Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |       
Autore: LeGuignol    07/07/2014    1 recensioni
Il titolo dice già tutto, no?
Questa storia partecipa al challenge "La perfetta Mary Sue" indetto da MissChiara.
Dal prologo:
Wammy’s House, Wammy’s House… se pensate che questo istituto per giovani superdotati sia qualcosa di etereo e inarrivabile, una specie di tempio della conoscenza, siete fuori strada. D’accordo, accanto alle materie scolastiche classiche se ne studiano altre un po’ fuori dall’ordinario, e i metodi stessi di insegnamento non seguono i normali canoni, ma per il resto i ragazzi sono identici a quelli di tutte le altre scuole del mondo.
Delusi? Forse vi eravate immaginati qualcosa di simile allo Xavier Institute o alla Hero High School? Mi dispiace, ma qui non si sfornano supereroi.
Vi chiederete come faccio a sapere tutto questo.
Se avrete la pazienza e la voglia di ascoltarmi, vi racconterò qualcosa di interessante. Una storia d’amore finita male, legata ad un Quaderno della Morte.
Genere: Commedia, Parodia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'alfabeto della Wammy's House'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DEATH SUE NOTE
A MissChiara, che mi ammazza con le sue recensioni negative ma allo stesso tempo mi incoraggia a scrivere.
Questa “roba” è nata da una tua idea, prenditene la responsabilità ^^
 
Questa fanfiction partecipa al challenge “La perfetta Mary Sue” indetto da MissChiara --> http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=37200
 
 
PROLOGO
 
Wammy’s House, Wammy’s House… se pensate che questo istituto per giovani superdotati sia qualcosa di etereo e inarrivabile, una specie di tempio della conoscenza, siete fuori strada. D’accordo, accanto alle materie scolastiche classiche se ne studiano altre un po’ fuori dall’ordinario, e i metodi stessi di insegnamento non seguono i normali canoni, ma per il resto i ragazzi sono identici a quelli di tutte le altre scuole del mondo. Si studia, si scherza, si è sbattuti fuori dalla classe se si disturba, ci si becca una punizione se si è sorpresi a far casino di notte, si cresce insieme e… ci si innamora.
Delusi? Forse vi eravate immaginati qualcosa di simile allo Xavier Institute o alla Hero High School? Mi dispiace, ma qui non si sfornano supereroi.
Vi chiederete come faccio a sapere tutto questo.
Se avrete la pazienza e la voglia di ascoltarmi, vi racconterò qualcosa di interessante. Una storia d’amore finita male, legata ad un Quaderno della Morte.
Mi chiamo Rose-Damasque, ed ho quasi diciotto anni. Ciò significa che fra qualche mese diventerò maggiorenne e lascerò l’Istituto. Mi trovo qui alla Wammy’s House da quando avevo dieci anni, ovvero da quando sono rimasta orfana. Pochi giorni dopo la morte dei miei genitori, il signor Quillsh Wammy venne a prendermi nell’orfanotrofio dove ero stata sistemata temporaneamente, per portarmi nel suo Istituto.
Alla Wammy’s House ognuno ha una dote particolare: per fare un esempio, Linda è una pittrice fenomenale, Mello e Near possiedono intelligenza e logica fuori dal comune. La mia capacità non è mai stata rivelata, ma nonostante ciò sono al terzo posto nella classifica per i successori di L, a pari merito con Matt che, tra l’altro, è mio fratello. Evidentemente la consanguineità implica anche una certa omogeneità di QI.
La posizione alta in graduatoria comporta l’assegnazione di una lettera a sostituzione del proprio nome. Io ne ho addirittura due: MS. E’ davvero curioso, perché non corrispondono nemmeno alle iniziali del mio nome!
La storia che sto per raccontarvi risale a qualche mese fa. Tutto cominciò in un giorno che sembrava non avere nulla di diverso dagli altri. Ero nella mia camera, in piedi davanti allo specchio, intenta a dare gli ultimi ritocchi al trucco accurato e a rimettere a posto un ricciolo biondo che era sfuggito dalla forcina. Avevo una certa fretta, perché le lezioni stavano per cominciare. Cercai di sistemare il fuggiasco, e intanto osservai l’immagine di me che mi restituiva lo specchio. I capelli color dell’oro zecchino scendevano fluenti fino alla vita, gli occhi verde smeraldo rilucevano più del solito, sottolineati dal trucco leggero che ne valorizzava il taglio orientale e misterioso, la pelle di pesca del viso, bianca come il latte, era esaltata da una tenue sfumatura naturale sulle guance, proprio il colore delle rose di Damasco che aveva ispirato ai miei genitori il mio nome. Sorrisi spontaneamente, rivelando i miei denti perfetti, bianchi e lisci come perle. Diedi un’ultima occhiata al mio vestito. Fortunatamente l’Istituto non impone una divisa, quindi posso scegliere l’abbigliamento che più esalta il mio corpo allenato dalla danza e dalla capoeira.  
Soddisfatta dal risultato, presi i libri per le lezioni della mattinata e mi avviai verso le aule.
Durante il tragitto incontrai Maggie, la mia migliore amica, che purtroppo non era anche mia compagna di stanza. Maggie sarebbe davvero carina se non avesse un brutto difetto: una paurosa acne giovanile le deturpa la pelle del viso.
«Buongiorno, faccia da pizza» la salutai con allusione.
«Quanto sei stronza!» rise ad alta voce lei prendendomi a braccetto.
Io sono così: la mia spavalderia, che in altri casi provocherebbe avversione, suscita sempre simpatia nei miei confronti, e qualsiasi mia battuta, per quanto impertinente, finisce sempre in una risata.
Succede la stessa cosa con i pasticci che combino. Come quella volta, tanto per citarne una fra tante, in cui facendo il bucato infilai per sbaglio un paio di slip rossi di capodanno insieme al set di maglie bianche di L, facendogliele diventare tutte rosa. Quando, tremante – perché, sebbene vivace, sono anche molto timida  – mi recai al suo cospetto per confessargli la cosa, lui mi sorprese abbracciandomi di slancio, esclamando: «Non ti preoccupare, avevo giusto voglia di spezzare la monotonia!».
Insomma, non se l’era presa per nulla. Però io in quel momento avevo sentito suonare le campane e quasi ero svenuta per la felicità di quell’abbraccio. Eh sì, perché, vedete, nonostante i miei capelli d’oro, i miei occhi di smeraldo, la mia pelle di pesca, i miei denti di perla, il mio fisico da manichino di Harrods e la mia schiera di pretendenti, L, l’unico che mi interessi veramente, manco mi vede.
Ma non divaghiamo. Dunque, mentre camminavamo verso le aule, Maggie scorse Mello venire dalla parte opposta del corridoio, e mi diede di gomito. Tutti alla Wammy’s House sanno che Mello ha due sole ossessioni: diventare il successore di L e portarsi a letto me.
Riguardo il secondo punto, non ci è ancora riuscito solo perché, nonostante Mello non mi dispiaccia, la mia ossessione è e rimane L.
Non volevo dargli false speranze, però, siccome sono di animo nobile, lo salutai calorosamente, finsi di inciampare e gli caddi addosso.
«Oh, scusami!» cinguettai  con la mia vocina da usignolo, premendo la mia quinta abbondante sul suo petto e lasciandogli liberamente sbirciare nella scollatura.
«No, figurati» balbettò lui, mentre avvertivo la sua eccitazione incipiente premere contro la mia coscia.
Mio fratello, che non si separa mai da Mello, alzò appena gli occhi dal Nintendo in un lampo smeraldino – unica caratteristica fisica che condivide con me – e mi biascicò un «ciao» con la sigaretta in bocca.
Fortunatamente la campanella di inizio lezioni squillò, salvandomi da quella situazione. Presi Maggie per mano e corsi via, non prima di aver udito un «Che invidia!» sospirato da qualcuna delle ragazze presenti in corridoio che aveva assistito alla scena.
Passai le prime due ore di lezione a rimuginare su ciò che avevo appena fatto, ascoltando solo superficialmente le spiegazioni dei professori. Avevo fatto male a comportarmi così con Mello? Alla fine mandai un SMS a Near, seduto tre banchi più avanti di me. Near se ne sta sempre sulle sue, ma con me ha un buon rapporto. Sono praticamente l’unica con cui si confida, come si fa con una sorella maggiore, e io faccio altrettanto con lui quando ho qualche problema.
Andammo avanti a messaggiarci per un’ora buona, e finalmente mi sentii meglio. Ma, quando credevo che ormai la giornata volgesse al meglio, Roger, il nostro direttore, spalancò improvvisamente la porta dell’aula.
«MS» mi chiamò, dopo essersi scusato con il professore per l’intrusione, «vieni con me nel mio studio, presto! Near, vieni anche tu».
Il signor Roger non mi chiama mai Rose o Damasque, come fanno tutti. Quando deve interpellarmi, usa sempre le due lettere, a sottolineare il fatto che faccio parte dell’élite dei prescelti. Ad ogni modo, capii dal suo tono che era una cosa urgente, e mi affrettai a seguirlo.
Quando arrivammo nel suo studio, vidi che c’era anche Mello e mi preoccupai ulteriormente. Doveva essere successo qualcosa di grave, se eravamo stati convocati tutti insieme. Il signor Roger si sedette alla scrivania e, dopo aver meditato un momento socchiudendo gli occhi, parlò.
«Ho bisogno dell’aiuto di uno di voi» proferì in tono grave.
Ci raccontò delle indagini di cui si stava occupando L in Giappone. Come sospettavo già da tempo, si trattava del caso Kira. Quello che non sapevo, e che ci lasciò tutti e tre in un primo momento increduli, fu l’apprendere come Kira compiva i suoi delitti, ovvero scrivendo il nome delle vittime su un quaderno. Ma l’incredulità durò poco: se L stesso asseriva una cosa del genere, non potevamo che fidarci.
«Questo caso potrebbe essere troppo grande perfino per L. Potrebbe rendersi necessario il vostro intervento» concluse il signor Roger rivolgendosi a tutti noi, ma guardando me in particolare.
Fui la prima a rompere il silenzio.
«In ogni triangolo rettangolo il quadrato costruito sull'ipotenusa è sempre equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti. E, infatti, il mio gatto ultimamente mangia poco. Un’ombra e una minaccia crescono nella mia mente, ma, del resto, ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare» risposi prontamente.
Il signor Roger sgranò gli occhi, Mello e Near mi fissarono con una punta di invidia.
«Non ti smentisci mai. Le tue deduzioni sono sempre rapide e precise. Potresti raggiungere L a Tokyo e dargli una mano, cosa ne pensi?» mi chiese il direttore, nascondendo un sorriso compiaciuto.
«Sono costernata» risposi in tono serio.
«Come mi aspettavo, una riposta di una sagacia stupefacente. Allora è deciso. In ogni caso, la mia scelta sarebbe caduta comunque su di te. Credo che un po’ di compagnia femminile farà bene a quel ragazzo».
Presi il commento del signor Roger come un augurio di buon auspicio.
«Lasci fare a me. Non mi chiamo più MS se questa volta non riesco a rivoltarlo come un guanto» dichiarai solennemente, voltandomi per uscire.
A queste parole, Mello e Near esplosero in un’ovazione spontanea ed io lasciai lo studio con contegno regale, mentre gli ultimi raggi di sole provenienti dalla finestra facevano rilucere l’oro zecchino della mia chioma.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: LeGuignol