C17 accarezzò la testa di Marron, passando le dita tra i corti capelli biondi della bambina. La cullò, la strinse al petto e le baciò la fronte. Guardò le guance paffutelle e rosate, il respiro regolare.

“Un tempo anche tu eri così” sussurrò. C18 si appoggiò contro una parete e incrociò le braccia.

“Non puoi saperlo, non abbiamo memorie di quello che eravamo prima il dottor Gero ci modificasse” ribatté secco. C17 si sporse, mise la bambina nella culla e le rimboccò le coperte.

“Qualche dato mi è rimasto. Giochetti psicologi, anche troppi per i miei gusti” rispose.

“Non parlare di quelle cose davanti a mia figlia. Ed inoltre ti ricordo che lei non ha il naso, come suo padre” le rispose C18. Mise una mano sul fianco e avanzò, il seno le oscillò premendo contro la maglietta a righe bianche e nere.

“Adesso spiegami come ti sei innamorata di quel nano calvo” ribatté C17. Afferrò i suoi lunghi capelli neri e li legò con il foulard arancione.

“Non è calvo, è rasato. E mi sono innamorata di lui perché mi vedi come una donna e non come un cyborg” rispose C18. Abbassò il capo e socchiuse gli occhi.

“Sono contenta che sei tornato. Resterai?” domandò. C17 sorrise, si voltò verso la gemella e le strinse una spalla.

“Sempre” rispose.