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Autore: fourty_seven    23/07/2014    0 recensioni
Se vi state chiedendo chi io sia... beh lasciate perdere non ne vale la pena. Tuttavia per coloro che sono ugualmente interessati posso dire che sono un ragazzo con dei "problemi".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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“Scusa per il ritardo” dice Sarah trafelata.
“Non ti preoccupare, sono arrivato anch’io da poco”, poi si siede al tavolo di fronte a me.
“Hai già ordinato qualcosa?” chiede.
“No, stavo aspettando te” e quindi richiamo l’attenzione di Bob, che sta servendo il caffè ad un uomo seduto qualche tavolo da noi.
Dopo qualche minuto ci raggiunge.
“Ciao ragazzi; cosa vi porto?”.
“Penso che prenderò un caffè” dico.
“Io invece un cappuccino” dice Sarah.
“Bene, torno subito”.
“Allora, come hai trascorso la giornata?” chiede Sarah.
“Oh beh, non ho fatto molto; prevalentemente ho dormito. In effetti non è da molto che sono sveglio” rispondo sorridendo.
“Ah, beato te. Sono così stanca; anch’io ho dormito male ieri notte”.
“Scommetto che ti sei sognata il film” e mi metto a ridacchiare.
“E anche se fosse? Okay, ammetto di essermi spaventata un pochino”.
“Effettivamente quel film continua ad essere spaventoso” confermo.
“Ma se ne avrai visti sì e no cinque minuti!” dice per prendermi in giro.
“È vero”.
“Ecco a voi ragazzi!” esclama Bob appoggiando sul tavolo ciò che abbiamo ordinato, poi si siede accanto a noi.
“Come ve la passate?” chiede sorridente.
“Non c’è male, soprattutto perché oggi per me è stata una giornata di completo ozio” rispondo.
“È già, è talmente intelligente che può permettersi di saltare le lezioni quando vuole!” esclama Sarah.
“Sei seria o mi stai prendendo in giro?”.
“Decidi tu” risponde sorridendo mentre beve un sorso del suo cappuccino.
 
Per una decina di minuti continuiamo a chiacchierare con Bob, poi arriva il momento di fare ciò per cui sono qui: ricopiare gli appunti di Sarah.
“Anche se non vedo l’utilità di ciò” mi lamento mentre leggo i fogli che mi ha passato.
“Perché? Non ti servono?”.
“Sì, almeno in teoria. Mi servirebbero se prendessi appunti, ma visto che non ne ho mai presi, non vedo perché dovrei avere questi”.
“Beh, c’è sempre la prima volta e mi assicurerò che ce ne saranno altre dopo questa”.
Appoggio i fogli e la guardo serio: “Che vuoi dire?”.
“Che ti costringerò a stare attento” risponde lei altrettanto seria.
“È una minaccia?” continuo abbassando la voce e sporgendomi verso di lei.
“No, non è una minaccia. È un dato di fatto” anche lei si sposta verso di me.
“Ne sei sicura? Non mi piacciono le imposizioni” mi avvicino a lei ancora di più.
“Oh, questa ti piacerà, sta tranquillo”.
“Dici?”.
“Senza dubbio”.
La guardo dritta negli occhi; è vicina, molto vicina; basta anche solo un piccolo movimento in avanti e...
Mi sposto di scatto e mi lascio cadere contro lo schienale della sedia guardando da un’altra parte.
No. No, che sto facendo. No, è sbagliato! È Sarah, per la miseria, lei è, lei è... molto bella ora che ci penso. Basta, smetti di pensarci!
Sposto nuovamente lo sguardo su Sarah; ha un’espressione strana sul volto che non riesco a decifrare, forse arrabbiata, delusa.
“Ti interessano gli appunti?” chiede con voce atona, “Altrimenti vado a casa, che ho un po’ di cose da fare”.
“No, cioè sì, mi interessano. Gli ricopio velocemente, va bene?”.
“Okay”.
E passiamo l’ora successiva così: io a scrivere, lei a studiare.
 
“Fatto. Che dolore, è da un bel po’ di tempo che non scrivevo così tanto” mi lamento appoggiando la penna; chiude il libro e sorride: “Devi fare più esercizio”.
“Beh, se hai intenzione di mantenere la tua parola penso che ne farò fin troppo”.
“Sai che io mantengo sempre le promesse che faccio”.
“Quindi dovrò comprarmi una bella scorta di quaderni; e di biro”.
Le passo i fogli, che lei sistema in un raccoglitore.
“Ah, indovina chi si è presentato questa mattina a lezione?”.
“Non ne ho idea. Il tuo amico di biologia?”.
“Richard, comunque no. Lucas”.
“Ah”.
“Tutto qui!”.
“Cosa?”.
“La tua reazione! Non ti sei dimenticato di averlo preso a pugni sabato sera, vero?”.
“Non l’ho preso a pugni! E comunque che reazione dovrei avere?”.
“Boh! Interessarti delle condizioni della sua faccia!”.
“Si da il caso che io sappia già in che condizioni è la sua faccia, anzi l’ho saputo con un giorno di vantaggio rispetto a te”.
“In che senso?”.
“Ho incontrato ieri Lucas”.
“Perché? Sei andato a scusarti?”.
“Ma ti pare! No è stata una cosa del tutto casuale; te l’ho detto, ieri ho accompagnato Jason in giro per il paese perché doveva fare della commissioni per suo zio, e mentre ero con lui ho incontrato Lucas”.
“Ah, e non vi siete presi ancora a pugni?”.
“Perché avremmo dovuto farlo? Di la verità, è a te che piacerebbe prenderlo a pugni, giusto?”.
Sorride: “In effetti vorrei farlo. E la voglia è cresciuta da quando l’hai fatto te”.
“Non credevo fossi così violenta”.
“È un lato di me che preferisco non mostrare” risponde sorridendo in modo malvagio; non riesco ad evitare di mettermi a ridere.
“Comunque tornando alle cose serie, mi sembrava strano questa mattina”.
“Stiamo parlando di Lucas”.
“Sì, okay è strano in generale, ma questa mattina mi sembrava più strano del solito. Sembrava su di giri; si è messo a parlare con persone che prima nemmeno considerava; parlava di un evento eccezionale e invitava quasi tutti a prendervi parte. A te non ha detto nulla?”.
“In effetti sì, ha accennato a qualcosa, ma è rimasto molto sul vago, comunque mi è stato detto che è meglio stargli alla larga”.
“Perché?”.
“È una storia lunga e soprattutto non tocca a me raccontartela”.
“Va bene”.
Restiamo ancona qualche minuto, poi entrambi torniamo a casa.
 
Il risveglio al mattino non è tragico come al solito e oggi ho un’insana voglia di andare a scuola, soprattutto perché ho avuto un lampo di genio la sera precedente. Un’idea che coinvolge Sarah, Jason e il tipo amico di Sarah, Richard, quello dei batteri.
Sorrido immaginando la scena: si rimangerà tutto ciò che ha detto su Jason.
Anche Sarah si accorge che sono in uno stato d’animo diverso dal solito.
“Mi sembri di buon umore questa mattina”.
“No, perché dovrei”.
“Bah, rinuncio a capirti”.
 
La mattinata vola e finalmente arriva l’ora di biologia.
“Devi andare ad occuparti anche oggi dei batteri, oppure hai il pomeriggio libero?”.
“No, questa volta sono libera, perché?”.
“Vorrei farti conoscere una persona”.
Per qualche secondo rimane immobile a fissarmi, “La tua ragazza?” chiede titubante.
La guardo con un’espressione di puro stupore: “Cosa?! No! Da dove hai tirato fuori un’idea simile?”.
“Ah! Lo hai detto in... Con un tono così serio che ho pensato fosse una persona importante per te e quindi...”.
“Beh, per essere importante è importante, cioè è un amico, o meglio l’unico amico che ho al momento; ma non è questo il punto. Voglio solo presentarti Jason; voi tutti avete delle idee su di lui completamente sbagliate. È un bravo ragazzo; o almeno cerca di esserlo nei limiti del possibile”.
“Ah, okay. Comunque io non ho alcun tipo di idea su di lui; come posso giudicarlo se nemmeno lo conosco?”.
A queste parole sorrido: “È per questo che ti adoro, sei completamente diversa da tutti gli altri” e nell’esatto momento in cui finisco di parlare mi accorgo di ciò che ho detto.
Lei mi guarda con aria interrogativa, mentre io la guardo con aria da ebete, la bocca aperta, una mano alzata con l’indice teso, come se volessi aggiungere qualcosa.
“Ma guarda che coincidenza siamo arrivati! Ciao!” infilo la porta dell’aula di biologia e vado dritto all’ultimo banco. Mi lascio cadere sulla sedia accanto a Jason.
“Buon pomeriggio” mi saluta.
“Speriamo! Senti dopo ti posso presentare una mia amica dopo?”.
“Perché?”.
“Boh, così. Voglio fartela conoscere, praticamente è la mia migliore amica da sempre, quindi...”.
“Quindi vuoi che facciamo amicizia, così poi potremmo andare tutti e tre a prenderci un caffè assieme?” mi sembra di cogliere dell’ironia nella sua voce.
“So che è difficile, ma ti assicuro che non succederà ciò che pensi; non è come gli altri, te lo assicuro, dopotutto riesce ad apprezzare la mia compagnia!”.
“La mia situazione è un po’ più delicata della tua”.
“Ah, ho capito! Sei timido! Non l’avrei mai detto”.
“Va bene! Ma non ho molto tempo”.
“Due minuti saranno più che sufficienti”, apre il libro e si mette a studiare, “Ah, un’altra cosa; ti intendi di batteri e organismi unicellulari in generale?” chiedo ancora.
“Perché?”.
“Beh, lei ed un suo amico stanno facendo un lavoro che ha a che fare con queste cose, quindi può essere un bel modo per rompere il ghiaccio”.
“Okay, comunque qualcosa so”.
“Ottimo”. Prendo anch’io il libro e cerco di farmi una cultura.
 
Alla fine dell’ora mi dirigo sorridente da Sarah e del suo amico.
Chissà perché sono così felice di stare per far fare una figuraccia a quel tipo.
“Ciao!” esordisco, Sarah e Richard si voltano verso di me, ma la loro attenzione è immediatamente catturata da Jason che si trova alle mie spalle.
“Sarah, Jason; Jason, Sarah” dico mentre mi sposto per lasciar avvicinare Jason a lei, così da poterle stringere la mano. E dopo qualche istante iniziale di stupore anche Richard interviene presentandosi; dopodiché cala un silenzio un po’ imbarazzato, che, tuttavia, dura solo pochi secondi.
“Ho sentito che stai lavorando ad un progetto di biologia” dice Jason rivolgendosi a Richard.
“Sì, beh è solo una ricerca scolastica, niente di interessante”.
“No, perché? Mi piacerebbe sapere di che si tratta”.
“È complicato da spiegare a chi non ha un minimo di conoscenza in materia” dice sorridendo, come se avesse appena detto una battuta molto divertente.
“Ti assicuro che di conoscenze ne ha più che a sufficienza” intervengo io.
“D’accordo allora” e si lancia in una spiegazione dettagliata con l’intento di mostrare la scarsa cultura di Jason; ma come previsto fallisce.
Non solo Jason riesce a seguire il suo discorso, ma fa delle osservazioni che mettono in difficoltà Richard.
Io invece non capisco nulla, ovviamente; e non sono l’unico, perché ad un certo punto, quando la discussione entra nel vivo, Sarah, che si trova fra Jason e Richard, sguscia e mi viene vicino, mentre quei due continuano a parlare ignorando completamente il mondo che li circonda.
“Capisco metà di quello che stanno dicendo, e metà di questo la capisco per metà” dice Sarah che li sta guardando con una strana espressione.
“E pensare che almeno metà della metà di ciò che stanno dicendo sono argomenti che dovremmo sapere, almeno per metà”.
“Quindi siamo nei guai?”.
“Sì, ma solo per metà”, poi ci guardiamo e scoppiamo entrambi a ridere.
 
Non si può dire che il mio piano sia perfettamente riuscito; ho dimostrato che Richard si sbagliava sul conto di Jason, tuttavia ho fallito nel cercare di far fare a Richard una figuraccia. Io e Sarah ce ne siamo andati dopo una decina di minuti stufi, lasciandoli soli a parlare e il giorno dopo Jason mi ha fato una testa così su Richard e i suoi dannati batteri; a quanto pare ha trovato un nuovo amico. Anzi due nuovi amici, dato che da quel giorno, quindi più di una settimana fa, è diventata abitudine per me, Jason e Sarah trovarci dopo lezione da Bob per studiare assieme. Su di sé Jason ha rivelato poco, ma comunque, come pensavo, Sarah ha compreso la sua situazione senza giudicarlo; il suo unico commento è stato: “Però, chi l’avrebbe mai detto”.
 
Quando entro in classe trovo ad aspettarmi una brutta sorpresa: Lucas.
È seduto su un banco di fronte a Sarah e sta amorevolmente chiacchierando con lei e le sue amiche; in realtà l’unica che gli sta prestando attenzione è Samantha, le altre stanno tranquillamente parlando tra di loro. Ma ho idea che lui non sia interessato a loro, dato che appena mi vede entrare mi sorride e si avvicina a me.
“Che combinazione, ti stavo giusto cercando!”.
“Ma dai, deve essere stato difficile trovarmi, praticamente sono qua tutti i giorni”, ma lui non sembra cogliere il sarcasmo nelle mie parole.
“È passato un po’ di tempo, ma spero che tu ricordi ancora l’evento di cui ti avevo parlato”.
“In realtà non ho capito di che cosa si tratta, comunque sì ricordo, tuttavia mi è stato caldamente consigliato di starti alla larga”.
Sembra alquanto sorpreso: “E chi mai avrebbe detto una cosa simile?”.
“Jason” rispondo semplicemente, dopo di che cerco di allontanarmi per andare al mio posto, ma non mi lascia passare.
“Jason?! Jason quello...”.
“Sì, il nipote dell’amico di tuo padre”. A questo punto sulla sua faccia compare un’espressione fantastica, un mix tra incredulità, shock e timore; penso che in questo momento si sta ricordando tutti i nostri passati incontri e si sta maledicendo per come si è comportato.
“Non sapevo che... che avesse amici” dice dopo qualche secondo di silenzio.
“Non importa, comunque stavi dicendo in merito a questo evento misterioso”.
“Sì, ecco io... cioè tu vuoi partecipare comunque?” continua impacciato.
“Sì, anche se mi piacerebbe sapere di che si tratta”.
“Ci sto per arrivare; se sei veramente interessato vieni da me questa sera, lì avrai tutte le spiegazioni che vuoi”.
“Da te dov’è di preciso?”.
“Dove ci siamo incontrati l’altra volta”.
“Okay”.
“Perfetto, ci vediamo” poi esce dall’aula e vado a sedermi.
“Che voleva?” chiede immediatamente Sarah quando mi siedo.
“Nulla di importante”.
 
“Sai come la penso, però fa come credi”.
“Andare a sentire di che si tratta non costa nulla, no?”.
“Come vuoi; comunque grazie anche per questa volta”.
“Figurati”.
Metto in moto e mi allontano dalla casa di Jason, diretti all’appuntamento con Lucas.
Quando arriviamo troviamo il posto abbastanza affollato.
“Da dove viene tutta questa gente?” chiedo stupito, soprattutto perché la maggior parte di queste non le ho mai viste.
“È meglio se non ti fai domande” risponde.
“Okay, messaggio chiaro”.
Parcheggio nel primo posto libero che trovo e scendiamo dalla macchina. Seguo Jason attraverso la folla e raggiungiamo Lucas che si trova vicino alla saracinesca di un garage.
“Jason! È un piacere vederti!”, poi si accorge che ci sono anch’io, “Oh, bene ci sei anche te! Ottimo!”.
“È tutto pronto?” chiede Jason, ignorandolo completamente.
“Sì, aspettavamo solo te per iniziare; quindi se vi volete accomodare tra il pubblico do il via allo show!”. Jason scuote la testa e mi fa segno di seguirlo; andiamo a metterci in prima fila, esattamente di fronte alla saracinesca.
“Ben trovati amici; sono molto contento che siate così numerosi!” e fa una pausa, forse si aspetta degli applausi ma nessuno accenna alcun movimento; “Allora” riprende dopo qualche secondo, “Molti di voi non sanno il perché sono stati invitati qui questa sera e quindi per non lasciarli ulteriormente sulle spine passo immediatamente alle spiegazioni”, ad un suo gesto qualcuno attiva la saracinesca e da dietro questa proviene il rombo di un motore, dopodiché un’auto palesemente truccata esce.
Capisco immediatamente qual è l’evento eccezionale a cui si riferisce Lucas.
“Corse clandestine? Ma fa sul serio?” dico a Jason.
“Non hai idea di quanti soldi si possano fare”.
Sto per ribattere che è una cosa ridicola, ma vengo smentito immediatamente delle grida di giubilo provenienti da una buona fetta dei presenti.
“Vedo che avete capito di che si tratta!” esclama entusiasta Lucas.
“Okay, ti credo” dico ancora rivolto a Jason, “Ma non capisco perché sono così entusiasti”.
“Esatto amici, si tratta di correre con i bolidi dei vostri sogni! Ogni fine settimana, dal mese prossimo, cinque di voi avranno l’occasione di sfidarsi e, beh devo dirlo, di vincere un mucchio di soldi!” al che altre grida entusiaste.
“A me sembra una gran cretinata” commento ancora.
“Potete partecipare tutti, con qualsiasi auto volete. Ovviamente se volete vincere vi sconsiglio di usare la carretta che avete in garage!”, altre grida e risate, “E in proposito adesso vi presento una persona che vi potrà essere molto utile!”.
Si fa da parte e al centro della scena compare Vince, il meccanico amico di Jason.
“Ora mi è tutto chiaro; faranno sicuramente un mucchio di soldi”.
“Esatto, la maggior parte dei presenti o si farà sistemare l’auto che già possiede, oppure ne comprerà una già truccata; in ogni caso verranno spesi un bel po’ di soldi”.
“Uhm, e immagino che non sia un’idea di Lucas, o del tuo amico”.
“Mio zio ha già avviato attività simili in altri posti, e tutti hanno dato dei buoni risultati”.
“Capisco”.
Vince finisce di parlare e ritorna sulla scena Lucas.
“Allora, chiunque voglia partecipare non deve fare altro che farmelo sapere, comunque non preoccupatevi, avete qualche giorno per decidere; tanto sapete tutti dove trovarmi!” e questo chiude la presentazione.
Alcuni se ne vanno ridendo e scuotendo la testa, quindi non l’unico a pensare che sia un’idiozia; tuttavia la maggior parte rimane e si dirige o verso Lucas, o verso Vince oppure ad ammirare l’auto.
Io ovviamente seguo Jason, non potendolo lasciare a piedi.
“Dunque? Sei sempre deciso a partecipare?” chiede Lucas appena mi avvicino, “Oppure hai deciso di ascoltare il saggio consiglio del nostro amico?” continua riferendosi a Jason, e mi guarda sorridendo; un sorriso di sfida.
“Sì, perché no”.
“Ottimo! Speravo che accettassi, perché ho un affare da proporti”.
“Sentiamo”.
“Come puoi immaginare la maggior parte di quegli idioti andrà a spendere tutti i loro soldi per avere un auto vincente, ma io ti voglio proporre questo: metto tutto io, sia l’auto che i soldi per la prima corsa. Se vinci l’auto è tua, così come la vincita, tranne ovviamente il dieci per cento per me; il dieci per cento di tutte le tue future vincite. Invece se non dovesse andare... beh sono sicuro che non succederà!”.
“Accetto” e quindi stringo la mano tesa davanti a me.
“Giusto per curiosità, come mai questo trattamento di favore?”.
“Oh, beh, dopotutto sei amico di Jason, e poi ho fiuto per gli affari, e so che non mi deluderai” detto ciò si allontana.
Beh, almeno è sincero.
Raggiungo Jason che si è allontanato per parlare con altre persone.
“Ho accettato l’invito e il tuo amico mi ha fatto un’offerta particolare”.
“Sì, so già tutto, domani ti porto al garage di Vince, vuole farti vedere l’auto, è quasi finita”.
“Ah, quindi tu sapevi già tutto”.
“È per questo che ti ho consigliato di rimanerne fuori; per certe cose non posso fare più di tanto, un debito deve sempre essere pagato nel mio mondo, non importa come”.
A questo non ci avevo pensato effettivamente.
“Allora cercherò di non avere mai debiti”.
  
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