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Autore: Wozzugururu    21/07/2014    1 recensioni
la Terra Spaccata è composta da innumerevoli isole che volteggiano nel vuoto, sospinte dai venti impregnati di Pulviscolo, l'essenza stessa della magia. In un mondo in cui la vita di chiunque è impregnata sin dalla nascita di incantesimi e rune, e dove le tue Ossessioni possono mutare anche il tuo corpo, i protagonisti dovranno trovare la loro strada e schierarsi con una delle fazioni in lotta per il predominio, capendo che non tutto è o bianco o nero.
Genere: Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

Il generale Per'Ang si spostò verso il margine dell'isola, sporgendosi appena quanto bastava per intravvedere il villaggio che si trovava sull' isola sotto di lui. Nel paese gli abitanti continuavano a ballare a bere, mangiando a volontà e concedendosi ai piaceri offerti da qualche donna di vita, totalmente ignari della sventura che stava per piombare sulle loro teste.

Durante la notte alcune nuvole avevano oscurato la luna e le stelle, rendendo il cielo più nero del carbone, eppurei festeggiamenti non avevano accennato a fermarsi, e gli uomini avevano continuato a lodare gli dei fra un sorso di birra e un boccone di arrosto.

Per'Ang fece un lieve gesto con la mano e dieci uomini, ciascuno munito di una lunga corda, di un grosso picchetto e di un pesante martello si fecero avanti, scostandosi dal gruppo di predoni. Ad un secondo cenno del generale, all'unisono gli uomini piantarono i picchetti con forza e srotolarono le corde oltre il bordo estremo dell'isola. Urlando selvaggiamente i predoni si lanciarono all'attacco calandosi dalle funi con le spade attaccate alla schiena o ad un fianco e una daga stretta fra i denti. Il sangue presto si mischiò al vino nella piazza, e i canti di gioia si tramutarono in urla di disperazione e dolore.

Per'Ang rimase per qualche momento da solo sull'isolotto, assaporando il massacro che tanto accuratamente aveva pianificato. Quanto aveva dovuto attendere per gustarsi quel momento, ma finalmente poteva cogliere i frutti della sua orrenda semina. Arrivare inosservati fino in quella posizione così vantaggiosa sfruttando gli stretti passaggi fra la isole volteggianti sarebbe stato impossibile se non fosse stato per la festa. Nessuno si sarebbe mai aspettato di venire attaccato durante la celebrazione della festa delle Acque Celesti, la più sacra delle festività, percui le poche sentinelle si erano concesse una nottata di riposo e piacere. Sfortunatamente per loro il generale era un inguaribile profano. Infine, sfuttare la possibiltà di un attacco verticale concesso dalla posizione delle grusse zolle volteggianti tramite delle funi si era rivelato un gioco da ragazzi.

Fu distolto dai suoi pensieri dallo schianto sordo di una casa che era crollata dopo che i pali portanti in legno erano stati divorati dalla furia delle fiamme che i suoi predoni stavano appiccando.

Con un agile balzo calò sul villaggio come un gigantesco rapace. A metà caduta afferrò una corda per rallentare la discesa, quindi atterrò nel centro della piazza sopra ad una grossa botte di birra scura, ammortizzando l'impatto col suolo con le lunghe zampe caprine.

Sguainò la spada lentamente, assaporando l'orrore sui volti di coloro che lo stavano guardando. “Che mi fissino pure” pensò, snudando le zanne in un terribile sogghigno “che mi riconoscano pure, che pensino di poter raccontare questa storia alle alte cariche del loro governo. Nessuno di questi luridi cani sopravviverà alla notte.” .

Con un urlo più terrorizzato che intimidatorio un vecchio soldato si avventò su di lui con un lungo coltello. Per'Ang fece un agile salto per evitare il fendente, ma la punta della lama riuscì comunque a tagliare un pezzo del vestito di satin rosso cupo indossato dal generale. Per non essere scoperto era stato costretto a non indossare la sua armatura completa, ma si era limitato a due lunghi bracciali d'acciaio laccati di rosso ed un elegante vestito di satin, rosso anche quello. Sul petto era stato cucito il suo stemma personale: un teschio cornuto che piangeva sangue.

Il soldato tornò all'attacco, ma il comandante dei predoni parò l'affondo muovendo la spada lunga finemente lavorata a compiere un arco scintillante. Schivò un secondo fendente portandosi alle spalle del proprio avversario e lo atterrò sferrandogli un poderoso calcio sulla schiena, spezzandogli diverse vertebre all'impatto col suo zoccolo ferrato, nonostante l'avesse coperto con della stoffa per attutirne il rumore mentre si avvicinava al villaggio. Prima ancora che l'uomo toccasse terra la lama di Per'Ang descrisse un nuovo arco, riflettendo i bagliori degli incendi, oramai incontrollabili, che imperversavano nel paese e recise gli recise la testa di netto, mandandola a rotolare vicino al cadavere sanguinolento di un giovane donna.

Il generale si voltò e si incammino tranquillamente lungo la via principale, mentre ruggenti roghi distruggevano gli edifici tutto intorno a lui.

-Uccidete chiunque incontrate, siano essi soldati o donne, bambini, infermi e anziani. Non permettete a nessuno si scappare. Date alle fiamme il porto e qualunque veicolo vi sia ormeggiato. E se trovate il pemim di questo posto portatelo a me. Vivo.-

Dopo aver ruggito ai suoi uomini questi ordini il comandante si concesse al massacro più sfrenato, godendo immensamente per ogni vita che prendeva.

 

L'isola pareva ormai una gigantesca torcia volteggiante nell'oscurità della notte. Gli incendi cominciavano oramai a consumarsi, ma sulle isole vicine ancora riverberava la luce arancio-rosso del fuoco.

Oramai gli unici rimasti sull'isola erano i predoni di Per'Ang e gli inquieti spettri dei precedenti abitanti. E il pemim, il capo villaggio.

Il pemim era un uomo massiccio dai lineamenti duri e lunghi capelli d'argento. Nonostante la sua carica vestiva in modo sobrio, e l'unico simbolo della sua carica era il piccolo anello di bronzo che gli circondava la testa. L'uomo era molto alto, eppure sembrava un infante se paragonato al generale predone, che si ergeva per quasi due metri e mezzo, senza contare le gigantesche corna ricurve che gli spuntavano dalla fronte, che lo innalzavano fini all'altezza di tre metri. La sua carnagione era rosso scuro, e gli occhi, d'un vermiglio intenso, baluginavano nella luce delle fiamme.

-Hai visto cosa ho fatto al tuo villaggio, uomo?- disse Per'Ang con fare divertito, accarezzandosi distrattamente la l'ispida barba nera.

-Come potrei non vedere? Ma non ti preoccupare, mi sono assicurato personalmente che mezza dozzina dei tuoi scagnozzi andassero a scortarli dai divini!- il pemim sputò per terra saliva mischiata a sangue rappreso.

L'uomo si era battuto come un leone, nonostante fosse armato solo del falcetto di un contadino, e i predoni avevano dovuto attaccarlo in dieci per riuscire a domarlo.

-Divertente, forse mi avrebbe fatto piacere duellare con te...-

-Non dire assurdità, se mi avessi sorpreso alle spalle non ci avresti pensato due volte prima di trucidarmi. Non c'è un briciolo di onore nel tuo cuore nero, Alto Generale Per'Ang-

-Oh!- l'essere cornuto si finse sorpreso. -questo mi ha riconosciuto! Passerò dei seri guai con l'Imperatore!- l'intera banda scoppiò in una fragorosa risata

-Però non sono l'unico che dovresti biasimare. Come sai non sono io quello fissato con la strategia. Questo villaggio è solo l'inizio di qualcosa di molto più grande! Le senti gli ingranaggi di un piano colossale che ticchettano? Io sono solo il cane rabbioso, il sicario, l'emissario del vero grande stratega. Io sono solo il fanatico delle crudeltà della guerra.- Detto ciò calò la lama sul collo del capo villaggio.

   
 
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