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Autore: DoctorChi    11/07/2014    3 recensioni
Efesto e Leo hanno la loro prima giornata genitore-figlio. Ma qualcosa va storto a causa di un cacciavite.
Partecipante al contest: Un'offerta per gli dei (no, mi dispiace, niente pizza carbonizzata) indetto da Fantasiiana sul forum di EFP
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Efesto, Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore (sia su EFP sia sul Forum): DoctorChi 
Titolo della storia: Due to a screwdriver - Il cacciavite disperso 
Genere: Generale, Comico 
Rating: Verde 
Coppia scelta: Nessuna. Personaggi: Leo; Efesto 
Tema: cacciavite 
Note dell'autore: Spero di non essere andata OOC con Efesto... Ho messo generale dal momento che non credo ci sia una categoria per questa fanfiction. Mi spiace per Fantasiiana ma Efesto non parlerà in modo poetico, perché non me lo vedo a dire "Leo, figlio del vulcano, porgimi il cacciavite. Esso è sul disordinato bancone, che tu prima sorpassati." No, non riesco ad immaginarlo. 

Beh, loro sono stati scelti perché Efesto è Efesto, chi non ama Efesto? 

Ok, prima che inizi a impazzire me ne vado e vi lascio leggere. 

 

Due to a screwdriver - Il cacciavite disperso 

 

Leo adorava la fucina di suo padre, Efesto. 

Chi non poteva non amare quel posto? 

Era pieno di macchinari, fogli sparpagliati in giro, tutti ricoperti da disegni e calcoli scritti in ogni angolo possibile. 

Il grande fuoco che ardeva nella fucina illuminava la stanza a giorno, creando strane ombre sui muri dorati. 

Al centro della stanza faceva bella mostra di sé un enorme bancone da lavoro in quercia, coperto da ogni tipo di attrezzo immaginabile: cacciaviti, pinze, cavi, pile di fogli, nastro isolante, pulsantiere, tenaglie... 

Con grande gioia di Leo, era finalmente giunto il suo giorno genitore-figlio. 

Da poco il Campo aveva indetto questa giornata particolare e finalmente questa volta era il suo turno. 

La giornata si prospettava favolosa in quella fucina. 

Entrare in quel luoglo metteva sempre di buon umore: bussò all'entrata e, senza attendere una risposta, entrò. 

"Padre, sono arrivato." 

Un grugnito di risposta, proveniente da dietro un'enorme macchina, gli fece capire che Efesto non voleva essere disturbato in quel momento. 

Con un'alzata di spalle Leo si diresse verso il banco da lavoro. 

"Cosa stai facendo Leo?" gli chiese il dio del vulcano. 

"Cerco qualcosa da fare." rispose il semidio, alzando le spalle. 

"Allora seguimi e dammi una mano" e dicendo ciò il dio si diresse al macchinario su cui stava lavorando prima. 

"Cos'è?" 

"Un congegno che permette di controllare tutti i luoghi della Terra contemporaneamente." 

"E a chi serve?" 

"A Zeus e agli altri dei. In questo modo possono trovare i figli sulla Terra e riconoscerli." 

"Oh." 

"Tutta colpa di quell'ingrato di Percy Jackson..." borbottò a mezza voce Efesto. 

"Cosa hai detto?" 

"Niente di cui tu debba preoccuparti. Passami il cacciavite." 

Leo si diresse verso il bancone. 

"Quale vuoi?" 

"Punta media. A taglio." 

Leo iniziò a rovistare tra le cianfrusaglie che erano sul bancone. 

Amava quell'ordinato disordine. 

Trovava sempre tutto, come se apparisse per magia. 

E forse era così. 

Ma quel giorno il cacciavite non si trovava. 

"Padre, non lo trovo." 

"Mh? Non stavo ascoltando... Potresti ripetere?" 

"Padre, non trovo il cacciavite." 

"Ma com'è possibile? Era lì prima..." 

Il dio distolse la sua attenzione dal lavoro e raggiunse il figlio al bancone. 

Cominciò a spostare tutte le cose sul tavolo, gettando tutte le cose per terra, ma niente, il cacciavite non si trovava. 

"Ma dov'è finito?" esclamò il dio, cominciando ad infuriarsi. 

La stanza in poco tempo fu messa a soqquadro, ma del cacciavite nemmeno l'ombra. 

I due si sedettero uno accanto all'altro sul pavimento. 

Poi lo sguardo di Leo cadde sugli abiti del padre. 

Efesto indossa una tunica color pergamena, rovinata dal tempo e dal lavoro, e sopra di essa un grembiule sporco e unto, con un'enorme tasca al livello dell'addome, piena di cianfrusaglie. 

Un luccichio prodotto dal metallo attirò la sua attenzione. 

"Padre... credo di averlo trovato." 

"E dov'è figliolo?" 

"Lì, nella tua tasca." risponde, indicando la pancia del padre. 

Il dio abbassò lo sguardo e cominciò a frugare all'interno della tasca. 

"Trovato!" esclamò estraendo l'oggetto, sorridendo. 

Poi si rivolse a Leo. 

"E bravo il mio Leo..." disse in tono bonario, accarezzandogli la testa con una delle sue enormi mani da fabbro. 

Sotto quella mano si trovava un Leo compiaciuto e imbarazzato, che non disse niente finché suo padre si alzò per tornare al lavoro. 

"Leo?" 

"Sì, padre?" 

"Cosa fai lì? Vieni a darmi una mano!" 

Non poteva desiderare altro il semidio. 

Raggiunse il padre alla macchina e lavorò con lui tutto il pomeriggio. 

Un giorno avrebbe fatto anche lui qualcosa di importante, se non fosse morto prima. 

Alla fine si tirò su, stiracchiandosi, con tutti i vestiti coperti di grasso e polvere. 

"Bene, ora è meglio che vada. Potrebbero preoccuparsi al Campo." 

"Ma certo, hai ragione figliolo." 

La tristezza stava per raggiungere Leo. Gli veniva così difficile lasciare quel posto. 

Come avrebbe fatto a sopportare la vita del campo quando sapeva che quella fucina era sempre pronto ad accoglierlo? 

Ma poi si diede la risposta da solo: aveva degli amici. 

E anche un cacciavite di Efesto. 

   
 
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