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Autore: Soly_D    31/07/2014    6 recensioni
«Tutto qui? Nemmeno mi saluti?».
«Non è un addio».
«Ma non ci vedremo per un bel po’ di tempo!».
Sam strinse i pugni lungo i fianchi. «Dovrei abbracciarti e dirti che mi mancherai? Farebbe solo più male, Fred. E ora, se non ti dispiace, dovrei andare a letto. Grazie per la cena e...», indugiò pochi secondi sugli occhi del ragazzo. La imploravano di restare. «...buonanotte».
«Fa’ buon viaggio, Sam», concluse lui, sfiorandole i capelli in una leggera carezza.
[Sam/Freddie]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fredward 'Freddie' Benson, Samantha Joy 'Sam' Pucket
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima notte a Seattle


Erano ormai cinque minuti buoni che, poggiato con la schiena allo stipite della porta, Freddie osservava Sam intenta a lucidare la sua nuova e preziosissima motocicletta con la massima cura. «Hai intenzione di rimanere lì ancora per molto?», proruppe lei ad un certo punto senza voltarsi.
Freddie sorrise tra sé e sé. Per un attimo aveva davvero pensato che lei non si fosse accorta della sua presenza.
Ma quella era Sam Puckett e a Sam Puckett non sfuggiva mai niente.
«E tu hai intenzione di lucidare la tua moto per tutta la notte? No, perché sto morendo di fame!».
A quelle parole Sam si voltò, lo straccio in una mano e lo spray nell’altra.
«Mi stai invitando ad uscire, Freddie Benson?», chiese con un sorriso sarcastico.
Il ragazzo scrollò le spalle. «Sai com’è, ora che iCarly è... », si soffermò per trovare le parole giuste, «...in pausa, è tutto così monotono...».
«Aaah Freddison, non trovare scuse, ammetti una buona volta che ti piaccio ancora».
Freddie ridacchiò. «Ho solo detto che ho voglia di distrarmi, sei tu che tu che ti fai film mentali!».
Sam mise a posto il kit per la pulizia della moto, poi diede un’ultima occhiata al risultato finale. La sua bambina splendeva.
«Invece di parlare a vanvera, perché non cominci a controllare se il tuo portafogli è pieno? Stasera ho proprio voglia di abbuffarmi».
«Non avevo dubbi», disse Freddie, mentre Sam gli passava accanto sfiorandogli il braccio ma, prima che potesse superarlo, lui le afferrò il polso e la avvicinò a sé.
«Sei sporca di grasso... proprio qui», la avvertì, passandole un dito sulla guancia con lentezza disarmante. «Ecco fatto», sorrise, poi scese con la mano lungo il collo, raggiunse la spalla e le accarezzò il braccio.
Sam aveva seguito con gli occhi tutto il percorso e, quando la mano di Freddie si bloccò appena prima del gomito senza nessuna intenzione di volerle lasciare il braccio, riportò gli occhi su di lui e sentì il cuore battere un po’ più veloce. Si fissavano ormai da qualche secondo. Nessuno dei due sembrava voler interrompere quello scambio di sguardi, quando Sam decise che... era decisamente troppo.
«A mammina non dispiacerà se facciamo un giro con la mia creatura, vero?».

Pochi minuti dopo Sam era seduta sulla sua moto, un casco in testa e l’altro in mano, in attesa che Freddie si decidesse ad accettare il suo invito. Il ragazzo, dal canto suo, non era sicuro che quella fosse la cosa giusta da fare. Sua madre non avrebbe di certo approvato – «Gli incidenti in moto aumentano da un anno all’altro in maniera impressionante!» − ma quando gli sarebbe ricapitata un’occasione del genere? Inoltre non riusciva a credere che Sam avesse davvero proposto a lui di fare un giro con la sua moto appena lucidata.
«Non hai paura che io profani la tua creatura, o qualcosa del genere?».
Sam schioccò la lingua sul palato e accese la moto. «Salta in sella prima che cambi idea, baby», rispose con un sorriso, porgendogli il casco.
E a quel punto Freddie non ci pensò due volte a indossarlo e sedersi dietro di lei.

Non era il massimo doversi sempre scostare dal viso i capelli di Sam che, a causa della velocità, svolazzavano in tutte le direzioni, e nemmeno stare costantemente con il terrore di sfracellarsi sull’asfalto lo eccitava più di tanto − chi l’avrebbe sentita, poi, sua madre? − ma il solo pensiero di viaggiare in moto con Sam a quell’ora della sera lo faceva sorridere senza un vero motivo. Sputacchiò qualche capello biondo che gli era entrato in bocca e poi poggiò il mento sulla spalla della ragazza. Rimase a guardare il suo profilo illuminato dalle luci della strada finché lei gli rivolse una mezza occhiata e trattenne a stento un sorriso. «Non starmi troppo appiccicato, Freddie».
In tutta risposta lui le circondò la vita con entrambe le braccia e se la strinse più forte al petto. Sorrise sentendola fremere appena contro di sé.

Freddie la guardava dalla parte opposta del tavolino sorseggiando il suo frullato. Sembrava tutto normale.
Sam si gustò l’ultimo pezzo di pollo fritto, poi si leccò le labbra e infine, mettendosi con i gomiti sul tavolo e le mani a sostenere il mento, piantò lo sguardo in quello dell’amico. «Allora, Benson, quando ti deciderai a farla finita e dirmi una volta per tutte per quale motivo siamo qui, io e te, soli, a quest’ora?».
Perché in fondo Sam un po’ ci sperava, che lui provasse ancora qualcosa per lei.
Freddie si poggiò contro lo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto. «Sam, sei tu quella che dovrebbe darmi una spiegazione. Sono giorni che ti comporti in modo strano: non ti fai quasi vedere, sei sempre soprappensiero, mi dai risposte vaghe...».
Sam si morse il labbro inferiore, abbassando per un attimo lo sguardo. Se ne era accorto. Allora non era poi così idiota.
«Ti preoccupi inutilmente...va tutto alla grande».
«Sam», la rimproverò lui.
La biondina batté una mano sul tavolo. «Mi manca Carly, okay? Mi manca il nostro show, mi manca passare le giornate a casa di Spencer... sembra passato così tanto tempo». Sperò davvero che ci credesse. In fondo era parte della verità.
Freddie sospirò. Anche lui provava le stesse sensazioni di Sam, eppure sapeva che c’era qualcos’altro.
Tuttavia preferì non indagare oltre. Sarebbe stata lei a dirglielo, prima o poi.
«Si è fatto tardi, tua madre chiamerà la polizia se non torni subito a casa», concluse Sam, alzandosi da tavola. Freddie la seguì fuori dal locale.

Il viaggio di ritorno non era stato piacevole come l’andata. Sam guidava stranamente piano e Freddie, seduto dietro di lei, cercava di toccarla il meno possibile. La conversazione avuta al locale li aveva stranamente irrigiditi.
Ad un certo punto la ragazza accelerò di botto e Freddie rischiò quasi di cadere dalla moto. «Ma che diamine ti è preso?!», urlò spaventato e Sam aumentò ancora di più la velocità. «Moriremo tuttiiii», piagnucolò il ragazzo prima di attaccarsi come una cozza a lei e sperare in un qualche aiuto divino.

«Sam, ti prego, rallenta! Sono troppo giovane, bello e intelligente per morire!».
Sam ignorava tutte le preghiere di Freddie. Aveva bisogno di scaricare la tensione prima di urlare quello che si teneva dentro da tutta la sera. Doveva confessare la verità, ma al tempo stesso aveva paura di come avrebbe reagito Freddie. Accelerò al massimo e quando le parve che il rombo del motore avrebbe sovrastato la sua voce, «Parto!», disse più o meno forte.
Freddie non smetteva di dimenarsi in preda alla paura di cadere. «Cosa?! Non ti sento!».
«Domani parto!», ripetè alzando la voce.
«Non ho capito! Rallenta e parla più forte!».
«HO DETTO CHE DOMANI PARTO!».
Ci furono alcuni attimi di silenzio.
«Sam Puckett, ferma questa dannata moto e fammi scendere!».
Be’, aveva capito.

Nemmeno il tempo di arrivare a casa e scendere dalla moto che Freddie già la fissava con un’espressione indecifrabile in volto. «Dimmi che stavi scherzando».
Sam sbuffò. «Ero serissima. Andrò dovunque mi porterà la mia moto», rispose, accarezzando il manubrio con fare materno. Freddie era furibondo.
«Allora era questo che non riuscivi a dirmi! Ma come diamine ti vengono in mente certe idee? Perché vuoi andartene, poi?».
«Divertimento, avventura, pericolo», scherzò lei con un sorriso amaro.
«Non attacca con me, Puckett».
«Non copiarmi le battute!», esclamò Sam di rimando.
«Sam, la verità», chiese infine Freddie, avvicinandosi a lei.
Sam sospirò, poggiandosi alla moto. «Voglio solo staccare la spina», rispose, «non mentivo quando ti ho detto che il mio malumore dipendeva dalla partenza di Carly... ho solo omesso che il rimedio sarà un bel viaggetto in moto».
Freddie si passò una mano sul viso, incredulo.
«Non pensi a tua madre?».
«Se la caverà anche senza di me».
«E con la scuola come farai?».
«Be’, nel caso in cui mi fermassi da qualche parte, potrei sempre frequentare i corsi online...».
Freddie non sapeva più cosa dire per farle cambiare idea. «Allora è una cosa seria, eh?».
Sam annuì. Freddie si posizionò davanti a lei e la guardò fisso negli occhi mentre cercava le sue mani. «Sam, non puoi lasciarmi anche tu. Io ho... bisogno di te».
«Ed io ho bisogno di questo viaggio», ribatté lei, stringendo forte le mani di Freddie. «Sento che è la scelta giusta, che cambiare aria mi farà sentire meglio».
Freddie abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate.
«Vieni con me», propose lei, gli occhi che brillavano all’improvviso. «È stato bello oggi in moto, no? Saremo solo io, te e lei».
Freddie lasciò le sue mani e indietreggiò di un passo. «Divertimento, avventura e pericolo fanno per te, ma di sicuro non per me. La mia vita è qui, Sam, con mia madre e tutto il resto».
«Be’, ci ho provato», concluse lei, scrollando le spalle. «Ora vai, domani mattina dovrò svegliarmi presto».
Freddie aggrottò la fronte. «Tutto qui? Nemmeno mi saluti?».
«Non è un addio».
«Ma non ci vedremo per un bel po’ di tempo!».
Sam strinse i pugni lungo i fianchi. «Dovrei abbracciarti e dirti che mi mancherai? Farebbe solo più male, Fred. E ora, se non ti dispiace, dovrei andare a letto. Grazie per la cena e...», indugiò pochi secondi sugli occhi del ragazzo. La imploravano di restare. «...buonanotte».
«Fa’ buon viaggio, Sam», concluse lui, sfiorandole i capelli in una leggera carezza.
Sam annuì e se ne andò trascinandosi dietro la moto per riporla in garage.
Si scambiarono un ultimo sguardo prima che lei entrasse in casa e chiudesse la porta, poi Freddie si allontanò. Forse se l’era immaginato, ma un attimo prima di voltarsi gli parve di vedere Sam asciugarsi in fretta e furia una lacrima prima che potesse bagnarle la guancia.

Freddie aveva percorso solo pochi metri quando si bloccò improvvisamente.
Fa’ buon viaggio, Sam.
Aveva davvero detto così? Sam andava via e lui la lasciava in quel modo?
Si voltò e corse indietro fino a trovarsi nuovamente davanti alla porta di casa Puckett. La trovò inaspettatamente aperta. Sorrise: forse Sam sperava, voleva che lui tornasse indietro. Entrò, raggiunse la stanza della ragazza e spalancò la porta.
Lei era in piedi accanto alla finestra e guardava il cielo. Fu questione di pochi attimi: si guardarono dritti negli occhi, poi Freddie le corse incontro e cercò le sue labbra. Tanta fu la foga del bacio che, afferrandola per la vita, la sollevò di qualche centimetro da terra. Sam gli gettò le braccia al collo e rispose con altrettanto entusiasmo. Quando si staccarono si sorrisero a vicenda.
«Non saresti dovuto tornare», disse lei, quando il ragazzo la rimise a terra.
«Ma se mi hai lasciato la porta aperta!»
«Davvero? Credevo di averla chiusa», scherzò, facendolo sorridere. «Dì un po’, cosa ti ha fatto tornare?».
«Sai, prima di partire, Carly mi ha baciato».
Sam abbassò lo sguardo. «Oh», si lasciò sfuggire prima che lui potesse sollevarle il mento con due dita e incatenare di nuovo i loro occhi.
«E sai cosa ho fatto io? Ho esultato».
Sam prese a dondolarsi sulle piante dei piedi come una bambina. «Perché la ami?».
«Perché è stata una sorta di... rivincita», la corresse lui. Non sapeva in che altro modo spiegare la soddisfazione che aveva provato. «Avevo una cotta per lei dalla terza elementare e dopo quel bacio mi sono detto “Wow, finalmente dopo anni e anni ce l’ho fatta: si è accorta di me”».
Sam ormai camminava avanti e indietro per la stanza con aria decisamente nervosa. «E cosa c’entra tutto questo con il nostro bacio?».
Freddie sorrise intenerito. «Il fatto è che con te non è mai stata questione di cotte o rivincite. Tu sei...». Non riusciva a trovare le parole adatte per definirla. «Tu sei Sam! Ed io non posso lasciarti andare così, come se niente fosse. Avanti, lo sai anche tu che c’è sempre stato qualcosa fra noi... anche se è complicato. E io ho bisogno di quell’abbraccio, di quel “mi mancherai”, anche se fa male, perché da quando ci siamo lasciati io non ho mai smesso di chiedermi se fosse stata la scelta giusta e−».
Questa volta fu Sam a baciarlo all’improvviso. «Ti amo».
Forse era la prima volta che glielo diceva così apertamente. Nel periodo in cui stavano insieme, infatti, era sempre Freddie a dirlo per primo e poi lei rispondeva «Ti amo anche io». Le era sempre risultato difficile manifestare esplicitamente i suoi sentimenti, ma in quel momento quelle due paroline le erano uscite dalla bocca senza che se ne rendesse quasi conto. Le era parso così naturale, così sincero.
«Ti amo anche io, Sam, ma hai interrotto la mia bellissima dichiarazione!».
«Ah, sta’ zitto, Benson!». La biondina lo afferrò per il colletto della maglia e lo baciò ancora e ancora, fino a guidarlo sul letto.
«Rimani con me stanotte», gli sussurrò in un orecchio, dopo essersi seduta a cavalcioni su di lui.
Freddie sorrise, un sorriso malizioso che Sam aveva visto poche volte sul suo viso.
«Detto così, su un letto, con te che mi stai seduta sopra, di notte, sembra abbastanza ambiguo, Sammy».
La biondina, in tutta risposta, gli diede un pugno sulla spalla.
«Lo sai che non intendevo in quel senso! E ora togliti dal viso quell’espressione da maniaco e dammi una risposta».
«Ma il discorso su quanto male faccia prolungare i saluti?».
«Me ne frego» disse lei, scrollando le spalle. «Se è l’ultima notte che passo a Seattle, allora voglio passarla... con te. E smettila di guardarmi con quell’espressione da pervertito, intendo solo dormire insieme!». E sì, il suo Freddie stava crescendo.

«Tua madre chiamerà davvero la polizia se stasera non torni a casa».
«Le ho già inviato un messaggio per rassicurarla».
Se ne stavano stesi sul letto a guardare il soffitto.
«Non è che la tua, di madre, torna da un momento all’altro, no? Sarebbe imbarazzante farmi trovare nel letto di sua figlia a quest’ora».
«Non tornerà prima di domani, è andata a trovare alcuni nostri parenti in prigione».
Freddie sorrise e si girò su un fianco. «E tu, Sam? Quando tornerai?».
La biondina rimase in silenzio per qualche secondo, poi si voltò anche lei di lato. Ora Freddie poteva vedere solo la sua schiena e i suoi capelli sparsi sul cuscino.
«Chi ti assicura che tornerò?».
«Il fatto che io starò qui ad aspettarti ogni giorno».
A quelle parole Sam si voltò. Eccolo di nuovo lì... il suo piccolo, dolce e innocente Freddie. Le vennero gli occhi lucidi.
«Dannazione a te e alle tue frasi sdolcinate! Vuoi proprio farmi piangere, eh?».
«E che male ci sarebbe?», chiese innocentemente lui, accarezzandole una guancia.
«Sam Puckett non piange mai, semmai fa piangere gli altri».
Si sorrisero ancora, poi si scambiarono un ultimo bacio e Sam spense la lampada.
«Buonanotte, Freddie-racchio».
«’Notte anche a te, piccolo demonio biondo», rispose il ragazzo, avvicinandosi di più a lei in modo che la sua schiena gli aderisse al petto, poi le cinse la vita con un braccio.
«Prova a toccare dove non dovresti, e giuro che domani mattina ti risvegli con un arto in meno».
«Agli ordini, comandante!».

Quando Sam aprì gli occhi, arrossì nel constatare che proprio lei − quella che avrebbe spezzato un braccio a Freddie se avesse fatto qualche mossa sospetta − ora gli cingeva la vita con entrambe le braccia e aveva la testa poggiata sul suo petto, mentre le loro gambe erano intrecciate. Cercando di fare meno movimenti possibili, si districò dall’abbraccio e scese dal letto. Si concesse qualche secondo per guardare il viso rilassato di Freddie. Sorrideva. Chissà cosa stava sognando, se sognava lei... Si chinò a lasciargli un ultimo bacio a fior di labbra.
Era ora di partire.

Freddie si svegliò con il profumo di Sam ancora addosso e... il sapore di un bacio sulle labbra. Sorrise allungando la mano verso l’altro lato del letto ma lo trovò vuoto.
Corse giù nell’ingresso. La signora Puckett era seduta su una poltrona con un foglio in mano, ma non sembrava sorpresa di vederlo. Si guardarono per qualche secondo.
«Non tornerà per ora, vero?», chiese lei tristemente. Ma prima che Freddie potesse dire qualcosa, la donna gettò il foglio per terra. «Se fossi stata una madre migliore...».
Freddie raccolse il biglietto.
Vado a farmi un giro, non aspettarmi sveglia. Ti voglio bene.
Allora Freddie le disse che non era colpa sua e le spiegò il vero motivo per cui Sam era andata via, poi si ripromise che da quel giorno sarebbe andato a trovare la signora Puckett un po’ più spesso. Forse perché era l’unica con la quale avrebbe potuto condividere la mancanza di Sam, o forse perché respirare l’aria di casa Puckett lo avrebbe fatto sentire solo un po’ più vicino a lei in attesa del suo ritorno.














Note dell'autrice:
Di solito non scrivo cose così lunghe, ma ultimamente ho rivisto l'ultima puntata di iCarly e guardando la scena finale di Sam che attraversa la città in moto non ho potuto fare a meno di chiedermi se davvero stesse partendo senza dire niente a nessuno. Spero che la storia vi sia piaciuta e che i personaggi siano IC (la mia più grande paura è rendere questi due troppo sdolcinati!). Mi farebbe piacere sapere la vostra opinione. Grazie a tutti!

Soly Dea

  
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