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Autore: virgo78    16/07/2014    1 recensioni
-Se ne è andato!- la ragazza cadde sulle ginocchia, grosse lacrime rigarono il suo viso roseo. Il vento gelido della Siberia portò lontano il suono di quelle parole. Una calda mano si poggio sulla sua spalla destra, Maia alzò lo sguardo verso il suo maestro – lo rivedrai… Cristal ha terminato il suo addestramento – disse l’uomo scrutando l’orizzonte come se cercasse qualcosa- e a te manca poco, poi lo rincontrerai.- le sorrise guardandola negli occhi celesti ancora umidi di lacrime, la ragazza annuì e si alzò da terra. Maia si avviò verso la casetta che per tanti anni aveva condiviso con il suo compagno d’armi, ora avrebbe affrontato da sola l’ultima prova…
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 
 
-Se ne è andato!- la ragazza cadde sulle ginocchia, grosse lacrime rigarono il suo viso roseo. Il vento gelido della Siberia portò lontano il suono di quelle parole. Una calda mano si poggio sulla sua spalla destra, Maia alzò lo sguardo verso il suo maestro – lo rivedrai… Cristal ha terminato il suo addestramento – disse l’uomo scrutando l’orizzonte come se cercasse qualcosa- e a te manca poco, poi lo rincontrerai.- le sorrise guardandola negli occhi celesti ancora umidi di lacrime, la ragazza annuì e si alzò da terra. Maia si avviò verso la casetta che per tanti anni aveva condiviso con il suo compagno d’armi, ora avrebbe affrontato da sola l’ultima prova…
 
I primi raggi del sole invasero la stanza, Maia aprì gli occhi a fatica; “di nuovo lo stesso sogno” sospirò. Chissà se quel passato l’avrebbe mai abbandonata. Non era più tornata in Siberia dopo la morte del suo Maestro, ciò che più gli aveva spezzato il cuore era stato l’aver saputo che chi aveva messo fine alla vita del Maestro dei ghiacci prima e, di Aquarius dopo era stato Cristal. Anche lei come il suo amico, per volontà di un padre legato alle tradizioni, aveva intrapreso l’addestramento per diventare un cavaliere di Atena. Con enormi difficoltà era riuscita a conquistare l’armatura delle Pleiadi, aveva fatto ritorno in Grecia la sua Nazione d’origine, dove aveva trovato un padre orgoglioso di quella figlia che aveva cresciuto come un maschio. Quel senso di orgoglio era durato poco. Il suo ritorno in Siberia e la sconcertante verità sulla morte del maestro dei ghiacci l’aveva allontanata da quella strada che la sua famiglia aveva seguito per generazioni. Con grande disappunto del padre Maia aveva deciso di non recarsi al cospetto di Atena, come tutti cavalieri dovevano fare, ma di continuare per una sua strada senza padroni.
Era iniziato cosi il suo cammino “da lupo solitario”.  Aveva incontrato molti nemici e difeso molti innocenti finché, voci di una guerra lontana verso un mostro di nome Arago, l’avevano portata a Tokyo. Li Maia aveva conosciuto cinque giovani, i samurai, con poteri simili al suo che non seguivano alcun padrone ; il loro spirito guerriero nasceva dalla volontà di distruggere il male intorno a loro, di cui Arago e i suoi scagnozzi ne rappresentavano l’incarnazione.
Lì in quel gruppo aveva trovato non solo compagni d’arme che condividevano i suoi ideali, ma anche amici fidati cui però aveva rivelato solo una parte della sua storia. Maia, infatti, non aveva mai spiegato il motivo del suo ripudio verso l’ordine dei cavalieri di Atena,  molte volte gli era stato chiesto ma lei aveva cercato di aggirare comunque la domanda. I Samurai avvertendo il suo disagio avevano fatto cadere l’argomento fino a non domandargli più nulla del suo passato.  
Come poteva una Divinità chiedere a un discepolo di uccidere non uno ma entrambi i suoi maestri e come poteva un discepolo, per quanto devoto alla sua Dea, levare una mano contro chi lo aveva reso cavaliere. Queste erano le domande che accompagnavano Maia ogni qual volta che i suoi pensieri tornavano ai tempi dell’addestramento quando, nonostante le avversità di una natura incontaminata dove i segni di vita si riducevano a qualche villaggio sparso qua e là, la vicinanza di un amico e del suo Maestro rendeva tutto più facile. Maia si alzò di scatto buttando di lato le coperte e si avviò verso il bagno, una doccia avrebbe lavato via quei ricordi spiacevoli.
Uscì dal bagno con ancora indosso l’accappatoio, il leggero bussare alla porta la fece sussultare:

 
  • Si ?- domandò
  • La colazione è pronta principessa!!!-
La voce di Rio la fece sorridere.
 
  • Grazie, arrivo subito!!!-
Sentì i passi di Rio farsi sempre più lontani, cominciò a cambiarsi in tutta fretta senza preoccuparsi di asciugarsi i lunghi capelli.
Aveva imparato ad apprezzare ciascuno dei cinque ragazzi,  ognuno con un carattere diverso: Rio che non si tirava mai indietro negli scontri ed era sempre pronto a rischiare la vita per i suoi amici e per i più deboli; Simo il più pacifico del gruppo; Shido il più impulsivo; Kimo il più giudizioso fra i cinque e infine Sami il più riflessivo fra tutti. Con quest’ultimo  Maia non era riuscita a instaurare lo stesso rapporto che aveva con gli altri; aveva l’impressione di trovarsi un muro davanti.
Aprì la porta e scese rapidamente le scale. Un profumo di uova strapazzate e pane tostato le riempì le narici.

 
  • Mmm che profumino- esclamò sulla soglia della porta della cucina.
Kimo la guardò sottecchi e sorrise.
 
  • Siediti – disse cercando di assumere un tono severo – è pronto-.
Maia abitava nella casa di Rio da tanto ormai, ogni tanto si fermava anche Kimo da loro, figlio di un noto astronomo parecchie volte rimaneva a casa solo allora e si trasferiva per lunghe settimane nella villetta sul lago con lei e Rio.
 
  • Dov’è Rio?- domando Maia.
  • È fuori con Fiamma Bianca- rispose Kimo servendo le uova strapazzate con il pane tostato nei piatti.
– Perché questi capelli bagnati?- domando Kimo osservandola.
Maia sorrise, Kimo era attento ad ogni movimento dei suoi compagni, era un po’ la colla di quel gruppo e, riusciva a tenere insieme i caratteri più disparati.

 
  • Ho fatto di fretta Kimo – rispose Maia toccandosi d’istinto i lunghi capelli.
  • Buongiorno principessa!!! Ti sei svegliata-
La voce di Rio distrasse Kimo, Maia sospirò, almeno per il momento si era risparmiata una tirata d’orecchie.
 
  • Buongiorno Rio, com’è la mattinata fuori- fece Maia.
  • Mmm - Rispose Rio stiracchiandosi- è arrivata l’estate finalmente!- .
Il rombo del motore di un gip li fece voltare contemporaneamente verso la porta:
 
  • Deve essere Ambra- fece Kimo – di buona ora però, è prestissimo-.
Osservò l’orologio da parete che segnava le nove e trenta.
Ambra entrò accompagnata dal piccolo Danny, aveva il viso tirato in una strana espressione nervosa. Nipote di un noto professore di letteratura all’università di Tokyo, era stato suo nonno a indirizzarla verso i samurai e a trasmetterle l’amore per l’antico. Negli anni Ambra aveva continuato gli studi e ora era responsabile del Museo di storie Antiche di Tokyo. Maia ebbe uno strano presentimento nel vedere Ambra arrivare così presto.

 
  • Buongiorno a tutti- fece il piccolo Danny, la mascotte del gruppo.- Mmm che profumino-.
  • Danny - fece Ambra con un tono che non ammetteva repliche-, va fuori a giocare con Fiamma Bianca- i tre ragazzi si guardarono fra loro, era ovvio che qualcosa non andasse.
  • Ok – fece il ragazzo tirando il broncio- posso prendere un po’ di pane tostato-, disse rivolto a Kimo.
  • Certo -rispose il ragazzo- prendine quanto ne vuoi- disse porgendogli il cestino pieno di pane tostato.
Il bambino prese tre fette di pane e si avviò verso la porta che dava sul giardino. Ambra si accertò che Danny fosse uscito poi aprì il suo computer portatile e avviò quello che doveva essere un filmato, secondo Maia. I tre ragazzi si disposero alle spalle della giovane scambiandosi occhiate perplesse, poi Rio disse:
 
  • Si può sapere che è successo, sei entrata con una faccia da funerale!-.
Ambra gli rivolse un leggero sorriso poi concentrò la sua attenzione verso lo schermo del computer, il filmato non era ancora partito, si volse verso i ragazzi e disse:
 
  • Stanotte c’è stato un furto al museo- disse tutto di un fiato.
  • Quindi – rispose Kimo -da che punto di vista ci può riguardare un furto al museo?
  • Guardate- e avviò il filmato.
Le immagini si concentravano su una teca di cristallo, all’interno si trovava una spada, non di fattura giapponese come quella dei Samurai, ma risalente probabilmente a un’altra epoca agli albori della storia quando l’uomo conviveva con il mito, osservò Maia. I suoi occhi celesti colsero qualcosa, una pergamena sembrava essere apposta su quella spada.
 
  • Puoi… puoi ingrandire l’immagine sulla pergamena- balbettò Maia.
Ambra sorrise e armeggiando con i tasti del computer ingrandì l’immagine. La ragazza sbiancò, Rio e Kimo colsero quello strano movimento e si scambiarono un’occhiata perplessa; da troppo tempo conoscevano Maia per non accorgersi che qualcosa l’avesse turbata.
Sul computer apparve una scritta doveva essere greco antico, pensò Kimo.
- Aθηνα̃,  – sussurrò Maia.
- Cosa?!- esclamò Rio
Prese la parola Ambra:

 
  • E’ greco antico, c’è scritto Atena.-
Disse continuando a guardare il monitor.
- La spada in questione è stata trovata in una collezione privata, pare provenga dalla Grecia dove è stata rinvenuta ai piedi del Partenone di Atene. Non si sa molto su questo pezzo tranne che probabilmente era legata a una statua altrettanto grande….-.
 Lasciò la frase in sospeso
- Tuttavia – continuò- questa è la parte forse più normale del filmato-

 
  • Infatti-, continuò Rio- in fin dei conti, si tratta di un pezzo d’antiquariato con una scritta sopra, cosa può spaventarti in tutto questo?- domando inarcando un sopraciglio.
  • Hai ragione Rio- fece Ambra armeggiando nuovamente con i tasti del computer- ma il filmato non finisce qui. Guardate.-
Indicò qualcosa nello schermo che fece sudare fredda Maia. La scena passava dalla teca di cristallo a una figura nera che si avvicinava alla spada, il ladro in questione indossava un’armatura che nulla aveva a che fare con quella dei samurai, la sua fattura era identica a quella di Maia.
- Non è tanto la presenza di quel ladro ad avermi fatto preoccupare, ma il fatto che nonostante l’ esistenza di allarmi super moderni nemmeno uno abbia cominciato a suonare!  Il custode  poi, è stato rinvenuto in stato di choc con un’espressione di terrore sul volto- Ambra richiuse il computer e si giro a guardare i tre ragazzi.
- Non vorrei agitarvi, e non l’avrei fatto se tutto ciò non mi fosse parso alquanto strano, credo che purtroppo non si tratti di un semplice furto. Maia – continuò- so che per te è un tasto dolente ma.. pensavo che forse tu avresti potuto dirmi qualcosa di più. Forse in una tua qualsiasi visita ad Atene…-.
- No!- la interruppe Maia girandosi di spalle, il capo chino e le mani strette a pugno- io non sono mai stata in Grecia –mentì- non ne so un bel nulla né d’Atene, né del Partenone né dei lacché della Dea Atena!!-
Si giro verso i tre amici, gli occhi che da celesti erano diventati di un blu cupo:
- Mi dispiace Ambra non so esserti di aiuto, ma, andrò a verificare cosa è successo in prima persona-
Si avvicinò alle scale.
- Dove credi di andare da sola ! - la fermò Rio.
- A vedere con i miei occhi quello che è successo- continuò Maia.
- Non andrai da sola- intervenne Kimo - siamo un gruppo e ci muoveremo insieme. Rio verrà con te mentre io mi preoccuperò di avvertire gli altri-.
Maia chinò il capo: - Ok, vado a cambiarmi e andrò con Rio al museo. Ambra potresti accompagnarci?-
Ambra sorrise – Sì, con piacere-
Maia si avviò verso le scale che conducevano alla sua stanza; improvvisamente si sentiva tutto il peso del mondo addosso, il passato che tanto aveva tenuto lontano stava tornando.
   
 
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