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Autore: sinful_theatre    24/07/2014    0 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XXIII


Benvenuti a Booty bay!

 
  
  Il mattino seguente, la partenza procedette come da programma. Carichi dei propri bagagli e di molto cibo offerto generosamente dalle cucine dei Tauren, i sei Sind’orei vennero accompagnati da un numerosissimo corteo. Dai cacciatori ai pescatori del villaggio Bloodhoof, tutti gli esponenti delle diverse tribù affiancarono i loro ospiti fino al confine con le Savane. Onde evitare altri spiacevoli incontri con i clan dei centauri, al sorgere del sole Cairne Bloodhoof aveva mandato in ricognizione un gruppo di soldati capitanati dal figlio Baine e da Thehorde. Kriystal e gli altri li avrebbero trovati ad attenderli all’accampamento Turajo, dove sarebbero stati scortati sino a Ratchet, un piccolo porto confinante con il Durotar.
   Il cammino attraverso il Mulgore fu piacevole e distrasse per qualche tempo Kriystal dai propri tormenti. Nonostante il sangue e le lacrime versate, l’aria che si respirava in quella verde e soleggiante valle le sarebbe certamente mancata. In sella al suo Silbar, affiancata da Soran e preceduta dagli altri, Kriystal si voltò indietro per individuare volti famigliari come Banqui e Jaquira. Non le vide, tuttavia sapeva che si trovavano sicuramente tra quel fiume in piena di creature taurine scese dalle loro alture per omaggiare la loro partenza.
   Il popolo dei Tauren era fatto così, non importava conoscere uno o due dei loro componenti. Essi si ritenevano un popolo omogeneo e indistinto, accomunato e unito dal loro amore per la natura e da un progetto di pacificazione tra i popoli di Azeroth.
   “Non è detto che questo sia un addio” la rincuorò Soran dall’alto del suo stallone infuocato.“se lo scorrere degli eventi è parte del ciclo naturale, come loro stessi predicano, una volta percorso, solitamente un ciclo riconduce al punto di partenza. Non è escluso quindi che un giorno tu possa trovarti nuovamente a passeggiare per queste pianure. Personalmente, a me piace crederci”. Kriystal prese a cuore le parole dell’amico. Tuttavia la battaglia di Altovento le aveva insegnato come fosse fondamentale salutare ogni volta un luogo come se fosse l’ultima occasione di viverlo. In un passeggero attimo di nostalgia si domandò se mai avrebbe rivisto le fontane in marmo e i viottoli della sua città.
   Davanti a loro Bithah  dialogava con Cairne Bloodhoof, il quale si muoveva a piedi come molta della sua gente. Robil restava come al solito in disparte, mentre Vonch scambiava parole con Hamuul Runetotem. L’elfa non si lasciò fuggire la pergamena che l’arcidruido consegnò al Warlock.
   “Ratchet sarà un avamposto dell’Orda?” domandò Soran.
   “Non ne sono sicura. Ma solitamente i porti sono territori contestati, entro i cui confini membri di Orda e Alleanza possono stanziare pacificamente”
   “Pacificamente?” sorrise lui, dandole un’amichevole spinta. Il viaggio proseguì così, finché non raggiunsero il punto d’incontro dove si ricongiunsero con Thehorde. L’accampamento Turajo non era altro che un forte costruito l’ungo l’insenatura che collegava il Mulgore alle Savane. In quanto avamposto di controllo, le poche abitazioni consistevano in alte torrette in legno foderate da stendardi dell’orda e da vessilli delle tribù Tauren confederate al territorio governato dai Bloodhoof. Thehorde si fece trovare all’ombra di una torretta seduto ad un tavolino, dove il principe Baine continuava a riempirgli il boccale di birra. All’arrivo del corteo, il Warlock si alzò e raggiunse Cairne Bloodhoof per fargli rapporto:“Le devo porgere i nostri ringraziamenti. Con l’appoggio di suo figlio e dei vostri soldati, setacciare il percorso delle savane fino all’incrocio per Ratchet è stato semplice. Distribuendo sentinelle ad ogni duecento piedi sarà impossibile non intercettare imboscate dei popoli di Cenarius. Se questo sistema funzionasse saremmo a Ratchet in mezza giornata.”
   “Si tratta di un grande risparmio di tempo” notò felicemente Bithah.
   “Per la delicatezza della vostra missione non c’è certo il tempo di ulteriori distrazioni” rispose saggiamente Cairne.“ogni soldato che incontrerete lungo il cammino vi guiderà fino a quello seguente, così fino a destinazione non sarete lasciati soli”
   “Da un lato mi rattrista non incontrarmi nuovamente con i centauri” se ne uscì Vonch attirando l’attenzione dei presenti.“i profitti non sono certo irrilevanti!”
   “Non devi elaborare espressioni troppo complicate per infastidirci. Ti bastano due o tre parole” controbatté Robil, provocando una risata generale.
   “Grazie al vostro aiuto raggiungeremo Stranglethorn nel pomeriggio. Vi siamo debitori” Thehorde scambiò una forte stretta di mano con il capo Tauren, il quale insistette nel sottolineare come il contributo offerto alla battaglia di Altovento fosse più che sufficiente.
   Kriystal osservò il Warlock e non riuscì a trovare traccia dell’elfo del sangue in costume civile e dai capelli bagnati della notte prima. Quella che ora aveva davanti, era il capitano della compagnia di Silvermoon, adornato dalla sua massiccia armatura rossa con teschi in pietra incastonati negli larghi spallacci e un lucente giustacuore che chiudeva il lungo mantello.
   “Ora fate buon viaggio, giovani Sind’orei” continuò Cairne.“portate a termine la vostra missione e fate ritorno a casa. Se riuscirete a interrompere lo scambio di rune nel sud dei Regni orientali, il vostro contributo apparentemente superfluo potrebbe sventare la minaccia di una guerra. Una guerra che cambierebbe per sempre le sorti del nostro mondo” le parole di Cairne suonarono profetiche. Kriystal guardò la strada di fronte a sé. Il sentiero sterrato si allungava attraverso un afoso paesaggio deformato dal calore e incorniciato da secca erba alta. Un ostico cammino si profilava davanti a loro e lei doveva essere pronta per ciò che li aspettava.
   Lasciarono l’accampamento Turajo poco dopo averlo raggiunto. Come promesso da Cairne non percorsero nemmeno una decina di metri senza essere affiancati da un soldato Tauren. Un semplice soldato può sembrare poco rinforzo, ma dopo avere visto Tanith in combattimento Kriystal aveva buona consapevolezza delle loro capacità. Giunsero al fatidico incrocio dove la strada principale si ramificava in tre diverse vie. Una ad Ovest che portava alle montagne Stonetalon e una a Nord che conduceva ad Ashenvale. La loro direzione Est, laddove se avessero superato il fiume Southfury sarebbero giunti nel Durotar. Ma loro tappa era aldilà della regione degli orchi. Avrebbero aggirato il fiume e sarebbero salpati al largo del Grande mare, attraversandolo sino ad arrivare al continente opposto: i Regni Orientali. Kriystal non poté ignorare l’ironia, stava tornando nel continente da cui era fuggita. Solo che era partita da Nord, dai piccoli sentieri delle Eversong woods abitati da creature incantate, e ora tornava dal polo opposto.
   Imboccarono la loro via e costeggiarono basse colline pietrose, totalmente identiche a tutti gli enormi sassi che avevano fatto da paesaggio per tutto il cammino, mantenendo il passo fino all’aprirsi della panoramica marittima.
   “Il Grande mare” esordì Vonch.“tempo fa lo abbiamo percorso via aerea. Temo che ora non avremo la stessa comodità.”
   “Perché non possiamo prendere lo stesso zeppeling che ci ha condotto qui nel Kalimdor?” domandò Kriystal.
   “Dov’eri quando facevo la stessa domanda al tuo paladino? Comunque, sembrerebbe che nel nostro luogo di destinazione non ci sia una stazione di volo. Un accampamento dell’orda poco distante né e munito, ma perderemmo troppo tempo”.
   “Booty bay è un porto mercantile, l’unico mezzo per raggiungerlo direttamente è via nave” chiarì Soran.
   “Ed è anche l’unico modo per lasciarlo?” chiese l’elfa.
   “Dipende dalla tua destinazione successiva. Nel nostro caso, una volta finita la missione attraverseremo il continente verso Nord a bordo del primo Zeppeling che riusciremo a prendere. Silvermoon comincia a mancarmi”.
   “Siete molto sicuri di voi” si intromise Vonch.
   “Che cosa intendi?” Soran parve, quasi infastidito dall’interpellanza del Warlock biondo.
   “Niente di che. Mi domandavo solo come fate ad esser così certi che verrete accolti con gioia, una volta tornati in patria. Dopotutto avete ignorato l’esplicito ordine di due Signori di Silvermoon di non toccare il portale per il  Lordaeron. Non avete preso in considerazione l’eventualità che magari non sarete visti come gli eroi che vengono a portare la verità nella capitale? Quel intendo dire, è che durante il nostro viaggio abbiamo avuto conferma di un collegamento tra Silvermoon ed una delle più grandi minacce con cui Azeroth abbia mai fatto i conti. Potreste essere presenze alquanto scomode.”
   “Azeroth ha già fatto i conti una volta con Arthas Merethil” controbatté a muso duro Soran.“la tua amichetta Sylvanas lo sa molto bene” spronò le cinghie del suo destriero e precedette Kryistal e Vonch nella cavalcata.
   “Che cosa gli è preso?” domandò basito Vonch.“non era di questo che stavo parlando”
   “Sa bene di cosa stavi parlando” si fece portavoce l’elfa, mentre guardava davanti a sé l’immagine di Soran cavalcare in solitudine.“solo che cerca di convincersi del contrario. Silvermoon deve aver bisogno di noi. è questo quello in cui vuole credere”.
   “E tu che cosa credi?” la domanda che le rivolse Vonch la colse impreparata.
   “Io voglio impedire questa guerra”
   “Ne deduco che tu non voglia più diventare una paladina”
   “Porteremo a termine la missione, torneremo a Silvermoon e consegneremo i responsabili della sua corruzione ad Orgrimmar. Poi, se Silvermoon mi vorrà come sua paladina bene. Altrimenti mi rivolgerò altrove. Azeroth è molto vasta”.
   Vonch sorrise soddisfatto. L’elfa in sella al Zampalesta che cavalcava goffamente al suo fianco non era la stessa che aveva preso in ostaggio di fronte al Fosso della morte:“Se tuo padre non avrà bisogno di una paladina, ti accompagnerò personalmente ad Orgrimmar, dove Thrall acconsentirà ad addestrarti e farti ottenere il titolo di paladino. Sarà un percorso molto lungo, ma potresti trovarti tra i capitani dell’esercito più importante dell’orda. A quel punto io ovviamente sarei già lontano. Non è la vita che fa per me, sai? Io preferisco la mia armatura scheggiata, niente colori uniformi. Inoltre, la missione che mi sono prefissato non andrebbe molto a genio a persone così ammaestrate!”
   Kriystal riuscì a farsi strappare un sorriso. Poi rifletté sul significato delle parole di Vonch. Solo in quel momento  ricordò che per lui non sarebbe terminato nulla una volta concluso il loro viaggio:“Sei ancora intenzionato a cercare quel drago, non è vero?”
  Vonch non rispose immediatamente, né usò l’umorismo di cui faceva un vanto. La lunga coda dorata ondeggiava dietro la nuca a ritmo dei trotti del destriero tipico dei Warlock. Le crepe nella pelle nera dell’animale lasciavano intravedere i carboni ardenti all’interno. “Io e Hamuul Runetotem concordiamo che la bestia non abbia fatto ritorno nel continente del Nord. È stato certamente mandato dal Signore dei Lich per prendere la runa, questo ormai è certo, tuttavia pensiamo si aggiri ancora per i Regni Orientali”
   “Non credi che si noterebbe un enorme drago bianco?” Kriystal non poté trattenere il proprio scetticismo.
   “Facciamo così. Ti mostro una cosa che mi ha consegnato l’arcidruido prima di lasciare Thunderbluff” e si sfilò della cintura il rotolo di pergamena che Kriystal aveva intravisto durante i saluti.“dice di aver commissionato delle ricerche durante il nostro soggiorno nella città. Sai, in onore dei tempi in cui frequentò mio padre e cose del genere. Quello che importa è che la tua teoria del drago bianco che non può passare inosservato non avrebbe alcuna pecca. Eppure, la sorte ha voluto che una creatura simile si aggiri da tempo tra le giungle di Stranghletorn”
   A Kriystal si raggelò il sangue. Avrebbe aiutato volentieri Vonch a vendicare il padre, ma non si era aspettata di trovare un drago feroce nel luogo in cui sarebbero approdati. Srotolò la pergamena che Vonch le aveva passato ed ebbe finalmente una chiara veduta del sud dei Regni orientali. La regione di Stranghletorn vale, dove erano diretti, era un’enorme distesa di giungla e rovine antiche, per lo più abitate da tribù di Troll selvaggi. Con il dito percorse i sentieri segnati e finì con imbattersi nella città portuaria di Booty bay, costruita lungo la costa che delimitava l’estremo Sud del continente. Diede un’altra occhiata generale, finché non notò una traccia d’inchiostro più recente rispetto alle altre. La scritta in lingua comune diceva Pianura del drago.
   “Hamuul l’ha denominata così?”
   “Quei pochi che affermano di aver visto il drago sosterebbero che si nasconda in quell’avvallamento nella giungla. Io ho sentito di draghi che abitano le vette delle montagne, o le caverne più recondite. Quale razza di lucertolone sceglierebbe una pianura?”
   Kriystal ci pensò su ed effettivamente trovò la cosa singolare:“Potrebbe essere ferito. Magari ha scelto il primo posto che gli è capitato a tiro…”
   “Un drago che con ogni probabilità è assoggettato alla maledizione del Flagello?” Vonch inarcò un sopracciglio, sfidandola a dargli torto.
   “Forse hai ragione. Vale la pena controllare” chiuse la pergamena, non ancora totalmente convinta.
   “Non ho intenzione di mandare all’aria la missione per una vendetta personale. E nemmeno è mio desiderio coinvolgervi. Per questo mi recherò nella vallata solo dopo che avremo catturato quel Flaghart. Non c’è alcun bisogno che voi veniate con me.”
   Kriystal gli riconsegnò offesa la pergamena:“Sei un illuso se credi di liberarti di me” e in sella al suo saltellante Silbar, anche lei lo superò.
   Il gruppo costeggiò il mare, fino all’aprirsi finalmente delle piccole abitazioni in legno del piccolo villaggio di Ratchet. Piccoli goblin verdi trasportavano avanti e indietro mercanzie e materiale per aggiustare le imbarcazioni. Thehorde congedò con cordiali parole l’ultimo soldato di Cairne e guidò la compagnia attraverso la via centrale, nonché l’unica, baciata per tutto il tragitto dal blu lucente dell’oceano. Kriystal sapeva che al contrario delle città già visitate Ratchet sarebbe stato solo di passaggio, perciò non ci rimase troppo male quando Thehorde ritirò la cavalcatura e imboccò il molo che portava alle navi. I compagni lo imitarono e così Kriystal, la quale prima di seguirli volle soffermarsi un istante in singolari personaggi che avevano attirato la sua attenzione. Tre uomini in armatura bianca e dai mantelli blu e oro stavano in piedi alle porte di una locanda, intenti in un’accesa conversazione.
   “È la prima volta che vedi un gruppo di Alleati?” gli domandò Bithah, il quale le avvolse immediatamente un braccio attorno alle spalle per invitarla a proseguire.“per me no. Ne ho ucciso anche qualcuno, in circostanze in cui altrimenti lo avrebbero fatto loro. Non restare troppo a fissarli, o penseranno che ce l’abbiamo con loro. L’Alleanza ora dev’essere l’ultimo dei nostri problemi” Kriystal obbedì senza troppa resistenza. La sua era stata semplice curiosità. Prima che Flaghart si rivelasse al soldo del Signore dei lich, Kriystal lo aveva creduto un ufficiale di Sotrmwind. Escluso il mercenario e i suoi uomini, quindi, non poteva dire di aver mai visto un vero soldato dell’Alleanza. Allontanandosi dai tre cavalieri e percorrendo il molo in legno eretto sulle acque del Grande mare, si domandò se in futuro ne avrebbe incontrati molti altri.
   “Ma quanti siete!? Mica faccio viaggiare famiglie di elfi dannati sulla mia nave per pura bontà d’animo, puah!” ad aver dimostrato il suo disprezzo nei confronti della razza dei Sind’orei era un basso ometto dalla pelle chiara, con tonde lenti sopra quel che era rimasto dei suoi buffi capelli viola.
   “Ti pagheremo il dovuto, gnomo. Quest’oggi la tua imbarcazione è l’unica diretta al porto di Booty Bay. Saremo molto grati a te e al tuo equipaggio se ci ospitassi a bordo” la solita diplomazia di Thehorde sembrò portare buoni risultati. Lo gnomo lo scrutò guardingo come se accettasse passeggeri a seconda di quanto reggessero il gioco di sguardi.
   “Quella che chiedo per il passaggio da un continente all’altro è una consistente somma. Non so se sareste in grado di sostenerla”
   “Il denaro non ci manca”
   Lo gnomo esitò ancora un istante, poi mostrò un sottile sorriso dall’aria sinistra:“Molto bene. Per membri dell’orda sono venti ori. Venti ori a cranio, si intende.”
   “Razza di…” sussurrò tra i denti Kriystal. Bithah le prese delicatamente il braccio, invitandola alla cautela. Mentre Thehorde pagava l’usuraio e il gruppo cominciava ad avviarsi all’ormeggio, il paladino le si avvicinò ulteriormente per sussurrarle all’orecchio:“Devo chiederti di fare più attenzione. Soprattutto quando saremo approdati a Booty bay. Per mantenere la tregua tra Orda e Alleanza entro i propri confini, i goblin prevedono gravi condanne per chi prende parte ad un qualsiasi scontro tra fazioni. Esprimendo impulsivamente ogni cosa che ci passa per la testa finiremmo col non portare mai più a termine alcuna missione. Ho la tua parola?”
   Kriystal annuì:“Puoi contare su di me”.
   Bithah le mostrò uno dei suoi sorrisi:“Ne ero certo. Andiamo, prima che il costoso gnomo cambi idea”.
   Mano a mano che si avvicinava alla scaletta, Kriystal si rese conto di non avere mai affrontato realmente un viaggio in mare aperto. Domandandosi se questo le avrebbe creato dei problemi oppure no, cominciò ad arrampicarsi. Il veliero dello gnomo, che intanto aveva detto di chiamarsi Tari, era due volte più grande rispetto allo zeppeling del Lordaeron, dotato di tre alberature vestite di larghe e bianche vele e ricoperto da spesse assi di legno levigato e lucidato a puntino. “Questa è la più veloce nave del Kalimdor, signori. Non avreste davvero trovato servizio migliore per raggiungere i Regni Orientali.
   Gli zeppeling? Sono più quelli che vengono travolti dalle tempeste, che quelli che giungono a destinazione” quando Kriystal poggiò i piedi sul ponte, Tari stava spendendo tutte quelle parole con una coppia di umani vestiti in abiti civili.“esploratori, dite?” continuò Tari:“allora Stranghletorn sarà di vostro gradimento! Rovine, antichi reperti. È sempre stata una meta ambita per molti della vostra professione. Dite di venire dallo Goldshire? Ma è alle porte della capitale! Sapete, io ho visitato le foreste di Elwynn soltanto due volte in vita mia. Sono più un lupo di mare, capite…” Kriystal abbandono volentieri il patetico quadretto per dedicarsi al mezzo che l’avrebbe trasportata da un continente all’altro. Il ponte era immenso e gremito di passeggeri di diverse specie. L’equipaggio era formato per lo più da bizzarri gnomi e da qualche umano. Come al solito, Thehorde aveva fatto presto a volatilizzarsi, nonostante Tari fosse stato chiaro che non voleva “elfi dannati” a spasso per la sua nave. Robil e Bithah erano seduti su due barili poggiati contro il parapetto, dove consumavano le loro riserve di cibo preparate con cura dagli abitanti di Thunderbluff. Soran si era isolato in un angolo, visibilmente scosso da quella confusione di gnomi schiamazzanti e passeggeri felici.
   Vonch, poco distante, consultava attentamente la mappa di Hamuul Runetotem.
   Rimasta momentaneamente sola, Kriystal godette del panorama di Ratchet dall’altezza in cui si trovava. Il villaggio si limitava davvero ad un unico viale, il quale fungeva da condotto per i diversi traffici. Gli abitanti non potevano superare certo il centinaio e la posizione strategica, dietro grandi rocce e di fronte il Grande mare, passava sicuramente inosservato alle creature selvagge delle Savane.
   Gradualmente, l’imbarcazione abbandonò la costa per addentrarsi al largo. Mentre i passeggeri godevano della brezza marina dell’oceano, l’equipaggio urlava ordini da ogni punto della nave.
   Con lo scorrere delle ore kriystal non aveva fatto altro che scrutare l’orizzonte e dialogare in rari momenti con Bithah e Soran, quando venivano a offrirle la loro compagnia. Il viaggio a bordo del vascello le servì a ritagliarsi ulteriore tempo per riflettere sulla propria condizione, sul da farsi e su quello che ormai era già stato irrimediabilmente compiuto. Con amarezza constatò come il Mulgore cominciava a diventare un ricordo sfumato, una tappa tra le tante. Cairne, Baine, Banqui, tutti volti che era certa non avrebbe mai dimenticato, non l’avrebbero mai abbandonata. Eppure, con ogni probabilità non li avrebbe più rivisti per molto tempo.
   Non conosceva nemmeno un quarto del Kalimdor, eppure ciò che aveva vissuto da Orgrimmar a Thousand Needles l’aveva segnata profondamente. L’incontro con Thrall, il sapore ferroso del sangue causato dal colpo infertogli da Magatha Grimtotem. Non tutte le cicatrici erano state rimarginate dagli incantesimi di guarigione, eppure non facevano altro che tornarle in mente le parole del Warlock rosso espresse la notte precedente.
   “L’importante è non essere dimenticati”. Se le avessero domandato se avrebbe dimenticato il Kalimdor, Kriystal avrebbe messo una mano sul fuoco giurando che ciò non sarebbe mai accaduto. Ma se lei sarebbe stata ricordata o meno, questo le lasciò un insidioso dubbio nel cuore.
   Presa da tutti questi tormentati pensieri, senza accorgersi di quanto tempo fosse passato, l’elfa fu destata da urla di meraviglia provenienti dalla parte opposta del ponte. Senza tergiversare si diresse verso l’oggetto di tanta attrazione, nonostante la difficoltà nell’attraversare la folla che si era venuta a creare a ridosso del parapetto. Qualcosa nelle acque cristalline del Grande mare aveva attirato la loro attenzione e Kriystal voleva assolutamente scoprirne la natura.
   “Si tratta certamente di un Goblin” fece uno dei due passeggeri accolti con tanto calore dallo gnomo Tari.
   “Chi lo avrà mai costruito?” domandò un altro passeggero.
   “Ogni volta la solita storia. Tanta solfa per una statua!” sbraitò un orco dell’equipaggio carico di pesanti travi.
   “Goblin. L’ha sempre affermato il sottoscritto: è una razza con manie di grandezza” quando Kriystal sentì l’ironica e familiare voce di Vonch, si precipitò immediatamente al suo fianco, dalla cui posizione sperava di riuscire a intravedere qualcosa.“chi non ha il mal di mare si rivede, rossiccia”.
   “Quello che cos’è?” Kiystal era incredula ancora prima di volgere lo sguardo sul mare. E quando finalmente ci riuscì, lo spettacolo fu all’altezza delle aspettative.
 La nave stava circumnavigando un piccolo isolotto al centro del quale, tra i banchi di nebbia che inesorabili avevano avvolto l’intera zona, si ergeva un’altissima statua raffigurante un imponente goblin dalle braccia aperte in segno di benvenuto. Kriystal aveva visto sculture simili ai cancelli di Silvermoon, in cui erano ritratti i volti dei grandi eroi del popolo Sind’orei. Si domandò se per gli abitanti del luogo in cui stavano per approdare quel monumento rappresentasse un qualche antico e glorioso personaggio o, per dare ragione alle congetture di Vonch, erano solo le manie di grandezza di una razza tirchia e avara. Il vociferare meravigliato delle persone scemò gradualmente man mano che si allontanavano dalla scultura.
   “Dalla nebbia e dal gigante di pietra che abbiamo appena superato, credo che tra pochi minuti dovremmo intravvedere il molo” il Warlock biondo guardava verso prua, laddove Kriystal non sapeva ancora cosa aspettarsi. Finché, alla stessa maniera in cui le coste del Kalimdor si erano dissolte, lentamente presero definizione tra le nebbia altre imbarcazioni simili a quella su cui stavano navigando. I versi di gabbiani che volavano a tondo sulle loro teste annunciavano possibili temporali.
   A seguire, incastonate in grandi promontori verdi, si mostrarono agli occhi dell’elfa le prime singolari strutture abitative che caratterizzavano, l’una costruita su livelli differenti dall’altra, l’intera architettura del posto più trafficato dei continenti Orientali.
   “Signore e signori” Tari si recò al centro del ponte per attirare su sé l’attenzione dei passeggeri. Goffamente si prestò ad un inchino che voleva certamente risultare formale.“benvenuti a Booty bay!”
  
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