Erano ormai cinque minuti buoni
che, poggiato con la schiena
allo stipite della porta, Freddie osservava Sam intenta a lucidare la
sua nuova
e preziosissima motocicletta con la massima cura. «Hai
intenzione di rimanere lì ancora per
molto?», proruppe lei ad un certo
punto senza voltarsi.
Freddie sorrise tra sé e
sé. Per un attimo aveva davvero
pensato che lei non si fosse accorta della sua presenza.
Ma quella era
Sam
Puckett e a Sam Puckett non sfuggiva mai niente.
«E tu hai intenzione di lucidare la tua moto per tutta la
notte? No, perché sto morendo di
fame!».
A quelle parole Sam si voltò, lo straccio in una mano e lo
spray nell’altra.
«Mi stai invitando ad uscire, Freddie Benson?»,
chiese con un sorriso
sarcastico.
Il ragazzo scrollò le spalle. «Sai
com’è, ora che iCarly è... »,
si soffermò
per trovare le parole giuste, «...in
pausa, è tutto così
monotono...».
«Aaah Freddison, non trovare scuse, ammetti una buona volta
che ti piaccio
ancora».
Freddie ridacchiò. «Ho solo detto che ho voglia di
distrarmi, sei tu che tu che
ti fai film mentali!».
Sam mise a posto il kit per la pulizia della moto, poi diede
un’ultima occhiata
al risultato finale. La sua bambina
splendeva.
«Invece di parlare a vanvera, perché non cominci a
controllare se il tuo
portafogli è pieno? Stasera ho proprio voglia di
abbuffarmi».
«Non avevo dubbi», disse Freddie, mentre Sam gli
passava accanto sfiorandogli
il braccio ma, prima che potesse superarlo, lui le afferrò
il polso e la
avvicinò a sé.
«Sei sporca di
grasso... proprio qui», la avvertì,
passandole un dito sulla guancia con lentezza disarmante.
«Ecco fatto»,
sorrise, poi scese con la mano lungo il collo, raggiunse la spalla e le
accarezzò il braccio.
Sam aveva seguito con gli occhi tutto il percorso e, quando
la mano di Freddie si bloccò appena prima del gomito senza
nessuna intenzione
di volerle lasciare il braccio, riportò gli occhi su di lui
e sentì il cuore
battere un po’ più veloce. Si fissavano ormai da
qualche secondo. Nessuno dei
due sembrava voler interrompere quello scambio di sguardi, quando Sam
decise
che... era decisamente troppo.
«A mammina non dispiacerà se facciamo un giro con
la mia creatura, vero?».
Pochi minuti dopo Sam era seduta sulla sua moto, un casco in testa e
l’altro in
mano, in attesa che Freddie si decidesse ad accettare il suo invito. Il
ragazzo, dal canto suo, non era sicuro che quella fosse la cosa giusta
da fare.
Sua madre non avrebbe di certo approvato – «Gli
incidenti in moto
aumentano da un anno
all’altro in maniera impressionante!»
− ma quando gli sarebbe ricapitata
un’occasione del genere? Inoltre non riusciva a credere che
Sam avesse davvero
proposto a lui di fare un giro con
la
sua moto appena lucidata.
«Non hai paura che io profani
la tua creatura, o qualcosa del genere?».
Sam schioccò la lingua sul palato e accese la moto.
«Salta
in sella prima che cambi idea, baby»,
rispose con un sorriso, porgendogli il casco.
E a quel punto Freddie non ci pensò due volte a indossarlo e
sedersi dietro di
lei.
Non era il massimo doversi sempre scostare dal viso i capelli di Sam
che, a
causa della velocità, svolazzavano in tutte le direzioni, e
nemmeno stare
costantemente con il terrore di sfracellarsi sull’asfalto lo
eccitava più di
tanto − chi l’avrebbe sentita, poi, sua madre?
− ma il solo pensiero di
viaggiare in moto con Sam a quell’ora della sera lo faceva
sorridere senza un
vero motivo. Sputacchiò qualche capello biondo che gli era
entrato in bocca e
poi poggiò il mento sulla spalla della ragazza. Rimase a
guardare il suo
profilo illuminato dalle luci della strada finché lei gli
rivolse una mezza
occhiata e trattenne a stento un sorriso. «Non starmi troppo
appiccicato,
Freddie».
In tutta risposta lui le circondò la vita con entrambe le
braccia e se la
strinse più forte al petto. Sorrise sentendola fremere
appena contro di sé.
Freddie la guardava dalla parte
opposta del tavolino
sorseggiando il suo frullato. Sembrava
tutto normale.
Sam si gustò l’ultimo pezzo di pollo fritto, poi
si leccò le labbra e infine,
mettendosi con i gomiti sul tavolo e le mani a sostenere il mento,
piantò lo
sguardo in quello dell’amico. «Allora, Benson,
quando ti deciderai a farla finita e dirmi
una volta per tutte per quale motivo siamo qui, io e te, soli, a
quest’ora?».
Perché in fondo Sam un
po’ ci
sperava, che lui provasse ancora qualcosa per lei.
Freddie si poggiò contro lo schienale della sedia e
incrociò le braccia al
petto. «Sam, sei tu quella che dovrebbe darmi una
spiegazione. Sono giorni che
ti comporti in modo strano: non ti fai quasi vedere, sei sempre
soprappensiero,
mi dai risposte vaghe...».
Sam si morse il labbro inferiore, abbassando per un attimo lo sguardo.
Se ne
era accorto. Allora non era poi così idiota.
«Ti preoccupi inutilmente...va tutto alla grande».
«Sam», la rimproverò lui.
La biondina batté una mano sul tavolo. «Mi manca
Carly,
okay? Mi manca il nostro show, mi manca passare le giornate a casa di
Spencer... sembra passato così tanto tempo».
Sperò davvero che ci credesse. In
fondo era parte della verità.
Freddie sospirò. Anche lui provava le stesse sensazioni di
Sam, eppure sapeva
che c’era qualcos’altro.
Tuttavia preferì
non indagare oltre. Sarebbe stata lei a dirglielo, prima o poi.
«Si è fatto tardi, tua madre chiamerà
la polizia se non torni subito a casa»,
concluse Sam, alzandosi da tavola. Freddie la seguì fuori
dal locale.
Il viaggio di ritorno non era stato piacevole come l’andata.
Sam guidava
stranamente piano e Freddie, seduto dietro di lei, cercava di toccarla
il meno
possibile. La conversazione avuta al locale li aveva stranamente
irrigiditi.
Ad un certo punto la ragazza accelerò di botto e Freddie
rischiò quasi di
cadere dalla moto. «Ma che diamine ti è
preso?!», urlò spaventato e Sam aumentò
ancora di più la velocità. «Moriremo tuttiiii»,
piagnucolò il
ragazzo prima di attaccarsi come una cozza a lei e sperare in un
qualche aiuto
divino.
«Sam, ti prego, rallenta! Sono troppo giovane, bello e
intelligente per morire!».
Sam ignorava tutte le preghiere di Freddie. Aveva bisogno di scaricare
la
tensione prima di urlare quello che si teneva dentro da tutta la sera.
Doveva
confessare la verità, ma al tempo stesso aveva paura di come
avrebbe reagito
Freddie. Accelerò al massimo e quando le parve che il rombo
del motore avrebbe
sovrastato la sua voce, «Parto!», disse
più o meno forte.
Freddie non smetteva di dimenarsi in preda alla paura di
cadere. «Cosa?! Non ti sento!».
«Domani parto!», ripetè alzando la voce.
«Non ho capito! Rallenta e parla più
forte!».
«HO DETTO CHE DOMANI PARTO!».
Ci furono alcuni attimi di silenzio.
«Sam Puckett, ferma questa dannata moto e fammi
scendere!».
Be’, aveva capito.
Nemmeno il tempo di arrivare a
casa e scendere dalla moto
che Freddie già la fissava con un’espressione
indecifrabile in volto. «Dimmi
che stavi scherzando».
Sam sbuffò. «Ero serissima. Andrò
dovunque mi porterà la mia moto», rispose,
accarezzando il manubrio con fare materno. Freddie era furibondo.
«Allora era questo che non riuscivi a dirmi! Ma come diamine
ti vengono in
mente certe idee? Perché vuoi andartene, poi?».
«Divertimento, avventura, pericolo»,
scherzò lei con un sorriso amaro.
«Non attacca con me, Puckett».
«Non copiarmi le battute!», esclamò Sam
di rimando.
«Sam, la verità», chiese infine Freddie,
avvicinandosi a lei.
Sam sospirò, poggiandosi alla moto. «Voglio solo
staccare la
spina», rispose, «non mentivo quando ti ho detto
che il mio malumore dipendeva
dalla partenza di Carly... ho solo omesso che il rimedio
sarà un bel viaggetto
in moto».
Freddie si passò una mano sul viso, incredulo.
«Non pensi a tua madre?».
«Se la caverà anche senza di me».
«E con la scuola come farai?».
«Be’, nel caso in cui mi fermassi da qualche parte,
potrei sempre frequentare i
corsi online...».
Freddie non sapeva più cosa dire per farle cambiare idea.
«Allora è una cosa
seria, eh?».
Sam annuì. Freddie si posizionò davanti a lei e
la guardò
fisso negli occhi mentre cercava le sue mani. «Sam, non puoi
lasciarmi anche
tu. Io ho... bisogno di te».
«Ed io ho bisogno di questo viaggio»,
ribatté lei, stringendo forte le mani di
Freddie. «Sento che è la scelta giusta, che
cambiare aria mi farà sentire
meglio».
Freddie abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate.
«Vieni con me», propose lei, gli occhi che
brillavano all’improvviso. «È stato
bello oggi in moto, no? Saremo solo io, te e lei».
Freddie lasciò le sue mani e indietreggiò di un
passo. «Divertimento, avventura e
pericolo fanno per te, ma di sicuro non
per me. La mia vita è qui, Sam, con mia madre e tutto il
resto».
«Be’, ci ho provato», concluse lei,
scrollando le spalle. «Ora vai, domani
mattina dovrò svegliarmi presto».
Freddie aggrottò la fronte. «Tutto qui? Nemmeno mi
saluti?».
«Non è un addio».
«Ma non ci vedremo per un bel po’ di
tempo!».
Sam strinse i pugni lungo i fianchi. «Dovrei abbracciarti e
dirti che mi mancherai? Farebbe solo più male, Fred. E ora,
se non ti dispiace,
dovrei andare a letto. Grazie per la cena e...»,
indugiò pochi secondi sugli occhi
del ragazzo. La imploravano di restare.
«...buonanotte».
«Fa’ buon viaggio, Sam», concluse lui, sfiorandole i
capelli
in una leggera carezza.
Sam annuì e se ne andò trascinandosi dietro la
moto per
riporla in garage.
Si scambiarono un ultimo sguardo prima che lei entrasse in
casa e chiudesse la porta, poi Freddie si allontanò. Forse
se l’era immaginato,
ma un attimo prima di voltarsi gli parve di vedere Sam asciugarsi in
fretta e
furia una lacrima prima che potesse bagnarle la guancia.
Freddie aveva percorso solo pochi metri quando si bloccò
improvvisamente.
Fa’ buon viaggio, Sam.
Aveva davvero detto così? Sam andava via e lui la lasciava
in quel modo?
Si voltò e corse indietro fino a trovarsi nuovamente davanti
alla porta di casa
Puckett. La trovò inaspettatamente aperta. Sorrise: forse
Sam sperava, voleva che lui
tornasse indietro. Entrò,
raggiunse la stanza della ragazza e spalancò la porta.
Lei era in piedi accanto alla finestra e guardava il cielo.
Fu questione di pochi attimi: si guardarono dritti negli occhi, poi
Freddie le
corse incontro e cercò le sue labbra. Tanta fu la foga del
bacio che, afferrandola
per la vita, la sollevò di qualche centimetro da terra. Sam
gli gettò le
braccia al collo e rispose con altrettanto entusiasmo. Quando si
staccarono si
sorrisero a vicenda.
«Non saresti dovuto tornare», disse lei, quando il
ragazzo la
rimise a terra.
«Ma se mi hai lasciato la porta aperta!»
«Davvero? Credevo di averla chiusa»,
scherzò, facendolo sorridere. «Dì un
po’,
cosa ti ha fatto tornare?».
«Sai, prima di partire, Carly mi ha baciato».
Sam abbassò lo sguardo. «Oh»,
si
lasciò sfuggire prima che lui potesse sollevarle il mento
con due dita e
incatenare di nuovo i loro occhi.
«E sai cosa ho fatto io? Ho
esultato».
Sam prese a dondolarsi sulle piante dei piedi come una bambina.
«Perché la ami?».
«Perché è stata una sorta di... rivincita»,
la corresse lui. Non sapeva in che altro modo spiegare la soddisfazione
che
aveva provato. «Avevo una cotta per lei dalla terza
elementare e dopo quel
bacio mi sono detto “Wow, finalmente dopo anni e anni ce
l’ho fatta: si è
accorta di me”».
Sam ormai camminava avanti e indietro per la stanza con aria
decisamente
nervosa. «E cosa c’entra tutto questo con il nostro bacio?».
Freddie sorrise intenerito. «Il fatto è che con te
non è mai stata questione di
cotte o rivincite. Tu sei...». Non riusciva a trovare le
parole adatte per
definirla. «Tu sei Sam! Ed
io non
posso lasciarti andare così, come se niente fosse. Avanti,
lo sai anche tu che
c’è sempre stato qualcosa fra noi... anche se
è complicato. E io ho bisogno di
quell’abbraccio, di quel “mi mancherai”,
anche se fa male, perché da quando ci
siamo lasciati io non ho mai smesso di chiedermi se fosse stata la
scelta
giusta e−».
Questa volta fu Sam a baciarlo all’improvviso. «Ti
amo».
Forse era la prima volta che glielo diceva così apertamente.
Nel periodo in cui stavano insieme, infatti, era sempre Freddie a dirlo
per
primo e poi lei rispondeva «Ti amo anche io». Le
era sempre risultato difficile
manifestare esplicitamente i suoi sentimenti, ma in quel momento quelle
due
paroline le erano uscite dalla bocca senza che se ne rendesse quasi
conto. Le
era parso così naturale, così sincero.
«Ti amo anche io, Sam, ma hai interrotto la mia bellissima
dichiarazione!».
«Ah, sta’ zitto, Benson!». La biondina lo
afferrò per il
colletto della maglia e lo baciò ancora e ancora, fino a
guidarlo sul letto.
«Rimani
con me stanotte», gli sussurrò in un orecchio,
dopo essersi seduta a
cavalcioni su di lui.
Freddie sorrise, un sorriso malizioso che Sam
aveva visto
poche volte sul suo viso.
«Detto così, su un
letto, con te che mi stai seduta
sopra, di notte, sembra abbastanza ambiguo, Sammy».
La
biondina, in tutta
risposta, gli diede un pugno sulla spalla.
«Lo sai che non
intendevo in quel senso! E ora
togliti dal viso quell’espressione
da maniaco e dammi una risposta».
«Ma il discorso su quanto male faccia prolungare i
saluti?».
«Me ne frego» disse lei, scrollando le spalle.
«Se è l’ultima notte che passo a
Seattle, allora voglio passarla... con te.
E smettila di guardarmi con quell’espressione da pervertito,
intendo solo
dormire insieme!». E sì,
il suo Freddie
stava crescendo.
«Tua madre chiamerà davvero la polizia se stasera
non torni a casa».
«Le ho già inviato un messaggio per
rassicurarla».
Se ne stavano stesi sul letto a guardare il soffitto.
«Non
è che la tua, di madre,
torna da un momento all’altro, no? Sarebbe imbarazzante farmi
trovare nel letto
di sua figlia a quest’ora».
«Non tornerà prima di domani, è andata
a trovare alcuni nostri parenti in
prigione».
Freddie sorrise e si girò su un
fianco. «E tu, Sam? Quando tornerai?».
La biondina rimase in silenzio per qualche secondo, poi si
voltò anche lei di
lato. Ora Freddie poteva vedere solo la sua schiena e i suoi capelli
sparsi sul
cuscino.
«Chi ti assicura che tornerò?».
«Il fatto che io starò qui ad aspettarti ogni
giorno».
A quelle parole Sam si voltò. Eccolo di nuovo
lì... il suo piccolo, dolce e
innocente Freddie. Le vennero gli occhi lucidi.
«Dannazione a
te e alle tue
frasi sdolcinate! Vuoi proprio farmi piangere, eh?».
«E che male ci sarebbe?», chiese innocentemente
lui, accarezzandole una
guancia.
«Sam Puckett non piange mai, semmai fa
piangere gli altri».
Si sorrisero ancora, poi si scambiarono un ultimo bacio e Sam spense la
lampada.
«Buonanotte, Freddie-racchio».
«’Notte anche a te, piccolo
demonio
biondo», rispose il ragazzo, avvicinandosi di
più a lei in modo che la sua
schiena gli aderisse al petto, poi le cinse la vita con un braccio.
«Prova a toccare dove non dovresti,
e
giuro che domani mattina ti risvegli con un arto in meno».
«Agli ordini, comandante!».
Quando Sam aprì gli occhi, arrossì nel constatare
che proprio lei − quella che
avrebbe spezzato un braccio a Freddie se avesse fatto qualche mossa
sospetta −
ora gli cingeva la vita con entrambe le braccia e aveva la testa
poggiata sul suo
petto, mentre le loro gambe erano intrecciate. Cercando di fare meno
movimenti
possibili, si districò dall’abbraccio e scese dal
letto. Si concesse qualche secondo per guardare il viso rilassato di
Freddie.
Sorrideva. Chissà cosa stava sognando, se
sognava lei... Si chinò a lasciargli un ultimo
bacio a fior di labbra.
Era ora di partire.
Freddie si svegliò con il profumo di Sam ancora addosso e...
il sapore di un
bacio sulle labbra. Sorrise allungando la mano verso l’altro
lato del letto ma
lo trovò vuoto.
Corse giù nell’ingresso. La signora Puckett era
seduta su una poltrona con un
foglio in mano, ma non sembrava sorpresa di vederlo. Si
guardarono per
qualche secondo.
«Non tornerà per ora, vero?», chiese lei
tristemente. Ma prima che Freddie
potesse dire qualcosa, la donna gettò il foglio per terra.
«Se fossi stata una
madre migliore...».
Freddie raccolse il biglietto.
Vado a farmi un giro, non aspettarmi
sveglia. Ti voglio bene.
Allora Freddie le disse che non era colpa sua e le spiegò il
vero motivo per
cui Sam era andata via, poi si ripromise che da quel giorno sarebbe
andato a
trovare la signora Puckett un po’ più spesso.
Forse perché era l’unica con la
quale avrebbe potuto condividere la mancanza di Sam, o forse
perché respirare
l’aria di casa Puckett lo avrebbe fatto sentire solo un
po’ più vicino a lei in
attesa del suo ritorno.
Note dell'autrice:
Di solito non scrivo cose così lunghe, ma ultimamente ho rivisto l'ultima puntata di iCarly e guardando la scena finale di Sam che attraversa la città in moto non ho potuto fare a meno di chiedermi se davvero stesse partendo senza dire niente a nessuno. Spero che la storia vi sia piaciuta e che i personaggi siano IC (la mia più grande paura è rendere questi due troppo sdolcinati!). Mi farebbe piacere sapere la vostra opinione. Grazie a tutti!
Soly Dea