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Autore: _Fox    09/07/2014    4 recensioni
Una raccolta di Drabbles che ruotano attorno al perno della perdita, della memoria, dei rimpianti. Le anime che raccontano sono tutte nella mia testa, ma la cosa bella del dolore è la sua universalità: lo percepiamo tutti, indistintamente.
Dall'introduzione:
C’è questa cosa bellissima della porcellana - la capacità assurda di abbracciare un paradosso continuo. La vita scivola irripetibile sulle sue geometrie bianche - sembra imperturbabile, così scontata. E poi c’è questa cosa – è così facile romperla. Come ogni esserci condannato a marcare questa terra, anche la porcellana è condannata a rincorrere un grado d’entropia maggiore. Le crepe si diramano, i pezzi si moltiplicano, diventano polvere.
C’è questa cosa bellissima della porcellana che la rende così adatta – non è carne, eppure è opportuna al modo umano di sopravvivere, vivere il dolore, essere dolore.

#1 Porcelain (100)
#2 Cenere (105)
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Porcelain

 

“La notte, la polvere, il sonno.

La verità

si protegge da sola.

Il vaso conferisce

Una forma al vuoto,

e la musica

al silenzio.”

 

Georges Braque

 

 

 

Intro

 

C’è questa cosa bellissima della porcellana - la capacità assurda di abbracciare un paradosso continuo. La vita scivola irripetibile sulle sue geometrie bianche - sembra imperturbabile, così scontata. E poi c’è questa cosa – è così facile romperla.  Come ogni esserci condannato a marcare questa terra,  anche la porcellana è condannata a rincorrere un grado d’entropia maggiore. Le crepe si diramano, i pezzi si moltiplicano, diventano polvere.

C’è questa cosa bellissima della porcellana che la rende così adatta – non è carne, eppure è opportuna al modo umano di sopravvivere, vivere il dolore, essere dolore.

A volte lasciamo che le cose ci riecheggino dentro. A volte la superficie resta imperturbabile e in noi tutto precipita; a volte basta così poco a spezzarci – così facili da smembrare, è un continuo infrangersi il nostro - porcellana sul cemento – la vita è nient’altro che un pessimo gioco di resistenza.

C’è di bello della porcellana che, quando tenti di ricomporre i pezzi e per caso ne hai perso uno, poi non è più la stessa – quel vuoto combacia discreto con ciò che rimane di noi quando poco a poco perdiamo noi stessi, chi amiamo.

E c’è anche che la porcellana è come la memoria. La tieni lì, bella, intatta, un candore immoto macchiato da ghirigori che ne elevano la preziosità rarefatta; vorresti fosse indistruttibile ma basta così poco – è come i ricordi, l’identità, l’orlo sfilacciato dell’infinito ricamo dell’esistenza – tra la porcellana e la polvere si frappone solo schianto, breve quanto il nostro salto verso l’oblio.

Guardi la porcellana e capisci quanto in realtà sia facile eliminare un ricordo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#1 Porcelain (100)

 

Sei poco più d’un pallido nome (identità obliata)  e non posso raggiungerti;

concedimi una carezza, regalami il tuo odore –non posso vivere l’amore se non respiro la tua pelle.

 

 

 

A te mi arrendo, vulnerabile,

ai loro occhi sono una bambola – nulla più di una bambola

porcellana nitida, compatta,

come gli assiomi che mi smembrano.

 

 

Sei tutto ciò che rinnego – eppure sei;

(a te consacro le mie ginocchia logore)

sveli le mie crepe, scoperchi i miei vuoti;

(l’immortalità del tuo ricordo spezza la linea dell’oltre)

e sorridi, ancora mi sorridi, e dici:

“Tranquilla, non sei la sola a essere a pezzi.”

 

   
 
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