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Autore: Lelusc    23/07/2014    2 recensioni
Gemma è la figlia di un famoso archeologo e i genitori sono divorziati, ma la cosa strana è che vede molto spesso degli occhi color Ambra, che le ricordano una persona conosciuta con il padre quando aveva sei anni. Perchè li vede? Scopritelo, ringrazio chiunque voglia farmi una mini recensione, Lelusc. ;D
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi muovo nel letto infastidita da qualcosa, fino a che apro gli occhi e mi porto una mano al viso. Nonostante sono ancora assonnata, sono certa che qualcosa mi abbia sfiorato la guancia, o forse è solo una mia impressione e ho fatto un sogno che non ricordo?

Mi siedo sul letto e soffoco con la mano uno sbadiglio, nonostante ho sempre molta difficoltà a svegliarmi, molte volte mi stupisco con quanta facilità ci riesca, ma normalmente succede per qualche motivo, quindi...

Mi guardo intorno. So dove mi trovo, ormai non perdo l'orientamento. Sono in quella magnifica stanza che mi ha gentilmente dato Emanuele. La luna si affaccia dalla mia finestra e basta lei per rischiarare la stanza creando una perfetta penombra, grazie a quest'ultima posso vedere bene l'ora dalla sveglia posta sul comodino.

L'una di notte. Ho dormito solo qualche ora, ma sono in piene forze. Mi alzo e m'incammino verso la porta che vedo perfettamente, mentre i miei piedi calpestano il soffice parquet solleticandomi e divertendomi, poi mi porto una mano ai capelli per togliermeli da davanti al viso e apro la porta.

Come l'altra notte ci sono dei lumini accesi che mi mettono i brividi e che come l'altra notte penso siano troppo fighi e m'incammino verso le scale, diretta in cucina per bere un bicchiere d'acqua. Ne ho proprio bisogno.

La sala è meno illuminata, ma non ho paura, ormai so com'è fatta la casa e non incespico sul tappeto e non intruppo contro i mobili, anzi, mi ritrovo a camminare tranquilla e con un sorriso ebete dipinto sul viso, per via della mia camicia da notte che mi solletica i piedi e di tanto intanto le caviglie. In cucina apro un pensile e prendo un bicchiere.

Il rumore dell'acqua corrente mi rilassa e infrange il silenzio in tutta la casa e, come sempre, solo ora mi rendo conto che non c'è un rumore, che sia uno. Comincio a sentimi a disagio e bevo tutto d'un fiato l'acqua sperando mi calmi, quando improvvisamente sento un rumore.

 Mi volto di scatto verso la sala poco illuminata, nonostante i due lumini accesi e stringo a morte il bicchiere, impaurita, ma mi rilasso subito dopo, certa che sia il vento, infondo non è detto che solo perché non si senta molto, fuori non ci sia, penso sciacquando il bicchiere, ma prima di metterlo a posto mi sorge un dubbio, se non sia veramente il vento?

Mi volto e mi dirigo lentamente verso la portafinestra. Appoggio l'unica mano libera sul vetro e guardo fuori. Il giardino è buio, non c'è nemmeno una luce e questo m'inquieta tantissimo, però non c'è niente di cui aver paura e comunque è vero che c'è il vento,visto le grandi fronde degli alberi che si muovono,così molto più tranquilla, sto per voltarmi per andare a posare il bicchiere che ancora ho in mano, per poi dirigermi in camera e tentare di dormire nuovamente,ma qualcosa rapisce la mia attenzione.

Un luccichio fra i cespugli in fiore, qualcosa che m'incuriosisce subito molto e mi fa venire la pelle d'oca. Metto la mano, che giustamente non  regge il bicchiere, sulla maniglia, ma nell'attimo in cui la giro per aprire la porta finestra, qualcuno mi chiude la bocca con una mano e mi tira via con irruenza.

Lascio cadere il bicchiere a terra che si rompe infrangendosi in mille pezzi, facendo rumore e tento d'urlare, ma invano. Dalla bocca emetto solo mugolii, le mie urla sono soffocate da una mano che cerca di farmi tacere chiudendomi la bocca.

Tento di ribellarmi muovendomi, scalciando all'indietro, puntellando i piedi a terra, ma purtroppo non serve, mi tira indietro e in un attimo vedo la portafinestra così lontana che mi spavento e il mio cuore che già batteva come impazzito per la paura, se possibile, batte ancora più veloce e forte rimbombando in tutta la stanza.

 Lo sconosciuto, perchè è ovvio che sia un uomo e non una donna, vista la sua forza e altezza e dato che il mio capo è appoggiato su qualcosa che di certo non è un viso, un collo o un petto femminile, mi tiene un braccio intorno alla vita e mi stringe per cercare di tenermi ferma. Mi ha impugno, alla sua mercé e questo non mi piace, mi fa sentire in trappola, però dovrei sorprendermi per la lucidità che ho nonostante questo momento pauroso, non so neppure chi sia questo tizio.

Mentre ancora mi trascina via, tento di afferrare qualsiasi mobile che mi ritrovo fra le mani e intanto se per caso mi capita qualche vaso o statuetta, non sarebbe una cattiva idea, potrei sempre spaccargliela in testa, ma finché non capita, sarà meglio tentare di fare resistenza e intanto cercare di capire chi è.  Il mio cervello va a mille e la mia lucidità mi sorprende.

Purtroppo le mie mani scivolano via da qualcosa di morbido che ho afferrato, suppongo il divano, quindi credo si stia dirigendo verso la porta.

No! Sono i colleghi di papà, i truffatori ladri e mi vogliono rapire!

Ora ho veramente timore, ora che so chi è questo tizio e so anche cosa vogliono farmi,ovvero togliermi di mezzo prima che possa dire o fare qualcosa che vado a loro discapito.

Cerco di calmarmi per non perdere la mia lucidità che sta andando gradualmente a farsi benedire, come si dice beata ignoranza, ma ora che so chi è, ho paura di tutto quello che possono farmi, tanto che ho lo stimolo di piangere,cosa che non faccio e odio fare, così deciso che qualsiasi cosa succeda,mai e poi mai verserò una lacrima e questo stato d'animo mi aiuta a superare quest'attimo di confusione.

L'uomo mi sta ancora tirando via e anche se ho i piedi puntellati a terra, non serve a niente, è forte e la mia è poca resistenza in confronto della sua forza, se volesse potrebbe tranquillamente mettermi in spalla e portarmi via, chissà perchè ancora non ci ha pensato? Mi chiedo aggiungendo anche questa paura a quella che già ho e, non mi serve.

All'improvviso il tizio mi toglie il braccio dalla vita e sento un rumore e del freddo.

Sta aprendo la porta! Mi dico e m'irrita il fatto che, nonostante mi sia aggrappata con tutte le mie forze ad ogni mobile che mi è capitato fra le mani,lui sia riuscito a portarmi fino alla porta. Guardo davanti a me la doppia porta finestra ormai molto lontana, con ancora la forma della mia mano sul vetro e, nonostante la paura, stringo i denti e solo ora mi viene in mente che la mano del tizio è ancora sulla mia bocca.

Gli mordo la mano che subito toglie dalla mia bocca, sono libera. Ignoro l'imprecazione colorita dell'uomo e urlo.

"Emanuele!" Ed essendo libera tento di correre via, ma mi riprende come se fossi rimasta lì immobile e gli avessi detto, "prego, sono tutta tua" cosa che non ho fatto.

No!No! Urlo dentro di me, non potendolo urlare con la voce, visto che mi ha di nuovo chiuso al bocca con la mano.

Maledizione, maledizione!Penso arrabbiata.

All'improvviso sento un verso e la mano davanti alla mia bocca sparisce, come anche quella che avevo nuovamente intorno alla vita e, mi volto.

Davanti a me vedo un ragazzo che riconosco come Emanuele, per via dei capelli lunghi colpiti dalla poca luce della sala e, noto con sorpresa, che tiene alzato a mezzo metro da terra, con estrema facilità, il tizio che mi aveva attaccato e tentato di rapire.

"Emanuele"dico con voce incrinata, m'irrito all'istante e mi schiarisco la voce. Cavolo! Ora sembro una damigella in pericolo che non sa cavarsela da sola e ha paura, stupida voce! Mi dico ma infondo un po', è così, un po' ho paura.

Emanuele si volta verso di me mi porto istintivamente le mani alla bocca.

Vedo suoi splendidi e inquietanti occhi d'ambra lucenti, se si può dire, con le pupille nera allungate verso l'alto, verticali, come se fossero gli occhi di un serpente molto pericoloso.

Cosa? Che? Mi chiedo confusa e per la prima volta in quella sera comincio a tremare per la paura. Noto negli occhi mostruosi di Emanuele, che ancora nonostante la paura non riesco a non guardare, comprensione e per un attimo credo tristezza, poi si volta a guardare il tizio che mi voleva rapire, che è rimasto pietrificato.

All'improvviso la porta finestra si frantuma in mille pezzi e le schegge di vetro schizzano da tutte le parti.

Emanuele, il mostro, il coso, quello che è, insomma, mi si para davanti e nonostante la paura capisco che lo fa per proteggermi dalle schegge di vetro che potrebbero ferirmi e, stranamente, per questo, sento tanta gratitudine nei suoi confronti.

Due secondi dopo in casa ci sono altri tre uomini armati. Vedo lo scintillio della lama di un coltello, alcune pistole e dei ghigni mostruosi e vittoriosi sulle loro facce, siccome si trovano proprio sotto ad uno dei lumini accesi e, mi ritrovo a tremare ancora di più

Ho una paura folle, non capisco più niente e, questo m'irrita, mi fa arrabbiare e mi terrorizza. Devo avere tutto sotto controllo, sempre, però forse, riesco a calmarmi un attimo, riesco a fare il punto della situazione e recuperare un po' della mia lucidità, sono sicura di averne ancora un bel po' e, mi aiuterebbe a capire cosa succede o almeno a farmi qualche idea.

Guardo ogni uomo, timorosa attenta ad ogni loro minimo movimento, ed ogni lieve rumore. Non so se è strano che io abbia solo paura e non sia disperata per quello che succede, la sola cosa che batte tali sentimenti, è il terrore che sento per la creatura che ho davanti, nonostante sono certa sia Emanuele.

Guardo Emanuele che ancora tiene alzato a mezz'aria l'uomo che è inerte, paralizzato dal terrore e, intanto, si guarda intorno con calma, come se non temesse niente e quei tre non fossero un problema.

"imbecilli"dice una voce strana, deridendoli .

Spalanco gli occhi e indietreggio fino a che non sento dietro di me qualcosa di solido e il vento ancora più freddo, noto che accanto ho la porta di casa aperta, ma non me ne preoccupo. Mi porto le gambe al petto e mi rannicchio contro il muro, ma senza distogliere lo sguardo da Emanuele; proprio non ci riesco e più forte di me.

So che quella voce è sua e, non ho la più pallida idea di come faccio a saperlo, ma so che è così e questo non mi fa piacere e non mi aiuta in questa schifosa situazione.
Guardo gli uomini uno per uno in faccia, sono sbiancati e hanno lasciato cadere a terra le armi e neanche me n' ero accorta,cavolo!  Ma poi la mia attenzione viene rapita da Emanuele che senza difficoltà alcuna, con un semplice gesto della mano, lancia fuori di casa l'uomo pietrificato che ancora teneva sollevato.

L'uomo mi passa proprio accanto, siccome sono rannicchiata vicino alla pota e quasi subito sento un tonfo,l'uomo è caduto a peso morto a terra. Rabbrividisco e quando vedo Emanuele o quello che, dirigersi verso la porta tenendo stretti in mano gli altri tre uomini, come se fossero dei semplici bambolotti gonfiabili, noto, che prima di uscire mi lancia uno sguardo.

Trasalisco e mi stringo forte le ginocchia con le braccia, ma senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, tanto paurosi quanto ipnotici e curiosi e, ci leggo non so come, della consapevolezza e della tristezza, ma smetto di leggere quando esce da casa.

Io rimango lì, non voglio sapere che succede fuori, non voglio vedere niente.

Quando dopo un interminabile silenzio, nonostante la paura, strano ma vero; decido di gattonare fino alla porta, praticamente distante qualche passo da me e affacciarmi,ma ci ripenso e rimango dove mi trovo appoggiando il viso sulle ginocchia che ancora stingo a morte.

Non so quanto tempo passa da quando Emanuele, il tizio, il mostro, il coso, insomma quello, è uscito di casa a fare non so cosa con quegli uomini,ma improvvisamente sento un rumore e alzo il capo dalle ginocchia. Sono maledettamente intorpidita dal collo alle gambe.

Toh, devo essere rimasta davvero tanto in quella posizione, se ora sono del tutto indolenzita, penso, ma smetto del tutto quando mi trovo davanti Emanuele.

Sono ancora seduta a terra e lui è in piedi, quindi è inevitabile che veda le sue gambe lunghe davanti a me, non il suo viso o altro, ed è meglio così, altrimenti se mi fossi trovata il suo viso davanti sarei andata in escandescenza o avrei urlato, o ancora peggio sarei svenuta, ed io odio mostrarmi  rammollita,sono sempre stata forte,non vedo perchè ora debba fare la ragazzina impaurita.

"Gemma"mi chiama con tono insicuro, timoroso.

Oh, la sua voce è di nuovo normale, penso, infatti in un primo istinto, riconoscendolo come quel Emanuele tanto gentile e dolce, comincio ad alzare la testa per guardarlo,ma mi fermo in tempo.

No ,troppe cose strane,cosa gli è successo prima? Quegli occhi? Quella voce? Che è successo a quegli uomini? Ed io che devo fare? Mi chiedo confusa e disorientata e spero proprio di non ricominciare a tramare, sarebbe un'azione involontaria fuori luogo.

Sento un rumore e noto che si è inginocchiato dinanzi a me.

No ,non ti avvicinare,non voglio vederti ed avere paura,non voglio diventare ancora più confusa di quanto già  sia,ho paura di te,non ti conosco,sono troppo impaurita e stanca ora.

Ma le mie mute preghiere, quanto tali, non sono udite né capite né tanto meno ascoltate e quando Emanuele mi prende la mano fra la sua fredda e candida, svengo.

  
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