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Autore: Matilde di Shabran    30/07/2014    1 recensioni
Un altro seguito di Tonight - L'incontro.
"Tonight, you're gonna know how much I miss you
And I miss you so"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E oggi si conclude quest'avventura. Con l'epilogo di oggi la storia si conclude. Ancora non so se e quando pubblicherò qualcosa di nuovo, ma di certo non sarà a breve, visto che non sto scrivendo affatto ultimamente.
Rubo ancora un secondo alla storia solo per ringraziare tutti quelli che hanno avuto la bontà di impiegare parte del loro tempo a leggere la mia storia e chi mi ha aiutata a scriverla e perfezionarla: Dio solo sa quanto ne abbia avuto bisogno :).

GRAZIE!!!

********

“Dov’è il papà?” chiese Francesca a sua madre entrando in cucina, dopo aver passato al setaccio l'intera casa.

“A due metri da te, seduto a tavola, che legge il giornale” rispose la donna accennando al marito che le osservava, stupito da questa domanda.

“Non mio papà!” ribatté stizzita “Non sono ancora così rimbambita da non vedere una persona che è nella stessa stanza in cui sono io e non è nascosta sotto il tavolo o in un armadio! Sto cercando il papà di mia figlia!”

“Ah, ma potevi dirlo prima che cercavi tuo marito”.

Francesca sbuffò alzando gli occhi al cielo nell’attesa di ricevere una qualche informazione utile.

“Comunque non so dove sia…”

“Ma perché deve essere tutto così in ritardo e soprattutto incasinato proprio il giorno del battesimo!” esclamò uscendo dalla cucina, dirigendosi verso il salotto, rimettendo nervosamente al suo posto la spallina sinistra del suo svolazzante abito verde acqua, che proprio non ne voleva sapere di restarsene ferma sulla sua spalla.

“Perché non l’hai organizzato tu” affermo Alaina, che stava sistemando su un tavolino un cestino decorato con pizzo lilla contenente una ventina di bomboniere.

“Visto che quel sant’uomo di tuo marito è riuscito a legarti le mani, almeno per una volta” proseguì Stefania, che vestiva un morbido abito blu scuro, ripreso in vita, completato da un paio di sandali color bronzo, che richiamavano la tinta dei ricami che decoravano la scollatura.

“Bisognava farti sposare per farti diventare ragionevole” mugugnò Giulia.

“Certo Tessy” intervenne Astrid, chiamando Giulia con il suo soprannome, semplicemente l’abbreviativo del cognome, con fare saccente “Io vi ho sempre detto che i matrimoni aggiustano tutto!”

“Uffa!!!” sbuffò Federica, appoggiandosi al muro, nel tentativo di non cadere dalle decolleté blu, in tinta con il vestito in lino, alla cui altezza, evidentemente, non era abituata “Sembri la madre di Orgoglio e Pregiudizio!!”

“Perché, vuoi negare che abbia ragione???”

“Calme, calme!!!” le zittì Francesca, poiché aveva il “vago sentore” che, come loro abitudine, sarebbero cadute in qualche disputa di carattere morale o ideologico, dalla quale non sarebbero uscite facilmente, e comunque senza trovare un punto di accordo, nel giro delle prossime dieci ore. “Non mi interessano le vostre argomentazioni avverse o in favore del matrimonio… anche se io tifo per Astrid. In questo momento mi preme di più sapere dove cavolo si è cacciato Nicky!”

“Io sono qui da un’ora” dichiarò Elisa “e non l’ho visto”.

Tutte le altre annuirono, intendendo che anche loro non avevano sue notizie.

“Si è smaterializzato!” esclamò imboccando il corridoio che portava alle scale.

“Dov’è lui?” chiese stralunata ad Yvonne, la madre di Nicky, che stava sistemando un vaso di fiori su un mobiletto dell’ingresso.

“Nicky?”

“Sì. Siamo in ritardo. Lui è sparito. La bambina dorme e ancora la devo preparare per la cerimonia. In più tra dieci minuti inizierà ad arrivare gente da tutte le parti…”

“Tranquilla” le sorrise con tono materno “Tu va a preparare la piccola, io vado in cerca del mio bambino grande.”

 

Salite le due rampe di scale e percorso il corridoio, fece il suo ingresso nella camera della bambina, una luminosa stanza dalle pareti e le tende sui toni del lavanda al cui centro era posizionata la culla della bambina.

Trascorse qualche istante immersa nei suoi pensieri, assorta nella contemplazione di quell’angioletto.

Quanti pasticci aveva combinato credendo di fare il suo bene. Interrompere una relazione, sparire, chiudersi in se stessa, esasperare i suoi cari. E tutto per paura e cocciutaggine. O voglia di martirio, come l'aveva definita Nicky.

Violet, ai suoi occhi, ma non solo, era il ritratto della perfezione: la carnagione era chiarissima, come quella della mamma, i morbidi capelli erano dorati, gli occhi azzurri, e in lei, nei suoi lineamenti, nelle sue espressioni, non si poteva fare a meno di scorgere l’incredibile somiglianza con il suo bellissimo papà.

“E tu volevi tenermi lontano da questo splendore?” le chiese Nicky avvicinandolesi da dietro, dopo averla osservata da un angolo della stanza, e, stringendole le braccia attorno alla vita, facendola leggermente sobbalzare, dato che non si era accorta della sua presenza.

“È perfetta” soggiunse, senza staccare per un istante gli occhi dalla bambina, che si stava lentamente svegliando.

“È la nostra bambina, è ovvio che sia perfetta” ridacchiò.

“Sono stata davvero una stupida. Non riesco neanche io a capire perché ragionassi in quel modo…”

“Non te ne puoi prendere la colpa. Eri spaventata, è comprensibile. Ma le cose si sono andate come era giusto che andassero, non pensiamoci più.”

“Meno male che le ragazze si sono stufate di sopportarmi…” sospirò.

“Così adesso ti sorbisco io” rise.

“Ti ricordo che l’hai voluto tu” rispose sarcastica voltandosi nel suo abbraccio .

“Certo, e lo vorrò sempre” le sussurrò baciandola teneramente.

 

 

FINE


 


 

   
 
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