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Autore: _Vassilissa    24/07/2014    0 recensioni
Testo teatrale.
Londra, fine 1800. Due signorine di alto rango decidono di scommettere su chi riuscirà per prima a conquistare il cuore di un giovane lord di cui nessuno sa nulla.
Un vero peccato che non siano le uniche a scommettere.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lady Stutfield
 



 
Note: è la prima volta che scrivo un testo teatrale sebbene io reciti da quasi sei anni ormai. L'ispirazione mi è venuta sotto alla doccia, spero non ci siano errori di battitura e che vi piaccia.




ATTO I, SCENA I

Personaggi: Lord Stutfield, lady Elizabeth Stutfield, lady Mary Cheveley


 
 
La piccola lady Stutfield è adagiata sul divano quando entra Lady Cheveley, un’amica d’infanzia passata per salutarla. Una volta entrata si siede di fronte alla ragazza.
 
Lady Cheveley: Che cosa avete fatto al povero lord Worthon? È uscito in fretta e furia con lo sguardo basso.
Lady Stutfield: Credo di averlo ferito ma non ne sono del tutto sicura. Ridere in faccia ad un uomo può farlo?
Lady Cheveley: Penso che varia dal motivo della vostra risata.
Lady Stutfield: Mi ha chiesto balbettando di sposarlo, non sono riuscita a trattenermi!
Lady Cheveley: Elizabeth!
Lady Stutfield: Che c’è amica mia? Non vi è mai capitato di ridere davanti a uno spasimante? A me capita spesso, mi cercano solo uomini docili che sono capaci solo di rendersi ridicoli.
Lady Cheveley: Non dovresti disdegnare gli uomini gentili, sono una razza in via d’estinzione ormai.
Lady Stutfield: Gli uomini docili sono dei buoni a nulla. La loro indole li porta ad essere gentili con il prossimo e a sperperare così tutto il loro denaro.
Lady Cheveley: come se voi aveste bisogno di risparmiare!
Lady Stutfield: Forse non ne ho bisogno ma preferisco essere previdente per il futuro. Se c’è una cosa che Miss Fitzwilliam è riuscita a insegnarmi è l’amore per il denaro e la mia condizione.
Lady Cheveley: Doveva insegnarvi anche a mordervi la lingua.
Lady Stutfield: L’ha già fatto a dire il vero, se non fosse così ora vi starei dicendo che il vostro cappellino è davvero terribile. *Piccola pausa* Visto che mi fate fare?
Lady Cheveley: Avete fatto tutto da sola cara Elizabeth.
Lady Stutfield: Niente si fa da soli, tutto si fa in coppia o in gruppo.
Lady Cheveley: State forse cercando di confondermi?
Lady Stutfield: Siete confusa?
Lady Cheveley: Lo state facendo di nuovo!
Lady Stutfield: Io  non sto facendo un bel nulla in questo momento, è la vostra mente che non regge il discorso.
Lady Cheveley: O forse sono i vostri discorsi a non avere ne capo ne coda.
Lady Stutfield: Non esistono discorsi con capo e coda ma solo sconclusionati.
Lady Cheveley:  E allora cosa avresti da dire dei romanzi? Sono discorsi e storie con un inizio ed una fine.
Lady Stutfield: E proprio per questo non sono reali e parlano solo di una porzione di tempo. Pensate che Elizabeth Bennet sia morta subito dopo aver sposato Mr Darcy? Io non credo. Probabilmente sarà da qualche parte nel Derbyshire ad annoiarsi a morte con un marito noioso.
Lady Cheveley: Non considerate Mr Darcy un uomo duro? Il suo comportamento è spesso burbero.
Lady Stutfield: Per nulla, è solo apparenza. Un uomo duro non avrebbe mai rincorso una donna così orgogliosa e povera ma avrebbe seguito quello che gli diceva il suo portafogli.
Lady Cheveley:  Siete terribile Elizabeth, riuscite a trovare il difetto in tutto.
Lady Stutfield:  E tu non trovi il difetto in niente.
Lady Cheveley:  Mi chiedo come faccia vostro padre a sopportare le vostra lingua tagliente.
Lady Stutfield:  Mio padre è un eccentrico, se fosse per lui potrei parlare sempre liberamente e non solo tra le mura domestiche. Lo adoro proprio per questo, credo che se diventerò moglie sarà solo perché alla mia porta si sarà presentato un uomo come lui.
Lady Cheveley: Ma vostro padre non è un uomo duro ma uno sperperone!
Lady Stutfield: Sperpera per se stesso o per me il che direi che è perfetto.
Lady Cheveley: Sabato darete la solita cena?
Lady Stutfield: Naturalmente e voi sederete accanto a me. Non vorrei mica essere allettata da una compagnia simile a quella di lord Worthon. E ricordate che il tema sarà l’Egitto ma vi avverto che il ruolo di Cleopatra è già stato preso.
Lady Cheveley: Da voi immagino.
Lady Stutfield: Naturalmente, pensante che qualcuno si meriti più di me quel personaggio?
Lady Cheveley: No, ma dicono avesse il naso storto.
Lady Stutfield: Un peccato per lei allora, verrà surclassata da me e dal mio nasino alla francese. Oh guardate, mio padre!
                                               
Lady Stutfield  e lady Cheveley si alzano e fanno una piccola riverenza all’uomo dall’aspetto trascurato.
Lord Stutfield: Questi servi sono davvero inefficienti, un peccato che io non possa licenziarli tutti.
Lady Cheveley: Perché non potete?
Lady Stutfield: Perché i nuovi potrebbero essere anche peggiori.
Lord Stutfield: Esattamente e almeno sono sicuro che questi non mi ruberanno l’argenteria.
Elizabeth ridacchia.
Lady Cheveley: Da chi vi travestirete per la vostra serata?
Lord Stutfield: Questo è un segreto che nemmeno a mia figlia ho rivelato. In fondo oggi ha scoperto fin troppo.
Lady Stutfield: Come se il fatto che lord Worthon abbia chiesto la vostra benedizione fosse un mistero padre.
Lady Cheveley: E non si può scoprire più cose in un giorno?
Lord e Lady Stutfield all’unisono: I misteri vanno scoperti uno al giorno o finiranno troppo presto.
Lord Stutfield: Riportando il nostro discorso alla festa ho già organizzato il tavolo e siederai di fronte a lord Prism.
Lady Stutfield: Non ho mai sentito nessun pettegolezzo su lord Prism, anzi non l’ho mai neppure sentito nominare. E tu Mary?
Lady Cheveley: Nemmeno io, che si sia appena trasferito?
Lady Stutfield: Padre, raccontaci qualcosa di lui.
Lord Stutfield: Assolutamente no, non vorrei gustarvi il divertimento di scoprire tutto da sole. Sono sicuro che con le vostre arti riuscirete benissimo a cavarvela.
Lady Stutfield: Padre, vi sembra il caso di spingere vostra figlia in simili manovre?
Lord Stutfield: Come se non lo facessi già, il povero lord Worthon è venuto da me in lacrime. Avete davvero riso?
Lady Stutfield: Se voi non mi darete informazioni sul nostro nuovo ospite io non vi chiarirò questo punto.
Lord Stutfield: Molto bene allora, marciremo entrambi nel dubbio. Ora è meglio che vada, se vostra madre fosse ancora viva lascerei a lei il compito di supervisionare i particolari.
Lady Stutfield: Arrivederci padre.
Lady Cheveley: Arrivederci lord Stutfield.
Lord Stutfield esce.
Lady Cheveley: Vi prego Elizabeth non fate quello sguardo!
Lady Stutfield: Quale sguardo?
Lady Cheveley: Quello che fate quando state pensando a qualcosa.
Lady Stutfield: Allora devo averlo sempre visto che non smetto mai di pensare.
Lady Cheveley: Avete capito benissimo cosa intendevo, quello che fate quando state pianificando.
Lady Stutfield: E se accogliessimo il consiglio di mio padre e usassimo le nostre arti? Ho in mente una scommessa davvero divertente.
Lady Cheveley: So di non potervi zittire e sono fin troppo curiosa quindi parlate.
Lady Stutfield: E se scommettessimo su chi riesce a far innamorare prima lord Prism? Se vincerete voi io sposerò il primo che mi si dichiarerà mentre se vincerò io voi dovrete sposare mio cugino.
Lady Cheveley: è una scommessa azzardata e sembrate sicura di vincere.
Lady Stutfield: Sono o non sono Cleopatra? 

 
  
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