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Autore: Marina Bastiani    27/07/2014    0 recensioni
Rinnegheresti la verità per la libertà?
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi risveglio.
Fisso le pareti: intorno a me si estende solo una buia stanza dalle pareti grigie, un’unica porta di ferro nero mi indica l’uscita.
Mi alzo dal letto, contrastante e luminescente rispetto al luogo in cui si trova.
Appoggio i piedi nudi sul freddo e ruvido pavimento, sembra cemento.
Mi avvicino a lenti passi tentennanti verso la porta e mi aggrappo alle esuli sbarre.
Osservo: vedo solo un lungo corridoio dalle pareti ocra costellato da altre porte come la mia.
Piango. Le mie urla sembrano infrangersi al vento.
Sono sola, non c’è nessuno.
Scivolo lentamente verso il pavimento tenendomi la testa fra le mani. La confusione possiede la mia mente.
Non capisco: le parole fanno eco dentro al cranio. Nessuna risposta alle mie continue domande.
Sento un rumore metallico alle mie spalle, una serratura che si muove, un ombra.
Spalanco gli occhi, giro il capo: un uomo in controluce dice di alzarmi.
Mi sollevo a fatica e vengo trascinata in una sala con un tavolino e una sedia.
Mi siedo costretta.
Mi sento distrutta.
Gridano quegli uomini in attesa di un mio suono ma io ho perso la voce, ho dimenticato come si parla.
Vengo riportata in ciò che ora conosco come cella, luogo di rinnegata libertà eccetto il pensiero.
Rimango a fissare il luogo, osservando qualche particolare che mi potesse servire da aiuto.
Scorgo la luce, un’unica finestrella illumina quel buio opprimente. Uno specchio riflette il suo spettro.
Mi avvicino a tentoni verso di esso. Finora non mi ero mai vista.
Un’allegra tunica arancione veste il mio corpo, alzando lo sguardo vedo un viso pallido, colorato da acri lividi sparsi qua e là, lunghi e squallidi capelli neri cadono sulle spalle e grosse occhiaie contornano i miei occhi scuri. Magre mani ossute sfiorano le gote, ormai flaccide e rovinate.
Mi accorgo che quella persona dentro lo specchio non sono più io, giovane e bella. Da quanto ero lì dentro?
Urlo alla vista di quell’orrore e brancolando mi butto sul candido letto, con le mani mi copro il viso.
Ripenso in mezzo alle lacrime ai due uomini e alle loro parole piene di verità: “perché le hai uccise?”
Mi chiedo: “Perché ho ucciso?” non voglio ricordare la verità, anzi semplicemente io non ricordo nulla.
Grido in preda alla pazzia, ora so solo che voglio tornare a casa.
“Sono innocente! Sono innocente, lo giuro! Lasciatemi andare!”
   
 
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