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Autore: Puffy_MikaMarilyn    30/07/2014    2 recensioni
[Marilyn Monroe]
[Marilyn Monroe]E se Marilyn Monroe tornasse nel ventunesimo secolo...sarebbe ancora una diva?
Essendo una super fan di Marilyn, in questa storia lo scoprirete...
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sembrava un angelo avvolto nelle coperte, con quei riccioli biondi e disordinati, il viso appoggiato dolcemente sul cuscino e la bocca socchiusa, a formare un piccolo cuore.
Peter stava lì, sull'uscio della stanza degli ospiti, a guardarla. Aveva dormito poco, tormentato dall'idea di averla fatta stare male: si sentiva risuonare in testa le parole della sera prima “Marilyn Monroe non esiste più!”
Santo cielo, stavano diventando una persecuzione. Era lei, Marilyn, la diva leggendaria che appariva dappertutto ad aver pronunciato quella frase.
Istintivamente si avvicinò di più al letto, sedendosi accanto a lei. Si accorse che sul comodino c'era la busta, e un po' si sentì meglio pensando che la ragazza l'aveva letta.
Rivolse lo sguardo sul suo viso, quei lineamenti così perfetti, armoniosi, erano scalfiti da alcuni segni rossi sulle guance, lasciati dalle lacrime. Allungò un braccio verso di lei e le accarezzò dolcemente la guancia sinistra, scendendo poi lungo la spalla e il braccio, adagiato lungo il profilo del corpo. Scese ancora un po', tra la sua mano e il corpo di Marilyn c'era una coperta, ma non poté comunque evitare che un brivido gli percorresse la spina dorsale. La ragazza dormiva apparentemente beata, perché chissà quali pensieri vagavano nella sua mente dopo quella rivelazione; il braccio destro era piegato, la mano dietro la testa e il seno che affiorava di poco sopra le coperte fecero formulare a Peter alcuni flash, che prontamente cercò di cancellare.
“Peter, riprenditi!” diceva una parte di sé stesso.
“No, Peter, ascolta i tuoi istinti!” la contraddiva l'altra metà.
“Stai formulando strani pensieri guardando una ragazza mentre dorme, ritorna in te!”
Come al solito la sua parte timida prese il sopravvento. Peter fece per alzarsi ed uscire dalla stanza, quando una voce disse: -Perché te ne vai?-
Si voltò di scatto. Marilyn lo stava guardando con due occhioni e un timido sorriso. -I-io...- balbettò il ragazzo.
Lei allungò un braccio e gli accarezzò i riccioli castani. Gli occhi fissi gli uni sugli altri, rimasero così per pochi istanti che parvero secoli. Improvvisamente la ragazza ritrasse la mano e gli gettò uno sguardo amareggiato. -Peter scusami...potrai mai perdonarmi? Io...io non volevo...- disse, le tremava il labbro inferiore.
-Sono io che devo scusarmi con te...io...sono un cretino, non avrei dovuto dirtelo...-
-No no, non pensarlo nemmeno per sogno! E poi nessuno mi aveva aveva mai associato il mio sorriso con un arcobaleno. Sei il primo...- disse la ragazza, concludendo con un sorriso.
Peter arrossì. - Ti avranno detto tante altre cose bellissime. Tu sei Marilyn Monroe...- Si bloccò ripensando a quello che aveva appena detto, lei lo aveva intimato di non chiamarla più così!
La ragazza scosse la testa. -Non tante quanto credi...e poi, io mi chiamo Norma, Norma Jeane.-
Voleva essere chiamata con il suo nome di battesimo? Peter non ci aveva mai pensato.
-Va bene...Norma. Ti va di fare colazione?-


Stavano camminando lungo la Quinta mano nella mano, sembravano due fidanzatini. A Marilyn, o meglio Norma, luccicavano gli occhi davanti ad ogni cosa nuova che vedeva, sembrava una bambina che scopre il mondo.
Con il suo vestitino turchese che svolazzava, attirava numerosi sguardi e Peter si sentiva un po' geloso senza sapere neanche il perché.
-Sei mai salita sull'Empire State Building?- le chiese il ragazzo.
Quell'idea gli era venuta così, la cima dell'Empire era la meta perfetta per scattare fotografie a Manhattan dall'alto e poi l'ingresso era a numero chiuso, quindi sarebbero rimasti un po' appartati e lontani dagli occhi curiosi della gente.
Marilyn lo guardò sgranando gli occhi:- Mi stai chiedendo di andare fin lassù? Mio Dio, ma quanto è alto quel...coso? - esclamò indicandolo.
-443, 2 metri...andiamo?- rispose Peter prendendole la mano e correndo verso l'ingresso.
La ragazza lo seguiva, si sentiva incredibilmente libera quando era con lui; una sensazione nuova, perché nella sua vita passata di libertà ne aveva avuta ben poca. Durante la sua infanzia era stata sballottata da una famiglia all'altra, lontana dal calore di una famiglia e anche quando era diventata Marilyn Monroe non poteva fare niente, era costantemente sotto i riflettori.
Ora che non sapeva nemmeno lei chi era, Marilyn o Norma Jeane?, avrebbe potuto spiccare il volo tanto si sentiva leggera.
Presero l'ascensore e dopo poco erano già in cima. -Sei pronta?- le domandò Peter:- da qui si ha la più bella visuale dell'isola di Manhattan!-
-E se mi viene un attacco di vertigini? Perdo l'equilibrio e cado giù?- rispose Marilyn con una risatina; in realtà sapeva perfettamente che c'erano le sbarre di ferro, voleva solo sentire la risposta di Peter.
-Beh, vorrà dire che farò uso dei miei super poteri per recuperarti. Hai presente Spid...- il ragazzo si fermò immediatamente; meglio evitare di confonderle ancor più le idee.
Marilyn sorrise e, senza lasciargli la mano, si avvicinò alle sbarre per guardare giù. Quello che vide la lasciò senza fiato: c'erano tanti, tantissimi grattacieli tutti vicini tra loro. Ognuno di essi aveva un'architettura particolare, erano tutti diversi; si vedeva anche il fiume Hudson che separava Manhattan dal New Jersey.
-Peter...è fantastico!- esclamò la ragazza. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi di un millimetro dal panorama, mai avrebbe creduto che potessero esistere cose di uno splendore simile.
Peter sorrise, era contento di averla sorpresa. -Se guardi dall'altra parte, oggi che è una bella giornata, puoi vedere la Pennsylvania, il Massachussetts e il Connecticut. Poi...auch!- dovette fermarsi perché la ragazza gli si era lanciata addosso abbracciandolo.
Sorpreso dalla sua reazione, Peter le allacciò le mani dietro la schiena. Percepiva il suo calore addosso, e anche il suo profumo e in quel momento pensò che non c'era profumo più buono.
Marilyn sollevò la testa che aveva appoggiato sulla spalla e del ragazzo e lo guardò negli occhi; non era la prima volta che si esploravano a vicenda, come se nelle pupille si nascondesse un segreto. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, i loro nasi quasi si sfioravano. Peter strinse un po' più forte Marilyn, attirandola a sé. Le sue labbra lasciavano sfuggire un lieve sorriso, quando si avvicinarono di pochi millimetri a quelle di Peter. Sarebbero bastati pochi centimetri per farle incontrare...
-Scusate se vi interrompo...- disse una voce. I due si separarono bruscamente, scambiandosi occhiate sospette, avevano entrambi un colorito un po' rosso.
Davanti a loro c'era un uomo sulla mezza età, basso e tarchiato con due baffetti alla francese. Si avvicinò a Marilyn, le sollevò la mano e gliela baciò in segno di saluto. 
-Che cosa desidera, signore?- chiese aspramente Peter, un po' innervosito del comportamento dell'uomo nei confronti di Marilyn. Li aveva interrotti nel momento sbagliato, proprio quando stavano per baciarsi. Un momento...lui stava per baciare Marilyn Monroe? Il cervello gli andò in palla, mentre l'uomo faceva continui complimenti alla ragazza.
-Scusate se non mi sono ancora presentato, mi chiamo Spencer Wright e dirigo un'agenzia per modelle. Come avrete capito me ne intendo, e non ho potuto non notare una così rara bellezza...- disse rivolgendo un sorrisino sornione a Marilyn, che rispose un po' imbarazzata.
-Beh, io...- rispose timidamente lei.
-Perché sa a chi somiglia, signorina? A...- esclamò sempre più euforico l'uomo.
Peter allora non potè fare a meno che intervenire. - ...il suo nome è Norma!-
Spencer Wright gli riservò un'occhiata di disappunto. -Ohh, che nome grazioso! Sarebbe perfetto sulla prima pagina delle riviste...-
-Io non credo che Norma...- rispose a malo modo Peter, volendosi togliere dai piedi al più presto quell'ometto che faceva tanto il cascamorto.
Inaspettatamente, Marilyn lo interruppe. -Perché no? Dovrei posare e basta, vero?- Si ricordava dell'inizio della sua carriera, quando era tutto così roseo e lei si divertiva un mondo a indossare strani vestiti con tutti i fotografi attorno. 
Spencer Wright sorrise con malizia:-Ma ceerto, mia cara! Sarebbe perfetta come indossatrice! Tenga, questo è il mio biglietto da visita. Se lo desidera la attendo nel mio ufficio domani mattina alle dieci!- E le consegnò un bigliettino decorato con tanti ghirigori dorati.
Si tolse il cappello per salutare Peter che rispose con un cenno della testa e prese l'ascensore, scomparendo.
Subito Marilyn si mise davanti a Peter con gli occhi che le brillavano dalla felicità. -Che ne dici?- gli chiese.
“Dico che è una pessima idea, io voglio che tu sia felice e tu...” pensò il ragazzo, preoccupato che il ritorno sulle copertina di Norma l'avrebbe riportata nella stessa situazione di Marilyn Monroe.
-Se tu sei contenta...- rispose titubante.
La ragazza lo guardò per bene. Quell'espressione era la stessa che aveva fatto mentre stavano per baciarsi, poco tempo prima. Baciarsi...beh, quel ragazzo iniziava a piacerle un pochino, ma trovava strano quel suo impulso di baciarlo. Alla fine si conoscevano da così poco...


Erano tornati a casa dopo aver mangiato velocemente ad un fast food, Peter era rimasto stupito della voracità con cui Marilyn mangiava. Si era presa una porzione di pollo fritto con patatine, una fetta di cheesecake e una Coca-Cola; in dieci minuti aveva spazzolato tutto, mentre a Peter mancava ancora mezza fetta di Sacher Torte.
-Però...guarda che non ci rincorre nessuno!- rise il ragazzo.
-Questa frase me la diceva sempre mia nonna...ma io non posso farci niente, mangio, mangio, mangio!- rispose sempre ridendo Marilyn.
Peter pensò che anche se mangiava normalmente senza fare tutte quelle diete orribili a base di strani beveroni come molte ragazze di oggi era comunque bellissima. Aveva le sue forme, non era certo uno stecchino, ed era questo che la rendeva unica ed inimitabile.
Pagarono e uscirono a braccetto dal locale. Peter ritornò sull'argomento dell'agenzia per modelle.
-Se quello Spencer Wright non ti tratta bene dimmelo, eh!- le ripeteva.
-Non sarai mica geloso, Peter Dockerty!- sghignazzò la ragazza mettendosi le mani sui fianchi.
“Sono geloso?” si chiese da solo il ragazzo. 
Non rispose, in questo modo lasciò abbastanza intendere la risposta.
-Nooo...- esclamò Marilyn, furbetta. Gli si avvicinò un po' e lo squadrò mordicchiandosi il labbro inferiore.
Gli lasciò un piccolo bacio sulle labbra, poi accostò la sua bocca vicino all'orecchio del ragazzo e gli sussurrò:- Sei più tranquillo, ora?-







Ciao :) <3  ed ecco spiegato perché ho scelto di ambientare questa ff a New York! Il contesto mi ispira nella scrittura ;) sono stata un po' crudele a spezzare il bacio finale ma...se la vie!
Quindi da una parte Peter sarà al settimo cielo per il bacio di Marilyn...ops, di Norma, mentre dall'altra è preoccupato che lei commetta gli stessi errori del suo alter ego...
Scusate il ritardo nella pubblicazione, prometto che sarò più puntuale!
Un bacione <3
Ida xxxxx

   
 
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