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Autore: Chiara_LennonGirl06    16/07/2014    8 recensioni
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“Voglio sentirtelo dire, John.”
Paul si allontanò di qualche centimetro dal suo viso, accarezzando lentamente la sua guancia.
“Che cosa?”
“Quello che dici alla persona che ti restituisce il palloncino, quello che c’è scritto su questa targhetta.”
“Tu sei qui, Paul. Tu esisti per me, ovunque tu sarai, io ci sarò.”
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla dolce: ringostarrismybeatle.
Perché nel giorno del tuo compleanno,
possa avere  tutto quello che desideri.
Tantissimi auguri e grazie di tutto.

 

 

You are here

 

 

“John.”

Nessuna risposta.

“John, avanti apri! Sono io.”

Un lieve rumore di passi, il suono metallico della maniglia che venne abbassata e la porta finalmente si aprì.

“Cosa ci fai tu qui?”

La sua domanda era inaspettata, fredda, arrabbiata, scontata.

Il tono con cui l’aveva pronunciata non era più dolce o amorevole come quello di una volta, quando John era davvero felice di vedere Paul e di passare un po’ di tempo con lui.

No, adesso era cambiato tutto.

Erano cambiati loro.

John era distante, freddo come il ghiaccio. I suoi occhi avevano perso tutto l’amore che rivolgevano al compagno ogni qualvolta incrociavano il suo sguardo.

Paul avrebbe preferito morire in quel momento piuttosto che continuare a fissare i suoi occhi. Quegli occhi in cui da giovane si era tante volte specchiato e riconosciuto, ma che ora, gli sembravano solamente un pozzo ardente di fuoco.

Perché era cambiato tutto? Perché John aveva preferito l’amore di Yoko al suo? Perché era andato via?

“Ho ritrovato il palloncino e sono venuto per restituirtelo.”

Un sospiro forse da parte del compagno che sembrava guardarlo con occhi increduli.

“Che cosa?”

“Il palloncino, quello che hai lanciato con Yoko per quella mostra, è ancora valido?”

Gli occhi del più grande si addolcirono.

John non sapeva perché , ma in quel momento, la rabbia che provava nei suoi confronti si era notevolmente affievolita.

Forse era stato il suo sguardo che gli continuava a trasmettere amore nonostante gli anni, nonostante quello che si erano detti, nonostante tutto.

O semplicemente era Paul.

Paul che era andato a trovarlo quella mattina. Paul che si era fatto coraggio ad andare un’ennesima volta da lui senza temere una sua reazione. Paul  che aveva trovato il palloncino. Paul che era andato a ritirare la sua ricompensa.

“Entra.”

Un’esortazione, una piccola parola pronunciata appena che il bassista percepì come un dolce comando.

John non gli stava chiedendo solo di entrare in casa sua.

No, John lo invitava a ritornare nella sua vita.

E con un passo Paul accettò.  Entrò nell’abitazione, entrò nel suo cuore con quello sguardo che aveva sempre rapito il compagno e a cui non aveva mai potuto resistere.

Entrò e non sarebbe più uscito.

“Non hai risposto alla mia domanda.”

“Quale domanda?”

“Se vale ancora restituirti il palloncino o è troppo tardi.”

Ascoltate quelle parole e il modo in cui le aveva pronunciate, John giurò di perdere un battito.

Paul era così vicino a lui, vicino come un tempo.

Il suo cuore era ritornato a battere.

Non che prima non lo facesse, capiamoci. Ma adesso aveva ritrovato quella ragione per vivere appieno la sua esistenza, per amare, per essere finalmente felice.

Paul era lì, di fronte a lui che aspettava un suo gesto, una sua parola. Le dita lottavano tra di loro nella speranza di contenere l’ansia che lo turbava, gli occhi fissavano quelli del compagno senza spostarsi mai e il cuore…

Beh il cuore, gli suggeriva che quello era il momento perfetto, era il loro momento.

Il bassista provò più volte a zittirlo, a ragionare logicamente su quello che stava facendo.

Che cazzo ti prende, Paul?

Ma ogni volta che lo faceva, il cuore sembrava non dargli tregua. La sua voce era più forte di tutte le domande che in quel momento gli ronzavano in testa al punto che il ragazzo si arrese, e decise.

Si, avrebbe ascoltato il suo cuore.

“No, non è troppo tardi. Per te non lo è mai, Paul.”

Un gemito, una lacrima che attraversò la guancia del compagno e John si convinse che quella era la cosa giusta.

Si avvicinò delicatamente al suo volto, lasciò che le sue dita studiassero bene ogni particolare e i suoi occhi imprimessero quel momento per sempre; prima di lasciare che avvenisse l’impensabile.

Si, perché da quando si erano detti addio, John aveva giurato a Yoko e a se stesso di non ripeterlo mai più. Quando quella mattina si era ritrovato Paul di fronte, affacciato alla sua porta, aveva fatto il possibile per ripetersi quella promessa pronunciata anni prima. Ma ora, ora aveva semplicemente mandato tutto a puttane.

Paul era lì, le sue labbra incastrate in quelle di John, il suo respiro che man mano si faceva sempre più pesante, le sue mani che si aggrappavano al suo collo e le lacrime che iniziarono a rigare anche il suo viso.

Il resto non contava, il mondo attorno a loro era sparito.

“Voglio sentirtelo dire, John.”

Paul si allontanò di qualche centimetro dal suo viso, accarezzando lentamente la sua guancia.

“Che cosa?”

Quello che dici alla persona che ti restituisce il palloncino, quello che c’è scritto su questa targhetta.”

Una serena risata vibrò dolcemente nelle orecchie di Paul, dopo aver sussurrato quella risposta. La sua mano si andò ad infilare nella tasca dei pantaloni, porgendo al chitarrista di fronte a lui ciò che rimaneva del palloncino.

Lo sguardo di John si era fatto serio ed emozionato al tempo stesso. Paul aveva conservato quel palloncino per tutto quel tempo. Lo aveva fatto perché sperava un giorno di restituirglielo e di sentirsi dire quelle parole. John non voleva deluderlo.

Tu sei qui, Paul. Tu esisti per me, ovunque tu sarai, io ci sarò.”

Una  lacrima, l’ennesima lacrima, cadde prepotente sul viso del ragazzo prima che le sue labbra potessero di nuovo essere attratte da quelle di John in un bacio, un altro appassionato e vitale bacio.

Lui era qui.

Lui era con John.

Lui esisteva perché esisteva John. Come un macchinario o come la medesima parte di qualcosa che si completa.

Ovunque lui fosse andato, John sarebbe stato sempre con lui.

“Ti amo, Johnny.”

Un lieve sussurro attraversò le orecchie del maggiore, mentre poggiava delicatamente il suo mento nell’incavo del collo del ragazzo e lo attirava prepotentemente a sé.

“Ti amo anche io, piccolo.”

 

***

 

Angolo autrice:

E bene chi lo avrebbe mai detto, eccomi qui con una nuova os.

Allora, prima di dirvi un paio di cose riguardo a quest’ultima storia, ci tenevo a dedicarla nuovamente alla mia cara amica, nonché grandissima scrittrice, ringostarrismybeatle che oggi compie gli anni. Hai fatto tanto per me, mi hai sempre sostenuta, supportata e sopportata al punto che mi era impossibile rimanere indifferente di fronte a questo giorno. Pertanto, spero di cuore che questa os ti sia piaciuta. La dolcezza di John e Paul è esattamente quella che tu trasmetti a tutti quelli che hanno la possibilità e la felicità di conoscerti.

Per quanto riguarda la storia faccio riferimento ad un fatto realmente avvenuto, quando nel ’68 John inaugurò la sua prima mostra e con Yoko fecero volare ben 365 palloncini, come tutti i giorni dell’anno, con su la targa You are here. A tal proposito chiunque trovasse il palloncino, doveva restituirlo a John che poi l’avrebbe risposto tramite lettera.

Questa volta ringrazio per la correzione Kia85, che come sempre si è dimostrata gentilissima accettando immediatamente l’incarico. Ringrazio anche chi segue ogni mio aggiornamento sempre con affetto, chi recensisce o chi solamente si limita alla lettura.

Ci sentiremo prossimamente con la mini long che ho il piacere di dichiarare finita o magari con qualche altra os prima di passare alla long vera e propria. :)

Alla prossima,

Chiara_LennonGirl06

 


 

 

 

 

  
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