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Autore: DadaOttantotto    29/07/2014    1 recensioni
[Storia partecipante a [Multifandom & Originali] 10 Songs Contest Reprise (Flash)]
Peter se ne va proprio quando Roman avrebbe più bisogno di lui.
[1x13; Spoiler! per il finale di stagione; Linguaggio colorito]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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How did we all end up dead Autore: (nick di EFP e del forum se diversi): DadaOttantotto (Efp), Dada4E (forum)
Titolo: How did we all end up dead?
Fandom: Hemlock Grove (s1)
Personaggi: Roman Godfrey (Menzione di Shelley, Letha e Olivia Godfrey)
Coppia: Accenni di Roman/Peter
Rating: Giallo
Generi: Angst
Avvertimenti: Linguaggio colorito, Spoiler! per il finale di stagione
Canzone utilizzata: Someone else's bed - Hole
Introduzione: Peter se ne va proprio quando Roman avrebbe più bisogno di lui.
NdA: Storia ambientata nella 1x13, più esattamente nel momento in cui Roman va a cercare Peter a casa sua (più, se vogliamo, un piccolo missing moment finale). L'ultima frase in corsivo è una mia personale traduzione di una battuta di Olivia Godfrey.




So I have another cigarette
And I just try to forget
How did I end up all alone?
How did we all end up dead?
[Someone else's bed - Hole]

Quel posto fa davvero schifo. Ha sempre fatto schifo, ma Roman, ora se ne rende conto, era troppo cieco per accorgersene. Adesso lo vede: la cassetta della posta arrugginita, le latte davanti al cancello, quella vecchia baracca che i Rumancek avevano l'ardire di chiamare casa; non c'è una singola cosa che possa essere considerata decente.
Ora che ci pensa, persino Peter aveva un non so che di schifoso.
Roman tira un pugno al muro di legno, lasciando un segno evidente - chissà, magari un giorno, vedendolo, Peter saprà che è passato di lì - e urla, piange pensando che, sì, solo un essere tanto abietto poteva andarsene e lasciarlo solo, dopo tutto quello che è successo. Solo una persona davvero, davvero cattiva poteva abbandonarlo al suo dolore e alla sua disperazione.
La morte di Letha lo sta divorando dentro, come un tarlo, mentre non riesce a smettere di chiedersi quanto avrebbe potuto fare per salvarla e quanto invece non ha fatto. Forse, si dice, se fosse stato più presente, se avesse lasciato meno spazio a Peter, forse lei sarebbe ancora viva.
Shelley, invece, è viva. Roman lo sente. Sua sorella è come una presenza, un calore che lo avvolge e lo mantiene integro, forte. Non è morta, perché altrimenti Roman lo saprebbe, ma è là fuori da sola, ferita e ha bisogno di lui.
E lui avrebbe bisogno di Peter, in questo momento. Peter sì che saprebbe cosa fare. Del resto, è un lupo: quelle stronzate sull'olfatto maggiormente sviluppato devono pur essere vere, no? Potrebbe trovare Shelley grazie all'odore del sangue - o di quel profumo alla vaniglia che ogni tanto mette e che, anche se non glielo ha mai detto, un po' lo disturba.
E' questa la bugia che si racconta, perché non può mostrarsi debole, nemmeno davanti a sé stesso. Roman sa che Peter è la sua ancora, che Peter è tutto ciò che gli ha impedito di dare di matto in questi mesi. Ha un disperato bisogno di una persona che lo ha lasciato; non si è mai sentito più stupido di quanto non si senta in questo momento.
Peter Rumancek è un fottuto bastardo.
Roman lo odia, forse per la prima volta da quando lo conosce, odia il fatto che non ci sia, che lo renda tanto fragile e insicuro, che non sia in grado di farne a meno. E spera, in silenzio, spera che la lontananza gli faccia male quanto ne sta facendo a lui. Spera che, dovunque sia, arrivi il momento in cui Peter crollerà, si renderà conto di volerlo accanto e pregherà perché questo accada. Si pentirà di aver lasciato la città.
Vorrebbe esserci, in quel momento, per potersi mettere comodo, accendersi una sigaretta e godere del suo stesso dolore riflesso nell'altro.

Roman risale in macchina evitando accuratamente lo sguardo di sua madre. Sa cosa troverebbe negli occhi di Olivia: la consueta e sottile ironia di chi è convinto di aver sempre avuto ragione. Non lo direbbe a voce alta, questo no, ma sa come farlo capire. Può quasi sentire la sua voce nella testa, le parole scandite con lentezza quasi snervante, e Roman non è ancora pronto per tutto questo.
Uno zingaro resta sempre uno zingaro. Ruberanno gli anelli dalle tue dita e l'amore dal tuo cuore.
Non è pronto a dirle che aveva ragione. Sa solo che quel dolore in mezzo al petto che prova da quando ha messo piede nella baracca Rumancek finirà col consumarlo fino a lasciare solo l'ombra di ciò che Roman Godfrey è sempre stato.
   
 
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