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Autore: martyc97_fecalina    12/07/2014    4 recensioni
Le nuvole erano sparite, portate via dal vento per fare spazio alla luce e al calore del Sole, solo una incombeva ancora su Manhattan, una nuvola grigia e sola, che sembrava portare con sé un vago profumo di rosa ma che trasmetteva malinconia ed amarezza; e solo gli osservatori più attenti sapevano che quella nuvola non sarebbe andata via tanto facilmente, perché era da un po’ che sembrava aver trovato la sua casa a New York o, più precisamente, sulla cima dell’Empire Hotel.
Fanfiction a 4 mani Fecalina e martyc97
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Christmas Time


Cinque anni dopo

Chuck aprì lentamente gli occhi. Le coperte lo avvolgevano in un dolce abbraccio, che non aveva voglia di abbandonare.
Cercò il corpo di Blair nella poca luce che filtrava dalla finestra, ma non lo trovò.
Sospirò, continuava a sognare. Nelle notti in cui non era l'oscurità ciò che vedeva sotto le palpebre, i fantasmi del passato tornavano a fargli visita: ed era di nuovo bestia ferita che cercava di salvare l'amore della sua vita.
Ogni tanto sognava anche Diana, il loro “incontro” e ciò che si erano detti: gli piaceva, quel sogno.
Un peso gli piombò sullo stomaco con la ferocia di una piccola tigre.
“Papààà!!! Sveglia!! È passato Babbo Natale!!! Daaaiiii, vieniii!!!” la sua figlia maggiore.
“Arrivo Victoria, non c'è bisogno di urlare” disse prendendola in collo e affondando il viso nei riccioli mogano. Era la copia sputata della madre, tranne che per gli occhi. Aveva gli occhi azzurri del padre.
La bambina aveva quasi cinque anni e sapeva che Chuck non era il suo vero padre, ma se n'era fatta una ragione e il suo papà era il suo Chuck.
“La mamma dov'è?” chiese, sbadigliando appena.
La piccola lo trascinò verso la porta: “In salotto! Vedessi quanti regali, papà! Dai, andiamo!”.
Chuck si infilò una vestaglia viola e prese la bimba sulle spalle.
“Papààà!!! Mettimi giùù!” urlò tra una risata e l'altra Victoria.
L'uomo sorrise: “Sei sicura, principessa?” La bimba ci pensò un po' e scosse il capo, sistemandosi meglio sulle spalle del padre.
Scesero in salotto, dove sotto un enorme albero di Natale li attendevano una marea di regali, Blair con le mani sulla pancia.
“Era ora, Bass!” disse Blair, con un malcelato sorriso.
“Buon Natale anche a te, tesoro”
Si diedero un leggero bacio a fior di labbra, tutto ciò che Victoria concesse loro.
“Bleah, mamma! Papà, fammi scendere!” disse, scalpitando.
La donna alzò gli occhi al cielo: “Vic, siamo d'accordo. Si aprono stasera quando arrivano Roxy, Alec, Ed e Will, giusto?”
La piccola si voltò verso la madre: “Ma mamma! Almeno uno!”
“Non si discute, signorina!” disse Blair, poco convinta.
Chuck decise di intervenire a favore della figlia: “Blair, è Natale. E a Natale...”
“Siamo tutti più buoni. Va bene, Bass, ho capito, ho capito. Vic, solo uno, sono stata chiara?”
La piccola iniziò a saltellare mentre si avvicinava ai regali, prendendone due e cominciando ad aprirli.
“Victoria!” la richiamò Blair.
“Che c'è? Uno per te e uno per papà!” rispose con tono ovvio la bambina.
Chuck rise, quella piccola peste era tutta sua madre.
Blair lasciò perdere, andandosi a sdraiare con delicatezza sul divano accanto all'albero.
“Come ti senti?” chiese preoccupato Chuck.
La donna sorrise: “Come se fossi incinta di due gemelli, Chuck. Stai tranquillo. Louis e Lottie stanno bene. Ma la mamma ha bisogno della sua colazione. Dorota!”
“Arrivo, Miss Blair!” e Dorota entrò nella stanza, portando un vassoio con la colazione per tutta la famiglia.
“Dorota, mi passeresti i croissant al cioccolato?”.
La donna si era addolcita un po' in quegli anni, e in alcune occasioni, come il Natale, il suo lato più tenero veniva fuori, dando un po' di tregua alla domestica e anche al marito.
Mentre l'uomo addentava una fetta di torta al caffè, Dorota annunciò che la famiglia Archibald sarebbe arrivata entro mezz'ora e gli Humphrey per l'ora di pranzo, mentre Jack Bass con la famiglia sarebbe venuto per cena.
Blair, come sua abitudine, aveva organizzato tutto, anche se sarebbero venuti solo gli amici più cari.
All'ora stabilita, la porta si aprì lasciando entrare Serena, Nate e la biondissima Roxane, la bimba di quattro anni più bionda che ci fosse e la migliore amica di Victoria, che la accolse trascinandola di fronte al suo nuovissimo “Salone di bellezza” mentre decantava la perfezione del trucco che vi aveva trovato.
“Nathaniel, ti vedo in splendida forma” disse Chuck, dando una pacca sulla spalla all'amico.
“Non mi lamento Chuck. Tu, piuttosto, non sei ancora impazzito, stando ventiquattr'ore al giorno con Blair?”
“Archibald, ti sento!” urlò Blair, tralasciando per qualche secondo le chiacchiere con Serena.
“Ma, Blair! Se sono ogni giorno più pazzo di te non è colpa mia” gridò in risposta Chuck.
“Oh, Chuck. Tu e Nate non cambiate mai. Sempre pronti a coprire le spalle all'altro.” disse Serena, ridendo.
“Potrei dire lo stesso di voi”.
Le due donne furono richiamate dalle figlie che volevano assolutamente dei consigli sul trucco migliore per Natale.
La mattinata passò tra le chiacchiere degli adulti e le risate delle bambine.
L'ora di pranzo arrivò presto, ma di Dan e della sua famiglia neanche l'ombra.
“Perennemente in ritardo. Credo che la sua fobia per gli orologi lo porterà alla rovina” commentò Blair.
“Fortuna per lui che Vanessa non ha paura degli spolverini, altrimenti gli sarebbe toccato fare le pulizie o assumere una domestica” continuò il moro.
“Fa sempre piacere sentirsi apprezzati” aggiunse una voce piena di sarcasmo, seguita da una risata cristallina e dal vociare di due bambini arrivati con lui.
“Finalmente, Humphrey” sospirò la mora mentre Serena abbracciava Vanessa.
“E io non ho una fobia per gli orologi. Semplicemente non ne voglio uno, considerando che mi ricorda quei tempi” aggiunse accomodandosi sul divano accanto a Nate.
“Sì, Dan, ma io non ho paura delle candele” disse ridendo il biondo.
“Ah, cosa parlo a fare con voi. Alec, dove hai messo i regali per le due principesse dell'Upper East Side?” chiese al figlio.
“Humphrey, non siamo principesse già da un po'” disse Blair.
“Parlavo delle vostre figlie” e Chuck non poté non fare una risata soffocata al broncio malcelato e all'aria vagamente delusa e offesa della moglie.
“Zio Dan!!” urlarono le suddette principesse, saltando in collo allo 'zio'.
“Ecco qui i miei splendori! Come state, ragazze?” esclamò.
Le due si guardarono con aria complice.
“Zio Dan, ci racconti la storia?” chiese Roxane, sfoderando la sua letale 'faccia da cucciolo'.
Da dietro gli occhiali l'uomo le guardava, facendo finta di non capire di che storia stessero parlando.
“Quale volete?” chiese, facendo sorridere la moglie per quella finta ingenuità.
Victoria lo guardò, come se stesse parlando con un idiota patentato: “La storia, Daniel!”
“Questa sera, ragazze. Tra un po' si va a tavola. E non chiamarmi in quel modo, piccoletta!”
“E tu non chiamarmi piccoletta, Daniel!”
“Ed, è colpa tua vero?” chiese con tono di rimprovero al figlio maggiore, dell'età di Roxane.
Il piccolo, un moretto tutto pepe, ghignò: “Scusa, Daniel!”
“Edward James Humphrey vieni subito qui!”
Vanessa con l'altro figlio Alexander, di tre anni, più calmo del fratello e simile alla madre, bloccò l'inseguimento che stava per nascere con poche magiche parole: “A tavola, bambini! E Dan, piantala subito di fare l'idiota o ti porto al museo dell'orologio!” minacciò la donna.
“E se non esiste?” chiese speranzoso Dan ma il ghigno della moglie anticipò le sue parole: “Lo fondo”.
Le tre famiglie, sistemate a tavola, mangiarono servite dalla fedele ed efficiente Dorota, tra risate e discorsi leggeri.
“Serena, ho letto il tuo ultimo scoop! Chi si sarebbe mai aspettato che quell'oca di Ivy Dickens nascondesse una cosa del genere!” esclamò la mora.
“Già, è stata dura ma alla fine sono venuti fuori tutti i dettagli che la puntavano come colpevole di quell'incidente al party dell'altra sera. Piuttosto, ho visto che la tua linea invernale sta andando meravigliosamente. Non incontro nessuno che non abbia almeno uno Waldorf nel suo armadio, ormai”.
“Non posso negarlo. Quest'anno sta andando particolarmente bene. Anche Chuck, che ha un occhio più esperto, me lo ha confermato” gongolò l'altra.
“E tu, Chuck? Ho visto che le Industrie Bass stanno avendo sempre più successo” disse Nate.
“Non mi lamento. Alla fine, lavoro bene con Jack. E il tuo giornale?” chiese.
“L'ultimo numero è stato il giornale più venduto in città, anche grazie all'intervista al rinomato autore Daniel Humphrey sul seguito del suo libro” rispose il biondo.
“Signor Archibald, mi fa arrossire. Il merito è da attribuire alla rubrica d'arte del vostro giornale. Chi la scrive? Non mi ricordo il nome...”
“Davvero divertente, Daniel. Non ti ricordi il nome di tua moglie?” continuò Vanessa.
“Ah, giusto! Hai ragione, cara. E non chiamarmi in quel modo!” disse col sorriso sulle labbra.
Chiacchierarono per tutto il pranzo, con i figli che facevano congetture su cosa avrebbe portato loro il vecchio con la barba e il vestito rosso.
Dopo il pranzo i bambini andarono con la cara tata Dorota nella sala giochi, attratti anche dal profumato richiamo dei biscotti che la donna aveva promesso loro.
Gli adulti si ritirarono in salotto, seduti sul divano a parlare del più e del meno. La giornata scorreva tranquilla così come la loro vita.
Tutti erano tornati alla vita di sempre, dopo gli avvenimenti al Palace, avevano riabbracciato le proprie famiglie e trovato un modo di farsi una vita, nonostante fossero stati anni lontano dal mondo.
Era curioso come le loro vite si intrecciassero di continuo. Si erano persi di vista per un paio di anni, ma una serie di assurde coincidenze li aveva riavvicinati. Ovviamente, gli Archibald e i Bass non si erano mai allontanati. Era impossibile, considerando che le mogli erano praticamente inseparabili. E quando Vanessa era stata assunta al giornale di Nate si erano rimessi in contatto anche con gli Humphrey.
C'era un rapporto strano tra tutti loro. Si consideravano una famiglia allargata, ognuno sapeva di poter contare sugli altri in ogni situazione. E anche il fatto che i loro figli fossero così amici rendeva ancora più forte quel legame.
“Humphrey, ma tua sorella quando arriva? Devo chiederle un consiglio per un vestito” chiese Blair, palesando la curiosità di tutti i presenti.
“Ha detto che il suo volo da Parigi era in ritardo, quindi arriverà per stasera” disse l'interpellato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“E, di grazia, quando diamine avevi intenzione di dirmelo??” aggiunse la mora, un tantino alterata.
“E dai, Blair, l'importante è che arrivi, no?” cercò di salvarsi l'ex-orologio.
“Ti odio, Daniel”.
“Non iniziare anche tu con quel nome! Ti chiedo scusa, okay?”
“Ecco, così va meglio” rispose soddisfatta.
“E Anastasia dov'è?” chiese Vanessa. La ragazza studiava alla Constance, Blair non aveva sentito ragioni a riguardo. Nonostante il desiderio di Dorota di farla studiare in una scuola normalissima, Blair voleva solo il meglio per la sua piccola modella in erba.
“Passa il Natale dai nonni paterno quest'anno, dato che non li vede mai. È il nostro regali di Natale” rispose Chuck, voltandosi a guardare la moglie.
“Sono certa che è felicissima di ciò che avete fatto” affermò Serena, con un dolce sorriso dipinto in volto. Anche se non c'era Anastasia, sarebbe stato un Natale fantastico, ne era certa.
“Sono stupito del fatto che Blair non si sia lamentata di questa invasione” aggiunse Dan, sinceramente colpito della disponibilità della mora. Di solito, insisteva perché i ritrovi avvenissero a casa degli Archibald, che era più spaziosa della sua, dato che vi vivevano anche Lily e i genitori di Nate.
Tuttavia, quel Natale era andato diversamente.
“Humphrey, secondo te vi ospito tutti per mia spontanea volontà?” disse la mora, alzando gli occhi al cielo. Lo scrittore non capiva: nessuno era in grado di costringere Blair Waldorf a fare alcunché, nessuno tranne...
“Blair, non puoi andare in giro al terzo mese di gravidanza gemellare come se niente fosse. Lo sai che è meglio così” disse Chuck, svelando l'arcano che tormentava Dan, mentre Blair alzava nuovamente gli occhi al cielo di fronte a quell'eccessiva preoccupazione.
“Sai che ha ragione, B! Dai, ti prometto che la prossima volta facciamo una riunione al Palace, okay?”
La mora annuì soddisfatta dalla promessa che l'amica le aveva fatto. Se lo sarebbe ricordato di sicuro.
“Allora, avete già deciso i nomi dei due bambini?” chiese Vanessa ai due futuri genitori, nel tentativo di cambiare argomento.
La donna non si lasciò sfuggire come lo sguardo di Chuck si fosse illuminato al pensiero dei due figli.
Era un uomo diverso dal ragazzo che l'aveva fatta diventare uno spolverino, era più umano.
Blair annuì, col sorriso sulle labbra: “Charlotte e Louis” disse, ed un velo di malinconia le ricoprì gli occhi per un breve istante.
Si sentiva terribilmente in colpa per ciò che era accaduto al suo quasi marito, lo sguardo del principe mentre precipitava la tormentava di notte.
Dare a suo figlio il suo nome le era sembrato un modo per riscattarsi, per chiedere perdono. Louis Bass sarebbe stato amato come meritava il suo omonimo.
Serena cinse le spalle dell'amica, notando che i suoi pensieri erano tornati agli anni passati, quelli che tutti cercavano di dimenticare, ma che ricordavano fin troppo bene.
“B, è un gesto meraviglioso” la rassicurò.
L'atmosfera si era fatta densa di tristezza, ma una carica di allegria fu portata dall'entrata in scena delle due bambine.
Victoria si mise al centro della stanza, chiedendo attenzione agli adulti con un colpetto di tosse, che ricordava incredibilmente la madre.
“Signori, Signore. Siete tutti invitati a seguirmi nell'altra stanza dove si terrà la sfilata di moda delle note stiliste Victoria Eleonor Bass e Roxane Isabelle Archibald. I modelli sono già pronti, prego, dopo di voi”.
Con un accenno di risa, tutti seguirono le bambine, che descrivevano con grande abbondanza di particolari ciò che attendeva i fortunati spettatori.
Quando si furono accomodati la “Grande Sfilata di Natale” ebbe inizio. A vedere i figli costretti dalle due dispotiche bambine a fare avanti e indietro su una passerella improvvisata, con un broncio che raggiungeva livelli storici per il povero Edward, Dan trattenne a stento una risata, che non sfuggì alla Blair in miniatura.
“Desideri sfilare anche tu, Daniel?” chiese maligna la bimba.
Roxy saltellò incontro all'uomo, con gli occhi illuminati dalla gioia: “Oh, zio Dan, sarebbe fantastico! Vuoi, per favore?”
Dan provò con tutte le sue forze a resistere a quel tenero visino, ma era la sua kryptonite. Probabilmente, se la piccina gli avesse chiesto di mettere un orologio, lo avrebbe fatto.
“Andiamo, ragazze, rendetemi più bello di quanto già non sia” accettò alla fine.
“Quanta modestia, Daniel” lo sbeffeggiò il figlio maggiore.
“Andiamo Ed. Sai bene che queste due potrebbero vestirti da fatina”.
La piccola mora si voltò a quelle parole, un sorriso perfido in volto: “Fatina, eh? Roxy, porta anche Ed! Un po' di magia in una sfilata non fa mai male” disse convinta.
Fu così che tutti si ritrovarono a ridere di gusto di fronte a Dan con addosso un lungo vestito rosso e una bacchetta tra le dite, un paio di ali a decorare il tutto e al piccolo Edward con un adorabile tutù rosa e una coroncina piumata.
Il tutto fu immortalato dalla fotocamera di Serena, che rideva di gusto, con accanto il piccolo Alec, che sfogliava un libro, guardandone rapito le immagini.
Nel tardo pomeriggio li raggiunsero anche Jenny, che aveva preso una settimana di ferie dall'atelier francese per cui lavorava.
“Ciao a tutti! Scusate il ritardo, ma l'aereo s-”
Blair la interruppe con un gesto stizzito della mano: “Lo sappiamo, quell'idiota di tuo fratello ce lo ha detto”
“Ehi! Non sono un idiota!” si intromise l'uomo tirato in causa, mentre abbracciava la sorella.
Jenny sorrise al fratello, salutando tutte quelle persone che l'avevano aiutata nel diventare ciò che era: una rinomata stilista in carriera.
Le collaborazioni tra l'atelier per cui lavorava e la Waldorf Design, grazie a lei, erano frequentissime, e questo aveva permesso a Blair di iniziare la sua conquista della moda europea.
“Jenny, ti spiace aiutarmi con un modello mentre sei qui? C'è qualcosa nel disegno che non mi convince” chiese pensierosa Blair alla giovane stilista, che non aveva smesso di adorare la mora.
“Non c'è problema, Blair. Quando vuoi, chiamami” confermò la bionda.
Blair sorrise all'amica. In lei rivedeva sempre un po' di sé stessa, quella che non si fermava mai e che amava la moda con tutto il cuore.
L'arrivo della donna suscitò scalpore tra i bambini: Jenny era la loro beniamina, sia dei nipoti che delle due bambine. Giocava con loro, li consigliava e li aiutava ogni volta che poteva.
Anche il pomeriggio passò nella tranquillità dell'inverno newyorchese, tra biscotti, cioccolata calda, fuoco nel camino e richieste di bambini.
“Ma mamma! Io voglio aprirli ora i regali!! Daiii, per favore!” pregò Victoria, mentre Edward le dava man forte. Voleva i suoi regali e non avrebbe aspettato Will per aprirli.
Serena si avvicinò all'amica, alla quale stava venendo un leggero mal di testa.
“Bambini, che ne dite, di andare a giocare con la neve?” gli occhi dei più piccini si illuminarono.
“Giocare con la neve?” sussurrò Alexander, sollevando il capo dal libro che stava guardando.
La bionda annuì: “Dorota, potresti portare i cappotti ai bambini? E anche sciarpe e guanti. Facciamo un salto a Central Park con zia Jenny e torniamo, ok?”
Tutti annuirono e alla comitiva si aggiunse anche Dan.
“Tornate entro un'oretta. Sono già le 18, tra poco arrivano Jack e Georgina” disse con una lieve smorfia.
Certo, era grata ai due, ma continuava a fidarsi poco, soprattutto di lei. I genitori non avevano niente a che vedere con Will, il loro unico figlio, nato prima che la maledizione entrasse nelle loro vite. Quel bambino era assolutamente adorabile: educato, gentile, spiritoso e tranquillo, Blair lo adorava.
Rimasta sola con Chuck, Vanessa, Nate e Dorota, Blair si assopì, cullata dalle chiacchiere degli altri.
“Allora, Chuck, come sta Blair?” chiese Nate, un po' preoccupato per l'amica. Ricordava l'ultima parte della gravidanza di Victoria. Per lo stress che aveva subito, c'erano state delle complicanze e aveva rischiato di perdere la bambina.
Chuck aveva aiutato la donna con ogni mezzo e, alla fine tutto era andato per il meglio.
L'uomo sorrise, mentre carezzava leggero la testa della moglie, appoggiata sulle sue gambe: “Stanno tutti e tre bene. Dopo Vic, Blair aveva paura che ci sarebbero stati dei problemi anche per Charlotte e Louis, ma fortunatamente non è stato così. Entro giugno nasceranno”.
Vanessa sollevò un sopracciglio, sorpresa: “Prematuri?” chiese.
Chuck annuì: “ Il dottore dice che è normale per i gemelli nascere prematuri” li rassicurò.
Parlarono molto, dei figli, del lavoro, del passato e del presente. Parlarono finché non arrivò una mandria di piccole pesti che raccontava di pupazzi di neve giganti, papere in un laghetto quasi congelato, lotte all'ultima palla di neve e cioccolata calda tra le mani infreddolite.
Mentre Blair apriva gli occhi nella sua camera, dove l'aveva portata Chuck, al piano inferiore si aprivano le porte dell'ascensore rivelando l'altra famiglia Bass.
“Allora nipote, che fine ha fatto la tua adorabile figliola? Il regalo che ho qui tra le mani non si scarta da solo” disse Jack, mentre entrava nel salotto, dando una pacca sulla spalla al migliore socio in affari che avesse mai avuto. Nonostante Chuck fosse molto giovane, aveva un intuito per gli affari e un savoir faire che conquistava tutti quelli che volevano trattare con le Industrie Bass. Si doveva ricordare di ringraziare la moglie per non averlo ucciso quando poteva.
Chuck sorrise allo zio mentre li conduceva dagli altri: “Stava giocando con Roxane e gli altri. Come è andato il viaggio?”
La famiglia era appena tornata da un viaggio in Sud America, come si notava dalla pelle abbronzata dei tre.
“Una favola, Chuckie. Non credo di aver mai passato tante ore in spiaggia in una sola settimana. Un vero peccato essere tornati” rispose Georgina, il cui colorito caramellato confermava le sue parole, così come il tono di voce sognante e vagamente dispiaciuto.
“Georgina, spero che il sole non ti abbia bruciato quel poco di gentilezza che avevi” disse Blair, mentre scendeva le scale per raggiungere tutti quanti.
La mora sorrise glaciale alla sua quasi-cognata: “E io spero che il freddo non abbia congelato la tua, B”.
Serena alzò gli occhi al cielo, quelle due non cambiavano mai: talmente simili, talmente testarde, che non potevano non scontrarsi ogni volta.
“Benarrivati. Will, caro, come stai? Ti sei divertito?” chiese Serena al suo protetto. Come Blair, adorava quel bambino.
Il piccolo di sei anni, con gli occhi azzurri e i capelli neri della madre, ma il viso del padre, sorrise alla donna, avvicinandosi a lei e alla zia.
“Era tutto fantastico, zie! C'erano tantissimi animali strani e il mare era così bello! Ho fatto tante foto con la macchina fotografica che mi avete regalato per il compleanno” disse sorridendo alle due, che lo riempivano di moine.
Victoria rapì il cuginetto in men che non si dica, trascinandolo di fronte al gioco dell'oca a cui i bambini stavano giocando sotto gli occhi degli adulti che facevano il tifo per i loro figli.
Nessuno si stupì quando Roxane vinse la partita. La fortuna della piccola era leggendaria.
“Evviva! Ho vinto! Ora posso avere la storia, zio Dan? Per favore!” chiese la bionda, che stava aspettando la storia dalla mattina.
L'uomo sorrise alla piccola: “Dopo cena, tesoro, te lo prometto. Intanto che ne dite di aprire i regali?”
La gioia si dipinse sui volti dei bambini mentre si fiondavano sulla pila di scatole infiocchettate sotto l'albero.
Tra carte, risate e giochi arrivò l'ora di cena, durante la quale, l'atmosfera gioiosa fu turbata, secondo Dan, da una notizia spaventosa.
Jenny, dopo il dolce, si alzò, richiamando l'attenzione degli altri, colpendo leggermente il bicchiere con la forchetta.
Si schiarì leggermente la voce: “Ne approfitto per darvi una bella notizia. Come tutti sapete, ho trovato l'amore a Parigi-”
“Continuo a dire che quel Damien non mi convince per niente” borbottò Dan, guadagnandosi occhiatacce dalla metà femminile del tavolo.
“E sono felice di annunciarvi che... Abbiamo deciso di sposarci!” continuò col sorriso sulle labbra la ragazza, le guance leggermente arrossate.
Mentre le varie donne le facevano i complimenti, si sentì un tonfo.
La risata di Victoria riempì la sala: “Zio Dan è svenuto!” esclamò divertita.
Tra il divertito stupore generale, Dan sbatté piano le palpebre, capendo cosa fosse successo.
Iniziò a blaterare di come fosse sbagliato sposarsi prima dei trent'anni, che non si fidava di quel Damien e via dicendo, finché i bambini non gli ricordarono la sua promessa.
Guidati da Roxy, tutti si accomodarono in salotto, gli adulti seduti sui divani e i bambini ai piedi della poltrona su cui era seduto Dan.
Victoria stringeva tra le mani un libro che porse all'uomo non appena si dichiarò pronto.
La voce di Dan si fece strada tra di loro, raccontando una storia che tutti conoscevano.
“ Tanto tempo fa, in un paese lontano un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare il principe era viziato, egoista e cattivo...”
E così, si raccontò di un principe nella sua prigione in mezzo alla città, di un candelabro che amava una giovane donna, di un orologio coraggioso, di molti altri oggetti che aspettavano che la maledizione fosse spezzata, di un uomo che non era stato amato quanto meritava e dell'amore di una donna per una bestia a cui donò il proprio cuore.





Angolo Autrici.
OMMIODDIO CE L'HO FATTA A SCRIVERLO TUTTO 'STO CAPITOLO DEL CAVOLO!! (Marty) Non avete idea di cosa sia stato a scrivere questo capitolo. Ci ho messo un mese UN MESE, a trovare un modo per continuarlo. Non vogliono essere felici i dementi.
Quindi, sorvolando sulla mia sofferenza, che ne pensate? Io, personalmente adoro Will e Alec *noo, io non ho preso metà dei nomi spudoratamente da Shadowhunters, cosa dite*. Chi vi è piaciuto delle piccole new entry? Ovviamente, Victoria è un riferimento all'episodio Chair che tutti voi ricordate, a.k.a il “Victor Victrola” <3 Che altro dire, i due epiloghi sono collegati e questo è antecedente a quello che seguirà.
Un'altra cosuccia, avete notato che J e G si conoscevano prima della maledizione? Tutta colpa mia (Marty), e... *rullo di tamburi* ci sarà una shot a riguardo! (questa è un'idea di Fede però u-u) Che ne pensate?
E ora vi lascio a quei dementi tesori dei personaggi.

Angolo Cast.
Victoria- Ciao a tutti! Io sono Victoria! Vi è piaciuto il capitolo? A me tanto :3 Cosa vi è pia...
B- Vic, calmati. Lascia parlare anche gli altri.
Ed- Giusto, Eleonor, lascia parlare gli altri.
Vic- NON CHIAMARMI ELEONOR!
Roxane- Ci farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, vero papà?
N- Esatto, tesoro. Aspettiamo le vostre recensioni
D- Nel frattempo ringraziamo chi ha recensito l'avviso delle decerebrate di sopra.
M&F- EHI!
Violinda *Sono piuttosto sicura che questo nome non esiste*- Ben detto Dan u-u
C- Quindi grazie a Charlie Hudson, gior_gia_28, XoxoK, bagigia98 e Novalis.
Do- Waffle col gelato a questo giro?
S- Perché noi non riceviamo mai dolci?
F- Non ve li meritate u-u
Will- Nemmeno noi bambini?
*M&F iniziano a distribuire dolciumi ai più piccoli perché loro se li sono meritati u-u*
Alec- Evviva! *addenta un biscotto e torna al libro illustrato che ha in grembo*
Ja- Il nostro piccolo manipolatore: ottiene già i suoi primi biscotti :')
G- Dobbiamo essere fieri di lui.
J- Ma com'è che voi due vi conoscevate già?
Ja- Affari nostri è-é
Mon- Ora basta, chiudiamola qui che è meglio u-u
Tutti- Al prossimo (e ultimo) capitolo!

  
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