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Autore: KittyPryde    02/09/2008    1 recensioni
Avevo sedici anni, tre boccoli artificiali che mi pendevano sul lato del viso e una lettera di raccomandazione del Conte Maldini in persona
[Kannon Maldini, Schneizel El Britannia]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando lo incontrai per la prima volta portavo ancora i capelli lunghi oltre le spalle, l’unico vezzo che mi era concesso, a discapito della ferma ambizione di mio padre nell’onorare il cognome dei Maldini e il titolo nobiliare della famiglia.
Non si trattava di una moda troppo eccentrica perfino per un uomo e dunque non avrebbe attirato attenzioni spiacevoli, ma era sicuramente bizzarro che il mio desiderio non nascesse da un’innocua forma di edonismo, bensì dall’aspirazione di assomigliare il più possibile alle mie sorelle maggiori che reputavo creature molto più perfette di quanto non lo fossi io. Quando mio padre, il quale non aveva mai preso in considerazione l’esistenza di quella fantasia insana e immorale che io sentivo invece così naturale, mi sorprese mentre cercavo di arricciare quei miei lunghi capelli arrampicato sullo sgabello della specchiera di mia madre, mi spedì, dichiarando apertamente quanto si vergognasse di me, dall’unica persona che si sarebbe potuta interessare a un caso disperato come il mio, nella speranza che il suo unico figlio maschio, per quanto degenerato e deviato fosse, avesse un futuro tra le alte cariche dell’impero.
Avevo sedici anni, tre boccoli artificiali che mi pendevano sul lato del viso e una lettera di raccomandazione del Conte Maldini in persona, nella quale tesseva lodi e elogi che non approvava, ma che sarebbero stati utili per impressionare l’annoiata persona di sua maestà il Secondo Principe di Britannia. Ero solo, in mezzo ad un salone dai pavimenti così lucidi che potevo vedere, guardando in basso, il mio riflesso marmorizzato e le tre ciocche di capelli arricciate che lentamente stavano perdendo la loro forma; con il dorso del guanto pulii l’ultima traccia del lucidalabbra che mi era rimasto sulla bocca, ma non mi sentivo né ridicolo né tantomeno inadeguato come mio padre mi aveva ripetuto più volte mentre mi trascinava alla residenza del Principe.
Schneizel El Britannia entrò nel salone facendosi annunciare dal rumore sordo dei suoi tacchi che suonavano sul pavimento, non disse nulla quando gli porsi la lettera che mio padre aveva faticosamente composto mentre io salutavo mia madre e le mie sorelle in lacrime, ma la prese e la lesse in silenzio, dalla prima all’ultima riga, per poi riporla nella sua busta e rivolgermi finalmente la parola senza però cambiare la sua espressione.
« Avete ricevuto un’educazione esemplare, stando a quanto dice vostro padre, ma voi, cosa avreste desiderato fare della vostra vita? »
Mia madre aveva ripetuto molte volte, a me come alle mie sorelle, che di fronte a un nobile di rango più alto del nostro, avremmo dovuto abbassare lo sguardo, rispondere solo se interpellate, dimostrare il nostro rispetto e la nostra sottomissione, ma io non riuscivo a staccare gli occhi dalla figura imponente e intrigante del Principe, non riuscivo a dare prova della rigida educazione con la quale mi avevano cresciuto e non riuscivo a mentire di fronte al suo sguardo severo.
« Avrei voluto fare l’attrice… Maestà. » Schneizel sorrise.
« E cosa ti aspetti dall’incarico che tuo padre ha scelto per te? »
« Conoscete forse un modo migliore per non deludere le aspirazioni di mio padre e allo stesso tempo avere la possibilità di sfogare il mio amore per la recitazione? »
La sincerità schietta e teatrale della mia risposta sembrò piacergli, si avvicinò a me tanto da poterne vedere i pensieri attraverso gli occhi e mi passò la busta di mio padre sul viso.
« Ti farò consegnare una divisa, Kanon e ti porterò a vedere l’opera. » Annuii immaginando cosa si sarebbe aspettato da me il Secondo Principe di Britannia da quel momento in poi.
« Sarò la vostra primadonna, maestà, la punta di diamante delle vostre messe in scena, la maschera di ogni vostra commedia, ai vostri ordini…» Schenizel sorrise, soddisfatto delle sue scelte, incaricò un suo subalterno di trovarmi un alloggio e uscì dalla stanza, lasciandomi con la lettera di raccomandazione scritta da mio padre ancora stretta in mano e l’inizio della mia nuova vita.
   
 
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