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Autore: Geggy_    20/07/2014    4 recensioni
Tutto accade perchè Mickey Milkovich si risveglia alle tre del mattino senza il suo dannato lenzuolo addosso.
E si sa che la notte è fatta per dire cose che il giorno non si ha neppure il coraggio di pensare.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rombo di un tuono risuona in lontananza squarciando il silenzio della notte e Mickey Milkovich apre lentamente gli occhi, rivelando due pezzetti di cielo incastonati in un viso spigoloso e pallido.
Un paio di secondi dopo il tuono è seguito da un lampo che illumina i vestiti sparsi confusamente sul pavimento e il volto dei due occupanti della piccola e disordinata camera da letto del numero 1955 del quartiere più malfamato di Canaryville.
Fottuti temporali estivi, si ritrova a pensare distrattamente Mickey con un grugnito, rabbrividendo e stringendosi nel...
Dove cazzo è il lenzuolo?, si chiede con tutti i sensi ancora intorpiditi dal sonno e le palpebre pesanti che fatica a sollevare mentre si accorge che non c’è un fottuto straccio di lenzuolo a coprire il suo corpo nudo.
È solo allora che Mickey realizza che non è stato il rombo del tuono a svegliarlo ma il freddo pungente che penetra fin quasi nelle ossa facendogli accapponare la pelle. Cristo, sarebbe pronto a giurare che non ci sono più di dodici gradi in quella fottuta stanza.
L’occhio gli cade sulla radiosveglia secolare per metà rotta posta sul comodino alla sua destra:
 
2.54 AM
 
Numeri e lettere sono adesso l’unica fonte di luce nella camera e si riflettono negli occhi stanchi di Mickey, che continua a maledire in silenzio il freddo che lo ha svegliato.
Tuttavia il giovane non è arrabbiato, sa benissimo dov’è finito il suo lenzuolo. Si rigira con ben poca eleganza nel letto ritrovandosi faccia a faccia con un giovane dai capelli rossi e il viso chiazzato di lentiggini con cui condivide il letto e che, come previsto, è avvolto nel lenzuolo spiegazzato. Dannazione ad Ian e alla sua fottuta abitudine di appropriarsi delle dannate coperte.
Mickey si concede un attimo che diventa un minuto che diventano dieci mentre osserva per l’ennesima volta i lineamenti del suo ragazzo: le lentiggini a cavallo del naso che si estendono verso le guance come ali, le labbra sottili stirate in un mezzo sorriso, i muscoli facciali completamente rilassati.
 
«Sei dannatamente inquietante Mick.»
 
Quello di Ian non è più di un mormorio stanco e assonnato che si infrange contro il viso del più grande, ma è abbastanza per far capire a Mickey che la peste è sveglia e conscia dei suoi movimenti. Ma Mickey è sempre stato un maestro nel negare l’evidenza.
«Di che cazzo stai parlando Gallagher?» sbotta, ma è meno rude di quanto potrebbe sembrare e il fantasma di un sorriso aleggia sul suo volto palldo. Impossibile essere incazzati per più di dieci secondi con la fottuta testa rossa, si ritrova a pensare Mickey.
«Non hai nient’altro di meglio da fare che agitarti e fissarmi mentre dormo?» bofonchia Ian, sbattendo un paio di volte le palpebre e stringendosi ancora di più nel lenzuolo, gesto che ricorda a Mickey perché diavolo sia sveglio alle tre del mattino.
«Colpa tua cazzone, tua e di quella fottuta abitudine che hai di lasciare il mio culo a gelare mentre tu dormi beatamente nel mio letto» gli bofonchia di rimando Mickey squadrando le candide lenzuola nelle quali Ian è avvolto mentre parla come per sostenere la sua tesi.
Ma a quanto pare Ian sa esattamente di cosa stia parlando perché un attimo dopo il volto di quel fottuto bastardo si apre in un sorrisetto.
«Non so a cosa tu ti riferisca Mickey, forse il tuo bel culo ama anche il gelo quindi perché negargli questi piccoli piaceri?»
«Fottiti Gallagher e allungami almeno il piumone!» protesta il più grande prima di sfilare il cuscino sotto la testa di Ian.
Nessuno dei due sa come sia successo ma un secondo dopo sono lì, a fare la lotta come due bambini per un cuscino e delle lenzuola, spezzando il silenzio e la quiete notturna con le loro potenti risate e incuranti del fatto che Mandy, Svetlana, Nika e il bambino stiano dormendo e potrebbero svegliarsi per via del chiasso.
Onestamente a Mickey non frega un cazzo. Diamine, avrebbero anche potuto precipitarsi in camera e protestare, ne sarebbe valsa la pena. Valeva la pena sentire il suono della risata di Ian mescolarsi alla sua, le mani del più piccolo premere sui suoi fianchi nel tentativo di fargli il solletico.
 
«Gallagher.»
 
Mickey non sa cosa gli sia preso. Forse è perché quello è l’orario perfetto per confessare qualunque cosa, forse sono gli occhi di Ian che brillano come fari nella notte, forse sono quei fottuti paragoni che gli mandano in pappa il cervello, ma ha bisogno di dirglielo.
«Cosa?» domanda il ragazzo, quel sorrisetto irresistibile che gli illumina ancora il volto.
Le due parole sono lì, proprio sulla punta della lingua, due parole che non avrebbe mai pensato di pronunciare ad alta voce, due parole che lo terrorizzano ma che al tempo stesso sente assolutamente il bisogno di dire.
Ma nessun suono esce dalla bocca di Mickey, la cui gola si è come chiusa, lingua incollata al palato e bocca asciutta, arida.
«Ian» mormora con voce roca, mortalmente serio mentre Ian fissa, quasi ipnotizzato, il pollice di Mickey accarezzargli il labbro inferiore.
E ancora una volta, quando Mickey apre la bocca per dire cosa prova mentre la lingua gli si annoda e si rifiuta semplicemente di tradurre in parole ciò che sta pensando, ciò che pensa da anni ormai. Le parole bruciano in gola non dette.
Ian sembra capire, che il diavolo lo fulmini se Mickey sappia come faccia.
Ian sembra sempre capire ogni cosa, e un attimo dopo il Rosso sta scostando il lenzuolo per permettere a Mickey di scivolare accanto a lui.
«Porta qui le tue chiappe gelate» mormora con un sorriso.
Mickey obbedisce come un bravo soldatino, confuso, instupidito. Ha deluso Ian ancora una volta e non merita nulla di tutto questo. Cristo, lo aveva fatto così tante volte che ancora adesso non può fare a meno di chiedersi perché sia ancora lì, nonostante tutto. Ma Ian sembra non aver intenzione di andare da nessuna parte, non per quella sera, a giudicare da come lascia scivolare un braccio intorno alla sua vita in modo inconfondibilmente possessivo e protettivo, posando poi la mano su quella di lui e intrecciando le loro dita, il petto premuto contro la sua schiena.
Mickey sospira, gettando un’ultima occhiata fuori prima di chiudere gli occhi, già intorpidito dal calore irradiato dal corpo stretto al suo.
Diluvia. Ricordava che la sera in cui Ian gli aveva annunciato della sua partenza si era scatenato un temporale simile. All’epoca Mickey non aveva avuto nessuno accanto a lui a tenerlo stretto a sé mentre fuori infuriava la tempesta. Era rimasto sveglio per tutta la notte con gli occhi incollati a quella fotografia sbiadita del suo Ian, l'aveva trovata nel cassetto di Mandy e aveva continuato a fissarla intensamente illudendosi che se forse lo avesse fatto abbastanza a lungo Ian sarebbe apparso magicamente al suo fianco annunciandogli che sarebbe rimasto.
Ovviamente non era accaduto. Il volto di Ian impresso nella carta lucida era rimasto piatto ed immobile e nessuno si era materializzato accanto a lui.
Era stata ancora una volta colpa della sua incapacità di esprimere ciò che provava. Come aveva detto allo stesso Ian il giorno del suo matrimonio, non tutti possono semplicemente spiattellare come si sentono ogni minuto.
Non era completamente colpa sua, era pur sempre un Milkovich dopotutto. Era stato tirato su con botte, fumo e arroganza. Ma Ian era ancora lì, nonostante i suoi innumerevoli difetti, ancorato a lui come per timore che se non lo avesse stretto abbastanza Mickey sarebbe scappato. Per andare dove, poi?
E forse è proprio il pensiero di quel bastardo dai capelli rossi sdraiato accanto a lui e con un braccio intorno alla sua vita o forse è il torpore che precede il sonno vero e proprio che spingono Mickey a dirlo, finalmente. E probabilmente Ian si è già riaddormentato, a giudicare dai suoi respiri lenti e regolari che si infrangono contro la sua nuca e gli fanno rizzare i capelli alla base del cranio, ma non ha importanza.
Mickey Milkovich apre gli occhi e si irrigidisce prima di parlare.
«Ti amo» mormora in un sussurro a malapena percettibile e stringendo la mano di Ian. E per la seconda volta in un’ora Mickey si sbaglia di nuovo sul conto del ragazzo perché a quanto pare questo non è ancora fra le braccia di Morfeo.
Il respiro del più giovane accelera per un attimo prima di calmarsi.
«Ti amo anch’io» gli mormora di rimando, ricambiando la stretta e stringendosi di più a lui prima di seppellire il viso nei suoi capelli corvini.
Non gli aveva chiesto perché me lo dici solo adesso? o stai scherzando? o davvero?
Come sempre Ian sembrava capire. Ian aveva sempre capito ogni cosa.
Gettando un’ultima occhiata fuori, notando distrattamente le gocce di pioggia che si rincorrevano sul vetro della finestra, la mano intrecciata a quella di Ian, Mickey si ritrova a pensare che forse svegliarsi alle tre del mattino con il culo gelato e senza un lenzuolo addosso non è stata una cattiva idea.
«’notte, Lentiggini», mormora Mickey Milkovich prima di scivolare di nuovo nel sonno.
 
 
 
 
 
 
Wise men say only fools rush in
But I can’t help falling in love with you
Shall I say Would it be a sin?
If I can’t help falling in love with you
 
 
Like a river flows surely to the sea
Darling so it goes
Some things are meant to be
Take my hand, take my whole life too
For I can’t help falling in love with you

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
N. d. A.
 
Salve a tutti, ancora una volta è Geggy a parlare.
A quanto pare la mia caratteristica è quella di buttare giù i miei pensieri ad orari impensabili, perché questa seconda one-shot è nata ieri sera, tra le nove e mezzanotte.
Mi scuso per il linguaggio a volte un po’ colorito, ma ho cercato di immedesimarmi il più possibile nel personaggio di Mickey, imprecazioni comprese. Mi dispiace se questo ha urtato la sensibilità di chi ha avuto la pazienza di leggere questo pasticcio, non era mia intenzione.
Ringrazio Elena per avermi fatto di nuovo da beta e la Lista Nera che mi ha involontariamente incoraggiato a riprendere la mia attività di pessima scrittrice.
E un piccolo memento a chi crede che l’amore esista solo fra uomo e donna. Vi sbagliate di grosso.

 
See you then.
  
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