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Autore: Calenzano    27/07/2014    1 recensioni
Cosa potrebbe accadere se un supermercato ricco di offerte speciali venisse preso d'assalto da un'orda di famelici zombie risparmiatori, e solo un pugno di eroici commessi restasse ad opporre resistenza?
Se non avete mai assistito all'inaugurazione di un nuovo centro commerciale, leggete ed inorridite....
Accenni a scene di humor nero.
Genere: Comico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con un potente ruggito di soddisfazione, l'orda mostruosa fece irruzione.
Erano decine e decine, pallidi, disfatti, sbavanti, ma ferocemente determinati. Marciarono al galoppo in direzione all'area del supermercato, mentre le scale di accesso dai sotterranei ne vomitavano altri. La terra tremava sotto centinaia di piedi che la martellavano nella corsa. Per un attimo, i fragili tornelli d'ingresso sembrarono poter arginare la marea ringhiante e ululante che vi si accalcò sgomitando. Poi, inevitabilmente, cedettero di schianto, e gli zombie dilagarono in massa verso le corsie. Emanuele sentì Anna Maria gridare di terrore dietro la sua cassa. Ma non riuscì a non urlare a sua volta quando i primi si abbatterono come bestie impazzite contro la base della barricata, precariamente allestita con sacchi di patate, facendone scivolare giù un paio. Emettendo versi rabbiosi, i non morti iniziarono la scalata, calpestati dagli altri che stavano arrivando alle loro spalle e che li usavano come scalette per salire a propria volta. Altri ancora si avventavano sugli scaffali, arraffando tutto ciò che il loro istinto di risparmio suggeriva essere sufficientemente conveniente.

“FUOCO!” Ordinò con voce stentorea Minghetti, dalla sua postazione sopraelevata, iniziando il bombardamento.

Carmela digrignò i denti, impugnò la sua racchetta elettrica per zanzare, e al grido di “A chi v'è muort e stramuort!” iniziò a distribuire volt a destra e a manca. Anche Emanuele, armato di un'ampia padella, si mise a buttare giù con rovesci ben assestati ogni faccia stravolta che sbucava in cima ai sacchi. Ma erano troppi. Per ogni zombie che cadeva e scompariva nella calca sottostante ce n'erano tre che tentavano di salire. E altri continuavano ad arrivare.

Non ce la faremo mai.

Il concerto di urla, ringhi e rantoli era spaventoso, e andava a mescolarsi al fracasso dei danni prodotti dalle zuffe che si scatenavano anche tra gli attaccanti, per il possesso di qualche articolo particolarmente ambito. Qua e là si verificavano i primi scontri tra carrelli, e non tutti erano incidentali. Alcuni aspettavano al varco quelli carichi delle occasioni migliori, e poi andavano all'arrembaggio speronandoli con mira micidiale e impossessandosi del contenuto. Nel baccano generale, Gaga sbraitava:

So happy I could die
And it’s alright!

 

 

Rosario fu il primo a cadere. La scossa del pericolo lo aveva rianimato, e fu sopraffatto dal panico. Nonostante Minghetti gli urlasse dietro, abbandonò la cassa. Emanuele lo vide dribblare due o tre zombie, troppo carichi di viveri per riuscire a prenderlo, e tentare un'impossibile corsa verso l'uscita. Ma poi un gruppetto gli tagliò la strada, e si ritrovò intrappolato.

Cosa cavolo pensava di fare? Pensò il giovane, staccando a padellate una mano che artigliava la sommità della barricata.

Rosario sembrò spacciato. Poi, però, con un guizzo di energia insospettato, afferrò un grosso cartello di plastica da un espositore là vicino, e cominciò a sbatterlo di piatto e di taglio sulle teste che si trovava davanti, tentando di aprirsi un varco. Fu un errore. Se solo avesse letto il pannello, avrebbe visto la scritta squillante “META' PREZZO, solo per oggi!”. Fu come sventolare un drappo rosso davanti a una mandria di tori. Con un muggito bramoso, si slanciarono avanti in tre, cinque, dieci, venti, tutti a contendersi l'oggetto di tanta convenienza. Rosario scomparve sotto l'assalto, e il disgraziato ragazzo, smembrato, finì equamente diviso tra gli aspiranti compratori.

Emanuele, a quella vista, fu assalito dai conati e dovette sporgersi oltre la barriera per vomitare anche l'anima. Quanto meno, ciò rallentò in parte l'assalto dei nemici.

“Manue', simme scuvert. Dobbiamo andarcene e' ca.” Carmela, grazie al cielo, lo stava tirando per una manica. Tossendo e boccheggiando, il giovane fu d'accordo: la postazione di Minghetti era stata espugnata, con essa il fuoco di copertura era cessato. Il caporeparto era scomparso, la barricata era ormai indifendibile, e forse le corsie a fianco erano già cadute, il che li avrebbe esposti al rischio di farsi prendere alle spalle. La donna saltò giù, e lui la seguì. Si appoggiarono ai sacchi di patate, tolti i nastri che li tenevano insieme, e spinsero con tutto il loro peso. Dopo un'iniziale resistenza, la barriera si disfece, e chili e chili di tuberi franarono addosso agli assalitori, seppellendoli.

 


I due superarono il reparto vino e succhi, in cui sembrava fosse esplosa una bomba e pozzanghere multicolori si allargavano sulle piastrelle; e giunsero alla fine del corridoio. Si sporsero con circospezione. Quello che videro fu la conferma dei loro timori. Le deboli difese erano state travolte, e l'intero supermercato era ormai in balia dei mostri, che saccheggiavano sfrenatamente gli scaffali.

“Cerchiamo di raggiungere gli altri, Carmela.” Sussurrò Emanuele.

“Minghett s'incazzerà... Gli ordini nun erano chisti.” Ribatté lei.

“Lo so... Ma lui non c'è più, giusto? Potrebbe essere morto. E l'area ovest ormai è andata. Se restiamo qui, non ne usciremo mai. Dobbiamo almeno provarci. Voglio vedere se Va... Se stanno bene.”

La collega esitò, poi annuì, cupa.

 

 

Al banco del pesce si stava scatenando l'apocalisse. Volavano sogliole e orate, tranci di tonno venivano dilaniati senza pietà, un astice caduto sul pavimento ne approfittò, traballante, per riconquistare la libertà.

Emanuele e Carmela piegarono da quella parte, con l'intento di approfittare della confusione per passare indenni. Forse ci sarebbero riusciti, se proprio in quel momento uno degli zombie, un tipo alto e allampanato, non si fosse impossessato di una testa di pesce spada e non avesse iniziato a usarla per trafiggere chiunque gli venisse a tiro. In breve, attorno a lui non rimasero che cadaveri, e i due commessi. Il tizio li fissò con occhio allucinato, quindi mosse loro contro, intenzionato a terminare il massacro. Carmela preparò la racchetta, ma dal banco vicino sbucò Walter, il grembiule macchiato di sangue, una mannaia nella destra, un coltellaccio nella sinistra, e un disossatore stretto tra i denti. Lo spadaccino ittico cambiò immediatamente bersaglio, e, imbracciata la testa, partì alla carica contro di lui con un urlo ferino. Iniziò un duello serrato, le lame che si incrociavano stridendo. Walter, nonostante la mole imponente, era piuttosto abile nello schivare gli affondi. “Mmfggt!” Bofonchiò da dietro al coltello.

“Ah?” Fece Carmela, perplessa.

“Ha detto: fuggite!” Indovinò Emanuele.

I due, coperti dal macellaio, spiccarono una corsa verso il lato opposto del reparto. Ma quando, giunti fuori tiro, si volsero a guardare, Walter spiccava contro il muro, inchiodato dalla lunga spada del pesce che pareva guardarlo attonito. Con le ultime forze, però, riuscì a cavarsi di bocca il disossatore e a infilarlo in un occhio dell'avversario. Il bercio di questi riecheggiò in tutto il reparto.


Emanuele e Carmela ripresero la fuga tra le corsie, il cuore in gola. Il ragazzo evitò una zombie che aveva tentato di infilarsi in bocca una confezione intera di Nastrine e ora vagava con le guance grottescamente deformate, mugugnando ed eruttando zampilli di zucchero; e riuscirono a guadagnare il corridoio d'uscita.

Ma alle casse trovarono un'altra visione da incubo. Attorno alla postazione di Anna Maria c'era una piramide brulicante di Quelli, perfetto esempio di fila all'italiana. Erano così tanti da avere invaso anche le casse vicine, e uno zombino surfava allegramente sul nastro trasportatore spinto alla massima velocità. Il corpo grassoccio della cassiera era riverso sulla tastiera, strangolato da uno scontrino chilometrico che le si era avvolto attorno al collo come un pitone dal codice a barre.

“Gesù.” Mormorò Carmela.

Emanuele si costrinse a scantonare lungo gli scaffali, con un groppo in gola. Anna Maria, buona e sorridente, era sempre stata un po' la mamma del supermercato, specialmente per i giovani neoassunti come lui. Sgattaiolarono, il più silenziosamente possibile, verso le casse automatiche. Uno degli invasori, evidentemente contrariato dalla difficoltà del loro uso, aveva risolto il problema sbarbandone una dal suo alloggiamento, e ora si trovava avviluppato nei cavi elettrici. Si gettarono a terra, strisciando col passo del giaguaro per evitare di far suonare i dispositivi antitaccheggio, e furono fuori.

 



Emanuele correva, col cuore che batteva all'impazzata per il timore di ciò che avrebbe potuto vedere una volta giunto all'ingresso est. La galleria sembrava non finire mai. Finalmente sbucarono nella corte.

Valentina era là, in piedi sul banco informazioni, circondata da un nugolo di zombie famelici. Aveva improvvisato un lanciafiamme con un accendi fornelli e un bottiglione di profumo, e una nuvola tossica di fumo Dolce e Gabbana pour homme impestava l'aria per un raggio di diversi metri. La ragazza combatteva con valore, e diversi non morti correvano in giro ululanti, trasformati in torce al risparmio energetico. Ma il loro numero era schiacciante, e non avrebbero tardato a prevalere.

Emanuele sentì risorgere dentro di sé lo spirito degli intrepidi cavalieri medioevali salvatori di fanciulle in pericolo, e senza pensarci due volte si slanciò in avanti con un urlo di guerra, puntando il più grosso dei nemici e brandendo la sua Bialetti antiaderente. Ma tenere lo sguardo fisso sull'obiettivo comporta il rinunciare a guardare dove si mettono i piedi. Come nelle migliori tradizioni comiche, un arto zombico semicarbonizzato rotolò tra le sue All Stars numero quarantacinque, le dita fellone ne arpionarono una, e lui rovinò a terra in un gran fracasso di acciaio Inox e Teflon. Carmela, che lo seguiva, lo superò con un balzo e frisse uno degli assedianti con colpo di racchetta ben piazzato. La pioggia di scintille che ne scaturì reagì a contatto con le sostanze chimiche nell'aria, provocando un'imponente fiammata che incendiò molti dei mostri e mise in fuga i superstiti.

“State bene?” Chiese loro Valentina balzando giù dal bancone, mentre Emanuele si rialzava maledicendosi con tutte le sue forze.

“Simme vivi.” Rispose Carmela, sbuffando. “Gli autri?”

La giovane si limitò a scuotere la testa.

Siamo rimasti solo noi tre... Come faremo ad uscire di qui? Pensò il ragazzo, sgomento. Poi cercò di darsi un tono. “Il supermercato è perduto. Quelli non se andranno finché sarà rimasto anche solo un sottocosto. Dobbiamo cercare una via di fuga praticabile.”

“E quale?” Lo bloccò subito Valentina. “Qui fuori pullula di quei maledetti, l'hai visto. L'entrata principale, figuriamoci.”

“I portelloni d'emergenza...?” Suggerì Emanuele, incerto. “Di lì si va al piazzale posteriore, magari il cancello dei fornitori è rimasto aperto.”

“Dissero ca ce ne stanno pure là.” Gli ricordò Carmela.

“Ma saranno meno che dalle altre parti. Possiamo fare un tentativo. No?” Insistette lui.

“Perché no? Non mi pare che abbiamo idee migliori.” Sospirò Valentina. Ricaricò stantuffando un paio di volte l'erogatore del bottiglione, e si avviò. Carmela la seguì, ed Emanuele si affrettò a fare altrettanto.



Si spostarono radenti alle pareti della galleria, nascondendosi dietro i pilastri di cemento ogni volta che uno zombie sbucava, barcollante, in direzione dell'uscita. Fortunatamente erano pochi, e tutti troppo carichi di spesa, per prestare loro attenzione. Finalmente, in lontananza, apparvero i portelloni grigi, i cartelli che ammonivano: USARE SOLO IN CASO DI EMERGENZA.

Se non è un'emergenza questa....

“Dovremo forzarli.” Osservò sottovoce Valentina.

“Ci penso io.” Si offrì subito Emanuele, ansioso di rimediare alla figuraccia di prima.

“Ok.” La ragazza sbirciò da dietro la colonna. “Via libera.”

Emanuele si mise in posizione come un velocista sulla linea del via, e scattò. Ma non aveva fatto neppure tre passi, che uno di Quelli uscì da sotto un arco. Il giovane inchiodò bruscamente, imprecando per lo spavento. C'era però qualcosa di familiare in quella figura vacillante. I capelli radi, il camice, ora lacero e sporco, simile ai loro, le mani pelose che brancolavano nel vuoto... Con un sussulto, Emanuele riconobbe Minghetti. Il caporeparto ondeggiava qua e là come fosse appena sceso da una giostra, e borbottava ossessivamente qualcosa a proposito di un'offerta in esaurimento.

No! L'hanno contagiato!

Nonostante il pericolo, restò a guardarlo scioccato, senza badare a Valentina e Carmela che si sbracciavano per dirgli di tornare indietro. Minghetti mugolava e ansimava, in preda a un'atroce astinenza da spesa. All'improvviso, cacciò un urlo disumano.
“Sconto....! FATEMI LO SCONTOOO!!!”

Abbrancò i maniglioni antipanico delle porte, e si mise a scuoterli furiosamente. L'allarme, ancora inserito, iniziò a trillare con un suono penetrante. Emanuele si riscosse, e batté velocemente in ritirata verso le colleghe.

“E' diventato uno di loro...” Gemette.

“Maledizione!” Imprecò Valentina.

“Dobbiamo aiutarlo, non possiamo...”

“Sta perduto, Manuè.” Lo bloccò Carmela, con fermezza.

“Carmela ha ragione. Non possiamo fare più nulla per lui.” Constatò Valentina, amaramente. Poi, intenerita dall'espressione del ragazzo, gli strinse una spalla. “Forse solo questo.”

Coraggiosamente, uscì allo scoperto. Corse verso una mozzarella che nel bailamme generale era rotolata fin lì, sfuggendo all'occhio vigile degli zombie, e la calciò verso il suo ex capo. Questi vi si gettò sopra famelico, rannicchiandosi poi beato tra i portelloni con il suo tesoro di bufala gocciolante.

Si strinsero dietro il loro riparo. Erano al punto di partenza.

“Poveraccio, che fine orribile.” Disse Valentina, scuotendo la testa.

“Nun era cattivo... Forse solo nu poco strunz ppe fissar e' ferie.” Assentì Carmela.

“E adesso, che facciamo?”

Seguì un silenzio, rotto solo dai versi lamentosi delle creature in caccia. Presto sarebbero tornate alla carica. Emanuele si scervellò, alla ricerca dell'idea grandiosa, quella che nei film d'azione faceva sempre il suo porco effetto. La sentì arrivare di lontano, contorta e saltellante.

“Ho un'idea.” Annunciò. “Ma non vi piacerà.”

La disse. E a loro non piacque.



 

  
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