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Autore: Agnese_san    14/07/2014    0 recensioni
Il pacco era piccolo, quasi certamente un quadro, pensò lei rabbrividendo e prendendo il suo coltello.
Apri I Tuoi Occhi, pensò, tirando un bel respiro, mentre tagliava lentamente la carta. Si aprì come un fiore, rivelando un esplosione di colori – porpore e dorati e rosa da sogno. Un cielo. L’enorme panorama di un cielo alieno.
Come qualcosa che arrivava dritto dai suoi sogni.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liz Parker, Max Evans, Michael Guerin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Parte 1





Tu ancora intatta sposa della quiete,
Tu figlia adottiva del silenzio e del tempo lento,
Narratrice silvestre, che puoi così esprimere
Un racconto fiorito più dolce della nostra rima:
Quale leggenda ornata di foglie sovrasta la tua forma,
Di divinità o di mortali, o di entrambi,
A Tempe o sulle vallette dell'Arcadia?

John Keats Ode su un'Urna Greca




Fregio. Un momento immobile nel tempo, figure che danzano l'una con l'altra, mani protese, ombra e luce. Antiche battaglie combattute, le cui sorti furono decise molto tempo fa, eppure ancora protese verso la lotta fino a quando rimarranno intatte come sculture.

Un'arma levata, un cavallo che si impenna, un momento perso nel tempo.

Un impero che crolla.

Era stata al British Museum e aveva studiato le collezioni di antichità, eD aveva calpestato il terreno del Partenone. Sola … sempre sola. Nelle sue memorie e nei suoi ricordi non aveva importanza che Maria avesse solcato l'Atlantico per fare con lei un viaggio in Europa. O se qualche ragazzo, facente parte del programma di scambi culturali, avesse chiesto di andare con lei al museo.

Per quanto poteva ricordare, era sempre stata distaccata, aveva studiato drammi antichi, catturati nella pietra – domandandosi come quei grandi personaggi, mitologici ed immortali, ancora si spegnessero di lenta morte, dopo innumerevoli anni. Eppure, al contrario di Liz Parker, loro non erano soli. No, erano stati accompagnati all'ultima soglia dalle mani di artigiani e scultori, e ancora durante gli anni, dagli studenti.

Fregio. Un termine che aveva imparato nella prima lezione di storia dell'arte otto anni prima. Il termine che definiva una scultura decorativa e un ornamento su una costruzione, come i templi della Grecia e di Roma.

E per qualche ragione, lei li sognava tutte le notti.

Nelle sue notti, c'era sempre la collina con macchie di colore piene di luce, un posto esotico come Atene o Roma. Un palazzo crollato, rovine tutte intorno. Frammenti di pietra e ornamenti. Rocce e calore che ondeggiavano come in un miraggio nel deserto.

E poi i fregi.

Un comandante, servi che si inchinavano, qualche volta soldati. Pagine che scorrevano in libri di storia … diapositive sul muro della classe del suo college. Un caleidoscopio di re e imperatori, tragedie e rovine.

E sempre quello strano cielo, come dipinto da un pittore impressionista, tutto rosa e porpora e chiazze di colore. Troppo luminoso. Alieno.

Proprio come adesso, mentre Liz giaceva sulla schiena ai piedi del tempio, le braccia spalancate, immobilizzata, insensibile. Osservando le nuvole scorrere sulla sua testa nel cielo di porpora. Troppo velocemente, mentre il sole cominciava a tramontare con incredibile velocità e lei rimaneva immobile. Le sue mani diventavano fredde, i suoi piedi freddi e paralizzati.

E sempre il suo viso doleva dello stesso terribile dolore. In modo particolare la mascella, mentre lei si sforzava di parlare, ma riusciva a malapena a piangere in cerca di aiuto.

Aiutami, gemette nella sua mente. Amami, guardami… senti la mia presenza. Guariscimi.

Eppure lei rimaneva sola, l'anima spezzata … e incapace di profferire parola.

******

Liz si svegliò di soprassalto, le lenzuola sudate che intrappolavano il suo corpo. Si afferrò la gola, aprendo la bocca senza riuscire ad emettere un suono. Dio, perchè era così reale, il bisogno terribile di urlare? La sua camicia da notte era bagnata di sudore, e i capelli appiccicati al collo.

Si massaggiò la mascella, che ancora le doleva. Il suo dentista le aveva detto che digrignava i denti di notte, ecco perchè si svegliava con quel dolore. Eppure non riusciva a trovare altri sintomi o niente che potesse spiegare quel terribile senso di sofferenza al viso durante il suo sonno.

Ricadde indietro sul materasso, tirandosi addosso le coperte, desiderando che i suoi sogni finissero. E si domandò perchè fossero cominciati durante il suo primo anno di università, una nevosa mattina in Virginia … esattamente un anno dopo la morte di Max Evans.

***

Liz sorseggiò il caffè, tirandosi la giacca attorno alle spalle. Gli inverni a Santa Fe mordevano dal freddo, con improvvise ventate gelide. Ma lei amava le luci che brillavano nel buio della plaza, e quanto fresca l'aria invernale fosse quando le riempiva i polmoni. Roswell non era mai stato così, con la sua aria polverosa e il suo caldo da mettere I brividi.

Liz aveva comprato una piccola casa a pochi isolata dalla plaza, il che significava che poteva andare a piedi fino alla sua galleria d'arte in pochi minuti. Una cosa molto comoda, dato che lei viveva praticamente nel suo piccolo negozio d'arte in centro, e per lo più vi si recava a piedi quando era ancora buio. Solo per tornare a casa ben oltre dopo il tramonto.

Gettò un'occhiata all'orologio, stringendosi al collo la sciarpa di lana e soffiando piano sul suo caffè. Le 6.30 del mattino. Di nuovo in ritardo, pensò, ridendo ironicamente, mentre la plaza finalmente appariva alla vista. La sua galleria era sistemata in un angolo lontano, probabilmente nel palazzo meno affascinante del cuore della città.

Buffo come erano andate le cose, così diverse da come lei le aveva sempre immaginate. Per anni suo padre le aveva offerto un lavoro al Crashdown, suggerendo che lei aprisse un altro caffè dall'altra parte di Roswell. Ma l'idea di entrare negli affari di famiglia non l'aveva attratta. Come era ironico che, alla fine, lei fosse diventata più imprenditrice di quanto suo padre avesse mai potuto immaginare – e conducesse ora una vita confortevole, non solo dirigendo la galleria, ma anche rappresentando gli artisti per lavoro.

Suo padre aveva potuto a malapena contenere il suo orgoglio, quando si era vantato con tutti i loro amici a Roswell, che sua figlia avesse ereditato il vecchio acume dei Parker per gli affari. E quando lei volava a New York, quattro volte l'anno, lui era il primo a chiamare la sua camera d'albergo ogni sera, per sapere come fossero andati gli affari a Soho.

Liz arrivò fino all'ingresso della galleria e si fermò, recuperando la chiave dalla tasca con le mani avvolte in spessi guanti. Sembrava che non riuscisse ad afferrarla e si avvicinò il bicchiere del caffè contro il petto.

E fu allora che lo vide, ordinatamente appoggiato all'angolo della porta d'ingresso, proprio contro la porta di vetro. Era avvolto in una tesa carta marrone, legato con un semplice pezzo di spago. Più piccolo che grande, in attesa, come un biglietto da visita.

Aggrottò per un attimo la fronte, sentendosi presa alla sprovvista. Era abituata a ricevere richieste e opere non sollecitate, artisti alla disperata ricerca dell'attenzione di un agente. Ma di solito arrivavano per posta o per corriere, e le note via e-mail.

Nessuno le aveva mai semplicemente lasciato un pacco sulla porta così, come un talismano fatato nella notte.

Liz continuò a fissarlo, e si domandò quale genere di disperato artista avrebbe potuto lasciare il suo lavoro alla sua galleria in questo modo, senza garanzie che non sarebbe stato rubato o semplicemente buttato via senza nessuna considerazione.

Ma la curiosità ebbe la meglio, e lentamente si inginocchiò fino a prenderlo fra le dita guantate. La carta marrone crepitò come le foglie secche, quando lei lo tirò su e fu allora che vide il semplice biglietto bianco che era attaccato al pacco.

Non era indicato nessun nome di artista, nessun numero di telefono o indirizzo. Solo un semplice messaggio.

Apri I Tuoi Occhi.

****

"E va bene, lo so che lo hai lasciato tu." disse Liz tenendo la cornetta contro l'orecchio mentre scriveva una email di risposta ad un fornitore di New York.

"Non so di che diavolo stai parlando." sbuffò Michael dall'altra parte della linea. Sembrava stanco e stizzito, anche se lei aveva pazientemente aspettato fino alle 10 del mattino, ora prima della quale Michael non voleva ricevere telefonate.

"Michael, non è divertente."

"Non ho fatto niente!" gridò lui impaziente. In sottofondo si poteva sentire la musica echeggiare nel suo loft. "Sto parlando seriamente, non ho idea di che diavolo tu stia parlando."

"Sto parlando dello strano pacco che mi hai lasciato alla galleria, nel bel mezzo della notte."

"Io stavo dormendo, nel bel mezzo della notte."

"Sarebbe la prima volta." ribattè lei. Michael di solito dipingeva fino alle 3 o alle 4 del mattino, quindi dormiva fino almeno alle 10.

"Ho un blocco." si lamentò lui.

"Dovrei essere preoccupata?"

"Grazie per la piacevole chiacchierata."

"Non fa parte del mio lavoro intrattenerti in piacevoli chiacchierate." ritorse lei, girandosi sulla sedia quando la piccola campanella sulla porta suonò. Un coppia di anziani, chiaramente turisti, era entrata nella galleria. Abbassò la voce, voltandosi verso il computer. "Il mio lavoro è mantenerti in riga. New York aspetta qualcosa da me nel giro di due settimane."

"Sì, Liz, da te".Rise lui, e lei lo sentì sorseggiare il caffè. "Non significa da me."

"No, Michael, Leon vuole tre nuovi quadri da te."

"Hai bisogno di cercare qualche nuovo talento." propose lui a bassa voce. "Sai perché sono in questo … "

"Per i soldi."

"Ehi, l'ultima volta che ho controllato, quella eri tu, gioia."

"Perché mi hai lasciato questo quadro?" chiese lei insistendo ancora, sapendo di suonare irritata.

"Adesso riattacco." disse lui e prima che lei potesse aprire bocca, la linea tornò libera.

Lei girò la sedia della sua scrivania e fissò il pacchetto sul bancone. Ancora non lo aveva aperto, dato che lo aveva trovato così misteriosamente. Invece, aveva aspettato di chiamare Michael, anche se sapeva che questo genere di cose non era da lui, nonostante l'insistenza con cui lo aveva attaccato; Michael era troppo ragazzino. Di solito portava i suoi quadri alla galleria con molta ostentazione, eccitato nell’ attesa delle reazioni e dell'apprezzamento di lei. Lasciare un suo lavoro in quel modo, specialmente così facile preda per i ladri, non era semplicemente nel suo stile.

Ma lei aveva sperato che, in qualche modo, lui le potesse offrire una spiegazione, dirle che apparteneva a qualche suo amico artista in città. Aveva bisogno di qualche tipo di spiegazione, per ragioni che non poteva spiegarsi quel pacco la disturbava. Come se avesse visto di sfuggita un sosia, qualcuno che assomigliava ad un amico perduto ma non lo era, il pacco la innervosiva.

*****

Stava cercando Max nella folla ormai da 8 anni. Per 8 anni, attraversando i continenti, spostandosi nelle metropolitane di New York, camminando negli aeroporti, lei lo aveva sempre cercato. E aveva sobbalzato innumerevoli volte, anche solo vedendo di sfuggita uno sguardo dagli occhi verdi. O un naso diverso o un diverso mento. Mai Max, per quanto impegno lei avesse messo nel cercarlo. Lei cercava, anche sapendo che lui era morto, solo perché non poteva smettere di farlo. Le vecchie abitudini sono dure a morire.

Così, adesso, il dipinto era sulla sua scrivania, ordinatamente avvolto nei confini del suo involucro marrone. E, in qualche modo, a lei ricordava quegli stranieri sui treni, uomini che si giravano sulla Quinta Strada … momenti fermi nel tempo, pieni di possibilità.

Il pacco era piccolo, quasi certamente un quadro, pensò lei rabbrividendo e prendendo il suo coltello.

Apri I Tuoi Occhi, pensò, tirando un bel respiro, mentre tagliava lentamente la carta. Si aprì come un fiore, rivelando un esplosione di colori – porpore e dorati e rosa da sogno. Un cielo. L’enorme panorama di un cielo alieno.

Come qualcosa che arrivava dritto dai suoi sogni.

* * * * *

N.d.T: Non ho tradotto io questa storia. L'ho trovata già tradotta su un sito che purtroppo è stato cancellato. L'ho salvata in tempo ed è molto bella quindi a voi la lettura :D
   
 
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