Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Joy_jest    10/07/2014    3 recensioni
Clopin legge tutto, almeno, tutte le persone. Tranne una. Lei è la sua nuova sfida.
Sono agli opposti, ma gli opposti si attraggono... o forse no?
--nota--
1.Sì, un'altra storia con Clopin e una ragazza. No, non è una storia sdolcinata.
2.Alcuni personaggi (come Frollo) prendono ispirazione anche dal libro, che li rende più complessi. Comunque il contesto resta quello del film.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Claude Frollo, Clopin, Esmeralda, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- N-non deve... prendermi...
Cécile correva per gli interminabili corridoi del Palazzo di Giustizia. O meglio, scappava. Non sapeva da cosa, forse da Frollo, ma non aveva importanza. Doveva solo correre, anche se il fiato le mancava e i piedi erano macigni.
-A-aiuto...- mormorò.

Stava per cedere, quando improvvisamente una porta le parve incredibilmente vicina; quando provò ad aprirla, però, si accorse che poteva essere aperta solo dall'altra parte. Iniziò a battere i pugni sul legno con tutta la sua forza e a gridare aiuto con tutta la sua voce, mentre capiva che stava per essere raggiunta. Non c'erano vie di fuga e Cécile si schiacciò alla porta terrorizzata. Ma fu un attimo che sentì venir meno l'appoggio da sotto di sé e cadde nel vuoto, raggiungendo terra con un tonfo. Qualcuno aveva aperto la porta! Fili d'erba le toccavano la schiena, la porta dava inaspettatamente sull'esterno (c'erano prati attorno al Palazzo?), e sopra al suo viso troneggiava il riso bonario dello zingaro in viola, che rideva ghignando: -De rien, mademoiselle!-. L'aiutò ad alzarsi e, dopo aver richiuso la porta, l'accompagnò verso una via di fuga. Cécile era talmente confusa che poteva dirsi quasi drogata. I contorni di ciò che la circondava erano sfocati, i suoni ovattati, capiva solo di trovarsi in una sorta di campo, fra alberi, prato e cespugli. Tutto ciò che poteva fare era affidarsi, suo malgrado, alla stretta che il gitano aveva attorno al suo braccio. Egli si fermò di scatto, guardando in alto, dove l'aveva portata? Cècile alzò lo sguardo a sua volta. Notre-Dame si ergeva di fronte a lei, nel mezzo di una radura, imponente e accogliente insieme. Egli la spinse ad entrare, e lei entrò da sola.
Tuttavia non fu una chiesa che trovò all'interno, fu una spiaggia; non le fiammelle delle candele a ondeggiare, ma i riflessi del sole sull'acqua; non trovò vetrate, ma il movimento imperterrito della risacca. E davanti a sé non trovò una croce, ma sua madre. Sua madre, immersa nel mare fino ai fianchi, che la chiamava a braccia aperte.
-Cécile!

-Madre...?
-Cécile, vieni!
Cécile si mise a correre, immergendosi nell'acqua, ma il vestito le rendeva difficile l'incedere.
-Madre!
-Cécile, promettimi...
-Cosa, madre?- Sentiva salirle le lacrime agli occhi, mentre cercava di procedere fra le onde.
-...Promettimi che non mi dimenticherai.- Cécile si accorse spaventata che Hélène sprofondava poco a poco nell'acqua.
-Arrivo, madre!
-...Promettimi che sarai sempre tu a scegliere la tua strada.- Aggiunse la donna, mentre l'acqua le arrivava al seno.

-No, aspettami!- Per quanto Cécile si sforzasse, l'acqua sembrava esserle sempre più d'intralcio.
-... Promettimi che sarai felice!- L'acqua le arrivava già alla gola. Ora che Cécile era più vicino notava con orrore che, man mano che la madre sprofondava, una chiazza rossa contaminava l'acqua salata.
-No, no! MADRE!
-Cécile... ti vorrò sempre bene.

-MADRE! Aspetta!- Hélène era scomparsa nell'acqua nell'istante in cui Cécile l'aveva raggiunta e ora la ragazza stringeva tra i pugni un'acqua rossastra che le colorava gli abiti e le mani. Gridò per l'orrore.
-Madre, no! Madre, torna!


-Madre!

Cècile si svegliò gridando, trovando accanto a sé Mathilde che cercava di calmarla, ma era ancora talmente scossa dall'incubo che come primo impulso cercò di allontanarla con gesti convulsi delle mani, ritraendosi verso un angolo del letto. Tuttavia la servetta sembrava capire perfettamente il suo stato d'animo e non si mosse, tentando solo di tranquillizzarla.
Quando, pochi istanti dopo, Cécile si calmò, Mathilde prese un panno imbevuto d'acqua e glielo appoggiò sulla fronte sudata. Non chiese nulla e non commentò, disse solo: -I sogni sono parte di noi, mademoiselle, sia quelli belli che quelli brutti. Sono i messaggi che ci manda il buon Dio, quando vuole aiutarci.- Si zittì, chinando la testa da un lato: -Volete parlarne?- Cécile scosse la testa, il sogno era ancora troppo vicino a lei per rievocarlo. Così Mathilde aiutò la ragazza a vestirsi e la pettinò in silenzio, per poi congedarsi e lasciarla sola.

Cécile si sedette alla finestra, guardando la strada sotto di sé: degli zingari danzavano allegramente, distinguendosi dalla restante massa uniforme dei parigini. Si chiese per quale strano motivo avesse sognato lo zingaro che l'aveva accompagnata al Palazzo. Lo zingaro e il ministro, così diversi, così agli estremi. Chi dei due era nel giusto? La spensieratezza e l'irrequieta vagabondaggine degli zingari o la monotonia e la coscienziosità francese? Frollo aveva già trovato una sua risposta, lui odiava gli zingari, erano il demonio. Cécile scese le scale e lo raggiunse al piano inferiore.
Trovò Frollo nel suo studio, chino sul tavolo ad esaminare delle carte. La stanza, quella stessa in cui la ragazza aveva convinto il giudice a tenerla con sé, era piuttosto larga con un unica grande scrivania al centro che guardava verso l'entrata, mentre le pareti erano coperte da librerie, mensole e canterani. Due alte bifore lasciavano entrare la luce spenta di quella giornata bigia e fronteggiavano un camino acceso. Quasi completamente spoglia di decorazioni, l'unico dipinto della stanza, raffigurante la Maestà in trono, era affisso alla parete a sinistra della scrivania. Cécile bussò alla porta, nonostante fosse aperta. Il giudice la invitò ad entrare senza alzare lo sguardo e le fece cenno di sedersi dall'altra parte della scrivania.
-Sai scrivere e leggere il latino, non è vero Cécile?
-Sì signore, certamente. E conosco anche il grec...
-Ottimo.- La interruppe lui, continuando a far passare lo sguardo da un foglio all'altro. -Qui ci sono alcune lettere, passami quelle sigillate con ceralacca gialla. Alle altre riscrivi se e come ti sembra opportuno. Se ci sono termini o questioni che non capisci, chiedi. E non azzardare le risposte.- concluse, incisivo.
Cécile restò interdetta, sferzata sia dal tono perentorio degli ordini, sia dall'onere di quel compito che le era stato improvvisamente assegnato, ma cercò di non far trasparire la propria titubanza per dimostrare di essere all'altezza del lavoro.
Le lettere erano di ogni tipo: c'erano querele, ringraziamenti, richieste d'aiuto che Cécile analizzava criticamente e su cui spesso chiedeva consiglio. Frollo revisionava ogni operato. Passarono su quel tavolo tutta la mattinata, fino all'ora di pranzo, quando il ministro la invitò a interrompere il lavoro.

Quella routine, nuova a Cècile, si ripeté nei giorni successivi: al mattino controllava la corrispondenza, dopo pranzo si occupava della libreria, enorme, di Frollo. A pranzo e a cena sedevano allo stesso tavolo, ma normalmente non parlavano tra loro.
A ogni modo Cécile non si trovava totalmente a disagio con Frollo, che considerava una sorta di mentore o modello, per cui aveva costantemente il timore di deluderlo, ma lui dal canto suo non le mostrava grandi attenzioni. Era come se fosse tornata al suo studio abituale, solo più isolato e più intenso.

Un pomeriggio ordinava, come al solito, la biblioteca. Cécile amava quell'occupazione, le piaceva stare a contatto con i libri e non ne aveva mai visti tanti tutti insieme, la biblioteca di suo padre non poteva sostenerne il confronto. Quella del ministro ospitava per la maggior parte trattati, giuridici e d'ogni sorta, ma i libri in cui si imbatté quel giorno avevano titoli decisamente più particolari, le copertine più misteriose e, in qualche modo, più intriganti. Cécile lesse: “Le Livre des figures hiéroglyphiques, Le sommaire philosophique1, Donum Dei2, De principiis naturae3...”. Non erano certamente manuali di giurisprudenza, ma trattenne la sua curiosità e non osò aprirli. Poco più avanti, però, sullo scaffale superiore, i titoli, loro malgrado, facevano chiaramente intendere l'argomento di cui trattavano. Cécile li scorse facendo passare la mano quasi tremante sui dorsi delle copertine su cui era inciso: Liber de compositione alchimiae4, Liber de Alchemia5, Speculum Alchimiae6 ed altri simili.
“Alchimia?” pensò Cécile “Cosa ci fanno dei libri di alchimia, qui?”. Dimenticandosi per un istante di dove si trovasse e di cosa stesse facendo ne prese uno in mano e iniziò a sfogliarlo diffidente, ma venne subito attratta da ciò che lesse: davanti ai suoi occhi si figurarono lunghe formule, illustrazioni di ampolle e bestie mitologiche, liquidi dallo strano colore ed enigmatiche figure geometriche. Senza staccare gli occhi dal prezioso libro trovò a tastoni una piccola poltroncina e si mise comoda, completamente immersa in una nuova, misteriosa lettura.

In quel momento il giudice si alzava dalla scrivania. Aveva appena terminato di rispondere a una missiva seccante ed era piuttosto stanco. Gettò un'occhiata fuori: pioveva, la pioggia batteva rumorosamente sui vetri delle bifore. Si voltò d'istinto verso il camino, ipnotizzato dal fuoco che scoppiettava e dalle fiamme che fuggivano veloci e sinuose nella cappa. Il fuoco... il fuoco era l'origine di tutto, la chiave di ogni enigma. Aveva condotto innumerevoli esperimenti su altrettanti minerali e materiali, ma nessuno sembrava resistergli, tutti cedevano, prima o poi, chi in un modo e chi in un altro, ma nessuno rimaneva inalterato dal fuoco. Tutti i libri di alchimia, biologia e filosofia che si era procurato non gli erano ancora serviti a raggiungere il suo scopo, lo stesso che, d'altronde, è perseguito da ogni rispettabile alchimista: ottenere la pietra filosofale. Frollo ne era certo, la pietra doveva essere fuoco puro. “Solo il fuoco resiste al fuoco”, ripeteva tra sé. Di fuoco come lei... come i suoi capelli, neri come la cenere, e la sua pelle, del colore di una pietra scaldata al sole, e come i suoi piedi, che piroettavano veloci come fiammelle. Lo stesso fuoco che gli bruciava dentro vedendola danzare. Scosse la testa, scacciando quei pensieri malsani.
Decise di tornare a dare un'occhiata ai suoi libri, prima di ipotizzare soluzioni inconcludenti.

Girò la maniglia, la porta della biblioteca cigolò flebilmente. Passò qualche momento prima che Frollo sgranasse gli occhi manifestando il suo più sincero stupore, qualche momento in cui cercò di capire se era proprio sua cugina che si trovava davanti, e non una ragazza del popolino ignara di ogni compostezza. Non solo Cécile stava leggendo avidamente i suoi libri senza alcun permesso, stava leggendo i suoi libri -senza alcun permesso- stravaccata su una poltroncina nel più sgraziato dei modi, le gambe scomposte e i piedi ciondoloni nel vuoto. La ragazza, pietrificata, aveva gli occhi spalancati e fissi sul ministro con la toga nera, carichi di paura, a quel punto, di imbarazzo e senso di colpa. Il tempo per entrambi di accorgersi della situazione durò pochi istanti, dopodiché, all'unisono, l'uno abbassò lo sguardo tossicchiando, mentre l'altra si riassettò in fretta alzandosi in piedi e, accorgendosi improvvisamente che forse non era stata una buona idea sfogliare i libri della biblioteca senza permesso, poggiò il volume su un tavolino accanto. Frollo avanzò di pochi passi in sua direzione senza dire una parola -anche perché in realtà non avrebbe saputo cosa dire, ma fece passare quel suo silenzio per magnanimità nel non metterla in ulteriore imbarazzo- fino a raggiungere il tavolo dove era appoggiato il libro. Lo stava per raccogliere e rimettere al suo posto quando gli cadde l'occhio sul titolo: “Liber de Alchemia”.
-
Stavi leggendo questo?- Le chiese stupito.

La ragazza annuì tenendo gli occhi bassi.
-E... ti interessava?

-S-sì...- rispose, incerta se quella fosse la risposta giusta.
Frollo non nascose il suo stupore e rimuginò qualche minuto, passeggiando su e giù per la stanza, sfogliando di tanto in tanto il libro che poco prima aveva in mano Cécile. Poi si arrestò, la guardò aggrottando le ciglia e le disse: -Vieni con me.
Ed ella lo seguì.

Dopo aver percorso scale e corridoi che sembravano interminabili, giunsero a una porticina in legno. Frollo prese una chiave dal mazzo che teneva nella toga e aprì la porta con rumorosi giri di chiavistello. L'uscio si aprì cigolando dopodiché la invitò ad entrare. Si ritrovarono in uno stanzino buio piuttosto polveroso, con un'unica, piccola finestra opaca in alto. Il piccolo spazio era occupato da scaffali pieni di ampolle e pietre dallo strano colore, un tavolo che quasi scompariva sotto grandi manuali aperti e un piccolo fornello, anch'esso sovraccarico di contenitori e prismi in vetro e vari poliedri in legno.
-Dove siamo?- chiese Cécile disorientata.
-Questo, mia cara, è il mio laboratorio.
-Laboratorio?
-Ovviamente. Come puoi notare dai libri nella biblioteca sono un appassionato e, sì, talvolta conduco anche degli esperimenti.
-Voi siete... un alchimista?
Frollo sorrise: -In un certo senso. Diciamo piuttosto che aspiro ad esserlo, ma sono ben lungi dal potermi definire tale.

La ragazza intanto aveva iniziato a gironzolare per lo stanzino, curiosando tra le mensole; -Perché mi avete portata qui?- chiese ad un tratto, prendendo in mano quello che sembrava un rompicapo ad incastro in legno e cercando delicatamente di risolverlo.
-Ebbene, mia cara, ho potuto osservarti, nel breve periodo in cui sei rimasta a Palazzo, e notare che hai un carattere sveglio e un buono spirito di osservazione. Hai voglia di imparare e lo fai in fretta. Di certo in molti aspetti sei ancora inesperta, timorosa, un po' caotica, ma credo di non sbagliarmi se dico che saresti un'ottima allieva e... assistente.
Cécile, che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi bassi sul rompicapo per l'imbarazzo, alzò improvvisamente lo sguardo, fissando il cugino con un'espressione interrogativa negli occhi tanto eloquente che non fu necessario per lei chiedere; Frollo stava già riformulando per lei: -Ti inizierò, se lo vorrai, alla “scienza segreta”, ti farò conoscere gli arcani dei grandi predecessori, ti porterò nei luoghi che più ingannano la mente con i loro enigmi e potrai assistermi nei miei esperimenti e nei miei studi.
Cécile era frastornata da quella situazione; da un lato incerta su quello che avrebbe potuto voler dire fare pratiche segrete della scienza proibita ed essere l'assistente del ministro, dall'altro elettrizzata per l'opportunità di imparare qualcosa di nuovo e di esclusivo. Rimase interdetta per un po', fissando nuovamente il rompicapo in legno, poi, come se la risposta venisse proprio da lì, rispose: -Sì. Sì, mi piacerebbe essere la vostra allieva e assistente, ministro Frollo.
-Maestro.
-...Maestro.

Se qualcuno avesse potuto ascoltare quel bizzarro dialogo lo avrebbe sentito risuonare come un giuramento.
Iniziarono subito con le basi della scienza, il “maestro” le presentò dapprima l'utilizzo degli strumenti del mestiere e seguirono immediatamente le prime reazioni chimiche.
Il ministro Frollo aveva un nuovo sguardo nell'osservarla, mentre armeggiava concentrata due soluzioni, e pensava... pensava che quella piccola mente sagace avrebbe potuto essere molto più di una semplice assistente di un alchimista. Pensava che per lei aveva progetti ben più grandi di un laboratorio segreto.








Note:
[1]: Entrambi di Nicolas Flamel.
[2]: di Giorgio Aurach.
[3]: di Tommaso d'Aquino.
[4]: di Roberto di Chester.
[5]: di attribuzione incerta.
[6]: di Ruggero Bacone.


Spazio autrice:

Incredibile ma vero, ho aggiornato! *applausi scroscianti* ... ok, magari niente applausi. Ad un orario indecente, ma ho aggiornato.
Scusate se ci ho messo tanto. Il capitolo è leggermente più corto dei precedenti perché in realtà questo e il prossimo dovevano essere un capitolo unico, ma alla fine sarebbe stato chilometrico e mi avrebbe preso davvero troppo tempo, quindi ho deciso di spezzarlo.
Spero che la storia vi stia piacendo! ^^

Ringrazio di cuore tutti quelli che continuano a recensire, che seguono e che preferiscono! Siete una soddisfazione, gente <3

E ringrazio anche tutti voi, lettori silenziosi, che anche solo leggete.
Se devo essere sincera, non ho la più pallida idea di quando e come arriverà il prossimo capitolo, quindi abbiate pazienza, per favore.
Grazie :)
Al prossimo capitolo!

 
  
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