Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Angel Of Fire    30/07/2014    12 recensioni
Sull'Arcadia è ufficialmente aperta la stagione della caccia e... indovinate un po' quale sarà la tanto ambita preda?
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Miime, Yattaran, Yuki
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Era da un po' che mi frullava nel cervello questa idea malsana e strampalata, e non posso nemmeno dire che è stato il Solleone a darmi alla testa, perché dalle mie parti è una settimana che piove e il Sole non si vede nemmeno col binocolo. Mi è stata ispirata da uno dei capitoli delle mitiche Capitane Coraggiose e, leggendo la storia, capirete il perché.

 

La sfida

 

Nei corridoi dell'Arcadia risuonavano echi sinistri ed inquietanti scricchiolii, l'oscurità regnava indiscussa nei meandri più intricati e nascosti del tenebroso vascello spaziale.
Era molto tardi, tutti i pirati erano rintanati nelle proprie cabine a ronfare placidamente, ma nelle vicinanze della sala mensa, un sottile vociare di fanciulle, squarciava quella calma e quell'atmosfera quasi irreale…
“Questo è in assoluto il miglior Brandy che abbia mai assimilato in vita mia” biascicò l'aliena, pulendosi le labbra sottili con la manica della candida tunica. Rimirò la bottiglia in controluce, per vedere quanto liquido ne era rimasto ancora e poi riprese a ciucciare avidamente il contenuto.
“Felice che sia di tuo gradimento Meeme, dato che requisire quel carico m'è costato una bella laserata nella chiappa destra” replicò la bionda ufficiale sorseggiando amabilmente la sua profumata e fumante tisana ai fiori d'arancio. Poi aggiunse, carezzandosi il sedere ancora dolorante “Sarebbe ora che i tuoi pasti te li cominciassi a procurare da sola, sono stufa di rimetterci sempre il didietro”.
“Lo sai, io ho altre mansioni su questa nave, sono l'unica in grado di plasmare la materia oscura, e non è affatto una cosa da poco, se permetti, tesoro”.
“Si certo. Intanto chi rischia la pelle sono io!”.
“Tu non bevi?“ chiese melodiosamente l'aliena, per fuorviare il discorso.
“Non a stomaco vuoto, vuoi che mi venga un'ulcera? Anche se sono già sulla buona strada per farmela venire” rispose la ragazza, affogando i suoi tristi e sconsolati occhi azzurri nella pozza giallognola della sua tisana.
“Cosa ti turba, di grazia?”.
Kei sollevò lo sguardo dalla tazza lanciandole un'occhiataccia fulminante “Mi stai prendendo in giro, per caso?”.
“No, assolutamente” rispose candida l'aliena “Davvero, vorrei sapere cosa ti preoccupa, percepisco la tua angoscia, ma non mi è chiaro il motivo”.
La bionda scosse la testa rassegnata e poi precisò “Credo proprio che un goccetto forse ci starebbe bene stanotte, ho proprio bisogno di dimenticare”.
“Che cosa?” mormorò l'aliena.
Kei sollevò gli occhi al soffitto e pronunciò con aria rassegnata e sconsolata.
“Lui… il mio amato capitano...” rispose sospirando tristemente.
Meeme appoggiò la bottiglia, ormai semivuota, sul tavolo della mensa e poi si fermò a riflettere per qualche secondo; dopodiché con la sua solita calma serafica, sentenziò “Oh capisco, ma vedi cara, io penso che tu stia sbagliando radicalmente il modo di approcciarti nei suoi confronti, sei troppo aggressiva, devi fare come me… io ho dedicato la mia via ad Harlock e, se permetti, mi sono presa le mie belle soddisfazioni”.
La bionda sghignazzò sonoramente “Ma non farmi ridere! Ma quali soddisfazioni! Sbronzarti insieme a lui e strimpellare l'arpa contemporaneamente a quella sua lagnosa ocarina? Contenta tu… se vuoi sapere il mio modesto parere a quello non gliene frega niente di chi gli ha dedicato la vita, sono ben ALTRE le cose che fanno la felicità di un uomo! Fidati!”.
“Sarebbero?” rispose l'aliena curiosa, riprendendo tranquillamente a sorseggiare il Brandy.
“Per esempio… sapersi occupare adeguatamente del… come posso dire… ehm… suo uccello!” si azzardò a dire Yuki, alludendo ovviamente all'attrezzo maschile, ma cercando di essere il meno brutale possibile, dato che conosceva l'estrema sensibilità dell'aliena.
“Uccello?” rispose Meeme con un che di sconcerto.
“O come diavolo lo chiamate su Yura!” precisò la bionda, dando fondo a tutta la sua tisana in un sol sorso, come se fosse uno shottino di tequila.
“Su Yura gli uccelli si sono estinti secoli fa” replicò l'aliena, alzando le spalle.
Kei la guardò socchiudendo leggermente gli occhi, rimuginando tra se e se: Adesso mi è chiaro perché è rimasta l'ultima della sua specie, altro che mazoniane e piante carnivore… non c'avevano più uomini...
“Ma quanto mi dispiace, deve essere stato veramente terribile!”.
“Ti ringrazio, non ti facevo così sensibile. Bé ma, occuparsi del suo uccello, non mi pare un' impresa così tanto complicata” continuò poi la yurana.
“Uhauhauhauhauha! Questa è proprio bella, si vede mia cara che non sei umana, quello del capitano è di sicuro l' uccello più irraggiungibile del cosmo! Te lo posso assicurare... e te lo dice una che le ha provate QUASI tutte, pur di mettergli le mani addosso!” le sbraitò in faccia la bionda, tutta compiaciuta.
“Ma… sei proprio sicura che a lui farebbe piacere? Mi pare così strano...”.
“Non puoi immaginare QUANTO!” replicò Kei, quasi scandendo le parole “E se così non fosse comincerei a preoccuparmi sul serio e a quel punto mi rassegnerei definitivamente, questo è certo!”.
“Tu credi? Io penso che con un po' di dolcezza e tenerezza si farebbe fare qualsiasi cosa”.
“Illusa! Secondo me bisognerebbe bloccarlo, incatenarlo e… un momento! Ma certo! Con le maniere forti si ottiene tutto! Ti SFIDO a chi riesce a mettere per prima le mani sul suo uccello! Non ci sono regole ed è ammesso qualsiasi mezzo! E per qualsiasi mezzo intendo QUALSIASI! Ci stai?”.
L'aliena la scrutò accuratamente, Kei sembrava davvero agguerrita, non capiva perché mai dovesse essere così complicato acchiappare e dare una bella strigliata ad un povero volatile, e soprattutto non capiva come questo potesse rendere estremamente felice il capitano. Ma si sa, gli umani per lei erano creature strane e, per quanto ci mettesse tutta la sua buona volontà per esaminarne i più reconditi pensieri, restavano comunque esseri estremamente incomprensibili. Di conseguenza, decise di accettare la sfida della bionda ufficiale, dato che il benessere del capitano era comunque la sua principale preoccupazione.
“D'accordo, accetto la sfida con qualsiasi mezzo, vince chi riesce a mettere per prima le mani sul prezioso volatile del capitano e avrà modo di occuparsene degnamente!”.
“Ad ogni costo e con qualsiasi mezzo!” rispose la bionda, stringendo la mano dell'aliena.
A Meeme lo sguardo della giovane ufficiale non piacque per niente, le fece quasi paura, sembrava che nei suoi occhi, sempre così azzurri e profondi, guizzassero delle rosseggianti fiammelle infernali!
“La sfida ha inizio da questo momento, buona fortuna!” sentenziò il secondo ufficiale.
“Buona fortuna anche a te!” ribatté l'aliena e, insieme, le due fanciulle si dileguarono dalla sala mensa, per cominciare a dare la caccia al tanto tribolato pennuto.
 

* * *

 

Kei era nel suo minuscolo alloggio, indugiando dinnanzi alla sua spropositata cabina armadio, pensierosa. Al suo interno vi penzolavano ogni sorta di monture, che ovviamente su una nave pirata non avrebbe avuto di certo, mai e poi mai, occasione di indossare, ma a lei piaceva tenersele, provarsele e rimirarsi allo specchio per ore, poiché nel suo tempo libero poteva fare quello che gli pareva. Guardò e riguardò, frugando tra l'immane quantità di vestiario, ma sembrava non riuscire a trovare quello che effettivamente stesse cercando. Ad un tratto si buttò letteralmente a pesce all'interno del guardaroba e, per qualche istante, sparì come se fosse stata inghiottita dalle profondità dell'oceano. Improvvisamente riemerse sputando via una pantofola rosa con pon pon, che le si era infilata in bocca, ed esclamò “Eccolo finalmente! Sapevo che prima o poi mi sarebbe servito! E ora a noi due Harlock, i tempi in cui ti guardavo come un pesce lesso sul ponte, elemosinando un tuo timido sguardo, sono finiti! Basta dolcezze, occhi languidi e innamorati, adesso si passa all'artiglieria pesante e il tuo uccello non avrà più scampo… sfido chiunque a rimanere indifferente a QUESTO!” . Ed alzò per aria una piccola scatola nera con un Jolly Roger bianco stampato sopra.

 

Dall'altra parte dell'Arcadia e nello stesso momento, Meeme era invece occupata in tutt'altre manovre. Dalla sala mensa aveva furtivamente sottratto un paio di aringhe, che stava usando come esca per catturare il ribelle volatile. Ovviamente il pennuto, svolazzando da quella parte, non poté fare a meno di notare quel ben di dio parato in bella mostra sul pavimento, apposta per lui, e ci si fiondò sopra avidamente. Proprio in quell'istante l'aliena, sapientemente mimetizzata come un camaleonte appiccicato ad una parete della nave, gli saltò addosso con un sacco di iuta, e lo fece prigioniero.
“Ecco, come pensavo, è stato un giochetto da ragazzi catturarti, e quella diceva che sarebbe stato impossibile, tsé ridicola umana, non sa di cosa sono capaci gli Yurani, quando ci si mettono. L'uccello del capitano è MIO e adesso me ne occuperò come si deve! Ha ha ha! Incomincerò con un bel bagno disincrostante, poi lo asciugherò ben bene con un getto d'aria bollente e infine gli spazzolerò le penne fino a quando non diventeranno luccicanti e abbaglianti come una luce al neon”.
Il povero Tori, da dentro il sacco piagnucolava disperatamente, ma l'aliena aveva già imboccato la strada verso la cabina del capitano a passo di marcia.

 

* * *

 

Harlock era appena rientrato nella dolce, malinconica e tanto sospirata oscurità del suo alloggio. Nel buio amava annegare i suoi pensieri e perdersi nell'oblio delle tenebre profonde che avvolgevano la sua anima tormentata… si versò del nettare color rubino in uno dei suoi antichi calici ottocenteschi e poi, dopo averlo fatto roteare qualche istante, per poterne annusare il prezioso aroma, se lo scolò tutto d'un fiato, liberando tutta l'angoscia che lo attanagliava con un sonoro ruttone, che risuonò in quell'antro tenebroso come un tuono impetuoso. Sentiva il carico delle sue pene farsi sempre più opprimente, di conseguenza si slacciò elegantemente il mantello, sganciò le zavvore metalliche che si portava a presso da tempo immemore e che gli avevano indolenzito la schiena, e poi fece volare tutto per aria, sentendosi finalmente un uomo libero... Si lasciò scivolare stancamente su una delle sue poltrone sinistramente intarsiate e finalmente riuscì a trovare un po' di pace, dato che Yattaran gli aveva procurato un bel po’ di noie in plancia, con i suoi modellini smontati, seminati dappertutto. Ne aveva calpestato inavvertitamente uno e il primo ufficiale se ne era talmente risentito da voler lasciare baracca e burattini all'istante, e tanti saluti. Ovviamente Harlock aveva dovuto fare uno sforzo sovrumano per riuscire a convincere l'ometto sapientone a non lasciare la nave e questo lo aveva tremendamente logorato psicologicamente... Un'altra giornataccia come questa io non la reggo, ho assoluto bisogno di una vacanza, domattina per prima cosa ordinerò di fare rotta su Ombra di Morte, una settimana di relax assoluto non me la leva nessuno! 
Pensò, poi chiuse l'occhio, abbandonandosi al dolce rollio della nave, che sembrava cullare le sue stanche membra, e al sinistro tuonare della materia oscura che gli ricordava insistentemente quale fosse il suo inesorabile destino.
La sua mente si era placidamente assopita, estraniandosi da tutti i suoi astrusi pensieri quando, ad un tratto, dalla inquietante oscurità, che lo avvolgeva completamente, sgusciò fuori Yuki Kei facendolo inaspettatamente trasalire.
La bionda mozzafiato gli si parò davanti con i suoi stivaloni stile trampoli tacco 18, vestita unicamente con un body nero attillato e trasparente, completamente tempestato di borchie e rifinito con due punte d'acciaio temprato, che spuntavano minacciose dalle coppe rinforzate del reggiseno. Con una mano faceva sonoramente schioccare una frusta e con l'altra roteava con disinvoltura un paio di manette. Così conciata, durante un abbordaggio, avrebbe potuto di sicuro fare più danni che con la tuta blindata ed un disintegratore laser! Harlock sbiancò in volto, gli si rizzarono i capelli e gli si seccarono le fauci. Schizzò immediatamente in piedi dalla poltrona e riuscì a malapena a balbettare.
“C-che … che ci fai tu qui, c-cosa sei un ologramma? O un'allucinazione? Eppure non mi pareva di aver esagerato col Montepulciano*”.
“Niente di tutto questo, bello! Questa notte ti farò toccare con mano il Paradiso, oppure … sarò il tuo incubo peggiore!”.
Il capitano cominciò a sudare freddo, e con uno scatto improvviso tentò di svignarsela, ma la bionda fatalona, con un colpo di frusta alla Indiana Jones lo acchiappò al volo per la vita e lo trascinò verso di se, sghignazzando tutta soddisfatta. Le punte affilate del suo reggiseno sfiorarono pericolosamente il torace di Harlock e questi pensò bene che forse era il caso di far finta di compiacerla, almeno per il momento, pur di non farla arrabbiare.
Yuki lo guardò intensamente nell' occhio, sfoderando tutto il suo fascino femminile piratesco, e quando lui stette lì lì per baciarla, lo fece srotolare dalla morsa della frusta, come se fosse stato un rotolo gigantesco di carta igienica. Il povero capitano, nonostante gli girasse la testa come una trottola, tentò repentinamente di nuovo la fuga, ma la bionda assatanata si gettò su di lui come una tigre e finirono entrambi per cadere sopra il letto.
Harlock sembrò rimanere ipnotizzato da quella visione così sexy e conturbante, allora la bionda ufficiale, approfittando del suo momentaneo disorientamento, prontamente lo ammanettò alla testata e, mettendosi a cavalcioni su di lui gli sibilò, accarezzandogli sensualmente il mento con la frusta “ Che il gioco abbia inizio!”.
E cominciò a sbottonargli la patta dei pantaloni, pensando tutta soddisfatta Finalmente è mio! Adesso il suo uccello non potrà più sfuggirmi!
Proprio in quel momento (quasi di gloria per Kei) si spalancò la porta del bagno e ne uscì gracchiando il povero Tori-san tutto bagnato e mezzo insaponato inseguito da una Meeme furibonda, anch'essa zuppa dalla testa ai piedi. L'aliena, senza curarsi minimamente di chi ci fosse sdraiato sul letto vi zompò sopra con scatto felino, mise un piede sulla testa di Kei e si diede una spinta verso l'alto per andare a recuperare il turbolento pennuto che non ne voleva assolutamente sapere di farsi il bagno e aveva praticamente schizzato l'acqua dappertutto. Con quella inaspettata pedata, la faccia di Kei andò a spiaccicarsi contro il mento cavallino del capitano, e contemporaneamente le punte del reggiseno trapassarono la barriera impenetrabile del suo giubbotto, plasmata nella materia oscura, andandosi a conficcare, per una frazione di centimetro nelle sue tenere carni... entrambi emisero un terrificante urlo di dolore.
L'aliena, a quelle grida, si girò prontamente e si accorse della scena letteralmente agghiacciante: la bionda ufficiale era praticamente spalmata sul corpo dell'uomo ai cui lei aveva dedicato la vita e che giaceva inerme e… ammanettato? Li guardò inviperita ed esterrefatta, mentre con una mano teneva il povero Tori-san per il collo, tutto insaponato, e nell'altra lo spazzolone che usava sempre il capitano per lavarsi la schiena.
A quel punto Harlock non ci vide decisamente più e con una galante ginocchiata fece volare la povera Kei giù dal letto facendole sbattere a terra proprio la chiappa trapassata dal laser.
La bionda si rialzò tutta dolorante emettendo un urlo spaccatimpani disperato “NOOOOOOOOOOOOOO! Ce l'avevo quasi fatta, ce l'avevo in pugno e ora il suo uccello mi è sfuggito di nuovo, noooooooo!”.
Meeme ascoltò senza capire e poi sbraitò “Ma che vai blaterando, befana**? Il suo uccello ce l'ho qui io, tra le mie mani, e non è stato per niente difficile da catturare, come puoi vedere!” scuotendo il collo del povero Tori che, con la lingua penzolante implorava disperatamente soccorso.
Al che Yuki, si fece una sonora risata “Uhauhauhauhauhauha! Ma che hai capito? Non è quello l'uccello che intendevo io...”
“Bugiarda! Ti rode perché IO sono riuscita là dove tu hai fallito, sono io che ho vinto la sfida, anche se a questo coso qui, il bagno non sono ancora riuscita a farglielo!”
All'udire quelle parole, il capitano imbestialito si liberò con nonchalance dalle manette e zompò in piedi sopra il letto urlando “La sfida? Ma che andate blaterando, voi due siete pazze? O cominciate a dare segni di demenza spaziale ***? Non ci posso credere, Meeme, come hai osato lavare quell'uccello dentro la MIA vasca con il MIO prezioso ed unico spazzolone personale? Ma che schifo! E tu Kei, per quale motivo hai fatto irruzione nella mia cabina, vestita come una domatrice di belve feroci? Ma vi siete bevute il cervello entrambe per caso?”
“Domatrice? Veramente sarei più precisamente vestita da dominatrice, sempre che tu sappia cosa voglia dire! E comunque ora basta, mi sono davvero stufata di questa caccia al pennuto senza speranza! Cos'è … hai paura che se gli fai prendere un po' d'aria ti possa evaporare? Tientelo stretto il tuo tanto prezioso uccello e chi se ne frega!” gli spiattellò in faccia la bionda pirata, sputacchiando (nel vero senso della parola) tutto il suo veleno.
“Ma io non capisco, se non è questo l'uccello che intendevi allora qual è?” grugnì l'aliena, estremamente delusa.
“E' quello che tiene gelosamente nascosto nella patta dei suoi pantaloni, e che credevi?”.
Le rispose Yuki Kei, poi si avvicinò alla yurana, liberò dalle sue mani il collo di Tori lasciandolo libero di svolazzare di nuovo; il povero pennuto andò a rifugiarsi tutto impaurito, tra le mani del capitano che rimase sconcertato nell'afferrare che le due ragazze avevano organizzato nientepopodimeno che… una gara per mettere le mani sul suo uccello e ovviamente ognuna l'aveva interpretata a proprio modo.
“E quanto a te...” continuò poi la bionda ufficiale, riavvolgendo la sua frusta “Rimani pure da solo con il tuo uccellaccio del malaugurio, sono sicura che insieme vi farete buona compagnia!”
Ma Meeme, dopo aver riflettuto un po', con la sua solita voce melodiosa e accattivante se ne uscì ingenuamente “Nei pantaloni? Harlock tiene un' altro Tori nascosto nei pantaloni? Ma io proprio non… non capisco!”.
“E quando mai!” Rispose la bionda ufficiale sconsolata, alzando gli occhi al cielo “Vieni con me che te lo spiego meglio, una volta per tutte… magari pure davanti ad una buona bottiglia di tequila… che ne dici?”. 
L'aliena annuì tutta ansiosa e soddisfatta (a dire il vero più per l'idea della tequila), la pirata la prese sottobraccio e insieme uscirono sculettando dalla cabina del capitano.
Harlock rimase da solo, in piedi sul suo letto sbigottito, con il suo uccello ancora sconvolto tra le mani, e guardando il povero Tori-san spazientito sentenziò: “Facciamone due di settimane di relax... che, a quanto pare, non sono il solo ad avere bisogno di una vacanza!”.

 

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Note:

* Omaggio del Capitano alla mia terra d'origine, e c' ha buon gusto direi ;) !

** A me la bionda pirata piace tantissimo, ma nel film in CG, a volte, gli hanno fatto un profilo che pare proprio una befana!

*** La demenza spaziale è una sindrome che colpisce gli astronauti dopo una lunga permanenza nello spazio.
Dal film Armageddon - Giudizio finale (1998, diretto da Michael Bay) dove Rockhound, colpito da demenza spaziale, usa un mitragliatore per il gusto di provarlo, rischiando di uccidere tutti i membri del gruppo. (All rights reserved, no copyright infringement intended)

 

Il povero Tori non ha subito danneggiamenti dalla stesura di questa fanfiction.

Disclaimer: Tutti i personaggi di Captain Harlock sono © di Leiji Matsumoto. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

  
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