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Autore: Rowena    02/09/2008    1 recensioni
La gita scolastica di quest’anno dell’Osaka High sarà in California.
Oh no. No no no, non può essere!
Ci deve essere un errore: questa giornata sembrava così promettente, il tempo splendido e una giornata a caccia di saldi con la mia migliore amica in programma, quindi perché si deve abbattere su di me questa disgrazia?
Non è giusto, non me lo merito.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Dovevo sembrare davvero abbattuta, perché nel giro di tre minuti di orologio Julia ha suonato alla mia porta: questa è davvero la giornata dei record, se ci fossero Sekime e Nakatsu potremmo davvero divertirci.
Presto saranno qui… Ah, non ci voglio neanche pensare!
La mia amica mi fissa mentre riprende fiato accanto alla porta della mia camera da letto. Qui è ancora tutto come l’avevo lasciato, le pareti coperte dai poster e dagli articoli su Sano… Dovrò far sparire tutto per tempo, nel caso i ragazzi vogliano fare un giro turistico anche in casa mia!
“Allora, si può sapere che ti è preso? Al telefono sembrava una questione di vita o di morte!”
Quando mi sono tagliata i capelli c’era solo lei, solo a lei avevo confidato in che genere di scuola mi preparavo a entrare. La mia confidente americana: quanto mi è mancata durante i mesi trascorsi in Giappone!
Le passo la copia dell’Osaka Sports che ho trovato in giardino per spiegarle, incapace di rendere a voce la drammaticità del momento; drammaticità che Julia non ha colto per niente!
“E allora? Dovresti essere contenta, o sbaglio?”
Come immaginavo, non ha capito. Del resto, lei non era laggiù, non ha visto cosa sono in grado di fare.
“Hai letto bene o no? Vengono qui! Tutti quanti!”
Mi guarda con occhi sgranati, come a chiedersi che mi sia preso. “Ti hanno dato un colpo in testa o cosa? È da quando sei tornata che non fai altro che parlare dei tuoi amici in Giappone, e ora ti disperi perché i tuoi amici ti vogliono così bene da usare la loro gita scolastica per venire a trovarti? Tu sei tutta matta, Mizuki, lasciatelo dire.”
“Non è che non ho voglia di vederli, anzi…” Non è semplice da spiegare: abituata alle attività assurde dell’Osaka High e ai ragazzi, tornare qui alle vecchie abitudini è stato difficile. Per non parlare del fatto che non riesco a perdere le vecchie abitudini: indossare una gonna è ancora fuori luogo, mi sentirei troppo a disagio.
Il problema è che non li voglio qui: mi andrebbe più che bene se facessero una gita in Giappone o in qualunque altra parte del mondo e mi invitassero ad andare con loro, ovunque ma non la California.
“Non ho ancora spiegato a mio padre cos’è successo in questi mesi in cui sono stata via e non voglio che né lui né nessuno di qui venga a saperlo a causa loro.”
“Se questi idioti, come li chiami tu, hanno saputo accettare i motivi che ti hanno portata ad agire in quel modo, perché non dovrebbe fare altrettanto la persona che più ti ama al mondo, o i tuoi amici di sempre? Ti stai facendo delle paranoie assurde, credi a me.”
Ha ragione, però… Bisogna conoscerli per capire: non avrei dubbi a rivederli all’interno dei confini della scuola sono adorabili e si possono quasi tenere sotto controllo, in un certo senso, ma così la cosa mi terrorizza invece che farmi contenta.
Julia ricomincia a fissarmi con il suo sguardo indagatore, tanto da inquietarmi un po’.
“Che c’è?” Domando brusca: del conforto che mi aspettavo non si vede neanche l’ombra, accidenti. Rivoglio Umeda, lui sì che sapeva tirarmi su!
“Verrà tutta la scuola a questa gita?”
“Sì, immagino di sì: perché me lo chiedi? Anche se probabilmente si accoderà molta altra gente, se le cose andranno come mi aspetto” e inizio a contare sulle dita, “il dottor Umeda, per esempio, e la sua fidanzata appassionata di fotografia, Akiha, che sicuramente non vorrà perdersi questa occasione per fare qualche scatto interessante agli studenti. E poi Hibara-sama e le sue quattro amiche, e forse perfino Kagurazaka…”
“E Sano-kun dove lo metti?”
Oh, è vero. La mia amica ridacchia in modo irritante.
“Sei diventata tutta rossa, Mizuki: non mi dirai che davvero non ci avevi pensato, ti prego!”
Sano. In effetti no, non ci avevo proprio pensato.
È passato un mese da quando sono tornata in America, e non c’è giorno in cui si dimentichi di scrivermi. D’accordo, forse potrebbe sembrare strano che mi mandi una sola mail al giorno in confronto alla decina di Nakatsu o a tutte quelle che ricevo dagli altri, eppure in quell’unico messaggio mi racconta tutto quello che voglio sapere.
Tanto per cominciare, mi tiene aggiornata sui suoi progressi in pista: si sta rimettendo in fretta in forma e, ora che ha ripreso ad allenarsi con suo padre, sente che presto potrà sfidare di nuovo Kagurazaka.
Sono molto contenta di questo: vederlo saltare di nuovo per me è già stato un onore e una grande gioia, ma so che ora punta a fare di meglio. Il salto in alto è tornato a renderlo felice, e io non potrei essere più fiera di me.
Come dice Umeda, il mio essere insopportabile lo ha portato a tornare ad allenarsi e a saltare.
Allora Sano verrà qui. Come mi aveva promesso all’aeroporto…
“Terra chiama Mizuki: sei ancora qui o devo considerarti perduta per sempre?” “Uh?” Non l’ho sentita, accidenti. Che stava dicendo?
Julia scoppia a ridere, divertita.
“Sei proprio buffa, amica mia, lasciatelo dire. Però direi che il pensiero del tuo ragazzo ti ha tranquillizzata” aggiunge maliziosa.
Il mio ragazzo. Ancora non riesco a crederci che Sano Izumi è il mio ragazzo. Sempre sghignazzando, Julia fa un commento sul sorriso ebete che ho in faccia, ma non importa; se questo è l’effetto che fa la felicità, che sia.
Qualcuno bussa alla porta: “Tesoro, c’è una visita per te”.
Mamma fa capolino sulla soglia, socchiudendo la porta quanto basta perché possa infilare la testa nello spiraglio.
“Non ora, mamma, è una situazione d’emergenza”.
Lei si lascia scappare un risolino, tutta contenta. Ma che le è preso?
“Sei sicura di non voler neanche sapere chi è?”
Il carattere di mamma è sempre stato un po’ enigmatico, riesce sempre a spiazzarmi; con quel suo sorriso soddisfatto e l’aria di chi ne sa una più del diavolo, mi lascia ogni volta di stucco.
“No, non importa; chiunque sia, digli di ripassare un altro giorno”. Rispondo secca, credendo di non lasciare spazio ad altre repliche.
Poi, l’impossibile.
“È questo il modo di salutare chi ha attraversato il Pacifico per venire a trovarti, tappetta?”
Questa voce, possibile che sia…
Mamma apre la porta, rivelando la presenza di Sano accanto a sé.
Oh, accidenti.


Salve a tutti, eccomi di nuovo qui! Questa Julia me la sono inventata sapendo che nel manga esiste... Non so se ho centrato la caratterizzazione, però mi piaceva dare un'amica e un sostegno alla povera Mizuki... Quante gliene faccio passare, poverina!

Rowi
   
 
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