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Autore: stillinlovewith_evan    30/07/2014    2 recensioni
Los Angeles, 2014. Un amore in crisi.
Parigi, 2094. Un nuovo amore?
Cos'hanno in comune questi due amori? O è sono un amore?
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sto qui seduto, da solo, aspettando te. È strano, perché ti aspetto da una vita intera. Sento una sensazione strana addosso e non è un buon segno. È come che stia per accadere l'inevitabile. L'inevitabile addio tra noi due.
Sto qui seduto da cinque minuti che sembrano non passare più. Mi hai detto che saresti arrivata un po' in ritardo, ma questo "po'" sembra un'eternità. Mi sto logorando, interrogandomi su come farti cambiare idea anche se so che sarà impossibile, perché sei troppo testarda, e tra i due l'hai sempre avuta vinta tu. 
Sto qui seduto e voglio che arrivi presto per sapere cosa ne sarà di noi, ma voglio anche che non arrivi mai perché so già il nostro destino. Non siamo mai stati una coppia normale, se mai siamo stati una coppia effettiva. Tu troppo riservata, io troppo menefreghista. Tu troppo testarda, io troppo corruttibile. Tu troppo seria, io troppo infantile. Tu troppo cauta, io troppo distratto. Tu troppo per essere mia, io troppo per essere di una sola persona. Mi perdo ancora ad immaginarti, immaginare te, le tue labbra, il tuo naso, la tua fronte corrugata quando dico stupidaggini, le tua mani, il tuo sorriso, la tua voce, le tue gambe che mi raggiungono e quasi non mi accorgo che non è la mia mente ma mi stai raggiungendo sul serio. Mi alzo e ti vengo incontro. Hai un espressione impenetrabile e impassibile, non a caso sei un'attrice fenomenale. Ti guardo, non riesco a capire se sorridi o se hai appena smesso di piangere. Non so perché le tue mani tremano e mi cercano. O forse lo so, ma non riesco ad accettarlo, non posso. Mi avvicino a te, le tue gambe quasi cedono e ti aggrappi alle mie spalle. Ti abbraccio forte, più che posso, senza però farti del male, consapevole che sarà il nostro ultimo abbraccio. 
E piangi. 
E piango.
<< Mi dispiace. Lui non merita tutto questo. >> riesci a sussurrare tra i singhiozzi.
<< Anche a me. Dispiace anche a me.. >> dico. E hai ragione, Kris non lo merita.
Ti asciugo le lacrime e ti guardo intensamente, legando i nostri sguardi, consapevole del fatto che non potrò più guardarti così. Non potrò più guardarti. 
È stata un'avventura, che poi si è trasformata in qualcosa di più importante, troppo importante per me. Troppo importante per te. 
<< Addio, Nathan. >> dici allontanandomi da te.
<< Addio, Stana. >> ti amo. Ma non te lo dirò, non ti farò soffrire questa rottura più di quanto non stia soffrendo già, e non voglio dirtelo anche perché non so se anche tu mi ami, o forse lo so già ma sarebbe dura sentirtelo dire per lo stesso motivo per cui io non lo voglio dire a te.
Prima di farti andare via ti prendo la mano e ti facci voltare verso di me e ti rigalo un ultimo, casto, dolce bacio. Tu rispondi al bacio ma ti stacchi subito. Troppo, troppo in fretta. Mi sussurri un flebile 'ciao' e vai via.
Ti guardo allontanarti con la testa bassa e le mani nelle tasche della giacca di pelle nera che ti sta d'incanto, ti ammiro un'ultima volta, ammiro te, il tuo bellissimo corpo, le tue lunghe, magre e bellissime gambe che nelle notti più accese ho contemplato come meritano. Hai un passo veloce, quasi come se vorresti allontanarti il più possibile da me per paura di voltarti e non riuscire ad andartene. 
Chissà.. Magari in un'altra vita sarai solo mia.


OTTANT'ANNI DOPO, IN UNA CAFFETTERIA PARIGINA..

Sono appena entrato in questa caffetteria e mi riempio i polmoni del dolce profumo dei croissant, si dice che questi siano i migliori della città, e Parigi è grande! Mi accomodo in un tavolino appartato, vicino alla grande finestra dalla quale si può vedere la Tour Eiffel. Questo bar è piuttosto tranquillo a quest'ora, e avevo proprio bisogno di tranquillità per poter studiare in pace. Metto i libri sul tavolino e mi concentro, ricordandomi perché mi sono iscritto all'università piuttosto che fare il fotografo. Ma no, non mi viene in mente proprio nessun motivo. Intanto una cameriera un po' impacciata ma bellissima, mi viene a chiedere l'ordinazione ed io mi perdo nei suoi meravigliosi occhi, coperti da un grande paio di occhiali da vista. I suoi occhi castani, ma non il solito castano, sono caldi, infondono fiducia. No aspetta, sono verdi, o forse no. 
È sicuramente più piccola di me ma, oltre gli occhi, la cosa che mi ha colpito di più sono le sue gambe, magre e bellissime e mi sembra di vivere un dejà-vu.
<< Emmh, scusi.. C-cosa prende? >> mi richiede un po' in imbarazzo. Ma sarà imbarazzata per me o perché la stavo fissando? Dal portarsi un ciuffo ribelle di capelli dietro l'orecchio e dalle sue guance rosse direi la seconda.
<< Sì, mi scusi, un cappuccino e un croissant, alla crema. Grazie. >> dico io sorridendole.
<< O-ok. Arrivano tra cinque minuti. >> dice voltandosi mentre si morde il labbro inferiore. Wow questa ragazza mi ha stregato.
Mentre torna a lavoro non riesco a smettere di guardarla. Si destreggia più velocemente che può con la macchinetta del caffè e nel frattempo prepara la crema di latte, mentre il caffè è già nella tazza, lei con dolcezza versa nella stessa tazza la crema di latte, facendo uno strano movimento con la mano. Poi dal piccolo forno estrae un croissant e, insieme al cappuccino, lo mette in un vassoio e viene verso di me.
<< Ecco a lei. >> dice mentre poggia cappuccino e il cornetto nel tavolino.
<< Grazie mille. Senta? Scusi per la sfacciataggine ma.. Le andrebbe di farmi compagnia? >> le chiedo senza pensarci. 'di farmi compagnia?' Cos'è una gheisha? Mi manderà al diavolo!
<< Io.. Emmh, sto lavorando adesso.. >> dice lei, quasi dispiaciuta.
<< Che ne dice allora se ci vediamo dopo, quando avrà finito di lavorare? >> propongo speranzoso, così prendo un fazzolettino di carta e le scrivo il mio nome e il mio numero. Glielo porgo.
<< G-grazie.. >> dice lei prendendolo.
<< Oh, mi scusi. Io sono Yves. Piacere di conoscerla signorina..? >> dico, porgendole la mano.
<< Sophia. >> dice lei, stringendomela, di rimando.
Amo questa città! È riservata agli amanti.
  
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