Fanfic su artisti musicali > MBLAQ
Ricorda la storia  |      
Autore: Sakura Biyori    20/07/2014    3 recensioni
''Eravamo davvero simili, talmente uguali, che seguendo le leggi della chimica, tendevamo a scontrarci e respingerci inevitabilmente.''
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lee Joon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I Shouldn’t Have Said It
 
Eravamo davvero simili, talmente uguali,  che seguendo le leggi della chimica, tendevamo a scontrarci e respingerci inevitabilmente.
Lui era un idol, quel genere di persone che credevo effimere, senza una consistenza reale. Erano troppo perfetti, il tipo di perfezione fisica e mentale che tende quasi a spaventare chi la osserva.
Io non mi sentivo parte del loro mondo.
Ci sono finita per caso, o per fortuna se volete. In fondo ero una delle tante make-up artist che potreste incontrare in una domenica pomeriggio affollata; pensereste di accorgervi di me? Appunto, cosa mi rendeva diversa da qualsiasi altra ragazza.. niente.
Tutto ebbe inizio quando persi il lavoro di punto in bianco, ero letteralmente stata buttata in mezzo a una strada.
Qualche settimana dopo mi ritrovai a fare un colloquio alla JTune Camp come truccatrice per i loro gruppi. In quel periodo aveva debuttato solo un gruppo, di cinque ragazzi, gli MBLAQ. Di loro conoscevo davvero il minimo indispensabile, non ero una fan considerata come tale, e sinceramente per il lavoro che svolgevo era meglio non essere troppo coinvolti emotivamente dalle persone che mi trovavo a truccare.
Avevo 23 anni, mi portavo appresso tanti sogni andati a male e tante certezze ancora da costruire.
In realtà, a parte questo ultimo periodo un po’ buio, io ero felice della mia vita; ero sempre andata avanti con le mie sole forze, potevo guardare quella che ero diventata con un grande sorriso stampato in  faccia.

Il colloquio fu quasi una passeggiata, si fidarono subito di me e mi diedero l’incarico nel giro di una settimana. Mi sentii presto sollevata per essere riuscita a trovare una soluzione alla mia situazione precaria.
Quello che posso dire è che fui accolta da una vera sorta di famiglia, le mie colleghe erano le persone più disponibili e amichevoli con cui mi fosse capitato di trovarmi a lavorare.
Ma conoscere gli MBLAQ fu la cosa che mi sconvolse più di tutte.
Io avevo una certa idea tutta mia sugli idol. Per quanto li trovassi perfetti, credevo vi fosse una falsità di fondo stentata. Compresi subito che loro erano diversi, pronti a sconvolgere tutte le mie teorie, ma soprattutto a cambiare me.

Il primo a presentarsi fu Mir, una risata e una curiosità travolgente; la prima impressione che mi diede fu che, se non vi fosse stato un problema di fondo, ero sicura avrebbe fatto amicizia anche con l’ibisco posto sul davanzale lì a fianco. Poi seguirono gli altri, Seungho emanava una profonda affidabilità, G.O se ne uscì sin da subito con qualche battuta delle sue, Cheondung e la sua aria innocente che non sapeva tenere troppo a lungo, per finire Joon a cui pensai bastasse un sorriso per esprimere tutto un bagaglio di parole.
I primi tempi quello che notai fu come la loro schedule fosse tremenda, non mi capacitavo di come riuscissero ad incastrare tutti gli eventi e impegni vari in sole 24 ore, o forse ero io a essere arrivata in un momento estremamente caotico.
Ero una persona profondamente riservata, difficilmente riuscivo ad esternare ciò che provavo, anche se di fronte avevo un’amica speciale. Però ero certa che, se non avessi intrapreso questa strada, la mia aspirazione sarebbe stata la psicologia. Le persone che mi conoscevano non perdevano occasione per dirmi che, ero per natura, predestinata a un lavoro di quel genere; in effetti, nel profondo, sapevo che era così. Riuscivo a capire al volo molte situazioni, comportamenti e il linguaggio del corpo di persone a me estranee.
Per questo intuii subito che tra me e Joon si venne a creare in poco tempo una complicità silenziosa. Fu come se, anche senza volerlo, cominciammo a cercarci. C’era armonia tra i nostri sguardi, che s’incrociavano nello specchio, posto di fronte alla sedia sulla quale mi trovavo a truccarlo.
Non potei fare a meno di ammirare l’armonia dei suoi lineamenti, un po’ come quando, si perde del tempo a contemplare un bellissimo quadro.
Ora mi chiedo spesso se può esistere la perfezione, quando è lo stesso uomo, imperfetto, a darne una definizione e catalogazione. È forse una delle tante cose che, ancora oggi, sono convinta mi abbia insegnato lui.
Quello che successe nei mesi successivi fu l’evolversi del nostro rapporto. Il tempo per quel ‘’noi’’ già sfuggevole fu davvero poco, ma il segreto tra noi forse fu il non avvicinarsi mai troppo alla parola ‘’amore’’. Una parola che da al tempo più fretta di quanta già non ne abbia.
È quando ripenso a come quel suo sorriso diventava maturo e serio, quando ci sfioravamo, in quei pochi momenti che riuscivamo a ritagliare per stare insieme, che capisco quanto eravamo giusti.
L’odore della sua pelle e il calore della sua voce erano le uniche cose di cui avevo bisogno. Non ci siamo mai scambiati promesse, era il futuro a spaventarmi sul serio e delle parole non bastavano a renderlo reale.

Eravamo davvero simili, una somiglianza che partiva dall’anima, insita nel nostro essere. Noi ci capivamo come pochi, sapevamo di essere complicati, e fu questa consapevolezza a sconvolgerci.
Quando segui l’istinto, spesso affronti ad occhi chiusi i problemi, di alcuni neanche te ne accorgi. Ma per due persone razionali come noi, era davvero fattibile chiudere gli occhi a tutto?
Se il mondo procedesse sempre nella direzione giusta avremmo delle vite uniche, la parola ‘rimpianto’ verrebbe bandita; eppure non esiste davvero una persona soddisfatta della propria vita, semplicemente non è nella nostra indole.
Ecco che non bisogna dare l’amore per scontato.
Il perché io e Joon ci allontanammo in quel momento è da considerarsi un mistero ancora oggi irrisolto, fu forse l’unica decisione irrazionale della nostra vita.
È questa la sensazione che ho quando mi ritrovo a rivivere quella passione.

 

 



Note dell’autrice:
credo che in questa OS servano, la farò breve promesso! **
  1. Il titolo della One Shot deriva da una canzone degli stessi MBLAQ, a cui io sono particolarmente legata. Poche canzoni mi hanno fatto piangere e questa è sicuramente tra quelle.
    Se avete tempo ascoltatela e leggetene il testo.
  2. È la prima volta che tra le righe inserisco così tanto di me, ma ne sentivo davvero il  bisogno.
  3. Come avrete notato il linguaggio è davvero poco descrittivo e coinciso, questo perché volevo rispecchiare la personalità della protagonista. Parlando in prima persona, con i suoi occhi, è giusto immaginare anche come lei possa raccontare le vicende, leggendo il testo avrete sicuramente capito cosa intendo.
Infine è giusto ringraziarvi per essere arrivati alla fine!
Sono curiosa di sentire i vostri pareri, impressioni, e critiche nel caso ne sentiste il bisogno.
Spero di non avervi annoiato, alla prossima.. :D
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MBLAQ / Vai alla pagina dell'autore: Sakura Biyori