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Autore: Dearly Beloved    06/07/2014    1 recensioni
“...La parte umana sarà in grado di affrontare la mia favorita sfruttando al meglio le sue potenzialità...?” completò la frase Lambdadelta quasi tra sé e sé, dubbiosa.
La risposta era evidente che fosse “no”.
E si sa, un gioco dove una delle due parti non si impegna davvero per prevalere sull'altra, difficilmente può dirsi interessante.

[Terzo tentativo di pubblicazione per via dell'editor. Scusate l'inconveniente, e buona lettura!]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~Love error




Ed ecco che per l'ennesima volta la sua mente era corsa a fantasticare su qualcosa di pericoloso.
Ma la colpa non era sua, oh, no.
Stringeva i denti, spaventato dal fatto di non riconoscere quasi se stesso, mentre seguiva i movimenti di quell'essere odiosamente bellissimo, il quale, forse compiaciuto di ricevere tanti intensi sguardi -fossero d'odio, di diffidenza,
d'interesse, o di tutti e tre insieme-, sbirciava a sua volta appena con la coda dell'occhio in direzione del ragazzo, con aria sorniona. E questo a Battler non era sfuggito, così aveva di proposito assunto un'espressione ancor più truce.
Beatrice sgranocchiava rumorosamente biscotti, e di tanto in tanto le sfuggiva una breve risatina sommessa dovuta a quel gioco di sguardi che andava ormai avanti da decine di minuti senza che nessuno dei due proferisse parola.
Nel raffinato salotto del Purgatorio, per una volta, non si sentivano urla, risate isteriche od insulti, e nemmeno la ceramica delle tazzine da thè s'era ancora infranta sul freddo pavimento: i due giocatori avevano avuto bisogno di un momento di raccoglimento, per prepararsi ad affrontare un nuovo, perverso gioco. Ma la loro pausa stava volgendo al termine e nella mente di entrambi iniziavano ad affacciarsi vivaci pensieri, mentre lentamente tornavano ad interagire tra di loro.
A breve l'eccentrica donna avrebbe di sicuro rotto definitivamente il silenzio con qualche affermazione volgare, Battler lo sapeva.
E non staccava gli occhi dalla figura di lei, sospirando estenuato di tanto in tanto o scrollando le spalle, come nel pieno di un altro di quei suoi ragionamenti contorti.
Malgrado Battler si fosse sicuramente ripreso dalla strategia del Vento del Nord e del Sole senza traumi, e malgrado ne fosse passato di tempo da quando la strega l'aveva messa in atto, qualcosa di quella storia gli aveva lasciato come l'amaro in bocca.
Si era insinuato, in quel quadro che sembrava ormai tanto chiaro, qualcosa di sottile, a cui aveva a stento fatto caso, ma pensandoci non poteva che rimanerne turbato.
“...Ci terrei a precisare che non te le faccio palpare, nemmeno se le guardi così” Scoppiò a ridere all'improvviso lei, sgraziata. Esattamente come previsto. Ormai conosceva così bene i suoi modi che la cosa iniziava a inquietarlo.
“Stavo solo pensando”, replicò senza ammorbidire la sua espressione, infastidito.
La donna ghignò, accavallando le gambe, e prese un respiro profondo dalla sua preziosa pipa. Stava forse pensando al nuovo gioco, ed era appena un po' meno loquace del solito, forse stancata dall'attività di elaborare un intreccio degno dei precedenti senza cadere nel logic error -cosa della quale Battler non era ancora a conoscenza.
...o forse aveva notato il turbamento e l'insofferenza più accentuata di Battler nei suoi confronti, e per questo stava evitando di rompere quel silenzio così denso di frasi non dette?
Battler non aveva neanche pensato all'ultima possibilità. In quel momento attribuirle una simile premura era fuori discussione per lui, l'avrebbe solo confuso ulteriormente.
Battler era disorientato. Aveva una bussola per mano, e sapeva perfettamente quale delle due fosse funzionante, quale no, e quale direzione prendere per raggiungere la sua meta. Ma l'ago della bussola rotta era...
...il pensiero della mano candida di Beatrice delicatamente poggiata sul suo pugno chiuso, a sostenerlo silenziosamente. Quei magnifici occhi azzurri immersi nei suoi, a volte gli erano sembrati talmente vicini...! Talmente profondi...
Non aveva dubitato per un secondo della loro sincerità, ed era stato un errore, un terribile errore, ma in fondo sapeva quanto fosse inutile incolparsi: se avesse rivisto quello sguardo, probabilmente, avrebbe puntato tutto nuovamente su di lei, senza nemmeno pensarci due volte.
(Oh, gli uomini. Creature piccole e deboli, che crollano di fronte a un battito di ciglia in più del dovuto).
Ma non si sarebbe fatto prendere in giro di nuovo, oh no. Aveva soltanto... dimenticato dove finiva la verità e iniziavano le bugie.
No, la colpa non era sua, ma del demone che l'aveva partorita con quegli occhi, e con quelle superbe doti di attrice.
Per colpa di quella maledetta farsa aveva avuto modo di vedere quanto Beatrice sapesse essere bella. Niente a che vedere con il quadro nella hall. Niente a che vedere con la... stronza maleducata che era realmente.
Di una donna come quella, in diverse circostanze, si sarebbe potuto quasi...
Oh, ma andiamo, lei era...
che schifo. Giusto?
Assottigliò ulteriormente lo sguardo, cercando di metterla ancor di più a fuoco, come se così avesse potuto captare cosa ci fosse nella mente sicuramente malata della sua avversaria.
Come se fosse importato, che era bella, tra l'altro. No che non importava. Non a lui.
...eppure adesso faceva caso a quanto fossero lunghe quelle ciglia, rosee quelle labbra che sembravano davvero dipinte, lungo e bianco il collo.
“...Eeee...” sospirò la strega, ironica, sorseggiando il suo ottimo thè. “Hai bisogno che io distrugga qualche tua teoria in rosso, Battler?”
“Huh...”
Chissà come sarebbe stato vederla in panni modesti, e appena un po' più fragile, magari. Avrebbero passato le giornate a mangiare biscotti e parlare infervorati di gialli, sostenendo tesi opposte magari, esultando nel risolverli e scoprire chi aveva ragione. Sarebbe stato divertente salutarsi al tramonto con la promessa di rivedersi il giorno dopo. Magari si sarebbe dileguato con qualche frase ad effetto, una di quelle in inglese per le quali tanto era stato preso in giro, per fare colpo in stile Battler.
-e per una frazione di secondo vacillò, mentre in lui s'insinuava il vaghissimo sospetto che forse una cosa del genere poteva essere accaduta davvero, a qualcuno, da qualche parte-
“OUCH”. Un forte colpo contro il suo sterno lo riportò alla realtà, in cui le cose, per sua sfortuna, andavano in maniera abbastanza... diversa.
Battler rantolò dolorante sul pavimento, massaggiandosi, mentre la strega rideva in quella sua maniera acuta e sgraziata. Doveva essere stata per forza lei a colpirlo, con uno di quei dannati trucchetti.
“Cosa diavolo...!?”
“Non mi ascoltavi~”
Battler si alzò da terra poco dopo come se nulla fosse – si potrebbe pensare che i giochetti con le Sette Sorelle avessero aumentato la sua soglia del dolore – e l'espressione contrariata.
“Beh, adesso invece sono concentrato, quindi perché non iniziamo immediatamente?”, e le parve combattivo, energico, impaziente, mentre riprendeva posto all'altro capo del tavolo.
Beatrice gli rispose con un'occhiata altrettanto decisa, ma con una punta di severità gli fece notare che i suoi spettatori non avevano ancora dato loro notizie.
Lo sguardo del ragazzo fu eloquente. Mentre lì c'era in ballo qualcosa di tremendamente importante per lui, cosa poteva importargli degli ospiti di Beatrice? Ma di fronte all'espressione ferma della strega non gli rimase che rilassare le spalle e sospirare; era semplicemente ridicolo che quelle due ragazzine potessero esercitare tanta autorità sul loro gioco.
“Secondo me di questo passo arriverà il giorno in cui saranno quelle due a giocare per noi, Beato.” brontolò distendendo le lunghe gambe.
La Strega Dorata rise contenutamente, mentre espirava il fumo della pipa.
-
mai previsione si rivelò più esatta -
L'atmosfera si era fatta leggera, nel salotto. Distesa.
Il Purgatorio era il loro campo di battaglia. Bianco puro macchiato di sangue, thè, briciole di biscotti. Li aveva visti litigare, sostenersi, insultarsi, ridere, non comprendersi, comprendersi, piangere.
Avversari, alleati, ancora avversari.
Battler, ripensandoci, non riuscì a sentirsi in colpa, nemmeno un po', quando si rese conto di essere perfettamente a suo agio, in quel particolare campo di battaglia, e con quella persona. E a dire il vero, nemmeno per aver pensato che fosse bella.
Lo era davvero, seduta sulla sua sedia. La sua figura emanava eleganza, compostezza, fierezza, e la parte interessante veniva nel momento in cui dimostrava di non avere neanche un briciolo della seconda, mentre anche la prima a tratti veniva a mancare.
Occhi limpidi come quelli, poi, non potrebbero mai raccontare una bugia, si azzardò a pensare, ricordando quanto amorevolmente l'avevano guardato nel corso del precedente gioco, e anche tornando a poche mattine prima, quando aveva capito le sue intenzioni di volerlo consolare in quel buffo modo per un dispiacere mai preso. Era anche quella una messinscena? Se da un lato non aveva dubbi, una parte di lui...
Stava iniziando a pensare che ci fosse qualcosa di estremamente innocente in lei.
E quella parte prese il sopravvento all'improvviso.
Non si rese neanche conto dell'espressione addolorata che si era fatta strada sul volto della sua avversaria, lei che percepiva anche il suo più piccolo mutamento di umore, e che più in fretta di lui stesso ne decifrava i pensieri –
lei che voleva guidarlo verso la comprensione di un mistero che iniziava a considerare fuori dalla sua portata, lei che per farlo dosava la verità a gocce minuscole e quasi impalpabili che probabilmente sarebbero passate inosservate per sempre.
La bussola rotta, in fondo, poteva guidarlo verso una storia incredibile. E per un folle attimo Battler decise di andare nella direzione che indicava.
Beato lo sentiva già nell'aria da tempo, quell'errore che poteva costare tanto al suo cuore stanco, l'errore che avrebbe fatto in ogni momento, da quando quell'Inferno infinito era iniziato, senza alcuna esitazione.
“Cos'hai?” chiese osservandolo freddamente mentre le si avvicinava con aria lievemente pensierosa.
“Pensieri poco chiari, Beatrice.” si fermò al centro della stanza, le sopracciglia aggrottate, come immerso in qualche ragionamento incredibilmente difficile. In automatico, all'aver sentito pronunciare il suo nome per intero, la strega si alzò dalla sedia e mosse passi lenti in direzione del giovane, con il solito sorrisetto irriverente sulle labbra e il cuore in gola.
Pensieri poco chiari, eh...? Allora magari...
La strega sapeva quanto fosse improbabile, tuttavia decise di sperare.
“Non è una novità, Battleeer~” iniziò con il solito tono dispettoso, “mi stupirei se ci fosse qualcosa di chiaro in quella tua test-”
Per una volta, un suo sguardo particolarmente intenso, la zittì.
In quella sua testa, cosa stava accadendo adesso?
Beatrice provò ancora a nascondere la sua preoccupazione, ma ciò che ottenne fu solo un'espressione forzata. Di fronte a quello strano silenzio, avrebbe benissimo potuto pensare di... avercela fatta, per scoprire un istante dopo di essersi ancora illusa. Perché essere così crudeli? Arbitrariamente, e non a torto, decise che sarebbe stato troppo bello se si fosse trattato di... quello, della fine del loro gioco, e dunque di non crederci finché non l'avesse sentito annunciare direttamente da lui.
Scartata – forse, per il momento – quella possibilità, non restava molto altro...
Ma ci sono cose che una donna difficilmente non capisce, dunque il suo pensiero tornò all'errore più bello che avrebbero potuto commettere, e ciò la spaventò .
Qualcosa tremò nel suo sguardo, e Battler dovette accorgersene, se mutò espressione assumendone una vagamente dolce.
Beatrice mai avrebbe pensato di vederla in lui al di fuori del terzo gioco.
“Il nonno è... molto innamorato di te.” ricordò allungando una mano verso il suo viso, e lei emotivamente non ebbe le forze per fermarla, ma nemmeno le andò incontro, pietrificata.
La sentì... calda, e il palmo di Battler era morbido. La pelle di chi in tutta la sua vita non ha mai alzato un dito, pensò, e le sfuggì un sorrisetto, stranamente, del tutto privo di cattiveria. Le regalò una sensazione incredibilmente piacevole.
Così...? Adesso...?
Spesso aveva sognato un contatto così tenero, ma cercò di scuotersi, a malincuore.
Sotto gli occhi quasi... innamorati di Battler, capì dove quel fuoriprogramma avrebbe potuto condurla.
Lui stesso se ne sarebbe pentito, lei aveva ripetutamente ucciso la sua famiglia e avrebbe continuato a farlo, e poi, chi le garantiva che non si trattasse di una recita... Sì, di una recita per ripagarla con la sua stessa moneta!
...nonostante tutto, non poteva non credere a quegli occhi.
Una parte di lei si era già fiondata tra le sue braccia, stretta a lui. Ma il corpo non la seguì.
Beatrice posò delicatamente una mano sulla sua, per scostarla dal proprio viso, e ancora una volta si trovò indecisa tra l'interrompere quel contatto e l'intensificarlo, strofinando il viso su quel palmo gentile.
... Facendo ricorso ad una forza d'animo che non credeva di possedere, l'interruppe, sottraendosi a quella dolce carezza.
Ma dopo aver allontanato la mano di Battler da sé, non smise di stringerla con la propria, né lui sembrava aver intenzione di voler sciogliere la presa.
Perché, perché anche questo...? Come se non fosse già abbastanza difficile...

Quell'istante le parve infinito. Si sentiva leggera, e incredibilmente pesante. Felice, e irrimediabilmente triste. Al sicuro, e allo stesso tempo sul ciglio d'un burrone.
È giunto il momento di svegliarsi da questo sogno.
La mano sottile di Beatrice scivolò fuori da quella di Battler, che la guardò confuso, mentre la donna intrappolava il suo mento fra due dita e l'espressione di dolcezza sul suo bel volto si distorceva in una smorfia crudele.
“Come mai parli di quel vecchio inutile proprio adesso? Oh, ho capito! Pensavi al modo in cui l'ho ucciso? O facevi ipotesi su quello in cui lo ucciderò?” parlava ad alta voce, eccitata. Di fronte ad un mutamento tanto repentino istintivamente Battler scosse la testa e si ritrasse, sbigottito.
“Ma le morti migliori saranno quelle dei tuoi cari cugini, ho proprio intenzione di divertirmi con loro~! Chissà se in questo gioco o nel prossimo?~ Di certo non ci annoieremo!”
Beatrice batté le mani. Parlava con un tono allegro di cose orribili per provocarlo, ed ottenendo i risultati sperati. La sua espressione, quella oscena di sempre.
Battler sembrò come destarsi da un lungo torpore, ed abbassò lo sguardo sulla propria mano, ripensando probabilmente al suo gesto di poco prima. Cos'aveva fatto...? La guancia di Beatrice era liscia, morbida, e si era sicuramente riscaldata sotto il suo tocco. Era stato... bello, e...
Estremamente
stupido.
La sua espressione si indurì di nuovo, e Beatrice, notandolo, rise più forte, sollevata, ignorando la nuova, profonda ferita che aveva riportato il suo animo.
Guardandola deridere in quel modo oltraggioso le morti di chi amava, Battler decise di soffocare quel germoglio d'amore, ma dimenticò forse... di estirparlo alla radice.

Quello che nessuno dei due innamorati aveva notato, era un micio nero che, silenziosamente, era arrivato, e altrettanto silenziosamente, insoddisfatto di quanto visto, aveva abbandonato il salotto
.


~


“Ohhh, che triste, triste storia d'amore~” esclamò gioiosamente una ragazzina bionda tuffandosi sul morbido materasso del letto a baldacchino, a fianco della compagna che, al contrario, fissava il vuoto per nulla entusiasta.
“Per un attimo” iniziò quest'ultima con tono annoiato “avevo temuto che avrebbero fatto qualcosa di disgustoso come giurarsi amore eterno e abbandonare insieme quel dannato tavolo da gioco”
Dalle sue parole traspariva un evidente disprezzo.
“Qualcosa del genere non è possibile, lo sai~ Ma se il caso lo richiederà, potrei in futuro mettere sempre delle catene a quella bambina. Giusto per sicurezza. Che ne pensi?~”
Lambdadelta strofinò la guancia contro quella di Bernkastel, la quale chiuse gli occhi e rispose con un semplice sospiro.
“Però...” la biondina si fece d'un tratto seria, e l'altra le rivolse uno sguardo d'intesa. Stavano probabilmente pensando alla stessa cosa.
“...La parte umana sarà in grado di affrontare la mia favorita sfruttando al meglio le sue potenzialità...?” completò la frase Lambdadelta quasi tra sé e sé, dubbiosa.
La risposta era evidente che fosse “no”.
E si sa, un gioco dove una delle due parti non si impegna davvero per prevalere sull'altra, difficilmente può dirsi interessante.
Terribile. Quel divertente spettacolo davvero stava per tramutarsi in qualcosa di talmente squallido senza che loro potessero fare niente per impedirlo...?
...Ma certo che potevano.
Bernkastel non aveva dimenticato la sfortunata bambina rimasta a terra dai nonni la mattina del 4 Ottobre 1986, con il mal di pancia.
Piccola.
Lei, il suo Onii-chan, non l'aveva mai più rivisto.

O almeno, fin quando la Strega dei Miracoli non l'aveva inserita nel precedente gioco. E dunque, perché non consentirle di dare un'ulteriore mano d'aiuto al suo caro fratello maggiore?
Ma si sa, Bernkastel non dà mai niente per niente.
Cosa accadrebbe se quella pedina fosse costretta dagli eventi a rivelare la propria identità, andando incontro ad un tragico epilogo proprio sotto gli occhi dell'amato fratello?
...Quale magnifico incentivo per dare a Battler la determinazione necessaria per uccidere la strega Beatrice!
Era tutto programmato sin dall'inizio, e sembrava essere giunto il momento di mettere in campo quella preziosa, potente carta.
“Non preoccuparti, Lambda.” ghignò quasi, soddisfatta, strofinando appena le labbra su quelle della compagna, la quale stentò a trattenere un versetto felice.
“Vai da Beato, e dille di prepararsi ad aggiungere ufficialmente un posto per quella famosa ospite...
Pare che anche lei abbia voglia di giocare.”



Ma,
nonostante tutto e tutti,
se è vero che “senza amore non può essere visto”,
e che il germoglio nel cuore di Battler non era stato estirpato,
i suoi occhi stavano iniziando ad aprirsi,
lentamente,
sulla verità
.





Spazio inutile a fine pagina (o Note dell'autrice, se preferite):

Innanzitutto, grazie per essere arrivati alle note senza aver chiuso la pagina prima~
...E scusatemi, avrei pubblicato
qualsiasi cosa pur di pubblicare qui. Dico davvero.
La cosa carina è che ormai penso che prima di scrivere qualcosa dovrei decidere cosa. Questa è uscita molto... così. Mi dispiace di essere andata troppo OOC, in particolare con Battler credo.
Comunque, in diretta dal mio letto, sono le 5:02 del mattino mentre scrivo (spero di pubblicare ad un orario decente invece), e mi sento profondamente giustificata se quello che ho scritto non ha senso.

No, ok, SO di non essere giustificata.
Non so se verrà commentata o finirà nel dimenticatoio - io spero proprio di no, trattandosi comunque di una delle mie bambine -, ma ci terrei a conoscere le opinioni di chi passa a leggerla, mh? Qualsiasi tipo di opinione, quindi se adesso voleste suggerirmi di darmi all'ippica, o che ne so,
fatelo. Molto semplicemente.
Spero di non aver commesso troppe sbadataggini. E... sarebbe carino se me le faceste notare.
Comunque, tutto questo è finalizzato a... niente. Un motivo in più per cui strumentalizzare la povera -anche se una puuuunta rompiballe- Ange.

Bern e Lambda nella parte finale...Sono stilose, si sa, e una conclusione senza di loro non è una conclusione. Ormai anche quando vedo un film, durante i titoli di coda, mi sembra di sentire i loro commenti b*stardi♥
Perché sempre tutti contro Battler e Beato? ;_;
Bene, ricordate di shipparli fino alla morte, e che tra nove giorni il nostro rossone fa il compleanno.
Sfortunatamente per voi, temo ci rivedremo presto ~
Grazie, con tutto il cuore, per aver dedicato del
vostro prezioso tempo a questa sciocchezza.
-D. B.

   
 
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