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Autore: hikari_jo96    31/07/2014    0 recensioni
Nelle grandi città impazza una terribile guerra politica, non esiste più giusto o sbagliato, ragione o torto, e in questo contesto, Mikey e Gerard Way sono costretti a fuggire seguendo le informazioni di un vecchio prozio alcolizzato, il posto in cui giungeranno è estraneo alle guerre e agli avvenimenti del mondo esterno, tuttavia nasconde un segreto, una maledizione che ogni anno colpisce la città, saranno proprio i due fratelli a tentare di impedire la tragedia, rischiando la propria vita e sapendo che, in fondo, non hanno nulla da perdere.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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JUSTICE TOWN 

 

 

 

 

-Ascoltami Bobby-, disse il dottore, visibilmente agitato -ho bisogno della tua collaborazione, per favore, per l'ultima volta...- 

-Dottor Toro, io non...- 

Il dottore prese le mani al ragazzo, -Bobby...bobby guardami, te lo chiedo un'ultima volta, se mi risponderai di no, sarà tutto finito e non ti dovrai più preoccupare di niente, okay?- 

Il ragazzo respirò affannosamente e parlò lentamente: -Va bene...- 

-Ultimamente...hai visto cose strane, insolite, non so, allucinazioni nuove...brutti sogni?- 

Il dottore attese continuando a guardare il ragazzo dritto negli occhi, stringendo le sue mani ancora più forte. 

-Io...non lo so, dottore- rispose Bob mentre le lacrime cominciavano a rigargli le guance, -non so più cosa pensare, ho paura...- 

-Hanno tutti paura Bobby...- sei rintocchi e un'altra ora con il piccolo Bryar era passata -hanno tutti paura.- ripeté il dottore fra sé e sé, mentre girava il suo sguardo verso l'orologio a muro, il cui pendolo oscillava senza mai fermarsi. Il fuoco proiettava ombra sulla carta da parati pregiata e il piccolo continuava a macchiare il prezioso tappeto persiano con le sue lacrime. 

Il calvario sarebbe potuto cominciare da un momento all'altro. 

Un'altra dolorosissima volta. 

 

PRIMA PARTE: 

IL VIAGGIO DEI FORESTIERI 

 

 

27 ore, 3 minuti e 15 secondi di viaggio e all'orizzonte ancora niente. 

Il convoglio ormai sembrava che non riuscisse nemmeno a tenersi insieme da quanto traballava, la strada era praticamente lastricata di buche, per non parlare poi della dannatissima neve, minimo ogni 20 secondi una ruota slittava e l'autista dall'alto della sua cabina imprecava con la finezza di chi in vita sua ha passato più tempo fra i licheni che fra gli esseri umani. 

In realtà nessuno fra i passeggeri sapeva esattamente dove stava andando, chi fuggiva, chi tentava la sorte, chi aspettava i cari parenti in un luogo lontano, ad ogni modo, a quel punto del percorso ne erano rimasti veramente pochi e nessuno di loro sembrava essere in qualche modo raccomandabile; insomma, per arrivare fin lì bisognava essere o decisamente folli, o talmente vicini alla morte da scegliere un atto di follia come unica alternativa plausibile, ergo condannati alla sedia elettrica e compagnia bella andavano per la maggiore.  

Non che l'autista si potesse definire uno stinco di santo, tuttavia per ogni minuto del viaggio aveva tenuto un atteggiamento di puro disprezzo nei confronti dei suoi passeggeri, probabilmente aveva accettato quell'ingrato compito solo per amor del denaro e, per andare così lontano, si sapeva che la compagnia di trasporti avrebbe pagato bene, in fondo anche i fuggiaschi nonostante il loro aspetto da pezzenti, avevano da parte un bel gruzzolo raccimolato chissà come, alla fine della fiera insomma, per il nostro nobiluomo valeva eccome la pena di sporcarsi le mani, comunque a spaccarsi la schiena era abituato anche per meno. 

 

-Mi viene da vomitare, Dio che puzza...- 

-Smettila.- 

-Di fare cosa?- 

-Di lamentarti, checca isterica.- 

-Ho tutto il diritto di lamentarmi, merdina di topo.- 

-Lo dici solo perché è stata un'idea mia...- 

-Lo dico soprattutto, e sottolineo, soprattutto perché è stata un'idea tua.- 

-Che checca, vuoi anche avere sempre ragione!- 

-Ti sbagli, è che le merdine come te non hanno mai ragione, è tipo una legge universalmente riconosciuta.- 

-Che stronzo...- 

Rintanato nell'angolo più sudicio e stretto del vano, il fratello maggiore sorrise compiaciuto, forte della sua ennesima vittoria sul suo fratellino, quella piccola merdina che sedeva, neanche a farlo apposta, come fosse stato spiaccicato sul pavimento del vano da un pedone distratto; ovviamente "merdina" era un soprannome affettuoso, come allo stesso tempo "checca" era una constatazione più o meno amorevole di quella che era, effettivamente, la verità.  

Gerard e Mikey erano i due passeggeri meno offensivi del convoglio, un ex carro merci che puzzava di carne andata a male e urina, erano capitati lì quasi per caso, in cerca di un trasporto di fortuna in piena notte, avevano con loro una non indifferente somma di denaro, e con questa erano riusciti a convincere l'autista a farli salire nonostante il carro fosse virtualmente al completo, a quanto pare c'era sempre spazio per i quattrini nelle tasche del traghettatore infernale. Perché si, volenti o nolenti, i due fratelli erano inevitabilmente diretti all'inferno, o almeno, questo era quello di cui era convinto Gerard, che, tra l'altro, aveva trovato la vaga somiglianza dell'autista con Caron Dimonio, fortemente decisiva a sostegno della sua tesi per la quale l'idea del fratellino si sarebbe rivelata una disgrazia, d'altro canto, i due non avevano molte altre alternative, apparte la morte o l'affido a qualche famiglia squallida e quindi di nuovo la morte, nel migliore dei casi. Ad ogni modo Gerard non avrebbe mai ammesso che si trovavano alla frutta già prima della fuga, tantomeno avrebbe ammesso che per un brevissimo istante aveva convenuto che altra via non c'era se non tentare la sorte, loro due soli, con soldi maldestramente rubati e una sorta di mappa che conduceva nel nulla completo. Per quanto riguarda la solitudine, non era mai stato un problema per loro due, erano cresciuti praticamente da soli e avevano imparato a prendersi cura di se stessi nelle situazioni più disparate; i genitori erano entrambi morti durante una sparatoria, erano i primi anni della Guerra Politica delle Regioni Sud, le pattuglie avevano invaso tutti i posti di blocco della Grande Città Centrale e i militari avevano imposto un coprifuoco trasgredibile solo da chi aveva uno speciale permesso di lavoro, degli idioti però decisero quella sera di organizzare un rave nella periferia, "in culo alle istituzioni", gridavano, il tempo nemmeno di finire la frase e i militari gli sfondarono la cassa toracica con il piombo mentre correvano in mezzo alla strada, il caso vuole che in quel momento i genitori di Gerard e Mikey si trovassero in auto, di ritorno dal lavoro, a qualche metro dai ragazzi, i proiettili arrivarono ad entrambi qualche secondo dopo la frenata, non ci fu niente da fare. Ancora giovanissimi, Gerard 12 e Mikey 6 anni, i due finirono affidati al prozio alcolista, brav'uomo, per carità, non era mai stato in alcun modo violento, ma ovviamente, nelle sue condizioni non ebbe la forza e le capacità di prendersi cura dei ragazzi, anzi, una volta acquisita una certa indipendenza, furono loro a prendersi cura di lui, fino a sette anni dopo, quando il vecchio cominciò a sviluppare una tremenda malattia al fegato, incoraggiata dal suo abuso di alcolici, che di lì a poco lo avrebbe condotto alla morte, abbandonando i pronipoti a sé stessi, non prima però di redigere un testamento, che i due videro solo il giorno stesso in cui decisero di scappare. 

Una volta morto il prozio sarebbe dovuto essere Gerard ad avere la custodia di Mikey, tuttavia si era macchiato di alcuni reati minori, tra cui furto con scasso, minacce, scazzottate oltre il coprifuoco e atti vandalici di vario tipo, inoltre non andava a suo favore il fatto che si era apertamente e spregiudicatamente dichiarato gay, cosa che non andava affatto a genio ai militanti del partito occupante, quindi il suo destino conduceva senza troppi indugi alle comunità di recupero, che altro non erano se non campi di lavoro in cui ti sfasciavano le ossa a suon di frustate semplicemente perché non andavi a genio alle autorità; in questo scenario di disperazione il povero Mikey sarebbe stato costretto ad andare in affido ad una qualsiasi famiglia finanziata dal governo e, considerati i tempi, non c'era molto tempo per verificare che questa fosse mentalmente stabile o meno, ad ogni modo nella maggior parte dei casi non lo era, buono a sapersi, insomma, senza contare il fatto che la loro famiglia era sempre stata tenuta sotto controllo dal momento che i genitori lavorassero al ministero del partito di opposizione, di conseguenza se i fratelli avessero fatto la minima resistenza alle ordinanze della milizia cittadina, i soldati non avrebbero certo esitato a sfondargli il cranio, considerando anche la scarsa simpatia nei confronti di Gerard 

Benché la fortuna non fosse proprio un'amica intima di Gerard e Mikey Way, la morte del prozio Spugna si rivelò in realtà un bellissimo regalo per i due, uno di quelli che ti impacchettano da schifo per farti uno scherzo, ma che in realtà contiene esattamente quello che desideravi, nel loro caso, una via di fuga, seppur poco convenzionale: fu infatti una settimana precisa dopo il funerale che venne reso pubblico il testamento, con grande sorpresa si scoprì che Mr. Gomito Alto aveva avuto una vita rispettabile fuori dalla metropoli e aveva lasciato in eredità ai pronipoti una villa di proprietà completamente arredata. Gli esaminatori del testamento misero in serio dubbio l'esistenza di tale villa, in quanto la veridicità delle parole del vecchio era non poco discutibile; la cosa divertente era che aveva anche allegato una mappa da lui stesso disegnata che indicava un percorso piuttosto improbabile che conduceva nel nulla completo in mezzo alle steppe gelate della regione nord, difficile fidarsi, ma in una situazione come quella, seguire le istruzioni di un ubriacone visionario non era proprio da escludersi, i due fratelli non si sarebbero mai separati, neanche con due revolver puntati alle tempie,  quindi, ammesso e non concesso che la villa esistesse, tanto valeva scappare e andarla a cercare, o, alla peggio, morire assiderati nel tentativo. Quello stesso giorno cadeva il tredicesimo compleanno di Mikey, il quale interpretò le confuse indicazioni del testamento come il regalo perfetto, impacchettato malissimo ma perfetto nel contenuto, perché lui credeva sul serio alle parole del prozio, perciò, in mancanza di migliori alternative, il fratello maggiore non poté fare altro che assecondarlo, allora impacchettò le valigie e mappa alla mano si diresse ai container dell'esercito in cui erano custoditi i fondi per gli armamenti, per poi correre all'impazzata verso il posto di blocco nord, in cui ogni notte dei camion clandestini lasciavano la città, con un po' di fortuna sarebbero arrivati appena in tempo per beccarne uno, e così accadde. 

 

-Secondo me non c'è un cazzo alla fine di quella mappa.- Disse Gerard quando ormai erano rimasti solo lui e suo fratello. 

-L'hai già detto.- 

-E' giorno inoltrato porca puttana, saranno dodici ore che stiamo su 'sta carretta e fuori c'è il nulla, si vede a malapena la strada.- 

-L'hai già detto anche questo circa 10, 20 e 30 minuti fa.- 

Gerard guardò il fratello con aria di rimprovero e gli puntò il dito contro come se stesse per impartirgli una lezione sul vero significato della vita: -Repetita iuvant, dolcezza!- 

-Ma fottiti...- Rispose Mikey, mentre cercava di raggomitolarsi il più possibile nella giacca a vento, -comunque non mi è sembrato molto convinto l'autista quando gli abbiamo dato la mappa...- 

-Chi? Amico Fritz in cabina? Come dargli torto, non so se hai notato che sulle carte decenti non esiste nessuna città nel punto segnato da zio Spugna.- 

-Smettila di chiamare lo zio così, deficiente! Ma allora perché sta seguendo la mappa se la pensa come te? Amico Fritz in cabina, intendo.- 

-Elementare Watson, gli abbiamo lanciato addosso tanti di quei bigliettoni da fargli scoppiare le palle per l'eccitazione, non penso abbia mai visto tanti quattrini tutti insieme.- 

-Quindi sarebbe anche disposto a farci morire di freddo in mezzo alla neve lontani chilometri dalla città più vicina per un po' di soldi?- 

-Ti correggo, cherie, un sacco di soldi, ma poi non eri tu quello convinto che c'è una città lì in mezzo? Comunque quando si tratta di soldi non esiste la pietà, ricordalo sempre, se gli abbiamo detto di scaricarci lì, lui lo farà senza eccezioni, lo farei anche io...- 

-...e poi dai a me della merdina, che testa di cazzo- 

Gerard non fece in tempo a replicare sagacemente come di consueto, che il convoglio si fermò bruscamente, dalla cabina di guida arrivavano tante di quelle bestemmie da convincere un cardinale ad autoscomunicarsi. Improvvisamente la saracinesca del vano si spalanco facendo entrare la luce accecante della neve in pieno giorno, i due fratelli strizzarono gli occhi, al limite della cecità e distinsero il contorno rozzo e sbraitante dell'autista che sembrava in preda ad una crisi epilettica, gattonarono fino al bordo del vano e lo videro chiaramente agitare la mappa di zio Spugna per poi gettarla a terra e saltarci sopra fino a ridurla in poltiglia, mescolata alla neve. 

Prima che i due se ne resero conto, l'uomo li prese per le giacche e li scaraventò fuori dal vano continuando ad imprecare e a farfugliare cose senza senso, finché, dopo aver ri-sigillato la saracinesca, si voltò verso i fratelli che cercavano di sollevarsi dalla caduta. 

-Voi, chi cazzo siete?!?- 

-Eh?- Rispose Gerard. Non avesse mai mostrato esitazione. L'autista lo prese per la maglia e lo sollevò a mezzo metro da terra. 

-Non fare il finto tonto ragazzino, io guido in queste fottutissime stradine sperdute da tutta la mia vita e qui non c'è mai stato niente di niente, da dove saltano fuori quelle? EH?!?- 

Gerard voltò lo sguardo seguendo la traiettoria del pollice a salsicciotto dell'omone. 

-Porca Eva- Fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di essere nuovamente scaraventato a terra. 

L'autista, ancora più fuori di sé girò i tacchi e si diresse alla cabina di guida. 

-Basta, io me ne vado cazzo, non voglio avere niente a che fare con voi spie governative o quello che minchia siete, ME NE VADO!- 

-Spie governative...?- Mikey sussurrò diretto al fratello steso a terra, tutto dolorante. 

I fratelli rimasero ancora qualche minuto seduti sulla neve congelata, inebetiti dall'esperienza singolare che avevano appena avuto, in lontananza riuscivano ancora a sentire le grida selvagge dell'autista: -...MA ROBA DA MATTI...IO LO SAPEVO CHE NON MI DOVEVO FIDARE...SPIE DI MERDA, ECCO PERCHE' AVEVANO TUTTI STI SOLDI...MAPPE CON CITTA' FANTASMA...E' UN COMPLOTTO GOVERNATIVO, SI...TUTTE A ME CAPITANO CAZZO, TUTTE A ME...- e così via, finché non fu abbastanza lontano da non rieccheggiare fino alle loro orecchie. 

Dopo svariati tentativi miseramente falliti, Gerard riuscì a rimettersi in piedi, scosse la neve dalla giacca e aiutò Mikey, a sua volta, ad alzarsi, si presero per mano in uno di quei momenti di trionfo che possono essere preceduti dalle peggiori cadute (sia in senso fisico che figurato), in lontanza si scorgevano delle case, dei negozi e delle auto parcheggiate 

-Beh...buon compleanno Mikey-. 

 

 

FINE PRIMA PARTE 

 

Buonasera anime caritatevoli che avete scelto di sorbettarvi il mio discutibile lavoro, questa è la prima fanfiction che medito di scrivere fino alla fine (anche se conoscendomi non si sa mai lolz) e, come credo avrete notato, i capitoli sono piuttosto brevi per questione di mia lentezza e frequenti crisi creative, ad ogni modo ciò che ho scritto in questo capitolo non è altro che una sorta di prefazione, la vera storia comincerà nel prossimo capitolo...se vera storia si può chiamare insomma ahahah e, ovviamente avremo anche il piacere di incontrare il Franko che, ovviamente non potrà essere escluso dalla narrazione, detto questo, non anticipo più nulla e ringrazio per la cortese attenzione (?) 

SO LONG AND GOODNIGHT THEN 

 

Hikari :3 

   
 
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