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Autore: Il Saggio Trentstiel    16/07/2014    7 recensioni
«Stavo pensando...» riprese Castiel, stavolta con vago imbarazzo «Visto che domani abbiamo poche ore di lezione, ti andrebbe di venire a pranzo a casa mia? Insomma, potremmo studiare, scegliere le canzoni da proporre al club...».
Sorrise incerto in attesa della replica di Dean. Replica che sembrava fare fatica ad arrivare.
«D'accordo, perché no?».
O forse no. Un'altra maledizione mentale agli avventati geni Winchester e via, Dean si era lanciato senza paracadute.
Dovette però ammettere, remore a parte, che il sorriso radioso di Castiel al suo assenso lo aveva ripagato. Forse. Chissà perché, poi.
«Se è per ringraziarmi, sappi che non è necessario: non merito-» «Ringraziamenti,» completò Castiel per lui «lo so. Sai, con questo atteggiamento saresti un supereroe perfetto, Dean».
Recuperò il proprio zainetto e salutò Dean con un cenno e un sorriso.
«SuperDean» mormorò questi a se stesso «Suona bene!».

Dean ha una vita soddisfacente e soprattutto normale: questo prima di incontrare Castiel.
Castiel, con i suoi occhi rubaluce, la sua passione per il canto e la sua completa ignoranza in materia di musica rock. E Dean non può rimanere a guardare (ascoltare?) mentre il suo rock viene ignorato e messo da parte.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Castiel, Charlie Bradbury, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: Rock lessons
Titolo capitolo: I've got the sun to see your blue eyes
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel, più altri a sorpresa
Conteggio parole: 2921 
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Arancione
Avvertimenti: Highschool!AU; Lime









 Dean Winchester poteva senza alcuna ombra di dubbio ritenersi una persona normale e soddisfatta della propria vita.
Aveva suo fratello, una media scolastica decente, un'automobile – la sua piccola, la sua Chevy Impala del 1967 – da urlo e frotte di ragazze che avrebbero venduto l'anima al diavolo pur di passare una notte con lui.
Sì, Dean aveva decisamente una vita soddisfacente o, almeno, perfettamente nella norma. A questo pensava mentre la campanella della Lawrence High School comunicava a tutti l'inizio del nuovo anno scolastico. Nello specifico, l'ultimo anno per Dean Winchester.
Salutò con una pacca sulla spalla suo fratello Sam e si accodò alla fiumana di studenti che malvolentieri sciamavano all'interno dell'edificio, il trillo della campanella più simile ai ritmici tonfi di una grancassa che accompagna i condannati al patibolo.
Osservò distrattamente i volti spaesati delle matricole e ignorò spudoratamente – riservandosi comunque un sorrisetto soddisfatto – gli sguardi desiderosi di un paio di ragazze del secondo anno. Il suo sguardo, invece, era tutto per un ragazzo che avanzava verso di lui con fare sicuro, sfidando la corrente di studenti che procedeva in senso inverso.
«Benny!» lo salutò con un amichevole pugno sulla spalla una volta che lo ebbe raggiunto «Sei sparito dalla circolazione, brutto muso!».
Il ragazzo ghignò e scrollò le spalle.
«Sono stato impegnato» si giustificò laconicamente «E prima che ti faccia idee strane, no, Andrea non c'entra nulla».
Andrea era la ragazza storica di Benny. “Storica” nel senso che i due si morivano dietro dal primo anno e solo qualche mese prima si erano ufficialmente messi insieme. Dean era stato costretto a sganciare venti dollari a Charlie Bradbury quando i due si erano presentati mano nella mano ad annunciare la loro relazione, ma ovviamente Benny non sapeva – né avrebbe mai saputo – nulla di tutto ciò.
Dean roteò gli occhi e riprese a camminare mentre Benny consultava un orario tirato fuori da chissà dove.
«Biologia in prima ora!» annunciò contento, da grande fan delle attività come sezionare rane/esplorare il corpo umano qual'era «Tu che hai?».
L'espressione colpevole di Dean era più che eloquente e strappò uno sbuffo esasperato a Benny.
«Troppo impegnato a rimorchiare per passare in segreteria a ritirare l'orario?».
«Ehi!» protestò «Mi è solo sfuggito di mente, va bene?».
Qualcuno gli picchiettò sulla spalla e voltatosi Dean si trovò davanti quel gigante di suo fratello: sorrideva appena, sventolandogli sotto il naso un foglietto dall'aspetto inequivocabile.
«Il tuo orario» comunicò retoricamente mentre glielo consegnava «Ci vediamo a pranzo. Benny».
Salutò l'altro con un secco cenno del capo e si allontanò a passo pesante: non appena ebbe svoltato l'angolo, Benny ridacchiò con una punta di amarezza.
«È ancora geloso, eh?».
Dean emise un mugugno indistinto, troppo concentrato a leggere la prima, terrificante casella dell'orario per prestare attenzione ad altro.
«No. No, il lunedì non può cominciare in questo modo...».
Benny scrutò incuriosito l'orario che Dean stringeva con forza e rise sonoramente prima di poterselo impedire.
«Oh, la Maddon alla prima ora del lunedì! Buona fortuna, fratello!».
«Fanculo!».
Senza smettere di ridere, Benny schivò un pugno da parte dell'amico e lo abbandonò di fronte l'aula di storia che ovviamente era già chiusa. Maledetta stronza...
Come se avesse percepito la presenza di Dean o addirittura il suo insulto mentale – perché lei sapeva leggere nel pensiero, gli studenti lo sapevano bene – la Maddon in persona aprì la porta dell'aula e sorrise con fare mellifluo all'indirizzo del ragazzo.
«Winchester, quale onore averla qui, anche se in ritardo».
Tanto bella quanto perfida – stronza – Abigail Maddon meritava appieno il soprannome che le era stato appioppato dal preside anni prima durante una memorabile assemblea. L'aveva chiamata Abaddon dinanzi l'intera scuola, premurandosi anche di spiegare che la crasi tra nome e cognome della donna non era affatto casuale.
Fu questo pensiero a consentire a Dean di sorridere e di entrare in classe senza procurarsi la prima convocazione in presidenza dell'anno. Al terzo banco, Charlie tolse la borsa dalla sedia e Dean si fiondò al suo fianco.
«Quale onore, Winchester» borbottò lei a mo' di saluto, imitando la voce della professoressa.
«Mi odia. Mi ha sempre odiato, quella stronza».
Charlie non replicò: in tre anni aveva sentito Dean lamentarsi della Maddon chissà quante volte e l'unica cosa da fare in quei casi era tacere, lasciarlo sfogare e annuire di tanto in tanto.
«Se almeno la sua materia fosse interessante...».
Ecco, quello era il primo punto delle validissime argomentazioni di Dean.
«Sicuramente non scopa a sufficienza.».
Il punto numero due era banale, ma pur sempre attuale.
«Lo sanno tutti che la stronza vorrebbe diventare preside.».
Era il terzo punto che solitamente strappava Charlie dal suo torpore e le faceva mandare a monte tutti i buoni propositi di rimanere in silenzio. Quella volta non fece eccezione.
«Smettila con queste teorie complottiste».
«... Eh?».
La voce di Abaddon fece voltare entrambi, specialmente quando pronunciò i loro nomi.
«Se Bradbury e Winchester» al nome del ragazzo seguì una rapida smorfia «hanno finito di flirtare, potete aprire il libro a pagina dieci».
Charlie eseguì all'istante mentre Dean si concesse prima uno sbuffo annoiato.
«Già odio il lunedì».
«E il lunedì a quanto pare odia te» mormorò Charlie in risposta, un mezzo sorriso sulle labbra.
 
***

L'ora di storia si trascinò con una lentezza esasperante e al trillo della campanella fu Dean il primo a scattare in piedi, incurante dell'espressione tutt'altro che amichevole della Maddon, e a uscire dall'aula.
Charlie lo raggiunse qualche istante dopo aggiustandosi sulla spalla la borsa carica di libri e ingombra di spille variopinte. Infilò le cuffiette nelle orecchie e salutò l'amico con un rapido cenno, allontanandosi lungo il corridoio muovendo la testa da una parte all'altra, catturata dalla melodia animata che proveniva dal suo I-pod. Quasi sicuramente Walking on sunshine, Charlie aveva una passione malsana per quella canzone.
Dean scosse il capo e soffocando uno sbadiglio si diresse verso la classe successiva. Letteratura. Un'altra materia da suicidio dei neuroni e per giunta ne avrebbe avuto per due ore di seguito.
Varcò svogliatamente la soglia della classe e si lasciò cadere su una sedia in penultima fila: di lì a poco l'aula si riempì e non appena l'ultimo studente si fu seduto, la voce soporifera del professor Morrison cominciò a blaterare riguardo Willa Cather e la nostalgia che permeava tutte le sue opere.
Dean preferì impiegare il tempo scarabocchiando distrattamente su un foglio e, di tanto in tanto, fissando la chioma ramata di Anna Milton, la santarellina della scuola su cui fantasticava da tempo.
Sarebbe stato interessante vedere se anche sotto le lenzuola – e soprattutto sotto di lui – sarebbe riuscita a mantenere quel suo virginale contegno e quell'aria da ragazza perbene. Forse Anna si sentì osservata perché si voltò verso Dean e inarcò le sopracciglia con aria interrogativa: lui le sorrise e ammiccò, ottenendo unicamente di farla sbuffare e voltare nuovamente. Eppure avrebbe dovuto sapere che non la Milton l'approccio diretto, tanto efficace con le altre ragazze, non serviva a nulla se non a indisporla.
Quello non era il primo rifiuto ricevuto, in generale e da Anna, dunque Dean commentò l'accaduto con un teatrale sbadiglio e si predispose a ignorare per il tempo rimanente la barbosa lezione di letteratura. O almeno così avrebbe fatto – e anche con una certa qual soddisfazione – se qualcuno non avesse bussato alla porta, infrangendo quell'alone di sonnolenza che permeava le lezioni di Morrison.
L'uomo interruppe l'interpretazione piuttosto focosa di una delle citazioni cardine di Alexander's Bridge giusto per borbottare un rapido “Avanti”, esibendosi poi in un pittoresco quanto grottesco monologo.
«Nessuno può costruire la propria sicurezza sulla nobiltà di un'altra persona. Due persone, quando si amano, crescono assieme in gusti e abitudini e orgoglio, ma le loro nature morali (qualunque cosa possiamo desumere da questa espressione gergale) non vengono mai saldate. L'abietto continua a essere abbietto, e il nobile nobile, fino alla fine».
Terminò la lettura e si voltò verso il ragazzo che, ignorato dalla maggior parte della classe – i teatrini di Morrison valevano la pena di essere visti, d'altronde –, aveva fatto la sua comparsa.
Aveva un aspetto terribilmente ordinario, con quei capelli scuri, quegli abiti anonimi e quegli occhiali dalla montatura scura. Dean lo degnò appena di un'occhiata, tornando poi alla contemplazione di Anna Milton. A proposito... Aveva forse sorriso radiosa allo sconosciuto?
Le cose si facevano quantomeno interessanti. Anna sorrideva poco – di certo non a Dean – e sempre con educazione o in maniera contenuta. L'anonimo ragazzo, che tra l'altro aveva cominciato a parlare alla classe da qualche momento, era la prima persona in tutta la scuola a cui la Milton avesse dedicato un simile, luminoso sorriso.
«... Dunque troverete il foglio delle iscrizioni in bacheca» concluse, sorridendo agli studenti. I più non lo avevano ascoltato per nulla, alcuni ridacchiavano apertamente e solo Anna sembrava felice di quanto il ragazzo del mistero avesse appena detto. Dean, suo malgrado, era curioso. Non era ossessionato da Anna – anche se non avrebbe disdegnato un'occhiata sotto quegli abiti da brava ragazza – ma si era insinuato in lui il sospetto che potesse esserci qualcosa tra lei e quel tipo. La cosa più che irritarlo gli procurava un'ondata di indicibile curiosità, cosa strana perché di solito era Sam quello a volersi informare su tutto: curiosità che, forse, avrebbe soddisfatto facendo un salto alla bacheca dove il ragazzo avrebbe affisso un foglio iscrizioni per... Per? Aveva perso quella parte del discorso...
Intanto il giovane si era congedato dal professore e, prima di uscire dall'aula, aveva lanciato un'occhiata distratta agli studenti nuovamente insonnoliti. Dean notò per un istante i suoi occhi blu. Non erano di un blu normale, slavato, sembravano piuttosto fin troppo vividi e brillanti come se brillassero di luce propria.
Il tonfo morbido della porta che si chiudeva segnò la fine di quelle bizzarre riflessioni e il ritorno della voce monocorde di Morrison. Perlomeno mancavano solo dieci minuti alla fine della tortura.
«Vediamo... Winchester, vuoi continuare tu la lettura?».
Vaffanculo.
 
***

«I dieci minuti più lunghi della mia vita!» si lamentò a gran voce Dean, sbattendo di malagrazia il suo vassoio sul tavolo già occupato da Benny e Charlie. Alle sue spalle Sam alzò gli occhi al cielo.
«Non morirai per un po' di cultura in più».
«Fottiti» fu l'immediata replica di Dean «E fottiti anche tu, Benny» aggiunse notando che l'amico stava per dire la sua.
Charlie piluccò il suo arrosto e scosse il capo.
«Com'è che a me non dici mai di fottermi?».
Gli sguardi di Sam e Benny si fecero interessati: come avrebbe replicato Dean?
Il ragazzo parve soppesare un po' la domanda dell'amica, poi si sciolse in un sorriso esageratamente allusivo.
«Perché l'unica che potrà fotterti sarà Scarlett Johansson quando la incontrerai».
A Charlie parve andare a genio tale risposta tanto che sollevò la bottiglietta d'acqua e indirizzò un brindisi a Dean. Sam sbuffò e si lanciò all'attacco della sua insalata, osservato con aria critica dal fratello maggiore.
«Cibo da conigli» sentenziò questi «Non starai esagerando con la dieta, Samantha
Il ragazzone arrossì ma trovò la forza di rispondere.
«Si chiama cibo salutare, Dean. Dovresti provarlo ogni tanto».
Ciò detto si chiuse in un silenzio offeso – cosa che più che mai lo identificava come Samantha – costringendo Dean a intavolare una conversazione normale con gli altri due.
«Andrea non si unisce a noi?».
«No, ha da fare, roba da cheerleader».
Charlie mandò giù il boccone di arrosto e purè e tossicchiò.
«Peccato, almeno avrei avuto qualcosa di bello da guardare!».
Questo fece ridacchiare perfino Sam nonostante la sua pretesa di mostrarsi immusonito per tutta la durata del pranzo e in breve, com'era prevedibile, il discorso tornò a trasformarsi in una gara di insulti e prese in giro.
«Seriamente, Benny» fece Dean indicando la maglietta dell'amico «Team Delena? Cosa sei, una fottuta ragazzina?».
La passione morbosa del ragazzo per tutto ciò che aveva a che fare con i vampiri era nota a tutti, ma nessuno si aspettava che si sarebbe aggravata al punto da spingerlo all'acquisto di simili capi d'abbigliamento.
«Beh, i libri della Smith non sono malaccio» interloquì Charlie «E Nina Dobrev è sexy».
Dean emise un versetto sarcastico, soffocato dalla quantità di carne che occupava la sua bocca, e una volta che ebbe deglutito si lanciò nella sua tirata contro la passione di Benny.
«Bram Stoker? Va bene. Film trash sui vampiri? Ok. Ma non questa roba» lanciò un'altra occhiata disgustata alla maglietta incriminata «Non The Vampire Diaries! Qual'è il prossimo passo, Twilight?».
Sam, per motivi noti solo a lui, rise sommessamente. Osservato con aria interrogativa da Charlie si limitò a sussurrare un “Dopo” e tornò al suo pranzo.
In quella Anna Milton passò accanto al loro tavolo, lo sguardo fisso dinanzi a lei e il passo lento e misurato.
Non appena fu passata, Dean si alzò in piedi di scatto, colpito da un pensiero improvviso.
«Devo andare!» esclamò in risposta alle occhiate interdette degli amici «Ci vediamo all'uscita!».
Si allontanò rapidamente, lo zainetto nero con l'adesivo degli AC/DC che gli rimbalzava ritmicamente sulla schiena a ogni passo. Una volta che ebbe oltrepassato le porte antipanico della mensa, il terzetto rimasto al tavolo agì come un sol uomo.
«La Milton è andata dalla parte opposta».
«Qui c'è qualcosa di sospetto».
«Dean guarda The Vampire Diaries. È del Team Stelena.».
Alla frase di Sam i tre si guardarono negli occhi per qualche istante, finendo poi a ridere fino alle lacrime.
«Oddio...» esclamò Charlie tra le risate «Dean non la passerà liscia!»
 
***

Dean si strofinò vigorosamente un orecchio, infastidito dal fischio che gli pareva di aver udito.
Borbottò contrariato quando la campanella sancì la fine della pausa pranzo ma, ormai in vista della bacheca, proseguì: appagare la propria curiosità valeva bene qualche minuto di ritardo a lezione.
Allungò il passo e ai suoi occhi si presentò una scena per nulla gradevole: il tipo misterioso di quella mattina stava discutendo animatamente con un altro ragazzo la cui espressione la diceva lunga sul suo pessimo carattere. Raphael, un figlio di puttana di prima categoria.
Una volta giunto in prossimità dei due, Dean riuscì a cogliere uno stralcio della discussione.
«Il preside ha deciso così, Raphael, mi dispiace».
Incredibile come quel ragazzo sembrasse riuscire a mantenere la calma anche di fronte al cipiglio più che ostile del suo interlocutore: parlava con voce bassa e rassicurante, non mostrandosi né irritato né intimorito. Raphael dal canto suo sembrava volerlo mangiare vivo.
«Non durerà, Castiel».
Che cazzo di nome era? O forse era un soprannome?
«Non riuscirai a gestire la situazione, e io...» ghignò «Farò quanto è in mio potere per non facilitarti le cose».
Senza alcun preavviso diede uno spintone a Castiel, mandandolo a cozzare contro la parete e facendogli cadere di mano un plico di fogli che si sparsero sul pavimento.
Dean scattò in avanti e si frappose tra il ragazzo spintonato e Raphael, ma quest'ultimo stava già allontanandosi.
«Ehi! Torna qui, idiota!».
Inutile. Raphael non diede alcun segno di aver udito le urla di Dean – né tanto meno di interessarsene – e proseguì la sua tranquilla camminata. Un borbottio indistinto alle sue spalle fece voltare di Dean che parve ricordarsi solo in quel momento di Castiel.
Il ragazzo si era chinato e stava raccogliendo velocemente i fogli, apparentemente dei volantini di qualche genere, senza prestare alcuna attenzione alla presenza di Dean.
Questi lo osservò incerto per qualche istante per poi schiarirsi sonoramente la voce: una volta che ebbe ottenuto la sua attenzione incrociò le braccia e fece un brusco cenno del capo nella direzione verso cui se n'era andato Raphael.
«Tutto bene? Lo stronzo ti infastidiva?».
Castiel – di nuovo, che soprannome del cazzo – scosse il capo e si alzò lentamente, sorridendo affabile a Dean.
«Non esattamente. È una persona rancorosa, ma non credo mi creerà altri problemi» decretò con sicurezza. Di botto, come se avesse ricordato solo in quel preciso istante la buona educazione, tese la mano a Dean «Grazie comunque. Mi chiamo Castiel».
Porca miseria, quindi non era un soprannome! L'altro ostentò un'espressione che sperava fosse indifferente e strinse con vigore la mano offertagli.
«Dean. E non ringraziarmi».
Castiel sorrise ancora e si raddrizzò gli occhiali sul naso: incredibile come anche dietro le lenti i suoi occhi brillassero così intensamente. Più che di luce propria, parevano quasi sottrarla all'ambiente circostante.
Dean si mosse appena, a disagio, e indicò il corridoio alle sue spalle.
«Se va tutto bene, andrei a lezione».
«D'accordo. Oh, aspetta!».
Prima che potesse compiere qualsivoglia gesto, Dean si ritrovò in mano uno dei volantini di Castiel.
«Sinceramente non mi sembri il tipo interessato a questo genere di cose,» spiegò lui, raccogliendo nel contempo lo zainetto da terra «ma tentare non costa nulla».
Su queste enigmatiche – e vagamente inquietanti – note si congedò da lui con un cenno e un sorriso. Dean sorrise incerto e si allontanò in tutta fretta dalla bacheca, da quel corridoio e dagli occhi rubaluce di Castiel. Giunto a distanza di sicurezza aprì il volantino spiegazzato: gli bastò leggere le prime due parole stampate in eleganti caratteri in cima al foglio per sentire un brivido percorrergli tutta la spina dorsale.
Castiel aveva ragione, quella non era roba per lui. Neanche per scommessa, neanche sotto tortura.
Appallottolò il volantino e lo lanciò con precisione in un cestino della carta straccia. Tre punti, pensò mestamente dirigendosi a lezione. Avrebbe taciuto su quella storia, avrebbe taciuto su Castiel e soprattutto avrebbe taciuto sulla proposta implicita che gli era stata fatta. Dean Winchester non si sarebbe mai unito a un Glee Club.


















Angolo ottuso dell'autore
E con questo abbiamo appurato che i capitoli introduttivi non sono il mio forte. Pace.
Ma ciao, bellezze, pronte a salpare per questa nuova avventura?
Ci tengo a precisare che questa cosa è colpa – tanto per cambiare – della stimata e pucciosa ThePirateSDaughter, cui mando tutto il mio odio e tutto il mio amore :3
Sì, Castiel fa parte di un Glee Club e sì, ha sottilmente proposto a Dean di farne parte. Come evolverà la cosa? Il titolo dovrebbe lasciar intuire qualcosa...
Bon, con questo ho terminato la sana dose di baggianate quotidiane, ergo a ben risentirci (e recensite, dolcezze *puppy eyes*).
   
 
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