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Autore: ManuFury    16/07/2014    2 recensioni
Drake e Hudson prendono lo stesso ascensore: il primo per andare a trovare Vasquez, il secondo per un'esercitazione dell'ultimo minuto... ma qualcosa va storto.
(Dal Testo) [...] "Non credere che sia finita qui, Hudson. Sai che sono duro di testa quando mi ci metto.” Affermi a bassa voce, così che solo lui ti possa sentire."
(Terza Classificata al Contest: "Blackuot Slash Contest - Chiusi nell'ascensore" indetto da PurpleMally)
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Non-con
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[Terza Classificata al Contest: “Blackout Slash Contest - Chiusi nell'ascensore” indetto da PurpleMally]
 
 
NON FINISCE QUI…
 
 
Cammini a passo svelto per il corridoio deserto, allungando in modo quasi ridicolo i tuoi passi nel vano tentativo di ridurre i minuti di ritardo accumulati fino a quel momento; ma sai già che la tua bella Vasquez ti farà un culo da paura per quel ritardo.
Sospiri con esasperazione, mentre entri nell’ascensore, domandandoti per l’ennesima volta quale divinità te l’ha fatto fare di frequentare una come quella: soldato migliore di lei non si troverebbe in tutto l’universo, su quel punto c’è poco o niente da discutere, ma quando si parla di relazioni amorose, spuntavano i guai.
Come sempre. Pensi, mentre le porte dell’ascensore si chiudono, un po’ come le tue mani fanno sulle natiche sode della donna che stai per andare a trovare.
Purtroppo non hai calcolato che i guai non vengono mai da soli, non è vero, Drake?
Per questo sbuffi sonoramente quando, giusto un istante prima che le porte si chiudano del tutto, la figura ben conosciuta del peggiore spacca palle mai concepito nella storia umana entra con te nel piccolo spazio dell’ascensore, con il viso appena sudato e il fiatone. Ridacchia qualche istante dopo, lodando la propria elasticità e il proprio tempismo, portando gli occhi chiari su di te, in attesa di una conferma.
Provi a ignorarlo, tenti disperatamente di ignorarlo, ma sembrava una di quelle vecchie radioline tascabili, sintonizzata su una frequenza decisamente mal servita, che le fa sputare fuori solo suoni gracchianti senza senso.
Lo guardi a tua volta, con il desiderio di cancellargli quel sorriso da spaccone dal viso a furia di fargli ingoiare i denti, ma ti trattieni: hai giù due note negative per rissa, non puoi arrivare a tre. Incredibile come quel soldato sia così portato per far perdere la pazienza anche a un santo come te.
“Hai finito di rompere il cazzo, Hudson?” Sbotti, irritato da quel continuo martellare e martellare, come un cuneo conficcato in profondità nel cervello e colpito sulla punta senza tregua.
Il tuo compagno ti guarda, pare offeso sulle prime, tanto da incrociare le braccia come un bimbo cui hanno sottratto il gioco del momento; ma poi esorta con un nuovo e smagliate sorriso di vittoria.
“Almeno sono riuscito a farti dire più di tre parole. Sei monotono, altrimenti, Drake caro.”
“Sono tranquillo. È diverso.” Cerchi di spiegargli, sapendo che non servirà, per questo alzi gli occhi verso l’alto a controllare su una scaletta luminescente a che punto si trova l’ascensore: per essere l’ultimo ritrovato della tecnologia, è più lento di una lumaca, come se anche quell’apparecchio ci godesse, nel profondo della sua anima metallica, a prolungare la tua tortura.
“Sei palloso, è un’altra cosa ancora.” Puntualizza Hudson con un ghigno, ha la necessità di avere sempre l’ultima parola, come uno studente petulante durante un’interrogazione.
Chiudi gli occhi e prendi un bel respiro. Te lo senti, stai per tirargli un pugno per buttare giù quel suo muro di denti bianchissimi, ma ti blocchi quando l’ascensore si ferma con un lieve contraccolpo. Le luci al neon che illuminano l’abitacolo si accendono a intermittenza per qualche attimo, come in un vecchio codice Morse, prima di spegnersi del tutto, facendovi calare nell’oscurità.
“Due coglioni.” Commenta Hudson, il respiro già lievemente alterato. Ti volti verso di lui, squadrandolo attentamente: da quel che sai soffre di claustrofobia, ti è parso di averlo letto sulla sua cartella medica.
Cazzi suoi. Tieni il commento per te, prima di ricordanti un dettaglio che ti fa montare la rabbia in corpo: Vasquez che ti aspetta, con il broncio in viso e le braccia incrociate, ti pare quasi di vederla.
“Cristo santo, Hudson! – Ringhi subito, tirando un pugno contro le porte chiuse e metalliche dell’ascensore, sbucciandoti le nocche. – Toccava a te metterlo a posto.”
“Ma l’ho fatto!” Tenta di difendersi, sobbalzando appena a quel tuo gesto nervoso, sollevando poi le braccia al cielo, in un gesto d’esasperazione a voler dire: “ma qui dentro devo fare proprio tutto io?
“Ohh… se hai riparato questo coso come hai riparato il mio casco, stiamo freschi.” Irritazione, troppa perché non scaldi il tono solitamente calmo della tua voce.
Il tuo compagno sbuffa, incrociando di nuovo le braccia e appoggiandosi con la schiena a una parete dell’ascensore, immaginando di restare lì per un bel po’ e per questo, cercando di sedare almeno in parte la sua fobia.
Lo guardi, poi abbassi gli occhi alla mano dalle nocche sbucciate dalle quali sta colando un sottilissimo filo di sangue scuro, simile a quello che ti segna la schiena quando passi una serata di fuoco con Vasquez. Imprechi sottovoce a pensare alla bella Julya, ferma all’entrata della sua stanza, con indosso solo una tua maglietta che le arriva a metà delle cosce sode e abbronzate… e nient’altro sotto. Stringi pugni e occhi al pensiero, avvertendo un brivido caldo scendere dal cervello, saettare rapido lungo tutto il corpo giungendo in meno di una frazione di secondo al cavallo dei pantaloni, scuotendotelo lievemente; quel tanto che basta a farti incazzare nella consapevolezza che per via di questo intoppo, dovrai dire addio a un’altra fantastica scopata con quella soldatessa che a letto sembra quasi una tigre.
Eppure, in qualche modo non vuoi darti per vinto anche questa volta, vero Drake?
Senti le tue voglie, per troppo tempo non ascoltate come una seduta dal dottore per molto tempo rinviata, premere, non accettando per prime la sfiga che sembra perseguitarti da qualche mese a quella parte.
Volti il viso verso Hudson, che dopo i primi attimi di tranquillità ha ripreso a lamentarsi sul fatto che la colpa è sempre sua, che per quanto faccia le cose bene non basta mai e “blablabla”.
Non lo ascolti, i tuoi occhi si puntano su di lui con lentezza esasperante, intenti a concentrare in quel gesto tutta la frustrazione da amante insoddisfatto mista all’isteria per essere finito in quel fottuto ascensore con lui. Cazzo, se almeno fosse stata Vasquez avreste potuto recuperare, e invece…
Senti una pulsazione più forte in basso, lì dove inizia a concentrarsi il poco sangue che hai in corpo, abbandonando il cervello e quindi la razionalità.
Ringhi come una bestia, ti capita quando la passione preme, rischiando di sfociare nella violenza, gli occhi si fanno insolitamente gelidi e fissi mentre lo guardi. Hudson sembra accorgersene, ti passa una mano davanti al viso.
“Ehi, ci sei ancora?” Chiede ridacchiando, forse pensa che tu sia andato in trance, come ogni tanto ti succede durante gli allenamenti, quando gli impulsi mandati dal cervello impiegano qualche secondo di troppo a trovare i muscoli, come rallentati da un traffico interno.
Solo che, a differenza di quelle volte, adesso la tua reazione non tarda ad arrivare: gli afferri il polso con una mano con forza, torcendolo a lato, contro una parete dell’ascensore, sbattendolo lì con così tanta forza da farlo gemere leggermente.
“Ehi, Drake! Cos’è?! Sei impazzito?!” Urla lui, fissandoti con la stessa rabbia che potrebbe avere un cucciolo maltrattato. Tu ne sorridi e avvicini il viso, sentendo il lieve pulsare in basso farsi più forte.
“Mai stato più sano di così.” Questa volta un ghigno si dipinge sul tuo viso e dev’essere abbastanza spaventoso, il sorriso di un pazzo visto come lo sguardo chiaro di Hudson muta, raggelandosi. Avverti un brivido di piacere correrti come una scarica elettrica lungo la spina dorsale, ti piace vederlo così spaventato al tuo cospetto.
Sorridi ancora, avvicinandoti a lui lentamente e facendo calare le labbra al collo scoperto, per poterlo mordere con forza e passione come farebbe un vampiro, volendo spillare il suo sangue per assaggiarlo. Hudson impreca con forza, divincolandosi e provando a colpirti con un pugno al petto, sfruttando il braccio libero.
Emetti stizzito un suono, molto simile allo sbuffo di un grosso animale e ti avventi con forza sul suo collo, mordendolo fino a farlo sanguinare, sentendo le sue grida di dolore; è proprio vero che è sempre il solito pivello che si caga addosso per niente. Prova ancora a divincolarsi, urlando, scalciando, provando a colpirti; ma i suoi gesti sono corrotti dalla paura e per questo sono caotici e vani, sono solo un’inutile spreco di energie e forse è per questo che sono così divertenti. Sferra un debole pugno, senza nemmeno guardati, considerando che il suo viso è girato dalla parte opposta, quasi come una ragazzina alla sua prima scopata seria… ora che ci pensi, forse è così in proprio tutti i casi, conoscendo il tipo.
Lasci che si diverta a martellarti il petto di pugni, che quasi non senti, e passi a slacciargli la corazza, con ancora i denti che affondano nel suo collo proprio come i canini di un vampiro, piccoli rivoletti di sangue scorrono sulla sua pelle, ma tu avidamente li ripulisci con la lingua, godendo di quel gusto metallico e aspro che sa di ferro e ruggine.
“Drake… ti… t-ti prego.” Lo senti gemere, implorante come mai l’avevi sentito prima e questo ti da un’altra scarica di piacere, è una soddisfazione unica sentirlo così impotente di fronte a te, indifeso come un bambino. Slacci l’ultimo nodo e senti la corazza cadere a terra con fragore, come un piccolo tuono e non ti sorprendi nel notare che la larghezza delle sue spalle è diminuita drasticamente, anzi, ne sorridi. Gli alzi la maglietta, è tanto aderente da sembrare una seconda pelle nere capace di mettere in mostra il suo fisico scolpito, eppure fin troppo spessa: perché ti separa dal suo corpo, lo stesso che brami improvvisamente e che vuoi vedere nudo al tuo cospetto. In realtà lo conosci, visto che è capitato più volte che faceste la doccia assieme, eppure, quest’oggi, ti pare di vedere Hudson per davvero per la prima volta; questo pensiero non fa che accrescere la voglia sproposita che anima il bruciante desiderio di vederlo.
Altri pugni, altre proteste e altre preghiere giungono flebili dalle sue labbra mentre è intento a girare il viso da una parte e poi dall’altra, cercando ancora un modo per liberarsi, come una falena finita per errore nella tela di un ragno, senza sapere che più si agita, più ne resta avvinghiata.
Sospiri, questa volta lievemente infastidito da quei comportamenti così infantili e alzi bruscamente la maglietta in alto, sfilandogliela dalla testa e usandola poi in un secondo momento per bloccargli le braccia in alto, arrotolandola ai polsi come un’improvvisata corda.
“Smettila di fare il bambino, Hudson… non è il caso.” Il tuo respiro si è alzato al suo orecchio e passa relativamente poco tempo prima che i tuoi denti affondino nel lobo di quest’ultimo, risucchiandolo tra le labbra con quell’avidità che non hai mai avuto prima. Avverti chiaramente che sta rabbrividendo e non di dolore: la sua bocca potrà anche mentire, ma il suo corpo non può farlo ed è come un libro aperto sul quale vuoi porre la tua firma. Ed è per questo che lo mordi, Drake, per marcarlo, per mostrare a tutti che Hudson, adesso, è tuo.
E solo tuo.
Ti dice qualcosa a fior di labbra, probabilmente per ribattere sulla tua affermazione, ma non lo ascolti: lo trovi insolitamente noioso quando pronuncia delle parole di senso compiuto, sono molto meglio i suoi lamenti bassi e di gola. Ti piacciono quelle onomatopee insensate, tanto che vuoi spillarne il maggior numero possibile. Abbassi le labbra di nuovo sul collo, leccando piano il morso sanguinante che hai lasciato lì, seguendo poi la linea di un nervo tesissimo tra questo e la spalla muscolosa.
Un nuovo moto di rivolta anima il corpo di Hudson, ma con uno strattone prepotente e serrando maggiormente la presa ai suoi polsi, lo obblighi ad aderire meglio al muro, schiacciandocelo sopra come si farebbe con il poster di una pornostar.
Scendi ancora con la lingua, al petto, spostandoti poi a lato, su un capezzolo che prendi a torturare dapprincipio solo con le labbra, poi anche con la lingua e solo per ultimo con i denti, giocherellandoci come potrebbe fare un cane con il suo pupazzetto preferito.
Socchiudi gli occhi estasiato a sentire i lievi ansiti che giungono dalla bocca di Hudson, pensando che, una volta tanto, non ti dispiace affatto che la apra; anche se la magia del momento viene interrotta da quelle sporadiche parole che riesci ancora a pronunciare nella loro interezza: ti chiede le solite cose, di lasciarlo andare, di finirla lì e altro che non vuoi sentire e che non vuoi comprendere.
Abbassi la mano libera lungo il suo corpo lentamente accarezzandone i muscoli scolpiti quasi quanto quelli di Vasquez, insinuandola poi piano oltre la stoffa, superando l’elastico dei boxer come niente; sorprendendoti appena di trovare la pelle liscia al tuo passaggio, non l’avresti mai detto che un uomo come Hudson curasse così tanto il suo corpo da arrivare a depilarlo. Accarezzi quasi teneramente il membro del tuo compagno, sfiorandolo dolcemente, prima di afferrarlo con una certa forza, prendendo subito a muovere la mano, così che Hudson soffochi il suo primo gemito per quel gesto inaspettato con un secondo, più forte e più acuto… più inebriante degli altri.
Lo vedi con la coda nell’occhio mordersi il labbro inferiore per trattenere i suoi adorabili lamenti, la cosa t’infastidisce visto quanto ti aggradano: aumenti i movimenti della tua mano, più in alto, al petto, gli mordi il capezzolo, questa volta con tanta energia e cattiveria da strappargli per forza un suono di una qualsiasi natura.
Un rantolo esce dapprincipio dalla labbra di Hudson, prima di trasformarsi in un urletto compiaciuto.
Missione compiuta, bravo Drake.
Alzi lo sguardo, ormai abituato al buio dell’ascensore, su di lui, sorridendo quando noti come i suoi begli occhi azzurri si sono annacquati dal piacere, di come le sue gote si sono colorate di rosso e di come il suo bel corpo atletico sia scosso dai brividi di piacere che gli procuri con una semplice sega.
Continui con quell’andazzo come un vero esperto: alternando movimenti dolci e accattivanti della mano, ad altri violenti e aggressivi, stringendo con sempre maggior forza la mano attorno al suo membro, sempre più rigido, sempre più rigonfio di piacere che in qualche sporadica goccia fuoriesce già dalla punta.
“Drake… Dr-Drake…” Lo senti chiamare il tuo nome, con quel tono acuto, corrotto dal piacere che gli stai donando e capisci che non gli manca molto per finire.
Hudson viene con un gemito acuto che si smorza in un rantolo lamentoso, gli occhi azzurri ormai liquidi di piacere che si chiudono leggermente mentre riversa nei pantaloni e nella tua mano il suo piacere bollente come lava liquida.
Senti una scossa forte di piacere nella consapevolezza che il tuo strafottente compagno è venuto solo e soltanto grazie a te… ed è una sensazione bellissima quella che ti pervade in quegli istanti.
Sfili l’arto ancora grondante del suo piacere dai pantaloni e lo alzi davanti al suo viso, affinché veda anche con gli occhi quello che finora ha solo provato a pelle.
Hudson ti guarda come se non ti vedesse sul serio, con gli occhi ancora parzialmente socchiusi e lucidi, le labbra appena aperte nel vano tentativo di riprendere fiato dopo l’ondata forte di piacere che lo ha scosso.
Non riesci a fare a meno di sorridergli, passandogli piano le dita bagnate sul profilo della bocca. Hudson sussulta per un istante, prima di sospirare, aprendo quel tanto che basta le labbra, così che tu possa infilargli le dita in bocca. L’esplori un po’, giocando con la lingua così come avevi fatto prima con i capezzoli e avvertendo con piacere che il tuo compagno si sta divertendo altrettanto, visto come ti succhia avidamente.
Ridacchi a guardarlo e solo dopo un po’ gli sfili le dita dalla bocca, abbassandole subito, alla disperata ricerca della cintura che ti regge i pantaloni, per slacciarla. Non ne puoi più, senti il tuo sesso premere contro la stoffa.
“Ok, direi che ora tocca a me.” Lo avverti, non volendo riprendere tutto da capo con le sue rivolte e compagnia bella.
Lui annuisce, aprendo gli occhi che sono diventati grandi e lucidi come quelli di un cucciolo sperduto, fanno quasi impressione quei suoi fanali azzurri accendersi così di colpo nell’oscurità, così vivi del piacere appena provato i cui rimasugli ancora gli fanno rabbrividire il corpo.
Sospiri quando riesci a slacciarti i pantaloni, non avvertendo più la ruvida stoffa premere sulla parte più sensibile del tuo corpo, che pulsa incontrollabile come un cuore scoperto; ti muovi poi in avanti, strusciando piano il tuo bacino su quello dell’altro, nel tentativo di abbassargli i pantaloni senza usare le mani.
Ed è allora che lo senti, un colpo sulle porte chiuse dell’ascensore, come un pugno violento, che ti fa sobbalzare almeno quanto Hudson, che si stringe meccanicamente alla parete, intimorito da quel rumore.
“Ehi… Drake!” Riconosci subito la voce per via del suo accento… è Vasquez!
Imprechi a fior di labbra, cercando di ritrovare un tono normale nella voce, anche se sai che sarà difficile: quando sei eccitato come un toro tendi a balbettare lievemente e sai che lei lo sa!
“Sì, ci sono. Dimmi.” Non ci riesci molto bene: il panico ti assale per un attimo, contorcendoti le viscere in una morsa diabolica e facendo scomparire del tutto l’eccitazione che ti ha arroventato il corpo fino a quel momento. Immagini già la scena: Vasquez che apre le porte dell’ascensore e ti trova con i pantaloni calati e l’uccello di fuori di fronte a Hudson, ancora troppo rintontito dal piacere per riuscire a comporre una frase di senso compiuto. Vedi la sua espressione cambiare; passare dallo stupido all’iracondo. E la vedi andare di corsa dal sergente, riferire quello che è accaduto… e rovinare per sempre la tua carriera militare; visto che hanno sbattuto fuori gente per molto meno.
Ti sei fottuto con le tue stesse mani, senza nemmeno venire… pensi di essere la persona più sfigata di questa mondo, non è vero?
“C’è un problema con l’ascensore, chico. Ci stanno lavorando ai piani alti.”
Sospiri di sollievo come non ti capitava da quando sei andato a fare gli esami del sangue dopo esserti fumato qualcosa di altamente illegale solo la sera prima. Poi sorridi.
“Ok, chica. – Sorridi, anche se lei non può vederti e lasci di colpo la tua presa su Hudson. Lui scivola lungo la parete fino a sedersi in terra e alza gli occhi verso di te. – Non credere che sia finita qui, Hudson. Sai che sono duro di testa quando mi ci metto.” Affermi a bassa voce, così che solo lui ti possa sentire.
“E non solo di testa, da quel che posso vedere da qui.” Ti sorride con la solita strafottenza, mentre ti accorgi che i suoi occhi sono proprio all’altezza del cavallo dei pantaloni.
Ridacchi qualche secondo dopo e, guardando Hudson praticamente in ginocchio davanti al tuo sesso, ti fai una promessa… quella di riprendere quello che avete iniziato e portarlo a termine; perché in fondo… chi l’ha dura la vince.
 
 
***
 
 

*Emerge da un angoletto buio e polveroso*
 
Ehm… salve… ^^’’
Scusate, ma sono ancora leggermente imbarazzata da questa storia, come sia potuta venire fuori (Hudson: MA SEI UNA! è_____é) non lo so nemmeno io. ^^’’
O meglio, lo so… è stato scritto per un Contest… ma poi per vari motivi ho dovuto apportare delle modifiche, anche abbastanza intese e quindi è uscito questo coso, non so nemmeno bene come definirlo.
Ma… cerchiamo di passare a cose migliori, va’ … ^^’’
Ho sempre amato Hudson e Drake nella saga, sebbene entrambi facciano una fine pietosa! T_T
Mi sono sempre ripromessa di scrivere un What If? dove si salvano anche loro… ma non ne ho ancora avuto il tempo.
 
Che altro… beh, direi niente. ^^’’
Se avete tempo e voglia di commentare mi fareste felice (anche se, in effetti, non credo che ci saranno mai commenti positivi per questo robo).

Pooooooi…
Vorrei ringraziare le mie due solite fonti d’ispirazione…
> La Challenge: “La sfida dei duecento prompt” indetta da msp17 con il prompt 111) Mani… visto che, si usano molto quelle! XD
> La Challenge: “Un anno colmo di prompt” indetta da AoKise92

> E per ultima, non meno importante, LunAngel… che mi sostiene sempre benché gli abomini che sforno!
 
Ok, detto tutto… spero di ritornare presto con un seguito… chissà… dipenderà tutto da voi. ;)
A presto
ByeBye
 
ManuFury! ^_^
 
 
 
  
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