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Autore: Kiyoshi    15/07/2014    2 recensioni
Aika era comparsa di nuovo, dopo giorni.
[…]
Dove mi stai portando?
“In un posto sicuro, un posto in cui potremmo stare insieme."
[…]
“Non puoi abbandonarmi per lui. Lui se ne andrà, prima o poi. Io rimarrò per sempre. Qualunque cosa succeda...”
E se lui rimanesse con me?
[...]
(Accenni Bang/Zelo)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Yongguk, Zelo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Annyeonghaseyo!

Vorrei farvi degli appunti:
Ho messo rating giallo perché affronta, seppur in modo superficiale, argomenti delicati.
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate. 
Se la storia verrà apprezzata, metterò un capitolo extra.

Buona lettura!

Kiyoshi.

 

                                                   



                                                 
 

Dedicato sempre ad Alessia, la mia migliore amica.




“Perché vuoi illuderti, Junhong?”.

Junhong si svegliò.

La sua fronte era impregnata di sudore.

Aika era comparsa di nuovo, dopo giorni.


Non mi sto illudendo, Aika.

“Ne sei sicuro, Junhong? Credi che lui possa amarti?”.

Lui mi ama.

“Nessuno ti ama, Junhong.”

Perché? Perché nessuno può amarmi?

“Perché tu non appartieni a questo mondo. Devi fuggire. Vieni con me e sarai libero."

Libero da che cosa, Aika?

“Dai pregiudizi, dalle persone cattive. Vieni con me, Choi.”

 

Lui si alzò dal letto silenziosamente, cercando di non far rumore per non svegliare il compagno che ancora dormiva beatamente sotto le coperte.
Si erano amati quella notte.
Quella notte, Junhong si era sentito amato e protetto per la prima volta nella sua vita.

 

Si guardò intorno per cercare Aika. La trovò vicino alla porta, con una mano tesa verso di lui e un sorriso che lo invitava a seguirla. Doveva farlo?
Junhong non ci pensò nemmeno.
Lo fece senza riflettere: prese la sua mano e la seguì.


Dove mi stai portando?

“In un posto sicuro, un posto in cui potremmo stare insieme.”

Non capisco.

“Perché sei qui dentro?”

Dicono che sono malato.

“E perché lo dicono?”

Perché ti vedo. Perché ho fatto delle cose che non avrei dovuto fare...

“Loro vogliono portarti via da me, Choi. Vogliono separarci. Non possiamo permetterlo, non è così? Io sono tua amica. Ti ho aiutato. Non possiamo permetterlo.”

No, non possiamo permetterlo.

“Non puoi abbandonarmi per lui. Lui se ne andrà, prima o poi. Io rimarrò per sempre. Qualunque cosa succeda...”

E se lui rimanesse con me?

“Perché dovrebbe farlo? Lui sta insieme a te solo per pietà. Perché dovrebbe stare con te? Ti ricordo che è il figlio di colui che ti costringe a prendere le medicine.”

Io odio le medicine.

“Se vieni con me, non le dovrai più prendere. Sarai libero.”


Choi, insieme ad Aika, arrivò al tetto di quella casa di cura in cui era costretto a stare dalla madre. Vi arrivò grazie ad una chiave che aveva preso alla vecchia infermiera dopo che Aika gli aveva ordinato di rubarla.
Lui, anche se scettico, aveva ubbidito. Non le aveva chiesto il motivo.

Lui si fidava di Aika. Lei lo aveva aiutato sin da quando era piccolo. Quando suo padre, ormai defunto, lo picchiava con la cinghia di cuoio e sua madre stava in silenzio a guardare suo figlio ricevere quelle ingiuste punizioni. Aika era sempre accanto a lui a confortarlo quando non c'era nessuno, per questo si fidava di lei.


Perché non posso avere una vita normale?

“Perché sei speciale, sei diverso. Non fa per te questo mondo. Sei troppo fragile.”

Potrei provarci. Yongguk potrebbe aiutarmi.

“Yongguk? Ti ho già detto che lui se ne andrà. Perché non vuoi ascoltarmi? Choi, nessuno ti ama. Nessuno. Solo io. Tu hai solo me.”

Lasciami in pace! Esci dalla mia testa!

“Cosa?!”.

Junhong incominciò ad urlare, affondandosi le unghie nel volto provocandosi graffi che presero a sanguinare. La consapevolezza di ciò che stava facendo lo distruggeva.
Aika era l'unica persona che aveva.

E se dicesse la verità?

Se Bang se ne andasse davvero?

Non poteva lasciarla andare.

Non voleva rimanere solo.

Lei aveva ragione.

 

“Vuoi che me ne vada? Lo vuoi?”

No, non andartene. Scusami.

“Bene, vieni con me.”

 

Aika gli prese la mano e insieme incominciarono a camminare verso il vuoto.
Arrivati al cornicione, Choi si fermò.

 

“Sei libero. Ti ho aperto la gabbia in cui eri costretto a vivere. Vola, prima che sia troppo tardi. Sii libero.”


Junhong saltò e in quel momento si sentì libero. Il vento gli scompigliava i capelli e il pigiama che indossava. Stava volando. Era libero. Sentì l'impatto con il cemento e l'ultima cosa che vide fu il viso di Aika che rideva.

Poi...il buio.

Junhong Choi aveva provato a lottare, ma Aika aveva vinto.

   
 
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