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Autore: ibelieveinme    25/07/2014    2 recensioni
Questa fanfiction su Nina Dobrev e Ian Somerhalder l'avevo scritta e proposta due, tre anni fa su facebook e anche su questo sito e fu molto apprezzata. Ve la ripropongo, questa volta completa, sperando vi piaccia;
Dal capitolo ventidue, pov Ian:
"Vuoi baciarmi?" Chiesi schietto.
Lei arrossì violentemente e scosse il capo. Quel gesto così casuale mi fece ridere.
Le diedi un lieve bacio all’angolo della bocca e sussurrai "Dormi piccola, è tardi."
"Si, è tardi." Si portò la mano davanti alla bocca, sbadigliando, e poi si accoccolò al mio petto.
La sentivo terribilmente mia.

Dal capitolo trentatré, pov Nina:
Quel rifiuto sembrò ferirlo “Perché?” Chiese confuso.
Mi si velarono gli occhi di lacrime “Perché amo Ian. E' lui che voglio. Lo vorrò sempre, Joseph. Lui potrà stare con tutte le ragazze che vorrà. Potrà ferirmi all'infinito, ogni giorno della mia esistenza. Ma non smetterò mai di amarlo.”

#TANTI COLPI DI SCENA!
#NIAN ALWAYS!
#RECENSITE!
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era di fronte a me e non avevo possibilità. Era troppo forte per me.
Singhiozzavo e provai ancora a spingerlo via ma a lui non fece una piega. Mi intrappolò nuovamente contro il muro, non ancora soddisfatto del tutto.
Cercava di spogliarmi. Mi strappò il pigiama ed io tremavo, piangevo, singhiozzavo. Tutto insieme.
“No Joseph! No!” Urlai e lui tornò a tapparmi la bocca e con l’altra a cercare di spogliarmi.
“E’ finita.” Pensavo nella mia testa, riferita alla vocina che mi intimava di scappare “non posso fare nulla, capisci? Non posso. Forse se non mi appongo farà meno male… Forse se…”
I miei pensieri furono interrotti da Joseph che finiva a terra e con qualcuno sopra di lui che lo riempiva di pugni.
Cercai di capire ciò che era appena successo ma era piuttosto chiaro.
Il balcone era aperto e quelle spalle, quella schiena, l’avrei riconosciuta fra mille.
Il mio Ian. Definirlo furioso era poco. Sembrava un’altra persona. Sembrava posseduto mentre mollava ripetuti calci e pugni a Joseph, senza fermarsi, senza avere pietà. Lo stava per uccidere.
“Ian basta!” Urlai, con le lacrime agli occhi.
Nel sentire la mia voce, si bloccò in automatico. Cercò di ritornare in sé ma non poté fare a meno di sputargli di sopra.
Joseph era a terra, dolorante, ma ancora vivo. Per fortuna.
Ian lo ignorò e si girò verso di me, con gli occhi spalancati.
Non dovevo essere uno bello spettacolo purtroppo. Il pigiama mi copriva appena siccome era a brandelli. I miei capelli erano tutti scombinati, un disastro. E il mio viso era un misto di lacrime e trucco colato.
Le labbra dovevano essere di sicuro uno scempio, gonfie, insanguinate. Un mostro.
Ma lui non sembrò farci caso. Si avvicinò a me senza pensarci due volte e mi strinse al suo petto, delicatamente, accarezzandomi dolcemente la schiena.
“Amore mio.” Mi sussurrò, cercando di tranquillizzarmi. Ancora tremavo.
“Ci sono io amore mio, non tremare. Ci sono io. Nessuno ti farà ancora del male. Mai più. Te lo prometto, te lo giuro sulla mia vita.”
A quelle parole ricominciai a piangere e mi abbandonai contro di lui, sicura di quelle braccia, sicura di quel petto, sicura di lui.
Era lui che volevo e amavo. E mi aveva salvata. Come un angelo custode. Era arrivato e mi aveva salvata.

POV IAN
Eravamo nella mia suite. Con un pezzo di cotone bagnato, le pulivo il viso e le labbra, con fare lento e delicato.
Quel dolce viso, così terrorizzato e impaurito, mi spezzava il cuore.
Sarai dovuto intervenire prima. Prima che le facesse del male, che la spaventasse così tanto.
Non avrei dovuto lasciarla andare con lui.
L’aveva stretta in modo troppo possessivo e l’ultimo sguardo che mi lanciò mi aveva insospettito.
Uno sguardo cattivo. Di sfida.
Tipo a dirmi “adesso ti faccio vedere io di chi è”.
Poi mi ero detto che molto probabilmente era stato tutto frutto della mia fantasia ma non era così.
Fortunatamente la mia suite rimase quella di sei mesi fa, col balcone che comunicava con quello di Nina.
Era mattino presto quando avevo sentito strani rumori. Qualcosa sbattere contro il muro. Urla.
Il solo pensiero che quella cosa che sbatteva contro il muro era la mia piccola Nina, mi inorridiva.
Lo avrei ammazzato quel bastardo. Lo avrei ammazzato senza pietà e sarei andato in galera con una soddisfazione tolta.
Aveva fatto del male alla mia piccola, la morte era anche troppo benevola per lui. Doveva soffrire come aveva sofferto lei.
Quando però sentii la voce della mia Nina, richiamarmi, mi fermai.
Lei era più importante di tutto e le parole che le avevo detto in quel momento, le avrei mantenute.
La volevo proteggere. La amavo. E nessuno si sarebbe azzardato minimamente a sfiorare la mia Nina. Nessuno.
Ad un tratto posai il cotone e le sfiorai il viso, accarezzandola “Come stai?”
Lei aspettò qualche secondo per rispondere “Bene.”
“Sarei dovuto intervenire prima. E’ colpa mia.”
“No… tu non lo sapevi…” Abbassò lo sguardo, tristemente “Ho sbagliato tutto. Non dovevo mettermi con Joseph se non l’amavo…”
“Non avrei dovuto lasciarti ritornare a casa tua, a Toronto. Avrei dovuto tenerti con me.”
“Non era il caso… era successa quella cosa… avevo bisogno di non pensarci. Però, in realtà, ogni giorno speravo di vederti, Ian.” Mi fissò con quegli occhi da cerbiatta.
Le sorrisi con dolcezza “Il passato è passato. Ora siamo qui, Nina. Io ti amo, non voglio più stare senza di te.”
I suoi occhi si riempirono di lacrime ma ricambiò comunque il sorriso “Anch’io non voglio stare senza di te. Io ti amo. Ti ho sempre amato, Ian.”
Le presi il viso tra le mani e le diedi un bacio sulla fronte, stringendola a me. Non glielo diedi sulle labbra perché se no le avrei fatto male.
“Piccola mia.” Sussurrai, felice. Per la prima volta, felice.
Felice che lei fosse di nuovo mia. Solamente mia.
A quel punto mi balenò una strana idea in testa. Un’idea che un due anni fa, prima di conoscere Nina, non mi sarebbe mai venuta in mente, con nessuna.
Ma per Nina, avrei fatto di tutto e ne valeva la pena. Volevo chiederglielo. Seriamente. Non volevo prenderla in giro. Io l’amavo davvero. L’amavo talmente tanto che ci avrei passato la vita insieme.
Una vita bellissima. Lei era la donna della mia vita. Lei mi aveva fatto conoscere l’amore.
Avevo sempre pensato a cosa superficiali. Al divertimento, alle donne, alle feste.
Ma le cose importanti erano altre. Nina era importante. Lo sarebbe stata per sempre, ne ero sicuro.
Mi staccai da lei e la guardai negli occhi, convinto di ciò che stavo per dirle.
“Sposami Nina.”
  
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