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Autore: Dani85    10/07/2014    2 recensioni
Che schifo, pensa Luca, che schifo tutto. E quel tutto è così grande – e lui così a pezzi – che non sa nemmeno da dove cominciare, da dove prenderlo, come uscirne.
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[DdP9 | Missing Moment seconda parte di stagione]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luca Benvenuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Dunque, dopo mesi torno a scrivere su Distretto di Polizia - e torno a scrivere in generale - dopo un periodo di poca voglia, altri impegni e scarsa ispirazione XD Un paio di mattine fa, prima di andare a lavoro, mi è capitato di incappare nelle repliche di DdP9 su Rete4 e mi è tornato in mente il Luca in crisi personale di quella serie. Così è nata questa storia, un episodio che può inserirsi temporalmente in un momento qualsiasi della seconda parte di quella stagione e che, considerando quello che ci hanno mostrato in tv, è canon con il comportamento di Luca.
Nessuna pretesa, grazie a chi leggerà :)
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Taodue srl; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Gli elementi di mia invenzione, non esistenti in DdP, appartengono solo a me.
 

 
Dolore amaro
 
Dolore Amaro
Il mio dolore è amaro, la mia tristezza profonda
E vi sono sepolto come un uomo nella tomba
[Memorie di un pazzo – Gustave Flaubert]
 
Che schifo, pensa Luca, che schifo tutto. E quel tutto è così grande – e lui così a pezzi – che non sa nemmeno da dove cominciare, da dove prenderlo, come uscirne. È un pugno nello stomaco che continua a colpirlo senza sosta e nessuno lo vede se non lui, che non riesce nemmeno a schivarlo, figuriamoci bloccarlo. Se ne sta lì, nella sua vita che sembra sempre la stessa, forse solo un po' più difficile agli angoli, con quella separazione che pare niente e invece è un abisso intero, a farsi prendere a pugni, a farsi colpire, a incassare che fa un male cane.
Il vetro della bottiglia tintinna contro il bicchiere e il silenzio della cucina si spezza, si infrange dietro gli occhi bassi di Luca nel mal di testa peggiore che gli sia mai capitato. E magari no, non lo è, perché di giornate, di mesi, di periodi neri gliene sono scivolati troppi addosso, ma in fin dei conti non fa una gran differenza. La testa gli scoppia comunque e lo sa, Dio se lo sa!, buttare giù l'ennesimo bicchiere di liquore non migliorerà le cose. Non migliorerà proprio niente, in realtà, lo sa. Ed è proprio per questo che continua a bere, perché è ancora troppo lucido, nonostante tutto, per afferrare l’illusione che questo – la solitudine della sua cucina e il bicchiere in mano – gli siano davvero d’aiuto.
Luca sorride, di un sorriso amaro come il fiele, mentre allontana il bicchiere. Che schifo, pensa, che schifo tutto. E quel tutto è il sapore del liquore in bocca, la gola che ancora brucia, quella dannata paura che adesso – sì, proprio adesso – Anna stia rischiando l'osso del collo tra le fauci di Lazlo e soci, la rabbia per averle permesso di buttarsi nella tana del lupo così, come se fosse una gita al parco.
La sua frustrazione annebbiata trema nella mano che si abbatte chiusa a pugno sul tavolo e che poi scivola per sorreggere la fronte e la testa che sta per esplodere e le spalle piegate. Fa schifo tutto, perfino e soprattutto il dubbio che gli galleggia nella mente, con amicizia e amore che si sovrappongono, si confondono, si mischiano così tanto che non lo sa, davvero non lo sa, dove finisce l'una e inizia l'altro, dove si sono interrotti, dove si sono dati il cambio e dove sono spariti ora. Ora che lei non lo ascolta più, ora che lo combatte come se il nemico fosse lui, come se ogni cosa, ogni gesto, ogni parola, addirittura ogni sguardo fosse una punizione.
Guarda Luca, guarda a cosa mi hai spinto, guarda dove mi hai costretta ad andare a cercarmi l'amore…
Luca può sentire la voce di Anna strisciargli tra i pensieri, dare voce nella sua testa a ciascuna delle occhiate con cui lo punisce da quando tutta quella dannata storia è iniziata, perché lei può dire quello che le pare, ma lui lo sa – lo sa – che è una bugia quando dice che non è innamorata di Dorian. E vorrebbe spaccare il mondo per questo, perché non è giusto che qualcuno si sia infilato nel tempo che doveva essere suo – per capire, per realizzare, per fare pace con una vita di pregiudizi e discriminazioni prima di metterla da parte. E invece, il tempo si è dissolto come la promessa di Anna, durata lo spazio di un respiro, troppo breve per fare niente, per afferrarla mentre scivolava verso un altro uomo.
E fanculo a tutto, anche a quel ti amo restato sospeso come un'ombra in mezzo a un sacco di parole che dovevano aver risolto tutto e non hanno risolto niente. E non è giusto, no, che nulla vada mai come vuole lui, che tutto il bene che c'è vada a puttane perché capirlo, accettarlo, aspettarlo, è troppo difficile. Anzi, sembra impossibile, sembra che nessuno – nessuno di quelli che gli hanno detto di amarlo – ne sia capace. Nessuno ne è mai stato capace, e fa male come l'inferno rendersene conto, accorgersi di come gli siano scivolati tra le dita, la sua famiglia prima e Anna ora, a scappare da tutta la sua tormentata fragilità. Gli ingolfa i pensieri adesso, si incarta su Anna e inguaia il poliziotto che dovrebbe essere lucido e obiettivo e non ci riesce.
Luca ride di sé, perché è patetico che si sia ridotto così, davvero, distrutto per un amore che non ha nemmeno vissuto, a cercare la consolazione di una sbronza. È assurdo. Ed è assurdo tutto in quello schifo, in quella casa in cui si sente soffocare, con un telefono che non squilla e l'immagine di altre braccia e altri occhi e altre labbra su Anna che lo tormenta nel buio degli occhi chiusi.
All'improvviso un altro bicchiere di liquore sembra indispensabile, per scacciare via tutto, i pensieri malati e il sapore acre sul fondo della gola. E il liquido che rotola in fretta nel bicchiere e poi nel suo stomaco brucia ma non riesce a fare altro, non cancella la rabbia, la delusione, la consapevolezza dell'occasione perduta né tanto meno annienta la gelosia che lo divora.
Gli occhi scuri di Anna lampeggiano nella sua mente confusa, tremolano nella sbornia che ora – ora sì, finalmente – comincia a fare presa e Luca sospira, piano, col sangue che gli martella nelle tempie e la lucidità che sbiadisce un po'. E gli basta così, gli basta essere un po' meno presente a se stesso, estraniarsi quanto serve per andare a schiantarsi sul letto e dormire senza sogni. Senza Anna in mente e senza gli occhi da serpente di Lazlo a sfidarlo nel suo sonno tormentato. Senza pensieri, fino alla sveglia spaccatimpani della mattina, fino alla doccia ghiacciata, fino all'entrata in scena del Commissario Benvenuto e al suo tormento spinto sotto traccia.
Ora, ora, c'è solo il formicolio dell'alcool sotto la pelle, i sensi rallentati e la testa pesante e a Luca va bene così. Spinge lontano il bicchiere, il fondo di liquore che balla contro le pareti di vetro, e si alza strisciando la sedia, con gli occhi strizzati per il rumore. Basta così, decide, la bottiglia che si sdoppia per un istante davanti ai suoi occhi, il letto che lo aspetta nella camera in fondo al corridoio e tutto il suo mondo di rabbia e dolore spinto a forza in un angolo. Fino alla mattina dopo, poi sarà di nuovo tutto come prima.
Che schifo, pensa Luca, che schifo tutto.

 
  
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