Anime & Manga > Blue Submarine No.6
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Autore: mamie    24/07/2014    2 recensioni
[Blue Submarine No.6]
Hayami Tetsu, tenente del Blue Submarine n.6, viene richiamato in servizio per affrontare la minaccia dei mutanti marini creati dal professor Zorndyke. Hayami non è mai stato un tipo ubbidiente e se n'è andato preda di sensi di colpa per aver perso un caro amico, e anche ora decide di combattere questa guerra a modo suo. Durante una missione si trova disperso in mare e viene salvato da una "ninchio", una specie di piccola sirena (ma con le gambe), la stessa che anche lui aveva salvato tempo prima, rifiutandosi di ucciderla in un combattimento. Per un certo tempo va alla deriva su un relitto, accompagnato da questa creatura curiosa e gentile.
Il titolo invece deriva da un racconto di Tanizaki.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Partecipa alla challenge Diamo visibilità a chi non ne ha con la citazione cinematografica n.37 "L'umanità teme sempre quello che non riesce a capire" (X men).


PIANTO DI SIRENA
 
Non è poi così brutta la morte.
Hayami sente sulla faccia la brezza marina. Il fresco dell’acqua sale a a contrastare la vampa del sole cocente. Piccoli pesci curiosi gli fanno il solletico alle dita. Gli stessi che, dopo, lo potrebbero allegramente mangiucchiare. Il verso delle sule lo trafigge come un’ondata di piccoli aghi.
Soltanto quando si volta comincia a sentire il dolore. Il suo corpo sbatacchiato dalle onde su quel pezzo di relitto protesta in ogni sua fibra che no, è vivo, lo è ancora.
 
La piccola ningyo dagli occhi rossi e dall’orecchio mozzato gli ha portato un pesce. Si è sfamato e dissetato con la sua polpa dolce. Ha cercato di farsi un riparo con una tela lacera. Le sigarette stropicciate e l’accendino, al momento il suo unico tesoro, asciugano lentamente al sole. È solo un allontanare la morte di qualche giorno o di qualche ora. Gli uomini forse vengono dal mare, ma non sono fatti per vivere nel mare. Non più.
 
Lei canta. Lui non sa se nel suo canto ci sono parole, o solo suoni che vibrano con la voce degli abissi. Canta.
Lui ha ancora sulle dita la sensazione della sua pelle bagnata, fredda e molto più liscia di quella umana. Sul braccio il segno rosso dei suoi piccoli denti aguzzi si va lentamente sbiadendo.
È venuta a guardarlo, ingenua come un animaletto curioso; le gocce fresche che cadono dalla sua pelle lo bagnano come una pioggia estiva.
Dimmi, siete felici voi?
I suoi occhi, rossi e lucenti, lo guardano senza segno di comprensione, ma senza paura.
Dimmi, siete felici?
 
Cerca di difenderlo perché lui l’ha salvata. Si è rifiutato di uccidere quel piccolo essere sconfitto e ferito. L’ha riportata nel mare. È per questo che adesso lo aiuta? È un modo semplice di comprendersi.
Quando gli uomini saranno estinti, potrete costruire un mondo nuovo, un mondo fatto di acqua.
Allora, sarete felici?
I suoi giorni non sono più niente. Solo un pallido vuoto nell’attesa della fine. Che sia allora o dopo non fa differenza.
Nella dolcezza infantile di quel canto sente il pianto inconsolabile di una piccola sirena.
 
  
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