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Autore: LittleRogue    22/07/2014    1 recensioni
"D'altronde una mente giovane come la mia non ha la capacità di formulare previsioni tanto orrende, e forse nemmeno gli adulti nei loro incubi più terribili hanno mai immaginato tali situazioni."
Vinta dall'insonnia mi misi a scrivere durante una notte tempestosa, e ancora non mi capacito di come la mia mente abbia potuto partorie un racconto del genere. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Justin era la mia vita.
Justin, il diciannovenne idolo di troppe teenager.
Troppe. Io ero solo una delle tante. Eppure lo amavo, un amore infantile ed incondizionato che è tipico degli adolescenti, quell’amore che si vive appieno senza badare alle conseguenze e ai pensieri del nostro futuro io. Un amore a volte eccessivo, che ti fa perdere la testa, che non ti fa pensare ad altro per giornate intere. Un amore stupido, ma è amore. Punto.
Ecco ciò che provavo per Justin. Anche se ero consapevole che al mondo altre migliaia di ragazze la pensavano come me, volevo continuare a sognare. Lui stesso ci spronava a credere in sé stessi e nei propri sogni e a non arrenderci davanti a niente.
Believe, diceva sempre.
 
La mia camera era coperta di poster. Justin sedicenne, Justin diciasettenne, Justin diciottenne… per una vera Belieber l’età non contava, lui era perfetto comunque. Perciò decisi che i suoi poster avrebbero occupato ogni centimetro di spazio delle pareti. Non ci misi molto a completare la mia opera: di giornalini pieni di poster ne compravo a decine.
Un giorno vidi alla televisione la pubblicità della sagoma in cartone di Justin in grandezza naturale. Dovetti pregare non poco mia mamma affinchè mi desse i 20 euro per comprarla, ma alla fine, dopo tante suppliche, mi cedette in mano la banconota.
Corsi  all’edicola che distava da casa una cinquantina di metri. L’edicolante, che mi conosceva bene, mi consegnò la sagoma sorridendo per il mio esagerato entusiasmo.
Cosa ci potevo fare? A 13 anni difficilmente si controllano le forti emozioni. Bisogna sfogarle, urlare, piangere, ridere fino alle lacrime. Ma bisogna tirarle fuori.
Uscii dall’edicola stringendo la sagoma e canticchiando Boyfriend.
Ero così allegra, spensierata, innocente… non avevo la minima idea ci ciò che mi sarebbe successo. D'altronde una mente giovane come la mia non ha la capacità di formulare previsioni tanto orrende, e forse nemmeno gli adulti nei loro incubi più terribili hanno mai immaginato tali situazioni.
 
Erano le sette di sera. Una sera afosa e umida e il cielo minacciava temporale. Se si stava fermi ed in silenzio si poteva scorgere il timido urlo dei tuoni lontani. Ma ancora non soffiava un filo di vento.
Io me ne stavo seduta a terra nella mia cameretta a scrutare la sagoma di Justin che si ergeva imponente davanti  a me. Con infinita pazienza e attenzione avevo staccato i bordi seguendo minuziosamente il tratteggio. Infine avevo piegato le due ante posteriori che avrebbero permesso di farla stare in piendi. Ed ora ero lì a studiarne i dettagli.
Era abbastanza insolita come figura. La fedele riproduzione di Justin era seria, un viso rilassato ma inespressivo. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a captare quali potevano essere le sue emozioni nel momento in cui gli scattarono la foto. Era come vuoto, senza anima. Le braccia gli ricadevano rilassate lungo i fianchi, la mano sinistra terminava all’interno della tasca dei pantaloni. Era vestito tutto di nero, come la morte. Ma ciò che attirava di più la mia attenzione erano i suoi occhi: neri, incavati, contornati da un alone scuro. Il tutto rendeva la figura particolarmente inquietante.
Pensai che anche di altre star avevano ricreato il cartone in scala 1:1. Le vidi in televisione, ma tutti sorridevano, erano felici. E tu, Justin? Perché non sorridi?
Mi ritrovai a fissare quei piccoli occhi che sembrava volessero muoversi da un momento all’altro. Mi persi nel suo sguardo, ed uno strano senso di ansia iniziò a impossessarsi di me. Non riuscivo a distogliere l’attenzione.
 Lo scoppio improvviso di un tuono mi fece tornare alla realtà. L’ansia si assopì pian piano.
 
Dopo cena andai a letto tranquilla. La sagoma di justin, posta dalla parte opposta rispetto al letto, mi fissava in penombra. Lampi improvvisi si alternavano  illuminando il cielo come se fosse giorno, lasciando scorgere in quei pochi attimi i nuvoloni neri che avanzavano minacciosi.
Mi rannicchiai sotto il lenzuolo e provai un piacevole senso di protezione. Lanciai un’ultima occhiata alla sagoma. Forse per la stanchezza o forse per il fatto che ero già in dormiveglia, ma notai un velocissimo movimento di quei piccoli occhi, quasi impercettibile.
Poi improvvisamente mi colse il sonno.
 
Mi svegliai all’improvviso dal forte scoppio di un tuono: il temporale era ormai sopra la mia città e stava sfogando tutta la sua rabbia.
Cercai di calmare il battito del cuore respirando a fondo e lentamente. Ero rivolta sul fianco destro, verso il muro che affiancava il letto.
Non fu lo scoppio di un altro tuono a farmi tremare di paura, né il vento che batteva sulle persiane.
No. La morsa allo stomaco e il battito violento del mio cuore furono provocate dalla lieve e lamentosa cantilena che udirono le mie orecchie. Qualcuno stava mugugnando a bocca chiusa una sgradevole melodia alle mie spalle, vicinissima a me. Le note ripetitive riprendevano a intervalli regolari dopo un sospiro per riprendere fiato. Versi lamentosi, malinconici, inquietanti.
Il terrore si impossessò di me. Sentivo chiaramente la presenza di qualcuno alle mie spalle. Vicino, vicinissimo. Potevo sentire il suo respiro accarezzarmi lievemente i capelli.
Tremavo convulsamente. Provai a convincermi che era solo un incubo, oppure il frutto della mia immaginazione. Forse ciò che credevo dei sospiri altri non era che uno spiffero della finesta. Ma come spiegare i lamenti? Come spiegare quella cantilena insistente?
Piano piano mi rigirai sul posto, la stanza era immersa nel buio. Rimasi immobile a fissare l’ambiente. Non vedevo nulla a causa dell’oscurità, ma continuavo ad avvertire una presenza.
Un lampo improvviso illuminò una figura davanti a me, a pochi centimetri. In quei pochi attimi riuscii a scorgere il viso di Justin davanti al mio, gli occhi neri contornati da profonde occhiaie rossastre, la bocca spalancata in unorrendo ghigno demoniaco.
Non feci in tempo ad urlare.
   
 
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