI


Ero solo una bambina all'epoca, una bambina che credeva nella favole.

Vivevo in un piccola casetta con i miei genitori e mio fratello al limite del mio villaggio.

Da sempre circolava una leggenda dove si diceva che, se si aveva un desiderio troppo grande nel cuore, il vento passasse e si offrisse di custodirlo al tuo posto finché fosse più stato così grande da essere irraggiungibile.

Se, una volta diventati adulti, dimostravi di avere le capacità di far diventare realtà quel sogno che prima era impossibile, il vento sarebbe tornato a rendere quello che gli era stato affidato tempo addietro.

Il problema è che gli adulti non riconoscono quel vento a cui avevano affidato i propri sogni quand'erano bambini e, per questo, il vento non possa più renderli ai proprietari.

In pratica, per riavere i propri desideri di fanciullo, e poterli realizzare, bisogna che una parte del fanciullo che si è stati permanga anche in quello che si è diventati.

Non sempre è facile, non sempre è possibile, non sempre ci si riesce anche con tutta la buona volontà che ci si mette.

Perchè diciamolo pure: la vita non ci vuole bambini.

Ci ferisce, ci mette di fronte a prove impossibili, ci deride, ci prende in giro, ci infligge ferite che non si rimarginano più.

Però, se nonostante tutte le ferite che si possono ricevere, una parte di quel bambino, di quella parte che crede nell'impossibile, rimane, allora sì, il vento tornerà e ci renderà il nostro desiderio.

Perchè vi racconto questo?

Perchè vi è un mondo dove questa non è una leggenda, è la realtà.

Volete sapere dove si trova?

Ascoltate la storia che vi voglio raccontare, poi ditemi voi dove si trova questo posto.

Però, mi raccomando, perché anche un sogno ha il suo prezzo.

Ascoltate...

Esiste un mondo dove le leggende sono realtà.

Un mondo dove i sogni dei bambini vengono affidati al vento e vengono restituiti una volta che questi sono diventati adulti e se ancora credono in quel sogno.

In caso contrario il vento li cullerà e li trasformerà in stelle in modo che altri bambini possano sognare cose nuove e uniche.

In questo mondo esiste anche un villaggio.

Un villaggio dove solo poche persone hanno riavuto indietro il sogno che avevano affidato alle brezze gentili che spiravano da quelle parti.

Di queste poche persone, ancora meno non si vergognano ad ammettere che credono in quello che credevano da bambini.

Solo questa manciata di adulti, ancora un po' bambini senza vergogna nell'esserlo, ricorda ai bambini di crescere restando sempre un po' piccoli.

Di questi bambini, pochi seguono il consiglio.

Chi per vergogna nell'essere diverso, chi perché non vuole credere in quelle che ritiene solo favole, chi perché ha paura di crederci troppo.

Fu così che si arrivò ad un punto in cui nessuno riebbe il suo sogno indietro.

Nonni, padri, madri, figli e nipoti.

Nessuno ebbe il suo sogno indietro.

Nessuno divenne quello che sognava da piccolo.

Fu così che, piano piano, il cielo di quel paese si riempì di stelle, ma di animi ingenui, bambineschi, non ne rimase nessuno.

Neanche i bambini erano più bambini da molto tempo.

Sognavano?

Si, sognavano.

Cosa sognavano?

Sognavano sempre le stesse cose.

Diverse angolazioni, diverse prospettive forse, ma sempre le stesse cose.

La fantasia, l'ingenuità, la purezza, stavano svanendo e con loro anche la facoltà di sognare.

Presto il vento sarebbe rimasto senza sogni da custodire.

Una notte, però, una bambina sognò qualcosa di particolare per il suo futuro.

Una cosa che non era mai stata sognata prima e che attirò molto il vento.

Tanto da fare in modo che il vento potesse parlare con questa bambina.

Il vento si presentò sotto forma di giovane ragazza nella cameretta della bambina in una notte d'estate.

<< Ciao, piccola. >> la salutò lieve come una brezza di primavera.

<< Ciao. Chi sei? >> chiese la bambina a quella figura eterea.

<< Io sono il Vento. Sono il custode dei sogni dei bambini. >> rispose la donna dolcemente facendo espandere l'odore della primavera nella stanza.

<< Io sono Chione. Che vuol dire che custodisci i sogni dei bambini? Sei venuta a prendere il mio per caso? >> chiese ancora la bambina con la curiosità tipica della sua età.

Lei non aveva paura di quella figura, no.

La piccola Chione provava curiosità verso quella presenza.

Curiosità, simpatia, ammirazione, ecco quello che provava la bambina.

<< Si, piccola. Sono qui per prendere in custodia il tuo sogno finché non potrai realizzarlo. >> rispose Vento accarezzando la piccola con una delle sue brezze più dolci e gentili.

<< Io non te lo do. >> si impuntò Chione.

Perché quella donna voleva il suo sogno?

Era suo, mica di Vento.

<< Ma non te lo rubo mica. Lo prendo solo in prestito. Quando sarai più grande te lo ridarò. Te lo prometto. >> provò a convincerla Vento.

Non voleva prendere il sogno della bambina con la forza o con i sotterfugi, ma quello era il suo compito.

Doveva prendere in custodia i sogni dei bambini e ripresentarsi quand'erano adulti per vedere se potevano riaverlo indietro.

Purtroppo questo non accadeva più da molto tempo, forse anche troppo.

Forse era giunto il momento di un cambiamento e quella bambina era il cambiamento di cui c'era bisogno.

<< Non te lo do lo stesso. Tu dopo non me lo ridai più. >> continuò ad impuntarsi la bambina facendo il broncio.

<< Perché dici che non te lo ridò più? Io le mantengo le promesse. >> continuò Vento cercando di capire.

Quella bambina sembrava così sicura che lei non le avrebbe riportato il suo sogno.

La osservò bene.

Era una bambina come tante altre all'apparenza.

Esattamente come tutte le altre bambine di quelle parti.

Occhi argentei, capelli color della notte, pelle candida, ma aveva anche un qualcosa di diverso.

Qualcosa che non si notava subito.

Qualcosa che lasciava intuire che era diversa, ma non in maniera netta.

Non era qualcosa che si vedeva, era qualcosa che si sentiva, una sensazione.

<< Io so che tu non me lo ridarai, quindi me lo tengo stretto stretto e non te lo do. >> rispose la bambina convinta più che mai a non cedere il suo sogno.

<< Posso almeno sapere qual'è il tuo sogno? >> chiese dolcemente Vento vedendo che la bambina non voleva arrendersi.

Non poteva fare altro che lasciarle il suo sogno, ma voleva almeno sapere quale fosse.

Aveva intuito che era speciale, ma non sapeva esattamente che sogno fosse.

<< Poi me lo prendi se te lo dico? >> chiese Chione prudente.

La donna sembrava una brava persona, ma non si poteva mai sapere.

La mamma le diceva di non fidarsi degli estranei.

<< No, tranquilla. Non lo prendo più, ho cambiato idea. Voglio solo sapere qual'è il tuo sogno. >> rispose rassicurante Vento.

La bambina ci pensò su un attimo, ma alla fine annuì decisa.

<< Va bene, te lo dico, ma tu non portarmelo via. >> disse Chione.

<< Va bene, non lo prendo. Dimmelo, forza piccolina. >> fece dolcemente la figura eterea.

<< Il mio sogno è un mondo dove tutti possano avere una speranza, un sogno tutto loro che non gli viene portato via quando sono ancora bambini. Sogno un posto dove tutti possano sognare senza avere paura. Anche tu. Avrai pur un sogno, signora Vento. Qual'è? >> chiese la bimba.

Vento rimase immobile, stupita.

Quella bambina non sognava per se, ma per gli altri.

Quella bambina racchiudeva il suo di sogno.

Un mondo dove lei potesse restituire tutti i sogni dei bambini alla loro versione adulta.

Un mondo dove i sogni non diventavano più stelle.

Un mondo dove solo i sogni più antichi erano fissi nel cielo.

Un mondo dove tutti potessero avere una possibilità.

Un mondo dove esistesse ancora l'innocenza e la fantasia.

Quello era il suo sogno, quella bambina era il suo sogno!

<< Piccola, il tuo è il sogno più bello che mi potesse capitare di trovare. Ti auguro con tutte le mie forze di riuscire a realizzarlo. Te lo auguro davvero. >> fece Vento con una sfumatura di malinconia e tristezza nella voce.

<< Me lo lascerai? >> chiese la bambina speranzosa non notando il tono di voce della donna.

<< Si, piccola, non ti preoccupare. Non potrei mai portare via un sogno così bello. La stella che verrebbe a formarsi sarebbe troppo grande per il cielo. Questo sogno è solo tuo. >> disse Vento accarezzandola.

<< Grazie mille, signora Vento! Grazie mille! >> disse la bambina provando ad abbracciarla dalla gioia.

Peccato che Vento fosse fatta proprio di vento e che la bambina le passò attraverso, atterrando ai piedi del letto.

<< Stai attenta piccola. Non puoi abbracciare l'aria. >> ridacchiò Vento.

<< Non è giusto! >> fece la bambina offesa.

<< Però, il vento può abbracciare le persone. >> disse Vento per consolarla.

<< Sul serio? >> domandò Chione scrutandola con due occhioni speranzosi.

<< Ma certo, piccola Chione. >> rispose Vento avvolgendola in una dolce brezza d'estate.

Per Chione fu come essere abbracciati dal calore di una persona amata, come se stesse venendo abbracciata dalla mamma!

<< Riposa, piccola Chione. Il tuo sogno è al sicuro con te. Se ci metterai tutta te stessa, sono sicura che lo realizzerai. Dormi piccola Chione. Dormi sogno mio. >> disse con voce materna Vento.

Vento restò finché la piccola non si fu addormentata sotto le coperte.

Vento restò a fissarla ancora un momento prima di andarsene.

Volteggiò nella volta del cielo stellato fino alla sua dimora.

Prese quei sogni che appartenevano ancora ai bambini, se li mise in saccoccia e partì.

Li restituì tutti.

A tutti i bambini che trovava restituiva il loro sogno.

A volte faceva confusione, ma poteva capitare.

Erano così tanti!

A qualcuno ne diede addirittura più di uno!

Passò tutta la notte a restituire i sogni ai bambini.

Non ne saltò neanche uno.

Restituì tutto a tutti.

Da quel giorno seguì la vita di Chione da lontano, sempre continuando il suo compito.

Prendeva i sogni, ma solo quelli che i bambini volevano dargli.

Non li prendeva più tutti.

Prendeva solo quelli che i bambini mettevano nel cassetto per poi tirarli fuori una volta che fossero diventati adulti.

Quand'era il momento di riconsegnarli poi, faceva sempre in modo che gli adulti trovassero qualcosa di quand'erano bambini e che fosse legato al sogno, così che se lo ricordassero e l'accogliessero.

Non smise mai di osservare Chione.

La vide quando cominciò la scuola.

La vide quando ricevette le prime delusioni.

La vide quando si rialzò da una batosta più forte delle altre.

La vide, giorno dopo giorno, con dedizione, passo dopo passo, realizzare il suo sogno di quand'era bambina.

Chione dedicò la sua vita al suo sogno, tutta la sua totale dedizione, ma non lo vide mai completo.

Perchè il sogno di Chione si sarebbe realizzato solo secoli dopo.

Quello di Chione fu il sogno di una notte, ma la dedizione che ci mise nel realizzarlo le impegnò tutta la vita.

La dedizione richiede una vita, i sogni durano solo una notte.

Vero, ma la dedizione di Chione non richiese solo una vita, ne richiese molte.

Perchè molti vollero portare avanti il suo sogno.

Un sogno che è durato una notte, ma che allo stesso tempo dura in eterno.

La realizzazione di un sogno richiede una totale dedizione allo stesso, ma costa.

Costa una vita intera.

Questo fu quello che imparò Vento da Chione.

I sogni costano, ma se non si è pronti a dedicarsi ad essi tutti i giorni della propria vita, non si realizzeranno. Si dimenticheranno e, se qualcuno te li ripresentasse, li rifiuteresti perché ormai non ci credi più.

Da quel giorno Vento non prese più tutti i sogni dei bambini.

Ci furono meno stelle, il cielo notturno si fece più scuro.

Eppure tutti sembravano più contenti.

Forse, una notte più lunga aveva allungato il tempo dei sogni.

Perchè il sogno dura solo una notte.

Ma la dedizione, il realizzarsi di quel sogno effimero, dura tutta una vita.

E voi che avete ascoltato questa storia, avete capito dov'è questo mondo fantastico?

Si? L'avete capito?

Esatto, è proprio lì.

È dove voi volete che sia.

Qual'è il vostro sogno?







Beh, credo che non ci sia molto d'aggiungere.

Spero solo che vi sia piaciuto e che vogliate dirmi la vostra su questo argomento.

Aspetto i vostri commenti

Iaele

   
 
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