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Autore: Old Boy    14/07/2014    2 recensioni
Serie di racconti ispirati a canzoni che sono entrate nella mia vita e non sono più uscite
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1. It's All Over Now, Baby Blue - Bob Dylan
2. Horseshoes and Handgrenades - Green Day
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IT’S ALL OVER NOW, BABY BLUE

Appendo l’ultima foto alla parete, completando così il lavoro che porto avanti da mesi, da quando Giulia è andata via di casa. Allungo la mano verso il cellulare e avvio la canzone che ascolto da settimane in loop.

You must leave now, take what you need, you think will last…” canta Bob Dylan, riecheggiando per tutta la casa vuota. Un anno fa la casa era completamente diversa: sempre chiassosa, sempre piena di gente, un posto dove non ti potevi annoiare, dove ci si poteva divertire sempre.

But it’s all over now, Baby Blue

Già, proprio così. La prima ad andarsene è stata Elena, partita per l’Erasmus, in Spagna, lasciandoci su letto le sue calze a righe che amo tanto assieme alla nostalgia dei suoi occhi verdi e delle sue lentiggini.

Poco dopo Tommaso e Lucia hanno deciso di andare a vivere da soli, per iniziare a costruirsi una loro famiglia. Sapevamo da mesi che avevano preso questa decisione, ma è stato comunque triste vederli preparare le valigie. Io ho aiutato Lucia a mettere via la sua roba e, mentre mettevamo nelle scatole tutti i suoi oggetti che adornavano la libreria, mi ha messo tra le mani una fatina, che le somigliava molto. Non disse niente, ma avevamo entrambe le lacrime agli occhi.

This sky, too, is falling over you…

E poi è andata via Giulia, facendo finta di aver dimenticato la sciarpa con cui eravamo andate al nostro primo concerto da sole, ed è stato lì che ho capito che ci stavamo separando esattamente come i petali che volano via da un soffione e ho deciso di iniziare il mio progetto. Ormai la stanza, che prima dividevo con Giulia ed Elena, era tutta mia e, anche se più volte ci eravamo lamentate a vicenda del disordine delle altre, mi mancavano e la notte mi sentivo sola.

In casa, comunque, eravamo rimasti in tre: io, Daniele e Marco, che dormivano nella stessa stanza. Dopo la partenza di Giulia passarono quattro mesi prima che n altro di noi andasse via. Una sera, in cui eravamo già in camera e io continuavo il mio lavoro, sentii gridare Daniele e Marco dalla loro stanza, poi sbattere la porta, così uscii velocemente, per vedere cosa stesse succedendo. Trovai Daniele già sul pianerottolo con il suo trolley e, come mi sentì arrivare, si girò e mi sorrise. Lo abbracciai, lui mi mise un’audiocassetta nella tasca posteriore dei jeans, un’audiocassetta dei Queen.

All your seasick sailors they are rowing home

Marco non mi spiegò perchè litigarono, anche perchè in casa, da quella sera, regnava il silenzio, che rendeva pesante la vita quotidiana e anche lui poi se n’è andato. Fermo sullo stipite della porta di camera mia, mi ha detto che aveva trovato un buon lavoro all’estero, io, seduta sulla scrivania a gambe incrociate, intenta nel mio progetto, aveva alzato appena le spalle, per girarmi soltanto quando si ritrovò dietro di me, dandomi un lieve bacio sulle labbra. Quando uscì dalla stanza lasciò accanto a me un piccolo album di fotografie.

The lover who just walked out your door has taken all his blankets from the floor

Mi alzo, guardando con soddisfazione sia il piccolo scaffale che ho costruito per mettere tutti gli oggetti che i miei amici mi hanno lasciato la parete tappezzata di foto, cartoline, testi di canzoni, scontrini e quant’altro abbia saputo rappresentarci in questi anni insieme, passati a divertirci, ma anche a crescere.

In questi mesi ho lavorato sodo, non solo per il patchwork gigante, ma anche per guadagnare abbastanza per poter comprare l’appartamento, per non vanificare tutto, per non andarmene, anche se suggerito da Bob Dylan nella prima strofa della sua canzone, perché forse non “it’s all over now, Baby, Blue".

   
 
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