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Autore: DevilBrother    13/07/2014    2 recensioni
Una città... Un ragazzo... La verità.
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Amo guardarli mentre si allenano nella grande arena.
Vorrei essere come loro, ma non posso.
Ogni giorno alle cinque di pomeriggio vengo qua, mi siedo sugli spalti e li osservo mentre tirano pugni e calci a manichini o addirittura fra loro. 
Adoro i Guardiani e il loro lavoro.
Suona la Grande Tromba; la sua musica riecheggia tra le alte pareti dell’arena, come se fosse un grido di battaglia.
Tutti si accerchiano al centro del Campo e iniziano a riscaldarsi per il combattimento a corpo a corpo.
Il primo a iniziare è Steve Harris, il Fulmine Blu
Il suo sfidante è un novizio entrato da poco; se non sbaglio dovrebbe chiamarsi Samuel Walker. Non so molto sul suo conto, tranne che ha una muscolatura abbastanza scolpita.
Mi alzo in piedi e inizio a esultare e tifare per Harris, urlando a squarciagola; continuo finché non sento un dolore alla guancia e cado a terra stordito.
-Ahia!- Esclamo.
-Max! Muoviti!-
-Mamma?!? Cosa ci fai qui? E come mi hai trovato?- Chiedo stupito.
-Non sono cose che ti riguardano… Ora cammina, c’è molto lavoro al magazzino.-
Cerco di protestare ma mi zittisce subito.
Ci avviamo assieme e durante tutto il tragitto mia madre mi tira con forza per un braccio.
Osservando il suo volto noto che è di un rosso acceso, talmente tanto che se non la conoscessi, l’avrei scambiata per un Peperone Ambulante!
Mia madre si chiama Celia Tyler ed è una donna splendida; ha un carattere forte, ma sa essere anche molto dolce. Ha degli splendidi capelli biondi che le arrivano alla schiena e le incorniciano la faccia come se fosse un magnifico quadro. I suoi occhi sono di un color ghiaccio talmente profondo da far rabbrividire.
E’ severa e pretende molto da me… d’altronde sono l’unico su cui può contare.
Arriviamo a casa per le sette di sera.
Casa mia è molto lontana dall’arena, perciò la strada da percorrere è abbastanza lunga. Appena entrato in soggiorno mi getto a tuffo sul divano, tanto pesantemente da far uscire qualche piuma dall’imbottitura. Non faccio in tempo neanche a stendermi che mia madre mi butta, letteralmente, per terra.
-Max alzati! Ti ho fatto venire per lavorare non per dormire, muoviti!-
-Mamma, sono stanco… La settimana scorsa ho lavorato pesantemente. - Le faccio capire io.
-Non mi interessa!- Replica lei.
- Basta! Da quando è scomparso Papà sei cambiata, non sei più la stessa! So che sei stressata e arrabbiata, ma non puoi scontare la tua rabbia su di me!- Le urlo io in lacrime.
Dopo qualche secondo mi tira uno schiaffo, tanto forte da farmi colorare la guancia completamente di rosso.
Esita un attimo e scoppia a piangere, mi abbraccia e mi sussurra in un orecchio.
-Scusami… Scusami tanto Max. So che è dura passare la vita in questa maniera,                             ma è l’unico modo che abbiamo per vivere.
Quando c’era tuo padre, tutto andava per filo e per segno. Lui dirigeva il magazzino, le entrate e le uscite dei fornitori e pagava tutte le bollette.
Ora che non c’è più, non so cosa fare.
Conto su di te. Sei tu il Capofamiglia ora.- Mi dice sorridendo e asciugandosi le lacrime.
-No scusami tu, hai ragione.- Le rispondo io.
Mi dirigo velocemente in camera mia, apro la cassettiera, prendo una maglia bianca sbracciata e un pantalone vecchio e usato, infilo delle scarpe, mi vesto e corro.
Passo di fretta per la cucina e prendo le chiavi della porta; mia madre mi saluta, ma non riesco a rispondere perciò le faccio solo un cenno con la mano.
Apro il garage e trovo la più grande confusione.
Mi alzo le maniche e inizio a darmi da fare, mettendo a posto le cassette un po’ qua e un po’ la.
Dopo un’oretta d’intenso lavoro il magazzino torna in ordine, ma io cado a terra senza forze e chiamo mia madre.
Lei arriva di corsa con un bicchiere d’acqua, mi fa bere e appoggia sulla mia fronte un panno bagnato.
-Bravo Max! Sono fiera di te. Per oggi basta, continueremo domani.
Mi accompagna in camera, toglie i vestiti sporchi dalle coperte, stende le lenzuola pulite, mi sfila le scarpe dai piedi e mi fa stendere sul letto.
Riesco a dormire per un paio di ore, non più, poi vengo svegliato da mia madre.
-Tesoro vuoi qualcosa da mangiare?- Mi chiede lei dolcemente.
-Si mamma, grazie.- Le rispondo io mentre cerco di aprire gli occhi.
-Allora vieni, la cena è pronta.- Mi dice lei sorridendo
-Va bene, ora arrivo.
Dopo qualche minuto mi alzo, infilo le pantofole e inizio a camminare per il corridoio.
Arrivo in cucina, mi siedo e accendo la televisione.
In Tv c’è un bellissimo film, “Il Grande Incontro”, che tratta di un pugile intento a farsi gloria sul ring.
A un certo punto il segnale s’interrompe e un annuncio appare sullo schermo: “IMPORTANTE”.
 Un giornalista inizia a parlare.
-Ci scusiamo per l’interruzione del programma, ma ci è appena giunta in redazione una sconvolgente notizia: La Rivoluzione è iniziata.- Afferma il giornalista nervosamente.
Chiamo mia madre più forte che posso, ma non c’è n’è bisogno.
Era lì, ad ascoltare, aveva gli occhi sgranati e trasudava terrore.
 
   
 
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