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Autore: _Carrotscupcake_    22/07/2014    11 recensioni
Cosa succederebbe se in una piccola cittadina Inglese chiamata Green Castle esistesse una scuola maschile, la Kingley Farrah High? E se questa scuola fosse frequentata da tutti i membri dei One Direction e dei 5 Seconds of Summer, normalissimi ragazzi che nemmeno hanno idea di cosa sia il successo? Assurdo vero? O forse no. Perché certe volte le vite più semplici possono nascondere i segreti più grandi, e anche un cuore di pietra può essere spezzato. Come? Vi sfido a scoprirlo.
CROSSOVER!
Slash!! Coppie: Tutte quelle che riuscite ad immaginare o forse anche altre.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Kingsley Farrah High School - Whispers.

 

Harry si lasciò sfuggire un sospiro di gran lunga più rumoroso di quanto avrebbe voluto, e sperò con tutto il cuore che i suoi amici fossero troppo presi l’uno dall’altro per notarlo. Non l’avrebbe ammesso neanche se in cambio gli avessero dato due biglietti per il concerto dei The Script – uno per lui e un altro per l’ipotetico e in quel momento inesistente amore della sua vita – ma odiava davvero andare da Ashton.
Odiava quel divanetto rosso e malconcio dove era costretto a stringersi assieme a lui e Niall, mentre loro fingevano di essere interessati a giocare a fifa solo per non ferire i suoi sentimenti, e sinceramente, era stufo marcio di vincere.
Non aveva assolutamente nulla contro Ashton, in realtà l’aveva trovato subito molto simpatico e disponibile, ma certe volte era semplicemente invidioso del rapporto che lui aveva con Niall. Non che fosse geloso del suo migliore amico, non lo sarebbe mai stato, almeno non nel senso romantico del termine, ma certe volte gli mancavano terribilmente quelle ore passate assieme con l’unica compagnia di cibo e console, quando erano entrambi felicemente single.
Niall sapeva di essere gay da sempre, o almeno da quando Harry si ricordava. Per quest’ultimo invece non era stata affatto la stessa cosa. Fino ai quindici anni era stato, come lo chiamava Niall per prenderlo in giro, una puttana. Le ragazze cadevano tutte ai suoi piedi, aveva questo strano fascino, innocente e inconsapevole, che non ne risparmiava una. Dal canto suo Harry era praticamente uscito con tutte loro, non perché voleva essere quella famosa puttana, non si considerava affatto un ragazzo facile, ma era ossessionato dall’idea di trovare la ragazza perfetta per lui. Ben presto il ragazzo si accorse che continuava a mancare qualcosa nei suoi appuntamenti, e i suoi ricci erano diventati stanchi di essere accarezzati da dita sottili e unghia lunghe, e ad Harry fu chiaro di essere in cerca di qualcos’altro, anche se non capì subito bene cosa. La risposta arrivò circa un anno dopo, Harry aveva sedici anni e nella sua scuola arrivò un nuovo ragazzo. Per quanto cercasse con tutta la sua mente di eliminare quel momento dalla sua testa, il cuore del riccio sapeva nel suo profondo che non avrebbe mai dimenticato il preciso istante in cui l’aveva visto, e tutto, tutto nella sua vita, solo per un secondo aveva iniziato ad avere senso.
Louis aveva diciotto anni quando arrivò nella scuola, e Harry ne aveva sedici. Il più grande aveva scelto dei corsi più facili, per evitare di essere bocciato di nuovo, quindi il riccio lo vide irrompere nell’aula di storia, nonché nel suo fragile e inutile cuore, all’improvviso.
Harry era un ragazzo studioso, ma in quel momento fu come se il professore di storia avesse smesso di parlare, quel ragazzo sconosciuto fece un salto scavalcando l’uscio dell’aula con estrema disinvoltura, e il cuore di Harry fece un salto nella sua gabbia toracica, senza alcuna disinvoltura – pensò lui – anzi diventando pesante come un mattone, e strisciante come la sottile ansia della sorpresa.
Harry amava tutto di lui: il modo in cui era vestito – lo ricordava ancora, indossava una semplice maglia rossa, dei pantaloni bianchi tanto stretti da non lasciare troppo all’immaginazione, e delle scarpe di tela rosse – e i suoi capelli a scodella, che coprivano leggermente due luminosi e ammiccanti occhi azzurri; il suo nasino delicato alla francese, quasi femminile, e le labbra rosee e sottili; la pelle chiara e le mani affilate e curate; ma più di ogni altra cosa Harry amava il modo in cui si muoveva, quasi fosse troppo leggero per essere saldo al pavimento, e il modo in cui parlava, la sua voce acuta, brillante, incredibilmente furba e sicura di sé.
Il ragazzo non poté far altro che guardarlo disarmato e quando i loro sguardi si incontrarono non riuscì nemmeno a sorridere, si rese anche conto troppo tardi di avere le labbra leggermente socchiuse e arrossì, pensando di sembrare uno stoccafisso. Nemmeno il calcio sugli stinchi di Niall l’aveva fatto tornare con i piedi per terra: il migliore amico, che voleva evitargli di fare la figura dello scemo, ottenne solo un gemito sommesso e gli occhi verde smeraldo dell’altro lacrimanti, ma non di certo che questo decidesse di distogliere il suo sguardo insistente dal nuovo arrivato. Harry, infatti, smise di fissare Louis, solo quando quello, dopo essersi presentato, prese posto in un angolo di quella classetta angusta due posti dietro di lui, e Harry dovette forzarsi ad ammettere che passare tutta l’ora di storia dando le spalle al professore solo per guardare lui non era affatto socialmente accettabile.
A quel punto Harry fece lo sforzo più grande che avesse mai fatto per non girarsi dietro, non permise a Niall di rivolgergli la parola per tutta la lezione, aspettando che la campanella suonasse per potersi attardare e vederlo passargli davanti. Fu l’ora più lunga di tutta la sua vita, le pareti gialline dell’aula di storia sembravano chiuderlo in una morsa anche più stretta del solito, quasi non riusciva a respirare, guardare Louis era diventata un’urgenza, come fosse lui l’unica fonte di ossigeno. Poi si mise a fissare la lavagna bianca con scritto delle date in rosso e in blu e si sforzò di passare il tempo memorizzando quei numeri colorati, e così riuscì ad attenuare le farfalle – o sarebbe stato più opportuno chiamarle bestie feroci assetate di sangue – nel suo stomaco, e a superare l’ora di storia da vivo.
Anche se Louis qualche giorno dopo si era rivelato un vero stronzo, estremamente insopportabile, insomma per niente all’altezza della sua amena bellezza, e i sogni di matrimonio di Harry si erano così miseramente infranti, questo episodio fece capire ad Harry che la ragazza adatta a lui non sarebbe mai esistita.
Niall gli fu molto vicino in quel periodo, quasi più di quanto non gli fosse sempre stato, lo aiutò ad accettare la cosa, e persino a dichiararsi con i suoi genitori – cosa che si rivelò meno drammatica del previsto, tolti i pianti e svenimenti della prima rivelazione – e Harry non aveva mai nemmeno avuto il lontano desiderio di trovarsi un ragazzo, finché qualche mese dopo non era successo proprio al suo migliore amico.
Niall aveva incontrato Ashton, che era un anno più grande di lui a casa di un amica che lui ed Harry avevano in comune, poiché era un amico del fratello. A sentire i due piccioncini era stato amore a prima vista, e da quasi un anno ormai erano diventati come una cosa sola, e ad Harry, che non aveva mai avuto molti amici oltre che Niall, toccava fare la perenne candela.
<< Niall, ti prego, lasciami giocare solo un secondo. >> la voce nasale di Ashton, portò il ragazzo alla realtà. Distolse per un secondo lo sguardo dallo schermo per guardare i due ragazzi, stretti sul divano accanto a lui.
Niall, che era al centro tra Harry e Ashton, aveva la testa nascosta nell’incavo del collo di quest’ultimo, tanto che Harry poteva vedere solo i suoi arruffati capelli biondi, distolse subito lo sguardo e sospirò di nuovo, più silenziosamente però.
Intanto sentì il contatto delle gambe di Niall farsi sempre meno gravoso su di lui, e anche senza guardare lo schermo o il joystick, sapeva che avrebbe vinto dopo esattamente tre secondi.
Uno. pensò Harry.
Niall emerse dal collo di Ashton e prese a fissarlo con i suoi intensi occhi color del mare, strisciò il suo naso sulla guancia dell’altro e poi soffiò dolcemente nel suo orecchio come un gatto che fa le fusa. Ashton trattenne un sorriso mordendosi un labbro e cercò di fare di tutto per tenere gli occhi fissi sullo schermo. Due
Niall posò con innocenza la mano sulla coscia di Ashton, che rispose ridendo e fremendo di solletico. Lasciò il joystick con una mano, e intrecciò questa in quella di Niall, spostandosi meccanicamente e impercettibilmente verso di lui, che intanto non si decideva a liberarlo del suo sguardo magnetico. Ashton protestò con un lieve mugolio e cercò con la spalla sinistra di spingere il biondino più lontano da lui, ormai i suoi occhi erano ridotti a fessure ed era chiaro che stava usando tutta la poca forza di volontà di cui disponeva in quel momento per impedirsi di posare lo sguardo sul suo ragazzo affianco a lui.
Tre
Ashton non riuscì a trattenersi, si girò verso l’altro che gli rivolse un sorriso disarmante. Harry non lo stava osservando, ma con la coda dell’occhio aveva percepito il movimento del capo di Ashton, e sapeva benissimo che aveva almeno tre lunghi secondi prima che il ragazzo fosse riuscito a distogliere lo sguardo dal bellissimo biondo accanto a lui, e sapeva inoltre esattamente come approfittarne. Ashton si rigirò verso lo schermo appena riprese fiato, ma era bastato quel momento di distrazione che..
<< Ho vinto >> disse Harry, trattenendo uno sbadiglio annoiato.
<< Devi smetterla di distrarmi mentre gioco, Horan. >> disse Ashton, era la voce del suo finto rimprovero, e per sembrare più convincente aveva addirittura deciso di chiamare l’altro per cognome, non che fosse in realtà servito a qualcosa. Qualsiasi piglio innervosito e voce dura sarebbero comunque stati contraddetti da quel brillante sorriso che aveva negli occhi quando guardava il ragazzo che amava. Harry sentì una piccola crepa formarsi nel suo cuore: era proprio geloso del loro rapporto.
Si amavano così tanto, e lui era così entusiasta per il suo migliore amico, solo che a volte essere felice per qualcun altro diventava estremamente frustrante, dal momento che non era proprio mai felice per se stesso. Da quando Niall aveva trovato il suo Ashton l’ossessione di Harry di trovare qualcuno era diventata a dir poco incalzante. Questo avrebbe risolto così tante cose.
Innanzitutto il rapporto tra Harry e Niall sarebbe migliorato tantissimo, perché avrebbero potuto passare qualche serata assieme, ma Niall non avrebbe dovuto farlo per senso del dovere, come era solito fare adesso dal momento che vedeva l’amico solo e sconsolato, l’avrebbe fatto solo per piacere, e magari avrebbero potuto fare qualche uscita a quattro. Al ragazzo spuntò un sorriso improvviso a quel pensiero e immediatamente gli venne spontaneo di figurarsi quel ragazzo misterioso, che quasi non sembrava più inesistente, che avrebbe potuto addirittura portare a casa. Nel cuore gli si formò un’altra piccola crepa quando si accorse che nella sua fantasia la faccia dello sconosciuto uomo era molto simile a quella di quel gran coglione di Louis, crepa che si allungò quando fu costretto ad ammettere che tutto ciò non era niente altro che una fantasia, e che il mondo reale lo stava per chiamare.
<< Harry? >> lo chiamò Niall quasi gli stesse leggendo nel pensiero. Oh, ma allora sa che sono qui. Pensò lui con un sorriso molto amaro.
<< Scusa. >> rispose, anche se con la testa era ancora distante kilometri. << Inseguivo un pensiero.. >>
Ma Niall non si premurò di chiedergli quale questo pensiero fosse, infatti Ashton lo aveva attirato a sé, e adesso si stavano baciando. Harry decise di guardarli senza alcun pudore, tanto non lo avrebbero mai nemmeno mai notato.
Guardò la schiena inarcata di Niall, che era in una posizione chiaramente scomoda e innaturale, ma sembrava che non se ne importasse nulla, le sue mani erano incrociate tra i capelli spettinati di Ashton, dove Harry non poteva vederle, mentre quelle altre erano salde dietro la sua schiena per sostenerlo, dal momento che aveva fatto scivolare le sue gambe su quelle di Ashton. Quest’ultimo giocherellò irrequieto per un po’ con la polo di Niall cercando di alzarla abbastanza da poter toccare un angolino della sua pelle bianca, ma non troppo per non sconvolgere il loro unico osservatore, nonché, chiaramente, disturbatore.
Harry fece un colpo di tosse, ma nulla, anzi ormai Ashton aveva deciso di abbandonare la polo di Niall e di passare all’orlo dei sui jeans, cosa che peggiorava quasi la situazione.
<< Ragazzi. >> esclamò il ragazzo infine, dopo aver cercato invano di attirarli simulando un attacco di tosse acuta che qualsiasi persona attenta allo spettacolo avrebbe potuto definire quasi un attacco di morte momentanea.
Niall questa volta lo sentì, si staccò dalla faccia dell’altro e fece un respiro profondo e rumoroso, tanto che Harry si chiese se avesse respirato almeno una volta, durante questo eterno bacio.
<< Sì? >> disse poi, girando solo la testa, ma rimanendo avvinghiato come un polipo all’altro.
<< Nulla… ehm.. è che si è fatto tardi.. E mamma mi vuole per cena. >> accampò una scusa casuale per uscire da quella casa prima che i due decidessero di ignorare la sua presenza proprio completamente, ma non era per niente bravo a mentire, specialmente poi se era il suo migliore amico a cui doveva mentire, lo stesso ragazzo che era stato suo vicino di culla, suo compagno di giochi, quello che conosceva alla lettera ogni sua minima espressione del viso, e che aveva assistito a tutti i fallimenti di tentativi di mentire a sua madre per andare in giro assieme a fare qualcosa di proibito.
<< Oh. >> disse Niall, e Harry poté vedere nei suoi occhi, ancora un po’ lucidi per il bacio appassionato, il senso di colpa che affiorava chiaramente, senza lasciare nessun dubbio che avesse capito la piccola bugia bianca dell’amico.
<< Oh piccolo Harry Styles, resta a farci compagnia. >> esclamò Ashton. Lui era davvero il ragazzo più socievole della terra, forse secondo solo a Niall, riusciva a voler bene a tutti esattamente come aveva sempre fatto quest’ultimo, ed era gentile sempre con tutti, facendosi puntualmente voler bene. Era anche ben disposto verso l’intera faccenda della vita, faccenda che invece Harry aveva sempre affrontato con più titubanza e con una certa predisposizione alla sofferenza, e poi era sempre allegro. A volte Harry si chiedeva come fosse possibile che i due riuscissero a stare così spesso assieme senza entrare in contrasto o stufarsi l’uno dell’altro, visto che erano sempre stati così simili.
<< Lo sapete che vorrei... >> Harry mentì di nuovo imperterrito. << Ma davvero, mamma mi ammazzerebbe. >>
<< Se il generale Anne comanda. >> ridacchiò Ashton, Harry non riusciva a capire se lui avesse capito che era una scusa o meno, ma sapeva che in ogni caso non si sarebbe mai sentito in colpa quanto il suo migliore amico, ma avrebbe comunque fatto di tutto per evitare una situazione di disagio. << Sai dove è la porta, questa balena del tuo migliore amico mi ha bloccato qui. >> disse dando una sonora pacca sul sedere di Niall che era in braccio a lui. Quest’ultimo cacciò un urlo misto ad un lamento di protesta, e cercò di alzarsi per accompagnare Harry alla porta, ma riuscì solo ad affossarsi ancora di più nel divano dopo aver perso l’equilibrio, Ashton illuminò la stanza con una sonora risata, che per poco non contagiava anche Harry, nonostante il suo cattivo umore.
<< Ma aiutami invece di ridere, razza di bastardo! >> protestò Niall, e si alzò a fatica a sedere giusto per poter arrivare ad Ashton e strappare la fascia bianca che aveva intrecciata tra i suoi capelli castani chiari con quei bei riflessi color miele, poi si lasciò ricadere pesantemente sul divano rosso quasi scomparendo con la sua polo dello stesso identico colore e quasi schiacciando Harry fuori dal quel poco spazio che gli era rimasto. Il ragazzo capì che l’altro aveva rinunciato a ad accompagnarlo alla porta e si alzò lasciandolo espandere a suo piacimento.
<< Irwin, Horan a domani. >> disse Harry rapido e conciso, ormai non ne poteva più di stare in quella stanza piena d’amore.
<< Ciao Harriet >> gli urlò Ashton mentre lui si avviava nello stretto corridoio che fungeva da anticamera per la sua casa, Harry fece solo un passo indietro per lasciarsi vedere da quest’altro mentre gli mostrava scherzosamente il dito medio, fece un gesto di saluto a Niall e poi si diresse in fretta alla porta, per evitare che Ashton lo punzecchiasse ancora, cosa che l’avrebbe costretto a rispondere e quindi a rimanere ancora.
Si infilò la giacca pesante e uscì, lasciandosi la coppietta felice alle spalle.
Mentre scendeva le scale pensò che non solo sua madre non lo aspettava per cena, ma non aveva cucinato niente per lui e per di più se l’avesse visto tornare così presto gli avrebbe fatto un sacco di domande, poi avrebbe insistito sul fatto di allargare il suo gruppo di amici e si sarebbe preoccupata per lui, cosa che Harry assolutamente non voleva perché gli avrebbe iniziato a fare un sacco di domande su quando avrebbe trovato il ragazzo giusto per lui, e avrebbe provato a fargli conoscere qualcuno e questo sarebbe stato terribilmente imbarazzante.
Si sentì alquanto depresso al pensiero di aver dovuto dire una bugia così clamorosamente ovvia al suo migliore amico, e che avrebbe dovuto deambulare per tutta Green Castle in pieno inverno solo perché non riusciva ad ammettere che non poteva più a stare solo, sentiva davvero che avrebbe avuto tanto amore da dare se solo qualcuno l’avesse accettato, un amore serio e dedicato, un amore vero. Proprio non riusciva a capire perché per lui quest’occasione tardava ad arrivare, ed era assurdo e lo faceva sentire egoista, ma il fatto che fosse successo a Niall lo disturbava. Vederlo assieme ad Ashton era come un continuo promemoria di ciò che lui desiderava ma non riusciva ad ottenere, e iniziava a temere che non avrebbe mai ottenuto niente del genere. Sentirsi soli è una cosa del tutto umana, ma è un sentimento che a volte ti distrugge e basta, perché inizi a perdere la speranza, la speranza di poter condividere il tuo mondo, e tutto sembra più buio, perché le cose più belle sono quelle condivise.
Harry uscì dal palazzo e fece qualche passo avanti, la casa di Niall e la sua erano al massimo distanti cinque minuti a piedi, sarebbe dovuto andare a sinistra, invece per perdere tempo proseguì nella direzione opposta.
Ad ogni passo i suoi stivaletti neri scivolavano nel sottile strato di neve e ghiaccio facendo un inquietante rumore acuto, per un breve tratto di strada non ci furono lampioni accesi, ed Harry si trovò nel buio e senza meta a camminare, ma non gli dispiaceva affatto. Lui amava la neve, quando la vedeva si trasformava in un bambino nel giorno di Natale, si sentiva dentro una sensazione di gioia e festa, e la neve più il silenzio della strada in quel momento lo tranquillizzarono un pochino, e fu un bene, perché sarebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all’altro.
Sulla soglia della strada, al ridosso di un vecchio palazzo di mattoni in stile vittoriano, vi era un cumolo di neve, probabilmente ammucchiata lì da una spazzaneve per liberare la strada, quell’aria era finalmente illuminata da un lampione, e Harry penso che fosse proprio il posto perfetto per aspettare.
Si appoggiò sui mattoni del palazzo e poi scivolò mettendosi a sedere nella neve. Una sensazione di freddo lo pervase, era folle, ma lui aveva sempre amato immergersi nella neve, amava quel freddo perché la faceva sentire fortunato e vivo, perché lui era caldo, e al contatto con la neve lo sembrava addirittura di più, e quel suo calore gli faceva ricordare che aveva un cuore che batteva, e quindi che stava respirando e vivendo, e questo gli faceva venire voglia di combattere e non lasciarsi andare alla tristezza.
Quella sera però non funzionò, anzi si chiese se fosse possibile affogarsi nella neve. Quasi ci volesse provare, si stese sul marciapiede con il braccio schiacciato contro il palazzo, affondò quanto più riuscì in quella candida nuvola bianca, e immaginò fosse panna montata. Questo pensiero gli fece venire una crisi di risate e quindi rimase lì steso per un po’, da solo, a ridere.
Mentre ancora stava ridendo vide una figura andare verso di lui e si mise a sedere di scatto, seppur rimanendo nella neve, sperando di passare inosservato. La figura, però, si avvicinava sempre verso di lui, tanto che Harry riuscì a capire, solo dalla luce intermittente e fioca del lampione che si trattava di un ragazzo. Il ragazzo pensò subito Harry, era molto strano – anche se evidentemente lui che era seduto per terra in mezzo alla neve non era nelle condizioni di giudicare. Portava dei pantaloni neri super aderenti con dei buchi alle ginocchia, che mettevano in risalto delle gambe a dir poco perfette, e sopra un maglione nero e bianco abbastanza pensante, ma neanche troppo a vederlo da quella distanza, come poteva non morire di freddo? Il tempo di fare quel pensiero che si trovò il ragazzo davanti che lo stava fissando, la luce del lampione esattamente dietro la sua testa gli impediva di vederne il volto, ma era chiaro che voleva dirgli qualcosa. Harry sbuffò infastidito, non ci poteva credere che l’unico sconosciuto di Green Castle doveva disturbare proprio lui nel suo momento di desolata depressione.
<< Tutto bene? >> chiese il ragazzo con uno strano accento.
<< Sì. >> disse secco Harry di rimando, senza alzarsi né rivolgere la testa verso quella dell’altro. Quello di tutta risposta si sedette accanto a lui. In quel momento Harry fu sicuro che fosse pazzo.
<< Cosa fai? >> chiese Harry, guardandosi gli stivaletti, leggermente a disagio.
<< Quello che fai tu. Tu cosa fai? >> disse il ragazzo, e diede proprio l’impressione di non volerlo lasciare in pace.
<< Io cercavo di stare un po’ solo. >> sbottò Harry, con un tono acido e distaccato. Poi si alzò per andarsene, ma il ragazzo si alzò con lui.
<< Scusa sai, è che sono nuovo qui. Non so nemmeno dove sono, aiutami per favore. >> disse quello tutto d’un fiato, trotterellando dietro Harry mentre lui avanzava. Harry sospirò per l’ennesima volta in quella serata, e alzò le spalle bloccandosi di colpo e facendo finire l’altro dritto addosso a lui, tanto che per poco non cadevano entrambi, quello ridacchiò nervosamente, ma Harry non fece una piega.
<< Dove vuoi andare? >> disse voltandosi verso di lui, ma poi si bloccò di colpo: il viso di quel ragazzo era estremamente, estremamente carino, quasi meglio del suo corpo. Era chiaramente più piccolo di lui, il volto era incorniciato da un cappello grigio che gli scacciava i capelli biondi, era un visino così proporzionato e infantile che avrebbe potuto sciogliergli il cuore, un naso sottile e appuntito, la pelle abbastanza chiara e meravigliosa come di porcellana, degli occhi non riusciva a distinguere esattamente il colore alla luce arancione del lampione, ma avrebbe potuto giurare che erano molto chiari, e soprattutto Harry ebbe una grande difficoltà a distogliere gli occhi dalle sue labbra, che non erano né troppo sottili né troppo voluminose, ma erano screpolate per il freddo e lui non faceva che mangiucchiarsele e a passarci discretamente la lingua sopra cosa che, sommata al fatto che aveva un piercing ad anello nero proprio all’angolo del labbro inferiore, le rendeva la cosa più sexy che Harry avesse visto.
<< Grazie, sei il mio angelo. >> ad Harry si bloccò il cuore. << Devo andare in questo posto, Eighty Seven. >>
<< Come mai vuoi andare in un posto che vende solo frullati? >> ridacchiò  poi di rimando.
<< Non posso bere altro. >> Commentò il ragazzo, alzando le spalle.
<< Quanti anni hai? >> chiese allora Harry, ma l’altro non stava affatto ascoltando, gli rivolgeva invece uno sguardo assorto che lo fece un po’ arrossire, poi allungò con un mezzo sorriso la mano verso i suoi capelli. Harry si scostò di scatto lasciando la mano dell’altro ferma a mezz’aria e scoccandogli uno sguardo carico di freddezza, il sorriso di quello si spense e lui abbassò lo sguardo a guardarsi le mani, mordicchiandosi ancora più forte le labbra, tanto che Harry pensò potesse sanguinare da un momento all’altro.
<< Scusa… >> disse poi. << Volevo solo toglierti un po’ di neve che ti era rimasta sui capelli. >>
Harry si chiese perché era stato così scostante con quel ragazzo che era estremamente carino. Si ricordava bene come si faceva a flirtare, e si rese conto che non l’aveva mai fatto con un ragazzo. Con le ragazze era bravissimo, quanto poteva essere diverso per un ragazzo? Perché da quando aveva capito di essere gay le cose erano cambiate? Pensò che fosse perché la sua prima vera cotta era stata per un emerito stronzo, che non faceva altro che rovinare la vita a lui e ai suoi amici, un ragazzo più grande che voleva fare il bullo con dei ragazzini, un completo fallimento insomma, forse dopo di Louis aveva perso la capacità a lasciarsi andare, tutto era diventato improvvisamente più pericoloso, aveva iniziato ad avere paura. Ma quello che aveva davanti era un ragazzino perso, che poteva essere etero quanto non esserlo, e che era sicuramente più innocuo di un gattino bagnato, quindi al diavolo la paura.
<< Sì, fai pure. >> sussurrò Harry avvicinandosi un pochino, e provando un’estrema soddisfazione a vedere il sorriso riformarsi sulle labbra dell’altro. Quest’ultimo si allungò verso di lui, e a quel punto erano vicinissimi, tanto che Harry poteva vedere una nuvoletta bianca che si formava per il freddo ad ogni suo respiro, e non riusciva a smettere di fissare le sue labbra, mentre quello giocava distrattamente tormentandosi il piercing con la punta della lingua, tutto concentrato a togliere ogni più piccolo residuo di neve dai suoi ricci. Harry la guardò a lungo e pensò che sarebbe morto a guardarlo così a lungo cercando di rimanere tranquillo e coprire il suo desiderio di sbatterlo al muro e tormentare lui quel piercing con la sua lingua.
<< Grazie. >> disse Harry una volta che quello ebbe terminato, sforzandosi per alzare lo sguardo. << Ora ti ci accompagno. >>
<< Oddio, grazie, grazie davvero. >> esclamò l’altro. << Io mi chiamo Luke comunque, Luke Hemmings. >>
<< Harry. >> rispose lui, prendendo a camminare, anche se gli dispiaceva un sacco non poter più stare faccia a faccia con Luke. << E’ strano vedere nuove facce a Green Castle, soprattutto nel periodo invernale. >>
<< Beh, vengo qui a vivere dai miei zii. >> disse Luke un po’ evasivo. << Ma ho già degli amici qui. >>
<< E come mai non sei con loro? >> Harry ridacchiò sotto i baffi.
<< Mio cugino Calum, il suo migliore amico e.. ehm.. la sorella sono stati incastrati dalla madre per aiutarla a preparare la mia camera, andavo a prendergli un frullato di ringraziamento. >>
<< Calum, Calum Hood? >> chiese Harry.
<< Sì lui, lo conosci? >> rispose Luke.
<< Viene a scuola mia. >> spiegò, ma Luke parve un pochettino in panico.
<< Li conosci bene? >>
<< No, perché? >>
<< Ehm.. Nulla lascia stare. Piuttosto, vai alla Kingsley Farrah High? >> Luke sembrava sollevato e si era affrettato a cambiare argomento, e questo era molto chiaro, ma Harry non voleva indagare oltre, dopotutto non erano nemmeno affari suoi, nonostante fosse un po’ curioso.
<< Sì. >> a queste parole Luke si illuminò con un grandissimo sorriso, che contagiò completamente Harry, nonostante lo avesse visto solo sott’occhio.
<< Anche io. >> disse poi con entusiasmo, e anche Harry ne fu felice, non sapeva bene come mai.
<< Siamo arrivati. >> si limitò a dire.
Luke disse che prima di tornare a casa avrebbe tanto voluto prendersi un frullato con lui, Harry fece la parte del riluttante solo per un po’, ma poi accettò con piacere. Luke gli piaceva un sacco, e non solo fisicamente, era curioso e sveglio, e incredibilmente dolce, almeno così gli era sembrato, e gli piaceva anche che fosse chiaramente più piccolo.
Luke prese un frullato alla fragola, mentre Harry prese un milkshake alla vaniglia, era un sollievo tornare in quel posto in cui lui e Niall andavano quando erano più piccoli, prima di procurarsi un documento falso e iniziare ad andare nei locali per bere e cercare di rimorchiare. Prima che Niall conoscesse Ashton andavano sempre per locali, e Harry non ne era davvero entusiasta, perché non era proprio quel genere di persona a cui piacevano quel genere di cose. Dell’Eighty Seven invece aveva tutti bei ricordi, e ci andavano prima che tutti i suoi problemi cominciassero, quando era un ragazzo spensierato e felice, ci era anche andato per il suo primo appuntamento, insomma aveva scritto un po’ di storia della sua vita in quel bar.
 Luke si andò a sedere in un posticino un po’ isolato, e ad Harry fece ridere perché era proprio lì che si era seduto durante quel famoso appuntamento, era esattamente lo stesso posto dove si era seduta lei, la stessa piccola sedia di plastica arancione, quella dove si stava sedendo in quel momento Luke. Lui non lo sapeva - o forse sì, perché era facile da indovinare - ma quello era il posto appartato riservato alle giovani coppiette. Lo raggiunse e si sedette proprio di fronte a lui, posando il suo milkshake sul tavolino traballante quadrato e verde chiaro, lo stette a guardare per un secondo, mentre dava un sorso al suo frullato, vedendolo ad una luce normale era anche più bello di prima, e Harry riuscì a capire che i suoi occhi erano blu.
<< Sarò anche un bambino.. >> cominciò Luke con un sorriso. << Ma mi piace da morire questo posto. >>
<< Quanti anni hai? >> Harry gli ripose la domanda che lui aveva ignorato prima e lo guardò arrossire un po’.
<< Quindici. >> ammise con gli occhi fissi nel suo frullato.
<< Sei davvero un bambino allora. >> esclamò Harry ridacchiando, e Luke quasi diventò più rosso del suo frullato alla fragola, cosa che lo rendeva un po’ a metà tra l’incredibilmente tenero e l’incredibilmente attraente.
<< E tu? >> chiese il piccolo, trovando il coraggio di alzare gli occhi dal suo frullato.
<< Diciassette. >>
<< Oh, parla l’uomo vissuto allora. >> entrambi scoppiarono a ridere.
Da quel momento Harry e Luke dimenticarono dove si trovassero, e perché fossero lì, le uniche cose importanti erano loro due, il frullato e il milkshake. Parlarono un sacco forse per ore. Harry raccontò di Niall e di Ashton, di essere gay e persino di quell’oppressiva sensazione di solitudine che a volte lo dominava, ma in realtà fu Luke che quello che parlò di più, ed Harry trovava meraviglioso ascoltarlo e scoprire tutto su di lui.
Gli raccontò che veniva dall’Australia, che aveva due fratelli, dormiva ancora con il suo pinguino peluche e il suo secondo nome era Robert. Harry scoprì che il bambino dei frullati aveva una vita piuttosto movimentata a casa sua, era uscito con parecchi ragazze e ragazze ed era il cosiddetto figo della scuola e fu davvero sorpreso e preoccupato quando Harry gli disse che per un ragazzo uscire con dei ragazzi in quella cittadina bigotta era come un suicidio sociale, ma disse anche che non sarebbe mai riuscito a nascondere la sua sessualità: per lui essere bisessuale non era mai stato un problema e non avrebbe mai iniziato ad esserlo. Gli confessò che i suoi genitori si erano praticamente scocciati di averlo tra i piedi e l’avevano mandato in Inghilterra dagli zii accampando una serie di assurde scuse, non avevano un bel rapporto per niente, evitò di parlare molto di suo padre, e Harry decise di non chiedere, perché lui sembrava turbato ogni volta che lo nominava e disse anche di essere preoccupato per i suoi fratelli, che erano rimasti a casa in Australia. Luke era un ragazzo molto particolare perché sotto infiniti aspetti era ancora un piccolo bambino spaventato, ma nello stesso tempo sembrava così forte e positivo e determinato, che Harry ne rimase completamente affascinato. Era facile e piacevole parlare con lui sia di cose serie che di cose stupide, ed entro fine serata Harry se ne trovò completamente innamorato.
Non ne era innamorato come si era innamorato di Louis, non sognava il giorno del suo matrimonio, non aveva una cotta per lui, non si sentiva di essere estremamente inferiore o come se lui fosse irraggiungibile o perfetto. Era innamorato perché le ore passate con Luke scorrevano piacevoli e in fretta, perché aveva un serio interesse per quello che lui aveva da dirgli, e si sentiva di conoscerlo da sempre, era innamorato perché da quando l’aveva incontrato non si era più sentito solo, lo era perché Luke gli aveva aperto il suo cuore rendendosi vulnerabile davanti a lui, e Harry aveva l’impulso irrefrenabile di non tradirlo mai.
<< Mi piaci così tanto Harry. >> disse Luke improvvisamente, dopo averlo guardato per un po’ completamente assorto.
<< Cosa? >> rispose lui, tossendo dal momento che il milkshake gli era andato di traverso poiché l’altro l’aveva colto completamente di sorpresa.
<< E’ bene che tu lo sappia. >> disse tranquillamente, finendo il suo frullato. << Ed è anche bene che io vada a casa, o mi daranno per disperso. >>
<< Oddio sono già le dieci. >> Harry guardò che il suo bicchiere era ancora mezzo pieno. << Come ha fatto un milkshake a durarmi così tanto? >>
<< Non hai proprio bevuto, eri troppo preso da.. >>
<< Da te. >> completò Harry, visto che erano in vena di sincerità.
Luke insistette così tanto per pagare che alla fine lo accontentò, questa cosa lo fece ridere perché sembrava tanto che lui l’avesse fatto per sentirsi un po’ più grande. Quando uscirono lui tremava di freddo, e Harry lo rimproverò per non aver messo una giacca più pesante, gli offrì però la sua, che lui rifiutò ostinatamente, anche se gli chiese di tenergli la mano per cedergli un po’ del suo calore, ed Harry accettò di buon grado. Così fecero il tragitto fino a casa di Luke per mano, anche se praticamente in silenzio entrambi un po’ presi dall’agitazione della reciproca confessione di interesse.
Quando arrivarono a un solo isolato da casa sua Luke si fermò di scatto con un aria un po’ strana.
<< Fino a casa ci arrivo da solo. >> disse senza alcuno espressione nel volto, lasciando Harry un po’ sorpreso, ma poi si girò per guardarlo e lui dimenticò tutto, questa volta prese a fissargli le labbra senza alcuna discrezione.
<< Muoio dalla voglia di baciarti dal primo istante in cui ti ho visto. >>
<< Beh, anche io, per questo ti ho chiesto di accompagnarmi da Eighty Seven, in realtà ci ero andato già ieri. >> confessò Luke facendo ridere l’altro.
<< Perché non l’hai fatto e basta allora? >> chiese Harry divertito.
<< Dovevo prima conoscerti. No? >>
<< Lecito, ma ora mi conosci quindi… Aspetta, non mi arresteranno mica per pedofilia ideale vero? >>
<< Ma smettila! Hai appena due anni più di me e già me lo hai rinfacciato ottocento volte. >> Luke rise, e a quel punto Harry non riuscì più a trattenersi. Spinse Luke contro di lui tenendolo stretto per i fianchi, lo alzò leggermente finché i loro nasi non si sfiorarono, e lui gli aveva lasciato fare tutto questo con le mani un po’ alzate, aveva gli occhi lucidi e le guance rosse, sembrava totalmente inerme tra le sue braccia e Harry si sentì ancora più innamorato di quella fragile creatura di quanto non lo era stato quando avevano parlato poco prima nel bar. Luke aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa, ma brillanti dal desiderio, e si morse le labbra, Harry quasi si distrasse per starle a guardare. Se pensava che aveva desiderato quelle labbra per un’intera sera, sembrava assurdo che adesso non avesse alcuna fretta, per un secondo esitò preso dal timore che avrebbe potuto strappargli quel maledetto piercing a morsi, ma poi Luke nell’agitazione riprese a stuzzicarlo con la punta della lingua e Harry arrivò alla semplice conclusione che non gli importava nulla e se fosse passato un secondo di più sarebbe morto giovane, quindi si affrettò a colmare la distanza che li separava. Prima che potesse riuscirci Luke si divincolò fra le sue braccia, con un sospiro che sembrava più di desidero che di protesta, eppure lui si staccò, lasciando Harry in confusione.
<< Ma.. >> fu tutto quello che riuscì a dire, quando riprese la normale coscienza degli eventi. << Pensavo che tu… >>
<< Infatti, ma non è il momento. >> disse lui, ancora un po’ in agitazione, ed Harry pensò che se non avesse smesso all’istante di mordicchiarsi le labbra l’avrebbe anche potuto stuprare in quel momento in un angolo della strada, allora altro che pedofilia ideale.
<< Luke, vuoi farmi impazzire o cosa? >>
<< Cosa. >> rispose lui, con un mezzo sorriso. << Ci vediamo domani a scuola. >>
Disse, e poi scappò via prima che Harry potesse fare qualsiasi cosa per fermarlo. Il ragazzo riuscì solo a pensare che quella notte il ricordo delle labbra di Luke lo avrebbe tormentato del sonno, liberò l’ultimo sospiro, il più frustrato di tutta quella folle giornata, e se ne andò a casa.

   
 
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