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Autore: x__blackparade_foreverETF    30/07/2014    1 recensioni
[ Bring Me The Horizon ] [ Motionless In White ] Al termine della sua relazione con Oliver Sykes a causa della sorella Abigail, Ricky prende una durissima decisione.
La sua risoluzione è tale da scuotere persino Chris, il cantante dal cuore di ghiaccio che per primo fece battere quello del chitarrista.
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Chris Cerulli, Nuovo personaggio, Ricky Olson
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prima di iniziare, qualche piccolo avvertimento:
la storia riguarda la fine tristissima del mio fake. NON si collega con l'altra (nightmare is forever) che farò finire diversamente per ovvi motivi.
Piccoli appunti per capire meglio la dinamica:  Oliver e Ricky erano sposati, ma una serie di eventi li separa e il primo si mette con la sorella di Rick, Abigail, ferendolo a morte. Ricky è uno spettro, mentre Chris, Oliver, Josh, Joel (ex marito di Ricky ) e Ryan sono vampiri.
E' depressa come poche questa ff, però vi auguro lo stesso buon divertimento...!





Una volta uscito dalla stanza in cui Oliver lo aveva lasciato, Ricky corse via a perdifiato. Non sapeva dove stesse andando, né perché, ma ciò che contava in quel momento era correre. Il suo battito cardiaco non esisteva più, era completamente svanito assieme ad ogni normale percezione. Sentiva rami frastagliati ferire la sua pelle, nodose radici sporgenti farlo inciampare e spellare le ginocchia, ma non sentiva nulla. Solo il rumore dei suoi passi, dapprima forte sull’asfalto e via via più lieve sulla nuda terra accompagnavano la sua corsa. D’un tratto, quando alzò gli occhi per guardare il cielo, quando vide delle enormi fronde secolari ostacolargli la vista, comprese dove i suoi piedi lo avevano condotto. Rallentò il passo, ignorò il fatto che da ore non stesse respirando, ed avanzò. Riconobbe subito il posto, gli alberi spezzati dal combattimento, infine il tumulo di pietre che si ergeva prepotente fino al fitto insieme di rami che avvolgeva l’ambiente circostante come una volta. Subito una voce lo chiamò:
“Ricky! Ricky, sei tu, non è vero? Fammi uscire!”.  Chris, ovviamente. Il ragazzo non era ancora riuscito a liberarsi, ma era perfettamente vivo e capace di utilizzare in gran parte le sue sviluppate doti sensoriali. Ricky non rispose al richiamo e si avvicinò, si sedette davanti al tumulo e restò a guardarlo, lo sguardo distante e vacuo. Il cantante continuava a chiamarlo, ripetutamente, finchè non divenne una nenia indistinta innanzi al cupo dolore che devastava il suo petto. Ad un tratto ripensò a tutte le promesse di Abigail, al suo modo di ridere divertita quando lui le chiedeva cosa la legasse al suo uomo, e d’un tratto non resistette più. Si strinse le mani intorno alla testa e gridò, un lungo ululato di dolore che andò ad infrangersi contro il cielo, contro la volta stellata, contro l’ordine consumato e discusso dell’universo. L’urlo lacerò l’aria, sembrò far cessare ogni rumore della foresta, e persino Chris ammutolì. Ricky non sapeva perché fosse venuto fin nella radura. Forse perché lì vicino vi era l’unico uomo al mondo che non avrebbe mai rinunciato a lui, nonostante tutto. Ma sapeva anche che era il vampiro più egoista, possessivo e violento che esistesse. E lui non voleva più essere il suo oggetto.
Non dopo aver conosciuto Oli.
Lui era la dolcezza personificata. Un ragazzo educato, solitamente calmo, che aveva l’abitudine di sorridere e arrossire alle sue provocazioni. Un giovane capace di andare addosso a dei vampiri pur di salvarlo, e che non lo aveva odiato nemmeno quando, per colpa sua, era stato trasformato. Ricky non aveva dimenticato questo. Non aveva dimenticato nulla. Non aveva scordato i suoi baci leggeri, la sua passione quando lo stringeva, lo guardava, gli faceva dei complimenti. E nemmeno il suo modo estremamente calmo ed eccitante con cui lo faceva suo, gli permetteva di entrare a far parte di lui e di unirsi assieme come due fatali metà. Per quei due occhi color cioccolato avrebbe dato via ogni cosa, la casa, gli amici, le sue preziose chitarre, la sua vita.
E proprio di questo si trattava.
Per Ricky, vivere senza Oliver non aveva un senso. Sicuramente avrebbe potuto trovare un altro, una persona gentile con cui portare avanti una modesta esistenza, con cui condividere il pasto e il calore di un letto. Ma lo voleva davvero? Ricky guardò di nuovo il cielo, ormai scuro, e le iridi lucide di lacrime furono illuminate soavemente dal riflesso lunare. Mentre guardava l’astro luminoso, una sola risposta echeggiò nella sua mente distrutta:    No.
Non voleva vivere in un mondo dove Oliver non ci fosse. Non voleva rialzarsi un altro giorno da solo nel letto della sua vecchia casa, pensando a come aveva distrutto la loro per impedire che gli venisse in mente di portarci Abigail a fare un sopralluogo. La sua sorella maledetta, quella che tempo prima veniva tra le sue braccia per farsi consolare quando le persone le davano della sgualdrina, e che lui si era sempre protratto a difendere e consolare.
E adesso, dopo avergli promesso e ripromesso che non sarebbe mai stata col suo uomo, lo aveva tradito. Proprio lui, suo fratello, che l’aveva sempre amata e apprezzata nonostante tutto. Ricky si accorse che le sue lacrime erano rosse, non più limpide ma sanguigne, come un taglio netto. Si trovò a ridere, a ridere istericamente, e la sua mente ripensò distratta a quando, tanto tempo prima, lui era andato a confidare alla sorella minore il suo amore per Oliver. Al tempo lui stava ancora con Joel, che aveva finito per tradire con il bellissimo cantante dei Bring Me The Horizon. Rick si fidava della sorella, le raccontò di come lui lo facesse sentire quando facevano l’amore, di come cadesse in estasi ogni volta che lo facevano. Di certo, non poteva immaginare di mettere in atto la sua perversa fantasia sessuale. Doveva restarne fuori, non doveva sapere chi fosse, ma alla fine si erano messi insieme e aveva saputo. E alla prima occasione, lo aveva irretito.
Oli nemmeno comprendeva quanto lui stesse male nel saperlo insieme a lei, prima. Vedeva qualcosa di strano nella loro amicizia, qualcosa di intimo, che con lui il marito non aveva mai condiviso. Oliver poteva anche amare il suo corpo, ma alla fine era con Abigail che preferiva parlare di argomenti importanti; questo aveva distrutto Ricky, non altro. Per questo motivo aveva finito per conoscere un batterista ed averlo portato alla vecchia casa, seducendolo e facendo in modo che traesse da lui quanta più soddisfazione possibile. Mentre lo facevano pensava ad Oli, a come l’avrebbe presa, a come si sentisse lui.
Sporco. Sì, ma anche soddisfatto, perché era come una vendetta personale verso Oliver, verso i lunghi periodi d’indifferenza e di quasi totale disinteresse verso i suoi impossibili tentativi di riacquistare valore ai suoi occhi come uomo. Non voleva che lo guardasse con gli occhioni spenti e smorti, voleva che lo guardasse con animo, che si arrabbiasse, che lo spingesse per terra e lo massacrasse di botte fino a tramortirlo, che gli gridasse in faccia che lui era suo e di nessun altro. Ma Oliver non era come Chris, non lo avrebbe mai fatto. Preferiva drogarsi e stare con Abigail, cercare di non pensare di stare con uno squinternato come lui. A questo pensiero Ricky si alzò e andò contro un albero ancora in piedi, sbattendovi la testa contro con quanta energia aveva in corpo. Il dolore lo fece boccheggiare, ma sorrise; aveva di nuovo sensibilità tattile, poteva di nuovo divertirsi.
“Ricky, smettila...”  gridò la voce di Chris, dal tumulo. Aveva una nota supplicante, quasi gli interessasse davvero cosa gli stava succedendo.
“Cosa cazzo vuoi, Chris?! Tu non mi hai mai amato. Stai zitto e godi del mio dolore.”  pianse il più giovane, graffiando con le unghie e coi polpastrelli la corteccia dell’albero. Vide le dita sanguinare, e andò il più in fondo che poteva.
Chris sembrò esitare, infine parlò con voce seria:  “Liberami, Richard. Ti darò quello che desideri.”
Ricky avanzò verso il tumulo, quasi ubriaco, mentre la debolezza iniziò a fargli perdere il controllo: ricomparvero sul corpo livido le antiche cicatrici, le ferite più recenti ricominciavano copiosamente a sanguinare, la sua mente annebbiata seguiva a malapena un distorto filo logico.  “E cosa desidero, Chris? Che cosa ne sai tu?!” gridò rivolto al vento, alle piante, a qualsiasi organismo vivente potesse sentirlo. Voleva Oliver, solo lui, non desiderava altro che non fosse la sua voce pacata, le sue mani calde sul proprio corpo gelato, i suoi sospiri vicino ai suoi.
“La morte.”  rispose Chris.  “Se sei venuto qui vuol dire che i tuoi amici non hanno voluto concedertela. Ma io posso, Ricky, posso farlo per te.”
“E perché lo faresti?! Tu mi vuoi con te per l’eternità, Chris, non permetteresti mai che io muoia...”  singhiozzò il ragazzo, cadendo per terra e stringendosi le ginocchia al petto.
Vi fu una lunga pausa, inframmezzata dai rattenuti singhiozzi del più giovane, infine l’altro parlò:
“Perché forse è la prima cosa che non faccio per me. Perché ti ho sempre usato come una bambola, Ricky, e stando qui imprigionato ho compreso fino a che punto. Tu mi hai amato, Ricky, ma io ti ho fatto fuggire, te l’ho permesso. E ora tu hai fatto lo stesso col tuo uomo, perché non sei stato capace di staccarti da tutte le insidie che io solo ti ho fatto passare. Liberami, Richard. Lascia che io ti dimostri per la prima e per l’ultima volta quello che provo per te.”
Ricky non restò troppo colpito dalla sua affermazione, forse perché il dolore superava ogni cosa, ma ripensò febbrilmente a tutti gli stupri e alle sevizie che l’altro gli aveva fatto passare. Forse cercava di ingannarlo, o forse era sincero. Ma lui d’altra parte non aveva altri a cui chiedere, visto che Ryan lo avrebbe subito schernito e mandato via, Josh peggio che mai e Joel, sua unica speranza, gli aveva detto di non potere perché lo amava ancora. Ma Rick non voleva far soffrire di nuovo l’uomo di lui, che un tempo era stato di Oliver, e dopo l’iniziale commozione aveva compreso che non era quello il suo posto. Forse era questo il motivo per cui si era recato alla radura, fin dall’inizio. Forse voleva solo tentare l’ultima sua possibilità. Per Chris era un riscatto, per lui la fine della propria sofferta, feroce esistenza.
Senza ragionarci troppo iniziò a scostare le prime pietre, che aveva arroccato con cura subito dopo la battaglia. Sentiva il proprio corpo sempre più debole ed esausto, ma non si arrese; rimosse tutte le pietre, una dopo l’altra, finchè davanti a sé non ebbe soltanto il corpo rigido e bloccato di Chris, con un paletto di frassino conficcato nel cuore. Mosse gli occhi per guardarlo, e per un momento Ricky tremò. Ma non era il solito sguardo perverso, bramoso e inquietante; era uno sguardo umano, triste, quasi compassionevole. Si chinò a liberarlo, tirandogli con tutte le sue forze il paletto via dal corpo, per poi ricadere penosamente all’indietro. Sentì Chris rialzarsi e riacquisire sensibilità, e cercò di alzarsi per impedire che commettesse subito qualche nefandezza. Ma il ragazzo si diresse verso di lui, lo raccolse e s’incamminò senza fretta, senza stringerlo troppo per non fargli del male. Ricky sentiva le lacrime scendere a fiotti di sangue sempre più scuro, finchè non perse i sensi. Prima di cadere nell’incoscienza gli sembrò di sentire la voce di Chris mormorare,  “Oh, Ricky, sono stato io a renderti così?”, ma non ne era sicuro.
Era l’alba quando si risvegliò, e la voce del compagno risuonò limpida e musicale alle sue orecchie:
“Non volevo che ti pentissi della tua scelta, per cui ho aspettato che ti svegliassi prima di procedere.”
 
Ricky si guardò intorno, e si accorse che erano nei pressi di una vasta, solitaria pianura. Il posto ideale dove permettergli di rivedere un’ultima volta il sole che nasceva, proprio nel momento in cui lui moriva.
“Procedi. Non torno indietro.”
“Davvero lo ami così tanto?”  gli chiese Chris, e Ricky scorse un duro tormento nei suoi due pozzi neri.
“Sì.”  si limitò a dire, e si scoprì il collo dai lunghi capelli corvini, rivelando ancora un buonissimo, invitante profumo.
“Avrei voluto ci fosse un altro modo. Mi dispiace, Ricky... addio per sempre.”.  Chris chiuse gli occhi, quasi volesse scacciare un brutto pensiero – o forse una lacrima?-  e affondò i lunghi canini da vampiro nella pelle diafana del giovane chitarrista. Il ragazzo sussultò d’improvviso, ma non si ritrasse;  lasciò che l’altro bevesse del suo sangue, senza proteste, senza impedirgli di continuare. Non provò piacere né agonia nel sentire i suoi denti penetrare a fondo nella vena, ma un semplice senso di pace:  non avrebbe più dovuto litigare con Abigail, né avrebbe dovuto continuare a lottare per Oli e per le innumerevoli corteggiatrici che aveva ai suoi piedi. Eppure, quando Chris sorpassò il limite e lui avvertì tutti i propri sensi affievolirsi una volta per tutte, Ricky riconobbe che non ne traeva alcuna gioia. Per lui la sua vita era lì, presso Oliver e i suoi segreti, al suo fianco in ogni situazione, il suo uomo, la persona con cui condividere l’eternità. Prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi nel dolce abbraccio della morte, un singolo pensiero illuminò ancora il suo cervello:
“Noi siamo sempiterni.”.
Chiuse gli occhi, e tutto si spense.
 
Chris lo raccolse da terra, lo depose ai piedi dell’altura e lo seppellì di sua mano. Restò sveglio tre giorni e tre notti per scavare una fossa degna del suo compagno, deporvi la salma e poi seppellirlo. Vi pose una pietra al di sopra, senza nome né segno, ma non appena ebbe finito cadde in ginocchio accanto ad essa e cominciò a piangere.

 
  
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