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Autore: _LoveNeverDies_    02/08/2014    2 recensioni
- Vedi, se tu fossi innamorato della Luna, come me le parleresti tutte le notti, senza mai stancarti, senza essere mai scoraggiato dal suo silenzio; perché non importa se lei non risponde, l’unica cosa che conta è che sia lì. Poterla anche solo guardare, per me, è già una benedizione. –
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Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Gatto che s’innamorò della Luna
 
 
C’era una volta, un Gatto che era innamorato della Luna.
Tutte le notti, lasciava la città in cui girovagava durante il giorno, per recarsi in un campo di fiori al delimitare ovest dell’abitato. Lì, si sedeva in mezzo all’erba poco più bassa di lui e alzava lo sguardo al cielo stellato; una miriade di piccoli fuochi bianchi che bruciavano a miliardi di anni luce da lui, su una tela di un blu intenso, quasi nero. Al centro, una massa più grande delle stelle che la circondavano, quasi danzandole intorno, più bianca del bianco, luminosa e candida, catturava lo sguardo del Gatto e tutta la sua attenzione. Appena i suoi occhi si posavano su di lei, dimenticava ogni cosa; il canto delle cicale, nascoste tra i fili d’erba intorno a lui, si spegneva, dapprima pian piano e poi tutto d’un fiato, il soffio leggero del vento si placava e le stelle smettevano di brillare. L’unica cosa che vedeva, l’unica che contava per lui, era la sua amata Luna che ogni notte tornava ad illuminare il mondo con la sua luce. Al Gatto piaceva pensare che tornasse per lui, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a placare il dubbio che in realtà non fosse così. Desiderava con tutto se stesso l’amore della Luna, ma lei sembrava non ricambiarlo; quando, tutte le notti, le rivolgeva parola, lei evitava di rispondere quasi volgendo il suo sguardo altrove. Ma il Gatto non si dava per vinto, anzi continuava imperterrito a parlare alla Luna, raccontandole le sue giornate, i suoi sogni e la speranza che un giorno si sarebbero finalmente uniti, rimanendo insieme per sempre.
Una notte, mentre osservava la sua amata e le sussurrava dolci parole, un topolino gli si avvicinò titubante e con voce tremante disse: - Perché, tu Gatto, parli alla Luna? –
Il Gatto si volte lentamente verso di lui e i suoi occhi neri brillarono nell’oscurità della notte.
- Non hai paura di me, Topo? – gli chiese facendo scintillare i suoi denti bianchi come la neve. Il Topo deglutì appena e mosse un passo indietro. – S-si. – rispose tremando ancor di più.
- Non devi amico mio. In questa notte non hai motivo di temermi e nemmeno le altre notti. Sono troppo innamorato per preoccuparmi di mangiare qualche bel topolino. – fu la sua risposta e questa rincuorò un poco il Topo. – Adesso dimmi caro Topo, come mai mi hai disturbato mentre contemplavo la mia amata Luna? –
- Mi chiedevo perché tutte le notte parli con lei, se non ricevi risposta alcuna. Io al posto tuo mi sarei già stancato. – gli disse il Topo.
- È perché tu non ne sei innamorato. – fu la sola sua risposta.
- Continuo a non capire. – disse allora l’amico.
- Vedi, se tu fossi innamorato della Luna, come me le parleresti tutte le notti, senza mai stancarti, senza essere mai scoraggiato dal suo silenzio; perché non importa se lei non risponde, l’unica cosa che conta è che sia lì. Poterla anche solo guardare, per me, è già una benedizione. –
Il Topo allora non disse niente, si limitò ad annuire e dopo averlo salutato se ne andò, lasciandolo solo. Ammirava il Gatto per la sua forza; nonostante il silenzio del suo Amore, lui continuava a parlarle, nella speranza di ricevere risposta. Decise di parlare del Gatto ai suoi amici che a loro volta raccontarono la storia ad altri amici e così, in poco tempo, tutti gli animali del campo e della città erano a conoscenza di quell’amore a senso unico. Erano tutti intenzionati ad aiutarlo, incapaci di restare a guardare mentre il Gatto si straziava nel suo amore per la Luna. Così una notte, un Gufo volò alto nel cielo scuro, avvicinandosi più che poteva alla Luna splendente nel firmamento e le chiese perché ignorasse il Gatto, nonostante lui le parlasse tutte le notti. La Luna rispose che tutte le notti vedeva il Gatto alzare lo sguardo verso di lei, ma non sentiva alcuna parola provenire da lui; le uniche cose che udiva erano il canto delle cicale e il soffio del vento. Il Gufo allora tornò a terra e disse al Gatto ciò che aveva appreso quella notte, facendogli capire che la Luna non riusciva ad udirlo, ma prima che lui potesse parlarle di nuovo, questa volta a gran voce, il Sole prese il suo posto, illuminando con la sua luce il cielo che si tinse dapprima di giallo e di rosa e poi d’un azzurro così intenso da sembrare irreale. Il Gatto, allora, decise di rimandare la sua conversazione con la Luna alla notte successiva e tornò in città.
Quando finalmente arrivò il crepuscolo e le prime stelle fecero capolino nel cielo, il Gatto s’incamminò come suo solito verso il campo, quella notte più emozionato che mai all’idea di ricevere risposta alle sue parole. Si sedette nuovamente in mezzo all’erba e aspettò paziente che la Luna arrivasse. Quando, dopo un tempo che a lui parve infinito, ella fece la sua apparizione, illuminando il bianco pelo del Gatto con la sua luce, poterono parlare. Il Gatto la salutò a gran voce e la Luna lo udì. Parlarono a lungo di ogni cosa, ma soprattutto dei sentimenti del Gatto nei confronti di lei e del suo desiderio di starle accanto per sempre. La Luna, a sentirgli pronunciare quelle parole con la speranza negli occhi, si rattristò molto e gli disse che per loro era impossibile stare insieme; erano troppo distanti.
- Mi va bene anche solo guardarti da lontano e parlare con te la notte. – fu la risposta del Gatto, ma la Luna si scosse leggermente, in segno di negazione.
- Non posso chiederti di aspettarmi. Non posso impedirti di vivere la tua vita di giorno, lasciandoti in attesa del buio. – gli disse – Non è giusto. –
Il Gatto si agitò un poco e si alzò sulle quattro zampe.
- Ma io voglio aspettarti. Non posso vivere senza di te. – una supplica, quasi urlata, intrisa di disperazione. Temeva che la sua amata smettesse di parlargli e, ora che aveva compreso la gioia di sentire la sua voce che pronunciava parole per lui, non riusciva a pensare a cos’avrebbe fatto se lei avesse smesso. La Luna era però irremovibile, non avrebbe di certo smesso di parlare con lui, ma non gli avrebbe permesso di sprecare la sua vita ad aspettarla. Molti si erano innamorati di lei, ma era un amore senza speranza, poiché non sarebbe mai potuta stare vicino a nessuno.
- Ascoltami Gatto, noi non potremmo mai stare insieme, ma permettimi di farti un dono. – in seguito a queste parole, un raggio di luce, proveniente dalla Luna, illuminò una piccola parte del prato dinnanzi al Gatto e dal terreno spuntò un minuscolo bocciolo che iniziò a crescere, diventando sempre più grande e che infine si aprì; era una bellissima Regina della Notte.
Il Gatto le si avvicinò meravigliato e al suo interno poté vedere una piccola bambina, alta all’incirca dieci centimetri, con la pelle diafana che splendeva sotto la luce della Luna sua madre. La piccola era avvolta in un vestitino grigio come gli stivali che portava ai piedi e il cappello di lana che le fasciava la testa, nascondendo i suoi lunghi capelli neri, e indossava calze blu notte.
- Ecco una figlia della Luna. Prenditene cura Gatto, come fossi io. – quando la Luna parlò aveva un tono dolce, ma autoritario; un tono degno della regina che era.
Il Gatto annuì piano, senza mai staccare gli occhi dalla piccola principessa che lo guardava a sua volta con i suoi grandi occhi azzurri. – Qual è il suo nome? – chiese piano, tant’è che la Luna fece fatica ad udirlo.
- Si chiama Selene. – rispose e lentamente se ne andò.
Il Gatto prese la piccola Selene sul suo dorso e si allontanò con lei verso la città, grato del dono ricevuto dalla sua amata, mentre il Sole iniziava ad illuminare il mondo.




Spazio Autrice
Salve a tutti! Questa è la prima favola che scrivo in assoluto e spero vivamente vi piaccia. Vorrei ringraziare Melinda Pressywig, che con il suo contest mi ha dato l'occasione di scrivere e pubblicare in questa sezione, i lettori silenziosi e chi, spero, mi lascerà una recensione.
Grazie ancora, A.
  
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