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Autore: Dreamhunter    06/09/2008    6 recensioni
Un viaggio. Una tomba. Antiche lettere. Una storia del passato che si intreccerà con il presente... Crossover con AtS e BtVS, spoiler sino al penultimo episodio della terza stagione di Bones.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: Cross-over, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Close your eyes,
let me touch you now,
let me give you something that is real.
Close the door,
leave your fears behind,
let me give you what you're giving me.
You are the only thing
that makes me want to live at all,
when I am with you
there's no reason to pretend,
that when I am with you I feel flames again.
Just put me inside you,
I would never ever leave,
just put me inside you
I would never ever leave.
You...
(Flames- Vast)


CAPITOLO 1
LA PROPOSTA DEL PROFESSORE

“Smettila”.
“Di fare che cosa?”.
“Di fissarmi”.
“Fissarti? Non è vero. Non ti fisso”.
“Oh, sì che è vero. Mi fissi. Continuamente”.
“Che assurdità”.
“Puoi dirlo forte. E' un'assurdità che tu ti comporti così. Io sto bene”.
“Certo che stai bene”.
“Già. Allora piantala di fissarmi come se temessi di vedermi svenire da un minuto all'altro”.
“Sei paranoico. Ribadisco che non ti fisso”.
“Mi fissi eccome”.
“No”.
“Oh, sì”.
“Oddio...”.
“Non metterci di mezzo Dio”.
“Era in senso figurato, ovviamente”.
“Ovviamente”.
“Sei acido, oggi”.
“Sono stanco. Stanco di sentirmi fissato da te come se fossi un...”.
“Sì, ok”, tagliò corto lei, alzandosi in piedi.
Senza concedergli il tempo di replicare, si diresse veloce verso l'uomo apparso sulla porta del salone.
“Professor Giles”, salutò sorridente.
Lui ricambiò il sorriso con un cenno un po' timido del capo. Le strinse una mano tra le proprie, contento. Eccola qua: Temperance Brennan, La dottoressa e la scrittrice, famosa a livello mondiale. Eppure ancora così simile alla studentessa che aveva partecipato al suo stage sulle sepolture medievali di dieci anni prima. Alla Northwestern. In quello che tuttora Rupert Giles definiva il proprio periodo americano.
No, non era affatto cambiata. Stessi occhi grandi e tersi, sospesi tra il verde e il blu, stesso volto espressivo e deciso. Ma adesso era una donna e alla sua bellezza discreta si era aggiunta una luminosità nuova, più matura.
“Temperance, che piacere”.
“Sono felice di rivederla, professore”.
“Ed io sono felice che lei abbia accettato il mio invito. Lo considero un onore”.
“L'onore è mio. E' stata una sorpresa ritrovarla alla mia conferenza qui a Oxford, l'altro giorno. Non potevo rifiutare”.
“Bene”, annuì Giles. “Ha portato anche il suo amico? Quello ...”.
“... che ha russato per tutta la durata della mia conferenza?”. Temperance sospirò. “Sì. L'ho portato... Venga, glielo presento”.
E girandosi di sbieco gli indicò una delle panche in legno antico disposte lungo le pareti della sala. Giles adocchiò un giovanotto bruno ed elegante, con l'espressione un po' corrucciata.
Per un istante, pensò che avesse un aspetto famigliare... e non solo perché lo aveva intravisto due giorni prima...
Chissà...
“Questo è l'agente speciale dell'FBI Seeley Booth”, gli spiegò Temperance. “Lavoriamo insieme”.
“Oh, sì! Adesso ricordo il nome nella dedica di uno dei suoi libri, mia cara”. Giles strinse la mano di Booth. “Rupert Giles”.
L'agente aveva una stretta solida e asciutta e una bella faccia comunicativa. “Salve, professore”.
“L'agente Booth di recente è stato ferito da un colpo di pistola”, continuò Temperance, “e dato che è ancora fisicamente non operativo...”.
Fisicamente non operativo ?”. Gli occhi scuri di Booth si allargarono. “Non esageriamo. Ho solo qualche difficoltà a tendere il braccio quando impugno un'arma...”.
“E quindi l'FBI l'ha mandato con me a Londra”, proseguì lei ignorandolo. “Anche lui ha una serie di conferenze, a Scotland Yard”.
“Capisco... E che ne pensa della nostra città, agente Booth?”, chiese Giles.
“In verità non saprei. Mi piacerebbe andarmene un po' a spasso, ma Bones...”.
“Mi chiama così, mi chiama Bones”, s'intromise Temperance, notando le sopracciglia aggrottate di Giles.
“Ma Bones mi sorveglia come un cane da guardia”, brontolò Booth. “Niente svago. Solo il mio dovere allo Yard e poi riposo in albergo”.
“Certo”, confermò lei decisa. “Sei debilitato. Il riposo è ciò che ti serve. Non è d'accordo anche lei, professor Giles?”.
“Uh, beh...”. Colto in contropiede, l'uomo esitò. “In effetti, non mi hanno mai sparato, per cui non credo di poter esprimere un'opinione sensata in merito... Comunque, immagino che il riposo non guasti e... “. Li guardò entrambi. “... e anche un buon pranzo, no? Avete fame? Ho prenotato in un ottimo ristorante...”.
“Perfetto”, approvò Temperance. “Ci faccia strada, professore”.
Anche Booth sorrise, però, mentre seguivano Giles fuori della sala, si avvicinò alla collega e le parlò sotto voce: “Fisicamente non operativo? Debilitato? E, sentiamo, hai già compilato i moduli per mandarmi all'ospizio?”.


“Dunque vi tratterrete ancora per una quindicina di giorni?”, s'interessò Giles, in attesa che il cameriere servisse loro il primo.
“Sì. Io ne approfitterò per partecipare ad un paio di presentazioni del mio ultimo romanzo”, rispose Temperance, “e allo Yard...”.
“L'intenzione è di confrontare i metodi investigativi della polizia inglese e dei federali”, intervenne Booth, scoccandole un'occhiataccia dal sottotitolo so esprimermi per conto mio. “Mi hanno chiesto di parlare di alcuni dei nostri casi più difficili, risolti ed irrisolti...”.
“Ma hanno avuto qualche problema di organizzazione”, lo interruppe lei riprendendo la parola, “e alcune delle conferenze dell'agente Booth sono slittate”.
“In pratica trascorrerò una settimana sprangato nella mia stanza d'albergo...”, sibilò lui. “... a riposare”.
“Non essere petulante. Devi rimetterti”. Lo rimproverò lei. Poi si rivolse al professore con tono indulgente. “L'agente Booth è un uomo molto attivo. Prima di entrare nell'FBI era un ranger dell'esercito statunitense. Il suo nervosismo va compreso, per lui è difficile sopportare l'attuale stato di invalidità...”.
Booth impallidì.
“Non permanente, mi auguro!”, commentò Giles accorato.
“No, no”, lo rassicurò Temperance. “Il braccio recupererà in pieno tutte le sue funzionalità, ma attualmente la fascia muscolare che collega il pettorale alla spalla è ...”.
Un deciso colpo di tosse di Booth la interruppe. “Ehm, Bones... Nonostante le mie drammatiche condizioni, sono seduto a questo tavolo, quindi non parlare di me come se io non ci fossi, per favore”.
Temperance guardò eloquentemente Giles. Visto?
L'uomo sorrise all'agente con simpatia. Qualcosa, nei suoi occhi scuri e vividi, gli suggeriva i contorni di un'anima pulita e forte.
E persisteva quella strana sensazione di famigliarità...
Arrivarono i primi.
E l'idea folgorò Giles a metà di un boccone. Già...
Perché no? “Mmm.... scusatemi...”. Si ripulì la bocca con l'angolo del tovagliolo. “Spero che non mi riterrete sfacciato, ma forse ho una proposta per aiutarvi a riempire il vuoto di questa settimana di pausa...”.
“Prego”, lo incitò Temperance. “Dica pure...”.
“Beh, un paio di anni fa, mia nipote Willow ha sposato un giovane docente di Oxford. E' un paleontologo, un bravo ragazzo, e anche di famiglia ricca. Gli Windham-Price possiedono una bella villa antica nello Yorkshire e, come vuole la tradizione, nel parco vi è anche un cimitero. La scorsa primavera, però, è stata molto piovosa e le precipitazioni hanno provocato danni alle tombe. Si è reso necessario un restauro, con la conseguente riesumazione delle salme. Per farla breve, dopodomani è prevista una riesumazione molto interessante: si tratta di Drusilla De Lancy, una cugina della famiglia Windham-Price, che alla fine dell'800 ebbe un discreto successo come poetessa. Non si sa molto di lei, non si è mai sposata, non ha lasciato eredi. E le circostanze della sua morte sono sconosciute... Figuratevi che tra gli Windham-Price in proposito corre anche una piccola leggenda: si narra che con la De Lancy sia stato seppellito anche uno scrigno dal contenuto misterioso...”. Giles deglutì, per prendere fiato. Tendeva ad infervorarsi, quando era catturato da un argomento. “Che ve ne pare? Lei, Temperance, potrebbe assistere alla riesumazione e magari scovare qualche indizio sulle cause del decesso... E l'agente Booth potrebbe godersi il parco. Ci sono anche un piccolo lago artificiale e una scuderia con magnifici cavalli...”.
“Cavalli? Mmm....”. Una smorfia piegò la bocca di Temperance.
“Non temere, Bones. Sono sicuro che per me avranno un pony”, ironizzò Booth.
“Un pony?”. Giles scosse la testa. “ No, ho paura di no...”. Poi l'uomo ammutolì. “Oh, ma... scherzava, forse?”.
“Sì, scherzava”, confermò Temperance. “Booth scherza sempre”.
“Sempre”, ammiccò lui.
“Il senso dell'umorismo è un dono”. Giles sorrise, quindi divenne serio. “Io non ce l'ho...”. Si riscosse. Tornò a fissarli, speranzoso. “Allora? Vi va? Ho finito i miei corsi alcuni giorni fa e vi posso accompagnare...”.
“Sua nipote e il marito saranno d'accordo, professore?”.
“Assolutamente, Temperance. Wesley è un suo fan. Non gli sembrerà vero di poterla ospitare...”.
“Avanti, Bones...”. Booth diede di gomito alla compagna. “Fai contento il tuo fan...”.
Sotto il tavolo, lei gli rifilò un calcetto alla caviglia.
Ma con delicatezza.


Temperance bussò ed entrò nella stanza d'albergo senza attendere un assenso.
Accanto al letto, Seeley sobbalzò. “Accidenti, Bones!! E se una volta di queste io fossi nudo?”.
“Non sei mai nudo”, gli fece notare lei alludendo ai suoi pantaloni del pigiama e alla canotta.
“Ma potrei esserlo”.
“Però non lo sei. Questo è un problema inutile”.
Seeley sospirò. “Hai vinto. Ci rinuncio”.
“Ok. Il professor Giles ha telefonato. Partiamo domani dopo colazione”.
“Perfetto”.
“Vuoi che ti aiuti con le valigie?”.
“No, grazie, Bones. Ci riesco da me”.
“E hai fatto il massaggio?”, insistette Temperance, fissandolo.
“No, non ancora...”, sbuffò lui.
“Allora, siediti. Ci penso io”.
“Oh, dai, Bones...”.
“Siediti. Via la maglietta”, ordinò lei imperterrita. “Prima ubbidisci, prima terminiamo”.
Svogliato, Seeley cedette. Sfilò la maglietta e sedette sulla sponda del materasso, mentre Temperance gli sollevava il braccio destro ed iniziava a massaggiare con puntiglio il bicipite e il tricipite, le dita decise e al contempo gentili.
“Hai sentito tuo figlio?”.
“Mmm....? Sì, stava andando ad una festa di compleanno... Ti saluta”.
“Salutamelo alla prossima telefonata”.
“Mmm... oohh...”, mugolò Seeley, anziché rispondere.
La spaventò. Temperance si bloccò. “Ti fa male? Dove?”.
“Nooo... “. Ad occhi chiusi, il capo un po' reclinato, lui sorrise. “No, anzi... Continua. E' un dolore piacevole...”.
“Sono i muscoli che si distendono”, mormorò lei e dal braccio risalì lungo la spalla, sino al pettorale e al grande cerotto quadrato sopra il capezzolo. Con i polpastrelli cominciò un lento, leggero massaggio tutt'intorno. “Qui... ti duole?”.
“No, Bones, tranquilla...”.
Di sotto in su, Seeley la sbirciò, tutta concentrata e attenta, un cipiglio teso che le ridisegnava le sopracciglia... e quel vago rossore sulle guance, il suo respiro lievemente contratto, l'ostinazione con cui sfuggiva il suo sguardo...
Dio, come poteva essere così insopportabile in certi momenti e così... deliziosa... in altri?
La guardò più apertamente.
Ripensò al suo volto distorto dal terrore, la notte in cui gli avevano sparato, alle loro mani intrecciate sul sangue che traboccava dalla ferita, a come lo aveva tenuto stretto mentre i sensi lo abbandonavano...
Povera Bones.
Chissà quanta paura aveva avuto...
Soffocarlo di attenzioni pedanti rappresentava il suo modo per dirgli che era contenta che lui fosse sano e salvo.
“Grazie”, le bisbigliò.
Lei non capì, ritirò le mani, con un piccolo sorriso. “Figurati. Sicuro che non ti serva aiuto per le valigie?”.
Forse era meglio che non avesse capito. Non voleva imbarazzarla. Ma... non voleva neanche darle la buona notte troppo presto...
Dopotutto una mano per i bagagli gli avrebbe fatto comodo.


Disclaimeir: i personaggi non mi appartengono, ma sono di Hart Hanson, Joss Whedon e di quant'altri ne detengano i diritti. Li uso senza scopro di lucro.


  
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