Storie originali > Thriller
Ricorda la storia  |      
Autore: Mr Thriller    18/07/2014    2 recensioni
Vaghi per il buio in cerca di una luce. Nessuno ti può aiutare.
L'unica soluzione è ricordare.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Da quanto tempo stava correndo? Dove stava andando? Non riusciva a rispondersi.

Vedeva alberi ovunque si voltasse, ma continuava a procedere dritto per la stessa direzione. Era buio, ma non riusciva a capire se fosse giorno o notte. Non vedeva sole o luna, ma solo alberi che sembravano infiniti. La sua impressione era che, ad ogni suo passo, quella foresta si ampliasse per non lasciargli via d'uscita.

Eppure vedeva una luce davanti a sé. Un minuscolo puntino di luce. Uno spiraglio nelle tenebre. Forse era solo un'allucinazione. Magari la sua mente aveva bisogno di qualcosa in cui credere.

Il suo cervello cercava risposte, ma lui non riusciva ad ottenerle. Ad ogni momento una nuova domanda. Cosa ci faceva lì? Chi era?

Andava avanti senza fermarsi, ma ciò non gli provocava dolore, non lo affaticava. Sapeva semplicemente di dover continuare, perché prima o poi tutto quello sarebbe finito, avrebbe trovato una soluzione. O forse no. Forse era destinato a camminare per l'eternità. Forse era per qualcosa che aveva fatto. Non lo sapeva. L'unico oggetto di conforto era quel pulviscolo di luce che sembrava allontanarsi progressivamente da lui.

Sentiva di avere qualcosa in tasca. Ma che cosa? Vi infilò una mano ed estrasse una piccola fotografia. Rappresentava un bambino che soffiava per spegnere le candeline sulla torta del suo sesto compleanno. Sullo sfondo c'erano un uomo e una donna che battevano le mani.

Una lacrima gli scese per il volto. Iniziò a ricordare...


Quel giorno si era alzato presto ed era andato di nascosto in salotto ad aspettare i suoi genitori, che stavano ancora dormendo. C'era buio, ma non gli importava, perché sapeva che da un momento all'altro sarebbero arrivati, e tutta l'atmosfera sarebbe cambiata. Restò lì seduto una mezz'ora pensando ai festeggiamenti e ai regali che avrebbe ricevuto. Quando sentì aprirsi la porta rimase immobile, assorto nei propri pensieri, fino a che percepì l'odore della torta al cioccolato che gli piaceva tanto. Allora si alzò di scatto e gridò di gioia. Quel giorno ricevette la prima bussola della sua vita. Non sapeva cosa fosse, perciò papà lo portò a passeggiare per una stradina di campagna che costeggiava un torrente. Non c'era mai stato. Lì imparò ad utilizzarla. Suo padre gli disse che c'erano diversi modi per orientarsi, come la posizione del sole nel cielo o del muschio sui tronchi degli alberi, ma che quello era molto più semplice. Bastava guardare la lancetta rossa.


E adesso dov'era? Dov'era la sua lancetta rossa proprio quando gli serviva? Non lo sapeva. O era per caso quella luce... In ogni caso doveva continuare, sentiva di dover continuare.

Frugò nell'altra tasca. Ne estrasse un bigliettino accuratamente ripiegato. Davanti c'era scritto in stampatello: X Papà

Non lo aprì. Gli bastava quello. Un forte senso di disagio lo invase come un lampo. Ricordò...


Aveva ormai dodici anni. Non sembrava trascorso poi tanto tempo da allora. Aveva già programmato da un paio di settimane che sarebbe andato al cinema con degli amici. Non sarebbe stato necessario allontanarsi molto da casa. Però era la prima volta che usciva senza i suoi genitori. Cosa gli avrebbero detto? Non era sicuro di volerlo scoprire. Scese le scale facendo attenzione a non farsi sentire. Era pomeriggio e la mamma era uscita per fare compere. In casa era solo con suo padre, che stava leggendo il giornale. Solitamente c'era con lui anche il cane, sempre a russare sdraiato con il muso sul suo piede. La sua morte, avvenuta circa un mese prima, sembrava essersi portata via una parte del papà che aveva tanto amato e che ora appariva come una scatola vuota, senza più emozioni e sensibilità. Da allora non gli parlava quasi mai, restava indifferente a ciò che gli diceva sulla scuola, sulle nuove amicizie... Ogni tanto capitava che alzasse la voce. Questo lo intimoriva più di ogni altra cosa, perché era un atteggiamento che prima non poteva neanche immaginare. Solitamente papà discuteva con lui e di rado perdeva la pazienza.

Perciò aveva paura. Paura di chiedere. Se ci fosse stata la mamma sarebbe stato diverso. Sarebbe stata lei ad avere paura per lui. Anche se gliel'avesse negato, non ci avrebbe fatto caso più di tanto. Ma lei non c'era. Perciò ritornò in camera sua e scrisse su un pezzo di foglio strappato da un quaderno.


Ora, ripensandoci, non riusciva a ricordarsi com'era finita quella storia. Per quanto si sforzasse, sembrava che la sua mente si ribellasse all'idea. Qualcosa era andato storto. C'entrava forse tutto questo con la discussione avuta con suo padre? Perché questo se lo ricordava. Si ricordava di essere stato sorpreso mentre cercava di uscire di nascosto. Qualsiasi esperienza stesse vivendo, la sapeva collegata a quel suo gesto. Comunque, non ricordava.

Si concentrò sul luogo dove si trovava. Era parecchio strano. Nessun rumore. Nessun verso. In una foresta come quella ci dovevano pur essere degli animali. Pensò subito alla foresta amazzonica, piena di vita e di colori. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere un essere vivente a parte piante e arbusti in quel posto isolato. Pregò Dio perché gli mandasse anche solo una lumaca o un insetto insignificante. Niente. Sembrava che tutto fosse stato costruito per lui, come uno scherzo di quelli che vedeva in televisione. Si guardò attorno in cerca di telecamere nascoste, ma il suo tentativo non portò ad alcun risultato. Doveva esserci una via d'uscita.

Aprì il biglietto. C'era un'unica frase composta da due parole nel piccolo foglio bianco: MI DISPIACE

Senza fermarsi, tornò nel passato...


Dopo aver piegato il foglietto più volte, si infilò le scarpe e scese in ingresso. Suo padre era ancora lì. Nella stessa posizione di prima, come fosse una statua. Per fortuna non avrebbe dovuto passargli davanti per uscire di casa, perché la porta d'ingresso si trovava di fronte. Si avvicinò e spinse la maniglia lentamente. Era chiusa. Prese le chiavi e le infilò nel buco della serratura. Le girò lentamente e si aprì. In quel momento si accorse di non aver lasciato il biglietto. Ritornò sui suoi passi e se lo trovò davanti.

Ehi, cosa stai facendo?”, urlò il padre.

Ehm...” Non fece in tempo a parlare che venne zittito.

Tu non uscirai”, esclamò sicuro di sé.

Senza sapere cosa stesse facendo, afferrò la maniglia con forza e uscì. Il padre lo seguì per un paio di secondi con lo sguardo incredulo. Uscì a sua volta. Iniziò a rincorrerlo, senza sapere che sarebbe stata l'ultima volta che lo faceva. Cominciava a guadagnare terreno perché, nonostante la sua età, era sempre stato un fanatico dello sport.

L'ultimo ricordo rimastogli era se stesso che si girava e vedeva il padre fermarsi di scatto. Aveva un'espressione d'angoscia sulla faccia.


Sentiva che c'era quasi. Stava per arrivare alla meta. Gli mancava solo un piccolo dettaglio che gli sfuggiva. Cos'aveva visto suo padre? Rifletté finché non fu interrotto da un fruscio proveniente dal suo fianco. Sembrava qualcosa di impossibile. Sembrava... vento. E si sbagliava o la luce si stava avvicinando? Sentiva il suo dolce tepore. Era giunto alla fine del suo viaggio.

E lì vide. Vide ciò che era successo. Vide ciò che l'aveva portato dov'era. Il camion. Suo padre l'aveva notato prima che fosse troppo tardi, ma lui no. Lui aveva proseguito verso la morte. E poi era stato il buio. Si era ritrovato a correre in quel luogo posizionato nel mezzo tra il mondo e l'aldilà. In quel viaggio che ognuno compie per arrivare alla luce.

La vide più grande, più vera, e capì che era libero, quando ne fece parte.


FINE

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Mr Thriller