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Autore: ValeDowney    01/08/2014    2 recensioni
Cosa sarebbe successo dopo Aladdin e il Re dei Ladri ? Immaginate se Cassim e Iago, fossero tornati indietro ed aggiungete Casim ( la "s" si legge più come una "z"), l'unica figlia sempre in cerca di guai, di Aladdin e Jasmine: avrete un sequel della trilogia, che ho immaginato; con nuove avventure e personaggi che potreste anche aver visto nella serie televisiva del 1994
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Intanto a Palazzo… “Mi sto preoccupando: non sono ancora tornati e non ci giungono notizie” disse Casim, mentre insieme al Sultano e Iago si trovava ancora sul balcone. “Stanno benone, vedrai” disse Iago, mentre se ne stava appollaiato sul trono. “E tu come lo sai ? Nessuno sa niente” disse Casim, guardandolo. “Se ancora non dovessero tornare, manderò Razoul e le guardie a controllare” disse il Sultano e Casim sorrise, ma poi voltò lo sguardo verso le arcate, quando sentì uno strano e forte rumore in avvicinamento ed entrò un enorme jet blu, ovvero Genio e, dopo che fu atterrato, aprì l’abitacolo superiore, facendo scendere una scaletta; dal jet uscirono Jasmine ed Abù e, dopo che furono scesi dalla scaletta, Genio ritornò normale. “Mammina” disse Casim e l’abbracciò. “Bambina mia” disse Jasmine, abbracciandola a sua volta. “Ero così preoccupata: non vi vedevo più ritornare. Il nonno stava anche per mandare le guardie” spiegò Casim, guardandola. “Tranquilla, stiamo bene” disse Jasmine, spostandole una ciocca di capelli dalla fronte. “Che cosa è successo ? Chi causava tutto quel trambusto ?” domandò il Sultano andando dalle due. “Si trattava di Mekanikos” rispose Jasmine, guardandolo. “Mekanikos ?! Quell’inventore con quegli enormi insetti robotici ?” disse stupito il Sultano. “Sì, proprio lui; è ritornato per vendicarsi di Aladdin o, almeno, così sembra stato” disse Jasmine. “Ora però è andato via, vero ? Ma il papà ed il nonno dove sono ?” chiese Casim, ma la risposta la ebbe, quando entrò anche Tappeto, trasportando sopra di se Aladdin e Cassim; gli altri li guardarono e la bambina rimase senza parole non appena vide il suo adorato nonno, disteso su Tappeto e privo di sensi. “Razoul !” gridò il Sultano e, dopo che il capo delle guardie arrivò al suo fianco, gli ordinò: “Va subito a chiamare il dottore di corte e digli di venire immediatamente qua”. “Come vuole, vostra altezza” disse Razoul, facendo un piccolo inchino per poi correre fuori; Casim lo guardò andarsene, ma poi riporse lo sguardo su suo padre e Genio, che stavano trasportando Cassim verso un’altra stanza. Senza dire nulla, si affiancò a loro, non distogliendo lo sguardo dal nonno paterno; non si era nemmeno accorta, che alcune lacrime le si erano già formate negli occhi. Camminavano, finché non entrarono nella stanza di Cassim, adagiandolo delicatamente sul suo letto: “Che cosa è successo ? Perché è in queste condizioni ?” domandò il Sultano. “Stava bene quando lo abbiamo salvato, insieme a Genio, da Mekanikos ma, poi, tutto ad un tratto, è svenuto” spiegò Aladdin, continuando a guardare il padre. “Ma si riprenderà, non è vero ?” chiese Casim, guardando gli adulti i quali, però, abbassarono lo sguardo, non sapendo darle una risposta.

Poco dopo, si trovavano tutti fuori dalla stanza, ad aspettare che il dottore di corte, arrivato qualche minuto prima, uscisse per dar loro qualche notizia positiva riguardo le condizioni di Cassim; c’era silenzio, forse fin troppo, quando la porta della camera si aprì ed uscì il dottore: tutti furono subito da lui. “Allora dottore, come sta mio padre ?” domandò preoccupato Aladdin. “Al momento sta bene” rispose il dottore, guardandolo. “Che cosa ha avuto ?” chiese Jasmine. “Probabile un svenimento, visto ciò che è accaduto prima in città; ma quello che mi chiedo è che cosa gli sia veramente successo” rispose il dottore. “Mekanikos lo aveva catturato insieme al Genio” iniziò col spiegare Aladdin. “Non appena l’ho slegato, ho dovuto sorreggerlo, perché gli mancavano delle forze, ma poi si è voluto staccare subito da me” finì col spiegare Jasmine. “Bè, evidentemente non aveva ancora del tutto ripreso le energie, ma ora è sveglio ed ha bisogno di assoluto riposo” spiegò il dottore. “Si riprenderà, vero ?” domandò Aladdin. “Certo: suo padre è un uomo pieno di vitalità; si riprenderà in fretta ma, come vi ho appena detto, ha bisogno di assoluto riposo, quindi non fatelo stancare troppo” spiegò il dottore, guardandolo. “Quindi, il mio nonnino, vivrà ?” chiese Casim; il dottore abbassò lo sguardo e, mettendole una mano sulla testa, le rispose sorridendo: “Sì, vivrà: tuo nonno è in gamba e se la caverà”. “Grazie ancora per essere venuto così in fretta: non oso neanche minimamente pensare di perdere un membro della famiglia a me caro” disse il Sultano. “Vostra altezza, lei non deve far altro che chiamare, che verrò subito” disse il dottore, facendo un inchino. “Verrà generosamente ricompensato per aver prestato immediate cure al padre di mio genero” disse il Sultano. “La sua gentilezza non ha eguali, vostra altezza” disse il dottore. “Razoul !” gridò il Sultano. “Avete chiamato, maestà ?” domandò Razoul, arrivando subito da loro. “Paga il dottore ed accompagnalo all’uscita, ma mi raccomando: non deve essere una paga misera” rispose il Sultano, guardandolo. “Certo, vostra altezza” disse Razoul; poi, guardò il dottore ed aggiunse dicendogli: “Mi segua !” e si incamminò verso l’uscita ed il dottore lo seguì. “Al, devo dirti quella cosa là” disse Genio. “Non è il momento, Genio: ora dobbiamo occuparci di mio padre” disse Aladdin. “Va bene, allora me la annoto che te la devo dire dopo” disse Genio e, dopo aver fatto comparire un taccuino ed una biro, scrisse qualcosa sul taccuino, per poi farlo scomparire. “Al, tuo padre si riprenderà: hai sentito cosa ha detto il dottore, no ?” disse Jasmine, mentre guardava il marito camminare avanti ed indietro. “L’ho sentito, ma quello che mi preoccupa è proprio mio padre” disse Aladdin. “Non ti seguo: spiegati meglio” disse Jasmine. “Quando lo abbiamo salvato, non sembrava affatto preoccupato di ciò che aveva fatto Mekanikos e nemmeno di quando se ne è andato” iniziò col dire Aladdin e, fermandosi, finì col chiedere: “E se ci stesse nascondendo qualcosa ?”. “E che cosa dovrebbe nascondere il nonnino ?” domandò Casim. “Non lo so, ma forse qualcosa che ha detto Mekanikos” rispose Aladdin. “Oh suvvia Aladdin: perché mai tuo padre dovrebbe nascondere qualcosa che gli avrebbe detto Mekanikos ? E poi lui neanche lo conosceva Mekanikos. È il suo comportamento di sempre, solo che ha bisogno di riprendere le energie; e poi, prima che svenisse, aveva voglia di ritornare qua a palazzo, per rivedere Casim” spiegò Jasmine, andando di fronte al marito. “Giusto…Casim” disse Aladdin ed entrambi guardarono la figlia. “Sì, cosa c’è, papà ?” chiese Casim, guardandoli. “Piccola, che ne dici di entrare e far compagnia al nonno ? Sono sicuro che sarà molto contento di rivederti” spiegò Aladdin. “Ma il dottore ha detto che il nonno ha bisogno di molto riposo” disse Casim. “E’ vero, ma non credo che il nonno ti mandi fuori e, poi, sono sicuro che si riprenderà molto più alla svelta, se ci sarai tu al suo fianco” spiegò Aladdin, abbassandosi e mettendole una mano sulla spalla. “Se lo dici tu, papà, allora entro, così poi il nonno, quando si sarà ripreso, potrà ritornare a giocare con me” disse Casim. “Brava bambina e, se dovesse comportarsi in modo strano, tu assecondalo” disse Aladdin, accarezzandola sulla testa. “Che cosa vuol dire assecondarlo ?” domandò Casim. “Che…emmm…ecco… è come se gli dicessi sempre di sì, ma non devi farglielo capire” rispose Aladdin; Casim si grattò in testa, avendoci capito poco, ma poi spostò lo sguardo, quando accanto a suo padre comparve Genio che, trasformandosi in Einstein, con tanto di lavagna accanto, spiegò con accento tedesco: “ Se due più due fare quattro, tu devi fare cinque. Comprendi piccina ?”. “No, no, Genio, così la confondi ancora di più” disse Aladdin e Genio ritornò normale, per poi dire: “Pensavo, invece, di renderle le cose più facili: dopotutto, non deve mai dire di sì di fronte a suo nonno”. “Invece deve sempre dirlo: assecondarlo, vuol dire proprio questo, solo che non deve fargli capire che lo sta assecondando, tutto qui” spiegò Aladdin. “In poche parole, dovrei mentirgli ?” chiese Casim. “Non proprio, ma è solo un modo per capire se sta del tutto bene, oppure no” rispose Aladdin, rialzandosi in piedi. “Ok, se lo dici tu papà, allora lo asseconderò” disse Casim e, dopo che Aladdin ebbe aperto la porta, la bambina entrò, ma Aladdin non chiuse del tutto la porta: infatti, la lasciò di poco scostata. “Aladdin, che cosa stai facendo ? Lo sai che non si spia” domandò Jasmine. “Non li sto spiando: voglio solo capire come si comporta mio padre con Casim” rispose sottovoce Aladdin. “Come vuoi che si comporti con lei: è contento di rivederla, non lo vedi ?” disse Jasmine. “Lo vedo, ma come ti ho detto, non sembrava preoccupato dell’improvvisa partenza di Mekanikos” disse Aladdin. “Stai ancora pensando a quello scienziato ?! Dovresti smetterla” replicò Jasmine. “Shhhh, abbassa la voce: non vorrei che mio padre si accorgesse di noi” disse Aladdin e riguardò suo padre che parlava con Casim. “Un piano davvero diabolico, non c’è che dire, ma non credi di star esagerando ?” domandò Iago, volando da loro e mettendosi a terra. “Era ora che arrivassi: ma dove eri finito ?” chiese Aladdin, guardandolo. “Prima rispondi alla mia domanda e, poi forse, risponderò alla tua” rispose Iago. “Voglio solo constatare che mio padre non sia cambiato” disse Aladdin. “Mi stavo facendo un bellissimo bagno caldo, nelle acque termali del palazzo” disse Iago. “E ti è sembrato il momento adatto per fare quel bagno caldo ? Dopo che mio padre è svenuto ?” replicò Aladdin. “Rilassati: intanto il tuo caro papà sta bene e lo puoi vedere tu stesso proprio ora che sta parlando con tua figlia, quindi, direi che non c’è nulla di cui preoccuparsi” spiegò Iago. Aladdin riguardò dentro la camera, per vedere nonno e nipotina che ridevano; quindi disse: “Non so voi, ma qualcosa di dice che mio padre è cambiato”. “Ma non ne puoi essere sicuro” disse Jasmine. “Meglio stare attenti e tenere gli occhi aperti: sospetto che Mekanikos abbia veramente avuto qualcosa in mente” disse Aladdin.

“Sono contento che, per una buona volta, tu abbia dato ascolto ai tuoi genitori” disse Cassim, mentre se ne stava seduto con la schiena contro il bordo del letto. “Anche se a volte faccio i capricci o qualche dispetto, so anche essere molto ubbidiente” disse Casim, mentre se ne stava seduta sul letto e faceva dondolare avanti ed indietro le gambe. “Se fossi venuta, Mekanikos ti avrebbe fatto del male ed io non me lo sarei mai perdonato” disse Cassim. “Tranquillo nonnino: l’importante, ora, è che tu ti riprenda, così possiamo ritornare a giocare insieme e quel Mekanikos non ci metterà più i bastoni tra le ruote” disse Casim. In quel momento, a Cassim fece molto male la testa, quindi si portò una mano sulla fronte: “Nonnino, cosa c’è ?” domandò preoccupata Casim. “Tutto ad un tratto, mi fa molto male la testa, ma è passeggero: forse, sono ancora un po’ debole per prima, anche se non ho ancora capito come possa essere svenuto” rispose Cassim, togliendosi la mano da sopra la fronte. “Il dottore ha detto che si è solo trattato di uno svenimento a causa della battaglia che hai affrontato contro Mekanikos” spiegò Casim. “Però non si sviene così all’improvviso: non è normale” disse Cassim. “Però ora stai già meglio ed hai bisogno di molto riposo, se vuoi recuperare del tutto le energie” disse Casim, scendendo dal letto. “E ora dove vai ?” chiese Cassim. “Ti lascio riposare, ovvio” rispose Casim. “No, rimani ancora un po’, così possiamo parlare” disse Cassim e, per un attimo, la bambina vide passare nei suoi occhi come una luce diversa; Cassim, ovviamente, si accorse dell’improvviso cambio di espressione della nipotina e, quindi, le domandò: “Qualcosa non va, piccola ?”. “Secondo te, perché Mekanikos se ne è andato senza contro attaccare ?” chiese Casim. “Come mai, ora, sei così interessata a quello scienziato ?” domandò Cassim. “Voglio solo sapere un tuo parere” rispose Casim. “Non è che, invece, è stato tuo padre a chiederti di farmi il terzo grado ?” chiese Cassim; Casim deglutì: suo nonno aveva scoperto tutto, ma lei non glielo doveva far capire. “E, se dovesse comportarsi in modo strano, tu assecondalo” si ricordò ciò che le aveva detto suo padre e, quindi, rispose: “No, è solo una mia curiosità; non posso essere curiosa ?”. Ci fu silenzio, nel quale Casim sperava tanto che suo nonno credesse a quella bugia e, per sua fortuna, così fu; di fatti Cassim disse: “ Non mi importa molto di quello scienziato, visto anche quello che mi ha fatto, ma se mai dovesse ritornare, di certo non mi creerebbe dei problemi”. Casim lo guardò stranamente: quello non era di sicuro suo nonno; non era il suo comportamento. Suo padre aveva ragione nello sospettare qualcosa: che davvero centrasse Mekanikos con ciò ? Suo nonno non avrebbe mai detto una frase del genere: se un nemico fosse ritornato, di sicuro avrebbe cercato di proteggere i suoi cari e la gente di Agrabah e, non se ne sarebbe fregato. Doveva capirci di più; cercare di fargli svelare altro, anche se sarebbe stato molto complicato: Cassim era un uomo molto misterioso, che difficilmente faceva trapelare informazioni sulla sua vita. “Tutto ad un tratto sei diventata taciturna: non è da te, piccola” disse Cassim. “Ma se Mekanikos dovesse ritornare, tu cosa faresti ?” domandò Casim; voleva vederci chiaro ed avrebbe fatto di tutto per far trapelare altre informazioni. “Mekanikos ce l’ha con tuo padre, mica con me, quindi non mi dovrebbe importare nulla di lui” rispose Cassim. “Ma, invece, te ne importa, vero ?” chiese Casim. “Ascoltami piccola: non so del perché, ora, ti interessa così tanto quello scienziato, ma di certo, se mai dovesse ritornare, non mi sporcherò le mani con uno come lui” replicò Cassim, quando gli rifece male la testa, stavolta più forte di prima, tanto che si portò entrambe le mani sulla fronte. “Nonnino, stai bene ?” domandò preoccupata Casim, avvicinandosi un po’ a lui. “E’ di nuovo quel maledetto mal di testa ! Non so cosa abbia” replicò Cassim, ma poi, proprio come prima, il mal di testa cessò e riguardò la nipotina, la quale lo stava guardando con sguardo molto preoccupato e pieno di paura. “Casim, piccola, tranquilla ora sto bene” le disse, ma appena allungò una mano verso di lei, questi indietreggiò, dicendogli: “No, tu non stai affatto bene”. “E’ solo un mal di testa: non appena mi sarò ripreso del tutto, passerà” disse Cassim. “Tu non sei il mio nonnino; tu sei diverso” disse Casim. “Che sciocchezza è mai questa ?! Certo che sono il tuo nonnino; chi mai altri dovrei essere ?” disse stupito Cassim. “Non lo so ma, di sicuro, non sei lui: lui non avrebbe mai detto quelle cose riguardo al papà; lui difenderebbe le persone di Agrabah ed i suoi familiari, invece di darsela a gambe” spiegò Casim. “Mi stai dando del codardo ?! Non ti rendi conto di quello che stai dicendo” replicò Cassim. “No, tu non ti rendi conto di quello che stai dicendo !” replicò Casim e, dopo essersi avvicinata a lui, continuò col dire: “Nonnino, ti prego, cerca di tornare in te”; Casim la guardò in silenzio, ma poi voltò lo sguardo e disse: “Io sono perfettamente me stesso: non so cosa tu mi veda di diverso, ma ti assicuro che non sono cambiato” la guardò aggiungendo. “Sono io, piccola mia: il tuo adorato nonnino”. “No, non lo sei” disse Casim e, voltandosi, uscì di corsa dalla camera, prima che Cassim potesse fermarla: “Piccola, aspetta ! Devi credermi !” e scese da letto ma, ormai era troppo tardi: la nipotina se ne era già andata.

“Ma perché non vuole credermi ? Dopotutto sono sempre suo nonno” disse Cassim e, dopo essere andato davanti allo specchio, guardò la sua immagine riflessa in esso, per poi dire: “Eppure non sono diverso, ma perché allora deve avere paura di me ?”. “Oh, perché quella bambina ha ragione” disse, ad un certo punto, una voce; Cassim si guardò intorno, non capendo da dove provenisse quella voce, quindi disse, portandosi una mano tra i capelli: “Ora, questo mal di testa mi fa pure sentire le voci immaginarie”. “Ma io non sono immaginario: sono molto vivo ed anche tu mi conosci” disse la voce. “Chi sei ? E perché mi stai tormentando ?” chiese Cassim, guardandosi ancora intorno. “Non dirmi che ti sei già dimenticato di me, mio caro Cassim ? Dopotutto, il nostro “amabile” scontro in città, non è avvenuto molto tempo fa” rispose la voce. “Mekanikos ! Dove sei ? Fatti vedere, così ti posso sbattere fuori dal palazzo !” replicò Cassim. “Che “gentilezza”, ma vedrai che cambierai ben presto tono nei miei confronti” disse Mekanikos. “Non lo cambierei, neanche se dovesse finire il mondo” disse Cassim, quando la testa ricominciò a fargli molto male e, quindi, si portò entrambe le mani sulla fronte ma, questa volta, il dolore era ancora più forte e, per ciò, si dovette inginocchiare con un ginocchio. “Lo vedi cosa succede a prendersi gioco di me ? Si finisce con lo stare male” disse Mekanikos. “Ma questo cosa centra con te ? E’ solo un mal di testa” domandò Cassim, ancora in preda al dolore. “Capirai ben presto che non si tratta solo di un mal di testa; vedi, mio caro, poco dopo la tua cattura, ho pensato: sicuramente Aladdin verrà al salvataggio, visto che ho catturato anche il suo amato Genio ma, ecco la ciliegina sulla torta: tu sei il papà di Aladdin e, per questo, devo proprio ringraziare quel Genio da strapazzo che ha spifferato tutto. Credo che gli manderò un bellissimo regalo, per questo suo dolce gesto” spiegò Mekanikos. “La mia famiglia deve restare fuori da tutto questo !” replicò Cassim, con ancora le mani sulla fronte; il mal di testa, questa volta, non voleva proprio smettere. “Starà fuori…se tu collaborerai” disse Mekanikos. “Mai ! Non collaborerò mai con uno come te !” replicò Cassim, rialzandosi in piedi, ma con fatica, quando sentì come pungersi dietro al collo e divenne come immobile davanti allo specchio. “Mi sono dimenticato di dirti, che non hai scelta: collabori e la tua famiglia non morirà; oppure non collabori e morirai con loro. La tua non è una scelta, ma un obbligo che ti impongo io e, da adesso in poi, tu mi servirai, sono stato chiaro ?” spiegò Mekanikos; Cassim si smobilizzò ed i suoi occhi assorbirono una certa aria di malvagità, quindi disse, sorridendo in modo quasi maligno: “Come desideri, mio padrone” ed un’immagine riflessa di Mekanikos che rideva, comparve sullo specchio, accanto alla sua.

 
  
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