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Autore: Namixart    19/07/2014    1 recensioni
Ci sono momenti in cui semplicemente non vorresti vivere nell’era dei computer e della tecnologia. Per esempio, chi mai vorrebbe cercare il proprio nome su Google solo per scoprire miliardi di disegni che lo ritraggono in atteggiamenti… fin troppo affettuosi con un amico?
Non certamente Neku Sakuraba.
Non con Joshua.
Non mentre Shiki sbirciava il computer da sopra la sua spalla.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neku Sakuraba, Shiki Misaki, Yoshiya Joshua Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono momenti in cui semplicemente non vorresti vivere nell’era dei computer e della tecnologia. Per esempio, chi mai vorrebbe cercare il proprio nome su Google solo per scoprire miliardi di disegni che lo ritraggono in atteggiamenti… fin troppo affettuosi con un amico?
Non certamente Neku Sakuraba.
Non con Joshua.
Non mentre Shiki sbirciava il computer da sopra la sua spalla.
- Neku… - iniziò lei, sistemandosi i capelli dietro le orecchie, come faceva sempre quando era imbarazzata.
- Cosa, esattamente, stai facendo? - chiese, pesando attentamente le parole.
- Scontando la punizione per crimini mai commessi, a quanto pare. - esalò il ragazzo, una volta ritrovato il controllo delle sue corde vocali.
- Tradotto per me? - intervenne una nuova voce.
Una voce che, nella classifica di quelle che Neku amava sentire, era molto vicina al fondo, soprattutto nella situazione assurda in cui si trovava.
- Josh, credimi se ti dico che non vuoi saperlo. - rispose il ragazzo, rivolgendo a Joshua uno dei suoi migliori sguardi di avvertimento. Sguardi a cui, per quello che sembrava, il ragazzo più irritante di Shibuya era totalmente immune.
- Oh, punizioni e crimini sono il mio pane quotidiano, caro mio. Avanti, canta. - cinguettò, accomodandosi sulla poltrona di casa di Neku, completamente a suo agio.
Neku rabbrividì per irritazione. Stupido Joshua. Mai, mai una volta che facesse come gli altri gli consigliavano.
Senza dire una parola, gli passò il portatile. Lui ringraziò con un sorrisetto (falso come i soldi del Monopoli) e si sistemò meglio sulla poltrona e cominciò a ispezionare il computer, mentre Neku cominciava a passeggiare per la stanza.
Shiki, ancora scioccata, era seduta sul bracciolo del divano. Tra parentesi, perché quei due erano a casa sua?
Neku e Shiki si scambiarono uno sguardo rassegnato, prima di notare che Joshua stava ticchettando con nonchalance sulla tastiera e prendendo appunti su un blocchetto (di Neku, grazie tante).
- Cosa stai facendo? - chiese Shiki, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
- Oh, sto solo segnando alcuni nomi. Voglio divertirmi un po’ con loro, quando ci incontreremo nell’UG. - rispose lui, distrattamente.
A Neku si gelò il sangue nelle vene.
- Joshua… non starai pensando…? - iniziò, titubante.
- Hm? Nah. Lascerò loro tutto il tempo di cui hanno bisogno. - assicurò il ragazzo, continuando a scribacchiare.
Neku e Shiki annuirono, non completamente sollevati.
- Però, qualcuno di loro disegna davvero bene… Siamo proprio uguali alla realtà, in questi ritratti. - commentò Joshua dopo qualche minuto.
Un lampo attraversò la mente di Neku.
- Tu… tu non c’entri niente con tutto questo, vero? - indagò, percependo vagamente una Shiki ancora più sconvolta dietro di sé.
- Oh, pensavo ti fidassi di me! - esclamò l’altro, alzando gli occhi dal PC per sbandierare la sua espressione offesa.
Certo che si fidava di lui, ma era troppo imprevedibile per credergli sulla parola in tutto. Stupido Joshua, di nuovo.
- Josh… -
- Ma certo che non c’entro nulla! D’altra parte, sono assolutamente sicuro che mi piacciano le ragazze! - esclamò, assumendo la sua posa da “io sono perfetto e voi no”.
Neku sbuffò. Aveva dei serissimi dubbi sulla presunta perfezione di Joshua in una qualsiasi cosa.
- Perché devi sempre rendere le cose difficili? - sospirò il ragazzo perfetto, chiudendo il portatile.
- Ecco, te lo dimostro. - disse, alzandosi.
Prima che Neku o Shiki potessero realizzare che si stava muovendo, lui aveva attraversato la stanza e aveva raggiunto la ragazza, fermandosi a un millimetro da lei. Probabilmente aveva ghignato, con uno dei suoi irritantissimi sorrisetti. Ma, onestamente, a Neku non interessava. Perché Joshua stava baciando Shiki. E anche piuttosto appassionatamente, sembrava.
Neku scosse violentemente la testa un paio di volte, si dette un pizzicotto su una guancia e si strofinò gli occhi, ma quando li riaprì, la scena non era cambiata di una virgola.
- Ehi… - provò a dire, ma dalla sua gola uscì poco più che un sussurro, che poteva comodamente essere ignorato dal caro Josh.
- EHI! - esclamò ancora, stavolta con successo.
Joshua si staccò da Shiki e lo squadrò con aria disgustata.
- Cosa vuoi, Neku? Non vedi che siamo impegnati? - disse.
Shiki era pietrificata. Letteralmente. Non era nemmeno riuscita ad arrossire, per la sorpresa.
Joshua non aspettò una risposta da parte di Neku. Marciò attraverso la stanza e recuperò il blocchetto rubato al padrone di casa, rivolgendogli occhiate profondamente offese. Quando riprese la sua marcia verso la porta, si fermò davanti a Shiki e le sussurrò qualcosa in un orecchio, prima di salutarla con un bacio veloce.
Quando la porta sbatté dietro di lui, Neku e Shiki erano ancora troppo sconvolti per muovere un muscolo, lui con le braccia abbandonate lungo i fianchi e la bocca aperta, lei che fissava il vuoto stringendo Mr. Mew tra le mani.
- Ha appena… Joshua… ti ha appena… - annaspò Neku, in cerca di ossigeno per il cervello.
- C… così pare… - mormorò Shiki.
- Oh! - esclamò un istante dopo, arrossendo e abbassando lo sguardo.
Neku crollò sulla poltrona, cercando di fare ordine tra i suoi pensieri.
Inutile. Continuava a essere distratto da Shiki. La ragazza stava tremando per il nervoso e si era portata una mano alla bocca, molto più sconcertata di quando aveva visto i disegni, qualcosa come millenni prima.
In situazioni (più o meno) normali, Neku le avrebbe chiesto se stava bene. Ma adesso non aveva la più pallida idea di come comportarsi. Non capitava esattamente tutti i giorni che Joshua (che era misteriosamente precipitato nella sua classifica delle persone indesiderate) saltasse su e baciasse Shiki di punto in bianco. E il fatto che lei fosse così in difficoltà non aiutava, non aiutava per niente.
“Quanto vorrei avere ancora il potere di leggere la mente della gente!” fu il suo grido mentale.
- Neku? Stai bene? -
Il ragazzo sbarrò gli occhi. Lei chiedeva a lui se stava bene?
- Io? Come stai tu, piuttosto! Non sono io che sono stato baciato a tradimento da Yoshiya! Io sto benissimo! Sono completamente a posto, io! - esclamò Neku, in una pericolosa escalation di acuti.
Shiki era apparentemente uscita dalla sua trance mistica, perché replicò prontamente:
- Invece sembrerebbe proprio il contrario. Hai addirittura appena chiamato Joshua con il suo vero nome. Non è mai un buon segno. -
Neku inspirò profondamente.
- Senti, sto bene. Tu? - chiese, calcando bene sulla parola, perché non le venisse di nuovo in mente di spostare l’attenzione su di lui.
- Scossa. Sì, decisamente scossa. - sospirò lei.
Ti è piaciuto? Avrebbe voluto chiederle. Ma aveva troppa paura della risposta.
- Beh… Penso che dovrei andare… - disse Shiki, muovendo dei passi incerti verso la porta.
“Se ne sta andando! Cosa dovrei… Oh, dannazione!
- Shiki! - chiamò, maledicendosi mentalmente.
Lei si girò lentamente verso di lui.
“Che io sia maledetto a vita!
- Ti… ti è piaciuto? Il bacio, intendo. -
Shiki lo osservò per qualche secondo.
- Vuoi la verità? -
“No.”
- Non te l’avrei chiesto, altrimenti. -
Shiki trasse un profondo respiro.
- Per qualche strano motivo, Joshua bacia benissimo. Non te lo aspetteresti mai, da uno come lui. - disse.
Se Neku fosse stato un palloncino, in quel momento si sarebbe sentito sgonfiare lentamente. Lentamente e dolorosamente.
- Ma… non volevo che lo facesse. - aggiunse la ragazza.
“Che cosa?”
Shiki aprì bocca, probabilmente per spiegare la sua ultima affermazione, ma Neku la interruppe prima che potesse parlare:
- Senti, non importa. Davvero. E, comunque, mi avevi detto che era la verità! - scherzò, prima di inorridire per ciò che era appena uscito dalla sua stupida boccaccia.
Pessima, pessima mossa, quella di accusarla di non aver detto la verità. E pietoso tentativo di uscire da quella conversazione.
Neku si preparò all’impatto.
- Hai ragione. Non importa. - disse la ragazza, fredda come Neku non l’aveva mai sentita.
Si avviò a passi veloci verso la porta, ma non riuscì ad andare troppo lontano. Neku l’aveva afferrata per un polso. Non c’era nessuna possibilità che riuscisse a liberarsi, quindi si volto verso di lui.
- Ti prego. So che mi sono comportato da idiota, ma cerca di capire…! - la supplicò, odiandosi per quello che stava per fare.
La tirò senza sforzo verso di sé, una mano ancora stretta intorno al suo polso, l’altra appoggiata sulla sua schiena.
Shiki stava evidentemente cercando di mantenere lo sguardo arrabbiato, con scarsi risultati. Era arrossita di nuovo, più furiosamente di prima. Neku sperò di essere in condizioni leggermente migliori.
“Neku  Sakuraba, sei doppiamente un deficiente, ma tanto sei già nei guai così…”
- … Io sono innamorato di te… - sussurrò prima di chinarsi per baciarla.
Non ci credeva. Lo stava davvero facendo. E, meglio ancora, Shiki stava veramente rispondendo. Era abbastanza sicuro che prima, con Joshua, lei fosse rimasta immobile come una statua. Il pensiero gli fece venire in mente una cosa. Shiki aveva detto che Joshua baciava benissimo. E se lui non si fosse rivelato altrettanto bravo?
“Dannazione, Neku!”
Il suo io cerebrale calciò (piuttosto violentemente) Joshua fuori dai suoi pensieri, per potersi concentrare solo su Shiki.
Shiki, Shiki, Shiki…
Probabilmente, se qualcuno gli avesse aperto la testa in due, avrebbe trovato il Neku mentale intento a cercare di nascondere inutilmente un graffito marchiato a fuoco nel suo cranio: Shiki.
Dopo un tempo che parve infinito, furono costretti a separarsi. Stupidi polmoni.
Neku appoggiò la sua fronte su quella della ragazza e chiuse gli occhi, ansimando. La pelle di Shiki era spaventosamente fredda. O forse, semplicemente, lui aveva la febbre. Già, se lo immaginava, il dottore:
“Intossicazione da Shiki Misaki. Mantenere le distanze per un tempo variabile da un decennio all’infinito teorico.” Col cavolo!
- Neku. - chiamò Shiki, la voce appena udibile.
Lui aprì gli occhi.
Il colorito di Shiki si poteva paragonare a un pomodoro maturo, più o meno. E, ovviamente, il Neku riflesso negli occhiali di lei non era messo molto meglio.
- Quello che stavo per dire prima, a proposito del perché non volevo che Joshua mi baciasse… Beh… È esattamente questo il perché. - sussurrò, riprendendo le labbra di Neku sulle sue.
“Se morissi in quest’istante, morirei felice. Anche se dovrei riaffrontare il gioco dei Reaper e sopportare quel cretino di Joshua.”
Il pomeriggio scivolò via fin troppo rapidamente, in apparente monotonia. Certo, come se il cuore di Neku non avesse fatto abbastanza aerobica.
Erano seduti sul divano, Shiki con la testa appoggiata sulla sua spalla, Neku con un braccio intorno a lei. Semplicemente seduti, a godersi la compagnia l’uno dell’altra.
- Sei ancora arrabbiato con Joshua? - chiese Shiki a un tratto.
- E se anche lo fossi? -
Rispondere a una domanda con un’altra domanda. Una delle cose che Shiki odiava di più. La ragazza sbuffò.
- Dovresti perdonarlo. Aveva davvero le migliori intenzioni. -
- Ah-ah. - annuì Neku.
Non era così convinto.
- Sai cosa mi ha detto prima di andarsene? - sussurrò Shiki.
Lei si girò a guardarla, in un silenzioso invito ad andare avanti.
- Scusa, Shiki. Ma se non avessi fatto qualcosa al più presto Neku sarebbe esploso per il suo amore inconfessato. Più tardi, digli che è un idiota da parte mia. -
Joshua aveva scalato un paio di posizioni nella classifica. Ma solo un paio.
  
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