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Autore: Lely1441    02/09/2008    20 recensioni
Oh, non che tu sia narcisista o vanitosa, no. In quel caso sarebbe facile uscire da quella benedetta porta di casa, alle otto in punto, puntuale come mai sarai nella tua vita. Ti sembra quasi di veder lampeggiare sopra lo stipite un’insegna con scritto a caratteri cubitali: “Perdete ogni speranza voi ch’entrate”.
Sbuffi, pensando che piuttosto nel tuo caso si tratta di un “voi ch’uscite”.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Cecilia, una delle mie più care amiche. Ho deciso di dedicarti questo, Cé, perché semplicemente a volte le parole non riescono ad esprimere quello che pensiamo, ma la scrittura aiuta. O almeno, aiuta me.

Dedicato a tutte le ragazze carine che non sanno di esserlo. 

E ti devo dire Cé, che da "quella volta" mi apprezzo un po’ di più. Tu no? In attesa del pezzo da novanta…

Alla nostra autostima, cin cin!

 

 

 

Diario di una ragazza “carina”

 

 

 

Ti guardi critica allo specchio.

Seriamente, si può sapere cosa c’è che non va in te? Te lo sei sempre domandata, ma in questi giorni il tuo cervello sembra essere stato monopolizzato da un unico pensiero: tu.

Oh, non che tu sia narcisista o vanitosa, no. In quel caso sarebbe facile uscire da quella benedetta porta di casa, alle otto in punto, puntuale come mai sarai nella tua vita. Ti sembra quasi di veder lampeggiare sopra lo stipite un’insegna con scritto a caratteri cubitali: “Perdete ogni speranza voi ch’entrate”.

Sbuffi, pensando che piuttosto nel tuo caso si tratta di un “voi ch’uscite”.

Sei patetica, ti stanno persino sudando le mani, per la prima volta nella tua esistenza. E al diavolo tutte le volte che hai pensato che questa caratteristica facesse decisamente schifo.

Benvenuta fra noi comuni mortali, cara.

E per inciso, le mani ti tremano pure. La cosa è decisamente preoccupante. Ti togli l’orecchino destro con cautela e lo poggi lentamente sul ripiano sotto lo specchio, accanto al dopobarba a forma di pigna di tuo fratello. Afferri la piccola pallina verde come sostituzione e l’infili nel buco, trafficando un poco per richiuderlo con il suo gancetto.

Brava giovine, sei riuscita a metterti un orecchino! Calma ragazzi con gli applausi, su. Serviranno dopo. Forse.

Sorridi soddisfatta e dai una rapida occhiata all’orologio sopra lo specchio, quello che quando vai in bagno la notte tutta rimbambita fa “Tic tac, tic tac” e ti verrebbe solo una gran voglia di prenderlo a martellate.

Le otto meno dieci.

“Cazzo…”, mugugni, e decidi di accelerare il processo, mentre un tuono rimbomba in lontananza. Estrai in fretta dal lobo il secondo orecchino e fai per mettere la perla gemella di quella appena sistemata, ma non hai fatti i conti con le tue mani tremanti e sudate. Lo senti scivolare fra l’indice ed il pollice con una lentezza esasperante e lanci un urlo che risulta quasi deformato, visto che ovviamente la scena è tutta al rallentatore. Tendi una mano per fermare la sua brusca discesa volante, forse ci sei! Le tue dita lo sfiorano, ma ricordiamoci bene che l’orecchino in questione fa parte della peggior specie di infidi gingilli femminili: sferico, liscio fin all’inverosimile, così piccolo che per lui infilarsi dritto dritto nel tubo di scarico del lavandino è praticamente un piacere. Rimpiangi per un istante gli enormi pendenti di tua nonna: vorresti ben vedere incastrarsi quelli.

Guardi quel lavandino traditore con muto stupore. Era dai tempi dell’asilo che non ti faceva scherzetti del genere. Ma quelli che perdevi allora in fondo erano solo innocui ciondolini di plastica a forma di ciuccio, anche se hai pianto sconsolata per diverse ore a causa della loro improvvisa ed alquanto scivolosa dipartita. Almeno fino a quando tuo padre, stremato, non si è improvvisato idraulico, smontando pezzo per pezzo quello stesso lavabo.

Senti spuntarti le lacrime agli occhi. Sei tesa, nervosa, in questo momento piangeresti anche se il gatto della dirimpettaia venisse investito. E tanto per la cronaca, è una cosa che stai tentando di portare a termine da due anni a questa parte, ma quel maledetto felino è troppo furbo.

“Merda…”, biascichi, mentre un altro tuono riecheggia minaccioso. Cominci a prendere a pugni la superficie candida – e terribilmente dura – del lavandino.

“Merda! Merda merda merda!”

Ehhh, buongiorno finezza! Complimenti! L’ennesimo fulmine, questa volta decisamente più vicino, illumina per un attimo a giorno il bagno e vedi due occhi fissarti in modo minaccioso. Trattieni il respiro, mentre metti in moto il cervello e realizzi che stai guardando il santino di Santa Rita da Cascia che tua madre si ostina a voler lasciare lì, attaccato al bordo dello specchio. Lo hai sempre trovato parecchio irrispettoso, ma che ci vuoi fare: le madri comandano. Un altro boato da fuori.

“Chiedo scusa”, sospiri, mentre i rombi spariscono come per magia.

Bah, poi chiamale coincidenze. Inoltre i tuoi ti hanno sempre detto di dire meno parolacce.

Ti sfreghi esausta le meningi, ragionando sul da farsi.

Le otto meno otto.

E ancora devi metterti le scarpe, sistemarti le ultime ciocche di capelli bagnate sul fondo, truccarti e recuperare un paio di orecchini decenti. E ti trovi sull’orlo di una crisi di nervi. Respiri profondamente, e ti accasci contro il bordo della vasca.

È stata tutta una pagliacciata sin dall’inizio, lo sapevi. Come sapevi che non avresti mai dovuto accettare un invito ad uscire da parte di un ragazzo. A cui tra l’altro andavi dietro da mesi e che ti piace davvero, ma lasciamo perdere questo piccolo particolare insignificante.

Tu non sei bella. Sul serio, ragioniamo insieme.

Al mondo esistono tre categorie di ragazze, esatto?

Belle, carine, brutte. Non esiste cosa più semplice di questa. E nei tuoi picchi d’umore hai attraversato varie fasi: dal considerarti brutta, a scoprirti carina, a stabilizzarti definitivamente sul livello brutta. Non importa cosa ti dicano i tuoi familiari o i tuoi amici, in fondo tu che ne sai che non mentano perché ti vogliono bene?

No, tu sai cosa ti serve: qualcuno di esterno che ti dica cosa tu sia, obiettivamente.

Certo. A trovarlo.

Non hai mai chiesto tanto alla vita.

Non hai mai preteso una lunga chioma bionda e boccoluta, ad esempio, con contorno di occhi verdi e nasino alla francese.

Non hai mai neppure osato pensare a come staresti con dei capelli neri e dei profondi occhi blu notte, impenetrabili come l’oscurità.

Ti sarebbe bastata essere carina, piacere a qualcuno. Invece nulla, Madre Natura è in letargo e dorme con i tappi nelle orecchie, a quanto sembra.

E nel frattempo ti tocca star lì, disperata, appoggiata ad una vasca, mentre mancano solamente cinque minuti alle otto. Poi decidi che comunque andrà questa serata, con i tuoi attacchi di panico o meno, non puoi lasciare aspettare un ragazzo fuori dalla porta.

Non fosse altro che per le chiacchiere di quella stupida zitella di dirimpettaia.

Alzi la testa e con fredda determinazione torni in camera tua, ti infili le scarpe, lasci sciolti i capelli – e anche se sono ancora umidi non importa, tanto di qui a poco scoppierà un temporale, sai cosa sono due ciocche bagnate in più o in meno – e ti trucchi con poco, giusto un po’ di fondotinta e la matita. Indossi gli orecchini che ti ha regalato qualche mese indietro una tua amica, e afferri la borsetta.

Le otto meno uno.

Con il cuore in gola ti dirigi verso l’ingresso, appoggiandoti al piccolo tavolino lì accanto, le braccia incrociate e gli occhi fissi sulle punte delle scarpe che appaiono davanti a te. Ti ricordi improvvisamente che non ti sei messa il rossetto e ti guardi per un attimo in giro. Trovi il lucidalabbra alla frutta che ti ha regalato quella stessa tua amica degli orecchini e la ringrazi mentalmente. Stai per mettertelo quando suonano alla porta.

“Mai, mai aprire alla prima scampanellata! Altrimenti corri il rischio di sembrare una ninfomane che attende dietro alla porta come un avvoltoio, pronta da un quarto d’ora. È squallido”.

Qualcuno dia una medaglia a questa tizia, vi prego. Prima gli orecchini, poi il lucidalabbra e ora il buon consiglio.

Sorridi, e ti applichi il cosmetico accuratamente.

Otto e due, secondo scampanellio.

Prendi un respiro profondo e abbassi la maniglia, e quel che sarà sarà, domani è un altro giorno, e Rossella accidenti a te che ti sei fatta sfuggire un simile manzo come Clark Gable.

Lui è davanti a te, bellissimo – e come poteva essere altrimenti? – e ti dona un sorriso caldo, che ti scioglie qualcosa all’altezza dello stomaco. Sorridi di rimando, e chiudi la porta.

"Sei splendida".

Ti sussurra all’altezza del primo gradino, e sei felice di essere davanti a lui e che lui non possa vederti in viso, perché hai come il presentimento che quel calore che si sta spargendo dal tuo collo in su sia visibile anche ad occhi estranei.

Però sei felice, e tutta questa contentezza si propaga anche al tuo volto, ti dona una luce particolare, intima.

Perché, tesoro, è vero. Tu non sei bella. Tu sei uno splendore.

E fra parentesi, hai fatto bene a portarti dietro il lucidalabbra. Ho come l’impressione che stasera se ne sprecherà parecchio.

 

 

Note finali: 

Ci sono parecchie cose non mie, come il riferimento a Dante Alighieri (Perdete ogni speranza voi ch'entrate), ad una mia amica (L'Ehhhhh, buongiorno finezza XD) e quello finale a "Via Col Vento", (domani è un altro giorno, e Rossella accidenti a te che ti sei fatta sfuggire un simile manzo come Clark Gable).

Grazie a tutti ^^

Kissoni!!

   
 
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