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Autore: TheCandyDark    26/07/2014    1 recensioni
Penso che chiunque abbia letto o visto SAO sia rimasto affascinato da quel mondo.
Perciò ho creato una storia analoga a quella di Kirito e Asuna.
Immerse yourself in reading (?)
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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NDA (nota dell'autore)
Inizialmente buongiorno a tutti XD E' la mia prima pubblicazione in questo sito, e spero vi piaccia. E' una cosa che ho scritto 2 anni fa, e l'inizio è un po' noioso. Ma giuro che mano a mano diventa sempre più interessante, come la bellissima storia di Kirito.
Bene, dopo questa breve presentazione,
BUONA LETTURA ^.^


Come in tutte le domeniche normali mi svegliai alle otto. Feci colazione, mi preparai velocemente vestendomi di bianco e poi andai in chiesa.
Arrivai per prima e indossai la vestina da ministrante. Poco tempo dopo arrivarono Samuel (ministrante più attivo della parrocchia, innamorato di una certa Sara della sua classe, che non avevo ben capito chi era), Nicolò (apparente migliore amico di Samuel, innamorato di una ragazza di cui non ricordavo il nome) e Michela (la cugina di Nicolò, non avevo la più pallida idea se fosse innamorata di qualcuno).
<< Ciauuu >> salutai accompagnando la parola con il gesto. Per me loro erano dei fratelli; erano i miei amici. Con le persone della mia età non stavo così bene, non ero a mio agio.
<< Ciao! >> mi salutò Samuel, tirandomi un pugno sul braccio
<< Ahia cazzo >> mi lamentai
Risero tutti. Fortunatamente non c’erano suore nei paraggi, non era questo sicuramente il linguaggio più adatto in una chiesa.
Dopo che si furono cambiati, ci sedemmo tutti sopra il porta bare e iniziammo a parlare.
<< Allora? Cosa mi racconti? >> chiesi a Samuel
Si grattò nervosamente la testa << Su che cosa? >>
Alzai le sopra ciglia a intermittenza
<< Nulla, non è successo nulla! >> se fossimo stati in un anime, gli sarebbe spuntata una gocciolina sopra la fronte.
<< Dai! Non lo dico a nessuno tanto! Lo sai! >> dissi ancora.
Mi “raccontò” a monosillabi che con Sara si erano baciati sulle labbra.
<< Ma solo un bacio a stampo! >> mi lamentai.
<< Eh... >> sollevò le spalle.
Bhe, non che io mi potessi lamentare. Loro avevano 11 anni, forse 10, ed erano fidanzati e già uscivano insieme.
Io, che avevo 14 anni non avevo nemmeno dato un primo bacio; anzi, mi pareva che i ragazzi mi girassero a largo.
<< Mm... io so chi piace a te, a te... >> dissi indicando i due ragazzini, poi puntai l’indice su Michela << Ma non so chi piace a te!>>.
Lei arrossì un poco << Nessuno >> disse con fin troppa poca convinzione.
<< Io ne so uno! >> disse suo cugino
<< Vai >> lo incitai a dirmelo
<< Hehe, non posso >>
Sospirai. In quel momento entrarono in sacristia Riccardo e Michela 2. Loro due erano i miei bimbi. Quando ero con loro, mi sentivo molto una mamma. Bhe, anche una baby-sitter che lavorava gratis e che tutti supersfruttavano.
<< Ciao >> Michela 2 allargò le sue braccine ed io la presi in braccio e le diedi un bacio sulla guancia. Poi la posai giù e mi risedetti, Riccardo era alla mia destra.
<< Tu me lo dai un bacio? >> gli chiesi
Fece una faccia spaventata << Whaaaa! No! >>
Risi.
Successivamente Samuel e Nicolò uscirono dalla stanza. Michela si avvicinò al mio orecchio, sussurrando << In realtà mi piace Samuel; solo lui. Ma preferisco che mio cugino non lo sappia. >>
Rimasi sorpresa da questa rivelazione << E non ci soffri? >>
Alzò le spalle << Non più di tanto >>.
Ovviamente Michela sapeva di tutto quello che succedeva tra Samuel e la così detta Sara, e mi pareva strano che riuscisse anche a scherzarci su. Io non ci sarei mai riuscita, sarei rimasta chiusa nella mia stanza a piangere. La nuova generazione era sempre più strana.
Poco dopo ritornarono della stanza i due amici, seguiti a ruota da due bimbi più piccoli: Mario e Diego.
Poi fu tempo di doverci preparare per la messa, ed ecco che arrivò anche la sorella maggiore di Riccardo (Federica) e Samuela. Federica era la mia sorellina prediletta; lei era in prima media, ma ci conoscevamo da sempre. Samuela era invece un'altra delle mie bimbe, benché la mamma fosse ogni momento in mezzo alle scatole. Certo, le portavo rispetto e la trattavo con le maggiori cure, ma se lasciava respirare la figlia anche solo per un poco mi sarebbe stata più simpatica.
Mancavano 5 minuti all’inizio della messa, quindi ci sistemammo dietro l’altare in fila, ognuno con i propri compiti.
Samuel con la croce, Michela e Riccardo con le candele, Nicolò e Federica a servire la messa.
Gli altri si misero in fila semplicemente, ordinati dal più basso al più alto.
Ritornai in sacristia per controllare di non aver dimenticato nessuno, ed ecco che, ritardatari come sempre, i fratelli Loche si stavano preparando.
<< Ma voi sempre in ritardo? >> chiesi, quasi con rimprovero
Fu il più grande a rispondermi << E i cazzi tuoi no? >>
Mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, e a dirigermi nuovamente in fila.
I Loche erano tre fratelli. Il più piccolino era Andrea, 7 anni, l’ultimo dei miei bimbi. Anche lui, come Riccardo non voleva sentire di darmi un bacio. Dopo Andrea c’era Francesco, 12 anni. Lui era mio fratello, ma non avevo nessuna confidenza con lui; mi stava solamente simpatico. Il più grande era invece Enrico, 13 anni. E benché avesse un anno in meno di me, era nella mia stessa classe. Era enorme e moooolto più alto di me. Era una cosa totalmente ingiusta. Inoltre, lui era stato l’unico ragazzo che mi aveva visto come ragazza; insomma, tempo fa eravamo stati fidanzati, ed io mi chiedevo ancora se lui provasse qualche rimasuglio di amore come lo provavo io.
La risposta era no ovviamente, e quindi io mi limitavo a chiudere il cuore quando lui era nei paraggi.
Ci mettemmo finalmente tutti bene in fila e la messa, poco dopo, iniziò. Era una comunissima messa, come tutte le domeniche, e le cose erano sempre le stesse, tanto che tutti noi ministranti potevamo ripeterle a memoria. Mi concessi dunque una piccola chiacchierata con i miei compagni di panca: Riccardo e Francesco.
Non ascoltammo un tubo della messa, eravamo in pratica indifferenti al mondo che ci circondava.
<< Oggi mamma mi deve comprare un gioco a Cagliari, siccome ho studiato tanto quest’anno >> disse il mio piccolo bimbo.
Eravamo proprio alla fine dell’anno scolastico, alle porte dell’estate... ma al contrario di quelli delle elementari, io di terza media dovevo dare l’esame. E la cosa mi spaventata molto.
Inoltre ancora più vicino c’era il saggio di danza classica, ma per quello non ero per niente spaventata. La danza faceva parte della mia natura, e sapevo che quindi non avrei sbagliato neanche un passo.
La messa terminò velocemente, e fui quasi subito nel piazzale della chiesa. Non vi trovai nessuna delle mie compagne ad aspettarmi, perciò tornai subito a casa.
Mio padre era a fare un corso, mia madre a lavoro e mio fratello ancora a dormire. La vita a casa mia non sarebbe iniziata fino alle 12. Quindi entrai di soppiatto in camera di mio fratello e presi una scatola che lui teneva proprio dietro la porta. La portai in camera mia e mi chiusi a chiave dentro.
Aprii la scatola e ne tirai fuori il “casco blu”.
Mio fratello lo aveva ordinato dal Giappone circa due mesi fa, ed era rimasto in quella scatola, dietro la porta 1 mese. Teoricamente non ero autorizzata nemmeno a toccarlo, ma lui stava dormendo e non credevo che se ne accorgesse. Avevo letto il libretto delle istruzioni circa un milione di volte, e sapevo il suo contenuto quasi a memoria.
Mi misi il casco, lo attaccai alla corrente e mi distesi sul letto. Strinsi la cinghia nera sotto il mento e poi chiusi gli occhi.
<< Link Start >> sussurrai. Era questa la “parola magica” che faceva partire il video-game online.
Il sistema avviò una sequenza di calibrazione automatica.
Il gioco era di ultima tecnologia, era una realtà virtuale.
Naturalmente era in Giapponese, ma non avevo difficoltà a capire: avevo studiato quella lingua da un sito, e me la cavavo.
Finita la calibrazione entrai nel vero e proprio gioco: Sword Art Online. Era sostanzialmente un gioco di lotta, e in Giappone tutte le 10000 copie erano state vendute in un solo giorno.
Dovetti inserire il Nickname, la lingua e il sesso. Io scelsi “Candy”, giapponese e Femminile. Alla fine scrissi la password.
Poi fu la volta della creazione del mio personaggio. Non lo feci molto differente alla mia versione originale. Capelli ricci, castano chiaro, occhi quasi verdi, labbra rosee, corpo di una ballerina (ovvero quasi senza curve).
E finalmente entrai nel nuovo mondo: Aincard.
Fui trasportata in una piazza gigante. Il pavimento in pietra levigata e delle colonne a semicerchio chiudevano il piazzale. Proprio davanti a me si trovava un enorme chiesa, con tanto di campanile altissimo, dove le campane stavano intonando una melodia a festa.
Persa in questi particolari mi accorsi dopo che nel piazzale c’era moltissima gente, e molti continuavano ad apparire dal nulla. Oggi era il giorno di apertura del server, ed era normale che nessuno volesse perdersi l’avvio del gioco.
Era tutto troppo reale per essere il frutto del lavoro di un uomo solo. Osservai la mia mano, la aprii e la chiusi. Poi iniziai a camminare. Era una cosa stupenda. Il fatto era che non ti accorgevi di essere dentro ad un game, bensì tutto ciò era quasi naturale.
Tenni poi l’indice ed il pollice della mano destra attaccati e scorsi verso il basso; ed ecco apparire il menù di sistema, accompagnato da un suono di campanelle. In alto al menù si poteva notare un piccolo orologio che segnava l’ora locale nel mondo vero; erano le 10. Potevo giocare per sole 2 ore. Non avrei quindi sprecato il mio tempo. Controllai i miei oggetti e tirai fuori la mia spada.
Era abbastanza leggera, lunga con una lama molto sottile. Potevo associarla ad una katana.
Mi avviai verso il dungeon, dove avrei potuto combattere contro dei mostri, quando sentii una voce familiare e mi fermai.
<< Dove è la mia arma! >> urlò la voce.
Mi girai verso di essa “Se non mi sbaglio questa è la voce di...”
<< Riccardo >> urlai.
Immediatamente il bimbo si girò verso di me. Era diverso dal mondo reale: capelli neri con la cresta, occhi azzurri, muscoloso.. Ma sotto quel travestimento da gigante cattivo c’era il mio piccolo bimbo di 8 anni.
Piegò la testa da un lato << Alba? >>
<< Esattamente >> gli sorrisi
<< Mi aiuti a trovare la mia arma? >>
<< Certo, ma aspetta... che ci fai tu qui? >>
Fece una risatina << Ti avevo detto che mamma sta sera mi avrebbe portato a Cagliari a scegliere un gioco giusto? Bene, in realtà me lo aveva già comprato. E’ questa specie di casco... ma non ci ho ancora capito nulla. Qui tutti parlano in modo strano >>
C’era da aspettarselo che un bambino con un giocattolino nuovo non leggesse nemmeno le istruzioni
<< Per prima cosa accetta la mia amicizia >> detto questo aprii il menù, la mappa della piazza, schiacciai sul puntino che rappresentava l’avatar di Riccardo “Eroe Oscuro”.
<< Dovrebbe esserti apparsa una scheda davanti al viso >> gli dissi
<< Candy chiede la tua amicizia. Accetti? Si-No >>
<< Schiaccia sul pallino blu >> Mi arrivò quasi subito dopo la notifica dell’amicizia << Bene, adesso seguimi >>
Mi diressi verso il dungeon iniziale, con l’”Eroe Oscuro” dietro di me.
Ci fermammo uno difronte a l’altra nell’immensa campagna che rappresentava il dungeon; fortunatamente nessun mostro era ancora apparso.
<< Bene, ora fai apparire il menù di sistema >> dissi.
<< Che? >>
Mi sbattei la mano sulla guancia, questo bambino era davvero entrato in un nuovo mondo senza sapere un tubo.
<< Devi tenere l’indice e il pollice della mano destra attaccati e fare un movimento verso il basso >> gli spiegai
Ci provò, e davanti ai suoi occhi apparì una scheda.
<< Perfetto, ora... >> aprii anche il mio per verificare la postazione delle diverse funzioni del menu << Il secondo triangolo dall’alto cosa ti dice? >>
<< Oggetti >>
Ovviamente la lingua del suo menu era italiano, bisognava quindi verificare il tutto
<< Bene, cliccaci sopra e seleziona il primo oggetto >> affermai
Nella sua mano destra apparve un martello apparentemente di gomma, come quelli dei clown. Iniziai a ridere, ma Riccardo sembrava felice della sua arma << Bellissimo >> esultò.
Un'altra scossa di ilarità stava per colpirmi quando alle mie spalle apparve un cinghiale gigante.
* << Guarda questo coso che togo >> Mattia tutto eccitato mi mostrava un mostro nel dépliant del suo nuovo gioco.
<< Che cosa è? >> chiesi incuriosita
<< Si chiama “Cinghy”, ed è un mostro di primo livello, che si trova nel primo dungeon >>
<< Wow... >> *
<< Wow >> ripetei, come quel giorno
Il cinghiale grugnì
<< Bene, adesso devi imparare ad attaccare. Devi provare a caricare l’arma per poi rilasciare il colpo contro il nemico >>
Spostai l’arma dietro di me, e questa iniziò ad emettere un bagliore giallo, prima intenso e poi brillante. Sorrisi e mi lanciai contro il mio nemico, colpendolo proprio in mezzo al suo torso.
Il mio nemico barcollò un po’ in avanti prima di accasciarsi a terra e sparire in mille poligoni blu-verdi.
<< Fantastico! >> disse a bocca aperta
<< Prova anche tu >> lo obbligai con un sorriso.
Quasi mi avesse sentito, il sistema generò un altro Cinghy, che barcollò instabile sulle gambe.
<< Prego >> feci un cenno con la mano.
L’ “Eroe Oscuro” caricò la sua arma e colpì il Cinghiale.
<< Stupendo! >> esultò.
Restammo un po’ così... uccidendo Cinghy, ed arrivammo entrambi al livello 2.
Nel gioco il tramonto arrivò.. Io mi godevo il paesaggio, ma Riccardo non sembrava goderne la bellezza; si sporgeva sulle punte dei piedi.
Feci una risatina, poi mi piegai sulle ginocchia << Sali in spalla>> lo invitai. Non se lo fece ripetere 2 volte.
<< Wow >> sussurrò incantato.
<< Bello vero? >> gli chiesi, continuando a guardare il cielo roseo
<< Già. Sei sicura che siamo in un gioco? >>
<< E già >> Quasi me ne ero scordata. Stavo per aprire il menù di sistema per vedere l’orario, ma qualche cosa me lo impedì. 
Ed il mondo cambiò per sempre.
   
 
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